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Autore: MrsShepherd    23/04/2016    1 recensioni
Ho pensato creare una storia che procedesse per file parallele e contemporaneamente esplorasse la vita famigliare di Bones e Booth, le gioie e le preoccupazioni di un genitore. La storia si basa sul film "Genitori in trappola". Bones e Booth vivono in due stati separati ognuno con una rispettiva figlia, ma non sanno che le gemelle stanno tramando qualcosa che sconvolgerà le loro vite! Enjoy!!!
P.S: E' la mia prima storia, spero vi piaccia!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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15. Resa dei conti

 

- Io quella donna non la voglio più vedere qua dentro!?-

- Frena la lingua; quella donna è mia moglie! -

Bones lo afferrò saldamente per un braccio: - Booth non può essere lui, lascia stare. Ed è chiaro che non sono la benvenuta in questa struttura. Andiamo.-

Seeley alzò entrambe le braccia in segno di resa. - Ok ok. Calmiamoci tutti. Nessuno va da nessuna parte.-

- Ah, io da qui non mi muovo...- rispose sarcastico il direttore: - Sto seduto qua da mesi ormai.-

In effetti sulla sua sedia a rotelle sembrava quasi a suo agio, non che ne fosse felice, ma l'espressione con cui guardava la dottoressa Brennan lasciava trasparire una tacita accettazione.

- Come è successo?- chiese l'agente.

- Qualcuno là fuori, o lassù per chi ci crede, era scontento del mio lavoro...- sospirò. Con il dito si puntellò la parte inferiore del retro del collo: - Vedete? Lesione al midollo. Colonna e gambe compromesse, per un colpo di mazza sferrato da un ragazzino incazzato. Assurdo.-

- E quando è successo?- chiese Brennan.

- Due giorni dopo il nostro fortuito incontro. Magari è lei che porta iella.-

Booth fece un passo avanti, serrò la mascella. Il direttore intuì: - Mi scusi, questa potevo anche evitarla...sfogo di un povero paralitico. Piuttosto, per quale motivo siete qui?-

- Perchè credevamo che...lei fosse l'emulatore del Becchino.- rispose Bones sincera.

- Questa mi è nuova. E perchè?- disse l'uomo sgranando gli occhi

- Perchè dal profilo dell' S.I. Lei sarebbe stato il Serial Killer che cercavamo. Evidentemente ci siamo sbagliati. Giusto Bones?- disse Booth intravvedendo un'espressione confusa sul volto della donna.

- Le confesso che la mia posizione da direttore non è facile. Ogni giorno vedo passare criminali, assassini, stupratori, pedofili e molte volte mi verrebbe voglia di strozzare qualcuno...lei mi capisce agente Booth? Però alla fine sono solo un direttore, ne giudice, ne boia , ne giuria.-

- Capisco.- concluse spiccio Booth, a testa bassa prese la donna per mano: - Andiamo Bones, qui non c'è nulla da fare...-

- No.- rispose secca lei. - Qualcosa ci sfugge...-

Booth si avvicinò a lei e le sussurrò nervoso all'orecchio: - Pensi veramente che quell'uomo là seduto possa essere un assassino? Evidentemente ho commesso un errore, come al solito. Adesso andiamo. Hazel è in pericolo e non possiamo perdere tempo...dobbiamo provare altre possibilità, dobbiamo...-

Bones lo interruppe: - Booth calmati e ascoltami. Certo che non è lui l'emulatore! Ma la tua teoria regge. Io credo sia una persona di questo posto...-

- Perchè?- chiese Booth guardandosi intorno sospettoso.

- Perchè penso che quel giorno, mi abbia visto. Ho invaso in qualche modo il suo territorio, perciò ha smesso di uccidere. Perchè pensava che sospettassimo di lui. Quindi è vicino al becchino, in qualche modo comunica con lei,...-

- Ma come?- chiese l'agente incuriosito.

Bones si fermò. Si mise le mani tra i capelli biondo sporco, stropicciati dal tempo, dalle vicissitudini di quei tristi giorni: - Le lettere...Booth. Le lettere!-

Si voltò di scatto verso il direttore: - Ho bisogno di vedere la posta di Heather Taffet. Le lettere che ha spedito o ricevuto. Lei ha detto che scriveva molto giusto?-

- E' quello che ho detto, sì. Ha ordinato molta carta per scrivere, ma nessuna lettera e stata spedita, tantomeno ricevuta.-

Bones fissò Booth con uno sguardo complice: - Ma se nessuna lettera è stata spedita, come mai la sua scrivania era vuota?-

- Vuoi dire che...-

- Voglio dire che qualcuno di questa struttura ha recapitato quelle lettere. Qualcuno riceveva istruzioni da lei, chi uccidere, quando uccidere. Le viene in mente qualcuno signor direttore?-

l'uomo sospirò costernato: - Qualcuno sì, non ci avevo mai dato peso, ma ora che mi fa notare queste cose...Gary Clarkson, un secondino, l'ho richamato un paio di volte perchè parlava con i detenuti e la regola impone loro di non farlo, ma lui ha continuato così dopo un po' ci ho fatto il callo.-

Bones alzò gli occhi al cielo: - E adesso dove si trova?-

- Mi dia un minuto...figlio di...- disse il direttore arruffando le carte sulla sua scrivania.

- Cosa?-

- Cosa?-

- Gary Clarkson è in malattia da tre giorni.- ringhiò sventolando un permesso di carta: - Giuro che se è lui questa volta gliela faccio veramente pagare...- ma Booth e Brennan se ne erano già andati.

 

- Angela ti ha mandato l'indirizzo?- chiese Bones fremente di rabbia sbattendo la portiera nera.

- Sì. La sua casa è a dieci minuti da qui. Lo troveremo e lei sarà salva.- le disse Booth intento a trafficare con il cellulare. Si accorse però che Bones fissava l'interno del suv perplessa.

- Cosa c'è che non va?-

- Non so Booth. Non sono convinta...è troppo semplice. Non penso che lo troveremo lì ad aspettarci.-

- E in quale altro posto pensi che sia? -

 

 

 

 

 

 

Hazel aveva perso la cognizione del tempo. L'aria, sempre più rarefatta, aveva smesso di riempirgli pienamente i polmoni e nonostante il dolore costante che bussava senza sosta alle tempie, l'unica cosa alla quale riusciva a pensare era a quel programma in TV che guardava Christine. C'era un tizio che era rimasto senza ossigeno per quanto...uno o due minuti? Il suo cervello aveva subito danni permanenti e da allora non era stato più lo stesso; “come un computer lento che ci mette un secolo per aprire un' icona!” le aveva spiegato la sorella. Magari se fosse sopravvissuta avrebbe vissuto tutta la vita come quel ragazzo, meglio un computer mezzo scassato che morire. Non lo sapeva, non ci aveva mai pensato e non era assolutamente giusto che una bambina dovesse fare i conti con la morte. O con quello che sarebbe venuto dopo. Era troppo presto.

In ogni caso lei aveva fatto il possibile per rimanere viva, si era aggrappata con tutte le forze a quell'ultimo appiglio di vita rimasto, ma ora stava scivolando in un baratro sempre più cupo e in fondo...in fondo...percepì un rumore.

Sì, questa volta l'aveva sentito sul serio, non era una stupida allucinazione, qualcuno stava camminando sopra di lei.

- Papà?- pronunciò con voce strozzata. Era venuto a salvarla, lui era sempre lì per lei. Due braccia scostarono le pareti buie e la sollevarono verso la luce. Quando i suoi occhi si riabituarono al mondo esterno si accorse che l'uomo che l'aveva salvata non era papà e quei pesanti muri d'ebano altro non erano che assi del pavimento.

- Dov'è mio padre?- chiese Hazel senza voce.

- Sta zitta. Non parlare e non ti succederà niente.- Gary Clarckson la caricò sulle sue spalle: - Sarai il mio lasciapassare.-

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- Hazel!-

- Papà! Mamma!-

Booth e Brennan entrarono nell'appartamento con le pistole cariche puntate verso l'emulatore.

- Lasciala andare maledetto bastardo!- disse Booth impugnando l'arma così saldamente da avere le nocche gialle e sporgenti.

L'Emulatore sollevò con un braccio la bambina, portando la sua faccia tumefatta accanto alla propria.

- Se vi avvicinate...- ansimò,- la uccido.- La strinse più forte: - Non scherzo.-

Brennan alzò la pistola e fece due passi avanti verso la sua direzione.

Partì un colpo.

Un urlo straziante lacerò l'aria intrisa di tensione.

Hazel cercò di portarsi le mani alla gamba destra per fermarne l'emorragia; il sangue caldo le colava lungo il ginocchio, il polpaccio, rovesciandosi denso e nero al suolo. L'uomo le bloccò le mani.

- Un altro passo e le buco il cervello.-

Bones si freddò e alzo le mani in aria in segno di resa. Guardò Booth che ricambiò allarmato il suo sguardo.

- Va bene, va bene...scusa. Mi piacerebbe conversare con te...- temporeggiò la donna – Gary Clarckson.-

Gray esitò un istante, poi prese la parola: - Conosci il mio nome. Come sei arrivata a me?-

- Io e te siamo simili. Ho solo elaborato un profilo rapportandolo su di me. Furbo, scaltro, intelligente, coraggioso, coerente, con una vena di ambizione.- Brennan fissò la figlia e trattenne un conato: - Fin da subito, ho capito che...siamo legati.-

l'Emulatore sorrise beffardo: - Credi che io sia stupido? Non mi farò sottomettere da te, da nessuno. Lo so che il tuo cuore batte per quel rozzo poliziotto da quattro soldi. Stai prendendo tempo, in attesa che arrivi la polizia...-

- Ma era tutto troppo semplice,- continuò lei: - Una volta capito chi eri restava soltanto trovare dove abitavi e salvare Hazel ma, come ho detto era tutto troppo banale, adatto ad una mente comune. Così ho pensato: cos'è che mi accomuna a quest'uomo? E l'ho capito: l'ossessione. Per chi? Verso cosa...cosa ci rende vulnerabili a tal punto da desiderare di morire pur di mantenerla in vita? E così ho risolto l'ultimo pezzo del puzzle: siamo arrivati qui, nella casa dove abbiamo concepito Christine, la dimora nella quale abbiamo creato una famiglia, quella famiglia che tanto ti ossessiona e che non hai mai potuto avere, saresti addirittura disposto a rovinare quelle altrui pur di possederne una. Fittizia, costruita inventata. Come la tua identità. Chi è il sottomesso adesso?-

- Ho ancora tua figlia tra le braccia, il gioco lo conduco io.-

- Ma questa volta hai perso...- sentenziò Bones. Con un movimento repentino abbassò le braccia e si puntò la sua pistola alla tempia.

- No!- Gridò istintivamente Gary Clarckson.

- Avevo dimenticato di aggiungere: Egoista, imprudente, saccente, prevedibile. Non riesci neanche a guardarmi in faccia. Sei innamorato e terrorizzato allo stesso tempo, non da me, da quello che potrei fare, ma dal ruolo che rivesto.-

- No, no no...non è così che sarebbe dovuto finire tutto...- farfugliò Gary Clarckson in panico, scuotendo ripetutamente la testa.

- Gary guarda me. Per questo mi hai mandato un busto di donna, per questo hai rapito mia figlia, perchè mi odiavi e volevi colpirmi, dove fa più male, nella mia maternità. E anche se sono sicura che ci sia un disegno più grande sotto e che tu sia solo una pedina nelle mani di qualcuno ancora più diabolico di te, so che per quanto ci provi non potrai mai nascondere te stesso. Tutti i tuoi omicidi celano una cura, un amore per una figura idealizzata, tua madre, che nel delirio di un pazzo hai sostituito con me.-

- Basta!- disse l'emulatore mordendosi il labbro inferiore: - Sta zitta! Non un' altra parola. O la uccido.-

Temperance Brennan guardò sua figlia. Hazel tremava, rinchiusa nella stretta morsa delle braccia di quell'uomo. Respirava a fatica, ormai le restava poco tempo. Bones ragionò in fretta, ciò che stava per fare era una mossa rischiosa, ma valeva la pena tentare. Lo guardò fisso negli occhi.

- Uccidila. E io morirò con lei.- abbassò il cane.

Gary Clarckson esitò: - Tu...tu non lo faresti, non lasceresti mai tua figlia morire.-

- Cosa vuoi che me ne importi. Tanto sarò già morta. E tu? Lasceresti morire una madre, solo per una misera bambina? Quante famiglie dovrai distruggere, quante Gary? quante madri farai soffrire prima che la tua sete malata di giustizia si plachi?- fu interrotta dal suono delle sirene che riportarono l'emulatore alla realtà.

- Brava, sei riuscita a farmi aspettare l'arrivo della cavalleria. Adesso saliranno e mi uccideranno e voi potrete ritornare alla vostra idilliaca vita precedente; ma forse posso ancora cambiare le cose, in fondo, uscirne vivo era soltanto un'eventualità remota.-

- Puoi ancora vivere sai? Lasciala andare e nessuno si farà male.- disse l'agente Booth.

- Sappiamo che ciò non potrà mai accadere. Ci vediamo all'inferno dottoressa Brennan.- abbassò il cane della pistola.

- Non ho mai creduto nell'inferno.- disse lei: - Ma per te farò un eccezione.-

- ADESSO!-

Il proiettile squarciò l'aria. Lasciando tutti con il fiato sospeso.

   
 
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