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Autore: SerenaTheGentle    23/04/2016    1 recensioni
Amanda è una ragazza semplice e riservata, che concede difficilmente qualcosa a se stessa, ma convinta dalla sua migliore amica decide di fare un viaggio e di andare a trovare sua zia in montagna.
Proprio lì, nel posto più improbabile del mondo e nel modo più strano possibile incontra la persona che mai si sarebbe aspettata di trovare e che mai si sarebbe aspettata di imparare ad amare.
Edmund è un ragazzo di origini nobili e di famiglia molto ricca. Se ne frega dei suoi genitori e grazie ai soldi che i suoi nonni gli elargiscono fa spesso come gli pare. Ma arriva un punto in cui la vita lo mette di fronte a fatto compiuto e il signorino dovrà imparare a sostenersi con le proprie gambe. Lassù in una piccola casa sperduta in mezzo alle montagne avrà ciò di cui ha davvero bisogno e scoprirà di non sapere quanto una cosa sia importante quando non ce l'hai più.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 34

Pov Amanda

Stavo correndo il più velocemente possibile. Il fiato iniziava a mancare e i miei polmoni erano in fiamme. Non riuscivo a connettere nessun pensiero, stavo solo correndo verso qualcosa che mi desse tranquillità. Più correvo, più la meta mi sembrava lontana e la luce più fioca. Dove cavolo era la fine?

Non riuscivo più a respirare. Stavo affogando nella mia stessa lotta per la libertà. Stavo morendo per cosa di preciso? Stavo lasciando il mondo? Se si, come?
Non riuscivo a trovare una soluzione a quell’enigma e nel mentre che ci pensavo non smettevo la mia corsa verso l’ignoto.
Non mi ricordavo niente, né il perché della mia corsa, né il perché della mia fuga.
Mi sembrava tutto così irreale, come il luogo in cui mi trovavo, apparentemente calmo e bianco. Bianco come la neve.

Neve.
Montagna.
Foresta.
Lupi.
Edmund.

Edmund?

Dove si trovava adesso? Perché non stava correndo insieme a me? Perché non riesco a ricordarmi il suo viso?
Mi ricordo solo i suoi occhi verdi e brillanti, la cosa che mi avevano colpito maggiormente durante il nostro primo incontro, o meglio scontro.
Conosco bene i suoi occhi. Mi hanno rapito fin dal primo giorno. Si illuminavano quando erano felici e si spegnevano un poco quando qualcosa li turbavano. Si accendevano ogni volta che voleva qualcosa, e si convincevano che prima o poi l’avrebbero avuta. È così che mi ha guardata per tutto questo tempo e io non me ne sono mai accorta.
Mi sentivo però felice ogni volta che il suo sguardo si posava su di me. I suoi occhi mi analizzavano e mi osservavano con cura. Guardando i suoi occhi non perdevo il respiro come molte eroine dei libri romantici della zia, al contrario, io potevo riprendere a respirare.

Pensando ai suoi occhi, l’ossigeno arrivò meglio ai miei polmoni e feci meno fatica a correre, mentre tutto quello per cui avevo lottato fino ad allora ritorna ad avere un senso. Mi fermai e il bianco intorno a me non mi sembrò più così freddo, ma al contrario mi dava sicurezza e tranquillità. Ripresi fiato e mi girai, pronta a tornare indietro. Qualcosa però mi trattenne. Non riuscivo a muovermi per tornare indietro, potevo solo andare avanti. Una strana forza mi teneva sospesa a metà tra la decisione di continuare il mio cammino andando avanti oppure rimanere ferma in quel posto. Le lacrime iniziarono a scendere copiose sul mio viso e le mie mani incominciarono a torturarsi le une con le altre, per poi sentire la mia voce esplodere in un urlo liberatorio che spazzò via la neve intorno a me e mi fefe vedere la luce.

Dietro quella luce sapevo che c’era Edmund.
 

Pov Edmund

Amanda “dormiva” da circa un giorno.

Ero sicuro che stesse sognando e forse il suo era più un incubo. Ogni tanto urlava, ma quegli occhi non si aprivano. Si dimenava cercando un’uscita dai suoi pensieri.
Stavo male a vederla in quelle condizioni e i sensi di colpa non mi abbandonavano.
Avevo fatto di tutto per svegliarla e farle mangiare qualcosa. Ovviamente ero riuscito solo a farla bere e a cambiarla. Grazie a Dio avevo avuto una sorella e quindi sapevo come destreggiarmi in linea di massima.

Speravo che Clotaire e Lucille ritornassero presto. L’avrei ucciso quello stronzo!
Ero rimasto vicino a lei tutta la notte e le avevo stretto una mano nella mia, per farle sentire che ero vicino a lei. Mi sentivo imprigionato e senza vie d’uscita. Ero costantemente in ansia e volevo solo che lei si svegliasse per poterle dire quello che avevo capito in quelle settimane. Dovevo assolutamente dirle che ci tenevo a lei. Ci tenevo davvero tanto, ma soprattutto provavo una forte emozione tutte le volte che potevo anche semplicemente parlarle liberamente.

Il francese mi stava chiamando da mezz’ora lamentandosi del fatto che non aveva mangiato e che stava morendo di fare, ma a me non poteva fregare di meno. Il lato negativo dell’essere stato tanto tempo con Amanda, tuttavia, mi ha fatto capire l’altruismo e a malincuore mi alzai all’ennesima richiesta di cibo.
Travis mi guardava riconoscente, ma io provavo solo disprezzo nei suoi confronti. Non riuscivo a vedere nient’altro in lui. Gli avvicinai un cracker alla bocca e non appena l’aprì gli misi il cracker in bocca. Avevo deciso che non gliene avrei dato un altro perché stavano finendo e li volevo riservare ad Amanda. Mi ringraziò con sguardo per niente colpevole e non mi dispiacque non provare alcuna pena per lui, non a caso non lo avevo slegato ed era rimasto sempre imprigionato, senza pietà.

L’odio per l’uomo mi stava corrodendo giorno per giorno e sapevo di non poter sopportare la sua presenza per molto ancora: rivedevo sempre la stessa scena guardando lui, Amanda che viene picchiata e toccata da quell’essere senza cuore rimarrà impressa nella mia mente a forza.

Cercavo con tutto me stesso di evadere questi pensieri e quando lo facevo a stento ricordavo la mia vita di prima e quando la ricordavo, mi rendevo conto che le parole di Amy non potevano essere più vere. “Non è vivere” mi aveva detto e devo riconoscere che aveva ragione. Non stavo facendo niente se non sprecare la vita che mi era stata data. Avevo sempre avuto tutto in modo facile e semplice, ma l’unica cosa che volevo davvero stava scivolando via dalle mie mani senza che me ne accorgessi.
Forse non era troppo tardi per rimediare ai miei errori e convincere Amanda che dopotutto non erp quel perditempo che lei credeva. Volevo convincerla del fatto che su di me poteva contare e che le avrei dato tutto me stesso senza esitare a cambiare le mie parti negative. Volevo provare a fare quello che lei riteneva importante, seguire un sogno. E nel mio sogno c’era lei. Bella, fiera di me e incredibilmente innamorata di me.

Guardandola nel mio letto incominciai a pensare a come avrei passato il Natale insieme a lei, per non parlare del capodanno: l’avrei baciata nella nostra camera con le luci basse, lontani da tutto e tutti, per ricordare quella notte di qualche settimana fa. L’avrei fatta mia dolcemente e senza fretta. Quello era il bello di Amanda. Sapevi che potevi andare con calma, proprio perché lei sarebbe stata lì con te, non sarebbe dovuta scappare via. Sarebbe rimasta fino alla fine. E lei mi aveva permesso di conoscerla proprio perché secondo me ricambia i miei sentimenti, so che insieme potremmo essere qualcosa di fantastico. Io potrei essere migliore se lei mi insegnasse ad esserlo.

Ero in camera nostra, le tenevo la mano e stavo pensando a quando avrei potuto regalarle un vestito, saremmo usciti insieme e probabilmente l’avrei baciata in macchina, di nascosto dal padre. Non l’avevo mai fatto, ma mi persi ad immaginare l’eventualità di dover scalare un balcone solo per lei. L’avevo trovata una cosa così stupida e ridicola, in quel momento però appurai che la follia non ha mai fine, e che forse per una volta potevo essere folle anche io. Mi immaginai di quando avrei detto ad Amy che non le avrei mai dedicato una canzone, ero troppo stonato per farlo e non mi sarei fatto umiliare in quel modo!

-Edmund...- il mio nome appena accennato tra le sue labbra mi fece scattare e mi avvicinai ancora di più a lei.

-Sono qui.- sperai tanto che mi sentisse. Non ero un medico, ma pensai che forse quel dormiveglia e quel suo essere imprigionata da se stessa fosse stato causato da un insieme di stress e dal colpo alla testa. Il fatto che fossi presente anche nei suoi pensieri mi faceva sperare che in qualche modo le avrei dato la forza necessaria per uscire dai suoi incubi.
Stringeva forte le mie mani e senza rendermene conto delle lacrime incominciarono a solcare il mio viso. Ero inutile in quel momento e l’unica cosa che potevo fare era aspettare.

-No!- Amanda incominciò a piangere nel sonno e allora iniziai a scuoterla.

-Amanda! Svegliati!- cercai di essere delicato e inaspettatamente lei aprì gli occhi urlando più forte che poteva.

-Shh... sei al sicuro adesso! Non piangere!- la avvolsi tra le mie braccia e la cullai. Sentivo le sue mani stringermi i fianchi e il suo corpo rilassarsi piano piano sul mio. Mi scostai un poco per poterla guardare negli occhi, quegli occhi che brillavano sempre, ora erano spenti e grigi. Le appoggiai la testa sul cuscino e mi allontanai un momento per andare a prendere da mangiare.

-Elle, si è svegliata?- mi chiese Travis e senza guardarlo risposi affermativamente. Mi vide portare del cibo in camera e sorrise debolmente, all’inizio ci passai sopra, ma poi mi sarei fatto spiegare che cavolo di persona era? Era davvero così divertente per lui?

-Sono qui...- le sussurrai e lei mi sorrise debolmente. Ancora non si era ripresa e la aiutai a mangiare. Amanda non rifiutava il cibo, ma non mangiò molto, il suo corpo si doveva ancora riprendere. La aiutai ad arrivare al bagno e poi aspettai fuori chiedendo con lo sguardo delle spiegazioni a Travis.

-Lei ti lascerà.- mi disse solamente.

-Non è vero.- risposi d’istinto.

-Lo sai che è vero, siete troppo diversi e a te non basterà, vorrai sempre di più!- l’uomo faceva fatica a parlare, ma se tirava fuori certe cazzate doveva stare bene.

-Non succederà, e se anche fosse non farò mai come te!-

-Vedremo...- il francese si interruppe sentendo Amanda uscire e io la presi in braccio, perché  era troppo debole.

-No, ce la faccio...- mi disse lei sussurrando appena, avvolgendo le braccia intorno al mio collo.

-Non dire scemenze!- mi trattenni dall'usare “cazzate” perché a lei non piacciono le parolacce. Come fa Travis a dire che mi stancherò di lei?
Arrivati in camera la appoggiai lentamente dalla mia parte del letto, quella sinistra e le rimboccai le coperte.

-Edmund?- mi richiamò lei. Mi faceva tenerezza vederla così e volevo solo proteggerla.

-Si?-

-Dormi con me...- scostò le coperte e mi fece spazio, così mi misi contro la sua schiena, avvolgendola intorno a me. Le misi un braccio intorno alla vita e lei intrecciò le nostre dita. Respiravo tra i suoi capelli e lei sorrideva serena.

-Ti amo.- le sussurrai prima di addormentarmi.



Angolo Autrice
Scusate l'enorme ritardo, ma questo capitolo è stato abbastanza difficile da scrivere e pensate che non sono ancora del tutto convinta di come è venuto fuori!
Scusate eventuali errori di grammatica!
Al prossimo capitolo!
Un bacione e buona serata!
Serena.

 
 
   
 
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