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Autore: Mue    24/04/2016    4 recensioni
Drusilla, sesto anno, Corvonero, odia due cose: il proprio nome e David Steeval, il tracotante, biondo e terribile migliore amico di James Potter. E ama due cose: il Quidditch e Tristan Vidal, il capitano della sua squadra.
Allora perché decide di mettersi con il suo migliore amico, scommette di far innamorare di sé il saccente Steeval e stringe un improbabile legame con il bizzarro Lorcan Scamandro?
Un'antica leggenda, vecchie storie di Folletti ribelli a Hogsmeade e un ballo a Hogwarts per una ricorrenza potrebbero ingarbugliare ancora di più questa situazione o darle finalmente la chiave della porta per il paradiso.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Sirius Potter, Lily Luna Potter, Lorcan Scamandro, Nuovo personaggio, Rose Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'I Figli della Pace'
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XXV.
Tra cielo e terra

 
 
Vento, nubi e orizzonti discontinui; non c’era altro lassù, sulla cima della Torre Nord di Hogwarts. 
Drilla fissava con occhi vuoti le rupi delle montagne lontane, seguendone i contorni con lo sguardo, esplorandone i bordi frastagliati, fino alle cime, ancora dipinte di neve e ghiaccio. 
Faceva freddo, ma perlomeno era sola. 
Sola... non aveva mai creduto che potesse essere così difficile prima di allora. E non aveva mai pensato che un giorno ne sentisse così intensamente la necessità. 
Era passato solo un altro giorno, ma nessuno sembrava ancora voler dimenticare l’episodio e lasciarla in pace. E lei non era certa di poter sopportare ancora oltre sguardi e frecciatine prima che i suoi nervi saltassero definitivamente. 
La nuova consapevolezza che aveva acquisito, la coscienza di amare David, non era servita a molto. Anzi, ora alla frustrazione per essere stata lasciata lì si era unita anche un’incomprensibile smania di agire, di fare qualcosa, di muoversi...
Improvvisamente qualcosa di bianco entrò nella sua visuale, sventolando a pochi millimetri dalla sua faccia. 
Drilla sobbalzò e si voltò di scatto. 
Alla sua destra, in una mano la copia della Gazzetta del Profeta che le aveva ficcato sotto il naso, Stuart fissava l’orizzonte con un braccio appoggiato a una merlatura. 
Drilla aprì la bocca per parlare, poi la richiuse, ricordandosi che lei e Stuart non si parlavano più. Perplessa, si chiese che cosa ci facesse lassù, ma prima di trovare una risposta, Stuart le sventolò di nuovo il giornale sotto il naso. 
Lei esitò, poi si decise ad afferrarlo con un gesto brusco. “Potevi anche dirmi che volevi darmi questo! Non è che se mi rivolgi la parola ti organizzerò subito un appuntamento al buio con Lily Potter, non preoccuparti!” 
“Ne saresti capace.” 
Drilla per poco non si lasciò sfuggire il giornale di mano, strappato dal vento che soffiava intorno a loro con violenza. Le aveva parlato! 
Lo fissò meglio e, anche se lui non la guardava ancora, riconobbe un sorriso appena accennato sulle sue labbra. 
Senza parole, prese il giornale e fissò la prima pagina: proprio al centro di essa campeggiava una grande foto in bianco e nero di una folla di Maghi e Streghe che affollavano l’inconfondibile atrio del Ministero della Magia. Tra loro c’erano anche il Ministro, molti Auror, Van Duyne e una testa bionda che Drilla non poteva non notare. David Steeval. 
Con un nodo alla gola, si apprestò a leggere l’articolo. 
... Si conclude oggi, a tempo record, il processo della scabrosa vicenda dei Folletti ribelli a Hogwarts. Il giudice Audrey Cattermole, niente meno che la moglie del Ministro della Magia Wealsey, ha stabilito una condanna di dodici anni ad Azkaban per tutti i Folletti ribelli e ha inoltre avviato una procedura di accertamento sulla legittimità delle pretese della famiglia Scamandro nei confronti del grande deposito d’oro e oggetti preziosi rinvenuto durante la notte del ventisette febbraio dopo il blitz degli Auror nella tana dei rivoltosi. I coniugi Scamandro, di cui potete trovare l’intervista a pag. 15, si dicono tranquilli, perché ai sensi della Legge sulle Proprietà e i Ritrovamenti di Tesori Abbandonati, la loro posizione di legittimi proprietari del suddetto è inattaccabile. E’ inoltre stata assolta da tutte le accuse la signora Erato Eddison Steeval, avendo agito in seguito a ricatto e minaccia di morte di congiunti. A sua volta assolto da tutte le accuse Kallias Van Duyne...” 
“Che cosa?!” sbottò Drilla, stupefatta. 
Stuart non disse nulla, continuando a guardare l’orizzonte, assente, e Drilla proseguì a leggere. 
...Kallias Van Duyne, in quanto la stessa signora Eddison Steeval e suo figlio, maggiorenne e unico testimone dei fatti avvenuti prima dell’incursione degli Auror, hanno garantito per lui. Van Duyne avrebbe infatti agito su richiesta della signora Steeval, fungendo da tramite tra lei e i Folletti, troppo sospettosi per accettare un altro intermediario. Tra gli Auror che hanno partecipato prima alla cattura dei ribelli e poi al tribunale ci sono nomi illustri come Ron Weasley, Will Sheriman, Cole Timmet...” 
Il resto dell’articolo era solo una lunga lista di nomi importanti, titoli e paroloni. 
Drilla abbassò il giornale e fissò Stuart. “Perché?” chiese stranita al ragazzo, del tutto dimentica che loro non si parlavano più. “Perché hanno protetto Van Duyne? Perché...” 
“David mi ha raccontato cos’è successo nella grotta prima del nostro arrivo” la interruppe Stuart lasciando vagare gli occhi sulla foresta e sui prati attorno al castello. “Suppongo che sia stato costretto a difenderlo mentendo, al tribunale. Se lui e la madre non avessero cercato un accordo con lui, Van Duyne non si sarebbe fatto alcuno scrupolo a raccontare in giro la natura di David. Per gli Eddison sarebbe uno scandalo terribile. I ricordi e le vergogne delle epurazioni dei Changeling non sono ancora abbastanza lontane perché se ne possa parlare con ragionevolezza.” 
Drilla batté le palpebre. “Ma... ma ormai lo sanno tutti! Che lui è un Changeling, voglio dire.” 
“Lo sospettano tutti. Ma averne una conferma, fosse anche da Van Duyne, è una cosa diversa. E poi” alzò lo sguardo al cielo, contemplando le nubi grigie e bianche che si rincorrevano come cavalli imbizzarriti, “credo che la madre di David volesse, almeno una volta, fare qualcosa per il suo vero figlio riparmiandolo da Azkaban. Fosse anche un figlio malvagio come Van Duyne.” 
“Perché avrebbe dovuto? L’ha ricattata, voleva vendicarsi di lei e...” 
“Perché entrambi hanno le proprie colpe, suppongo, ed entrambi volevano il perdono dell’altro. Solo chi non ha mai commesso una colpa preferisce la giustizia al perdono.” Per la prima volta da quando era lì, distolse lo sguardo dal panorama e guardò Drilla, dritto negli occhi. “Io qualche colpa ce l’ho. Non dovevo nasconderti di Lily. E non dovevo lasciarti sola, né nella grotta, né in questi giorni, circondata da impiccioni.” 
Drilla spalancò la bocca, troppo sorpresa per parlare. Troppo sorpresa quasi per respirare.
“Quando ho letto la Gazzetta e ciò che aveva fatto la madre di David, mi sono vergognato” proseguì Stuart abbassando gli occhi. “Tu non mi hai fatto nulla di anche solo paragonabile a ciò che ha fatto Van Duyne a lei. Ma io non sono stato capace di perdonarti.” Sospirò. “Non mi sono mai sentito tanto meschino in vita mia.” 
Drilla tirò su con il naso, senza riuscire a impedire alle lacrime di salirle agli occhi. “Non... mi stai prendendo in giro?” 
Stuart sorrise. “Pensi che lo farei?”
Poi, senza dire altro, le afferrò le spalle e la strinse forte, in un abbraccio che non aveva bisogno di parole. 
Un abbraccio forte, caldo, un abbraccio che a Drilla in quel momento serviva più di qualsiasi parola di conforto. Lei si sentì sciogliere le ginocchia, lo stomaco improvvisamente pieno di farfalle.
“Scusa se sono stata così stupida” disse, cercando di non piangere.
“Non preoccuparti, sei perdonata. Essere stupidi non è un difetto così grave” ridacchiò lui con il mento appoggiato alla sua testa. 
Drilla fece una smorfia ma non cercò di sciogliere l’abbraccio. “Ho detto che lo sono stata, non che lo sono ancora!” protestò debolmente. “Sono pur sempre una Corvonero, ricordi? La Casa intelligente di cui fa parte anche un secchione di mia conoscenza.” 
Stuart continuò a sogghignare. “Essere intelligenti non vuol dire essere saggi. Molte persone intelligenti non sono abbastanza sagge da rendersi conto dei loro sentimenti finché non è troppo tardi per farlo.” 
Drilla si staccò di colpo da lui e lo fissò, seria. “Stuart” mormorò. “Io...” 
Stuart le studiò il viso, poi sorrise. “Ci sei arrivata, finalmente, vero? Ma ti serviva proprio un ballo, una congiura segreta, un rapimento e non so cos’altro per capire chi ti piace davvero?” 
Drilla si strofinò gli occhi. “Tu lo sapevi fin dall’inizio!” lo accusò. “Perché non me l’hai detto?” 
“Merlino, se sono io a doverti spiegare di chi sei innamorata, siamo proprio messi male!” 
Drilla sospirò, poi ricordò improvvisamente una cosa e gli puntò il ditto al petto. “Hai detto a Steeval che mi stavi usando!” esclamò, indignata. Stuart assunse un’aria colpevole. “Mi hai fatta sembrare una stupida!” proseguì Drilla, scaldandosi. 
“Come lo sai?” chiese Stuart, indietreggiando di un passo davanti alla furia montante di Drilla. 
“Me lo ha detto lui!” rispose Drilla, rossa in faccia. “E tu mi avevi promesso che non gli avresti rivelato nulla! Era il nostro segreto, e...” 
“Io avevo promesso di non dirgli che stavamo insieme per finta, e così ho fatto” si giustificò lui pacatamente. 
“Ma è la stessa cosa! Non avresti mai...” 
“Come mai te l’ha raccontato? David non mi sembra uno che va in giro a dire cosa gli racconto io” chiese Stuart curioso, interrompendola. 
Drilla ricordò l’episodio, quando si erano lanciati insulti nel corridoio. E poi lei che lo abbracciava, il bacio, e se Van Duyne non fosse arrivato... 
Stuart parve leggerle nel pensiero. Sorrise sornione. “Allora è servito a qualcosa. È quello che speravo.” 
“No, io...” iniziò Drilla, paonazza. 
“Stuart!” Drilla e Stuart si voltarono di colpo: dalla botola che portava all’interno del castello, gli occhi spalancati, Al li fissava sbalordito. “Oh, ci sei anche tu, Drilla...” Guardò da uno all’altra, timoroso. 
Stuart scrollò le spalle. “Non preoccuparti, non stiamo cercando di buttarci giù dalla torre a vicenda.” 
“Non è una cattiva idea” bofonchiò Drilla lanciando un’occhiata eloquente ai merli che li circondavano. 
“Che succede, Al?” chiese Stuart ignorandola. 
“Beh” balbettò il ragazzo tirandosi su. “Ecco, sono corso a dirtelo perché pensavo che ti avrebbe fatto piacere... David è tornato.” 
La rabbia e l’imbarazzo che fino a un secondo prima avevano infiammato Drilla si spensero di colpo, sostituito da un brivido che la percorse dalla testa ai piedi. 
David era tornato. Era tornato! 
Barcollò, come colta da una vertigine, e Stuart le afferrò un braccio. “Che aspetti?” disse con voce suadente. “Vai!” 
Drilla lo guardò, terrorizzata. “Ma... io non so se lui...” 
“Da quando in qua esiti?” ribatté lui. “Sei Drilla Cook, ricordi? Non starai certo ad aspettarlo tu, no?” 
Drilla aprì la bocca. Vero, lei non era la persona che esitava. Non era la persona che aspettava. Drilla agiva e basta. 
Si liberò dalla mano di Stuart e senza una sola parola oltrepassò Al e si fiondò giù dalla scala a pioli. Una volta giunta a terra si mise a correre, più veloce di quanto non avesse mai fatto. 
Sentiva il cuore battere a mille, rimbombando contro i timpani, ma non era la fatica. Quella nemmeno la sentiva. 
Oltrepassò il corridoio al terzo piano, la scala a chiocciola che portava al suo dormitorio. Oltrepassò due rampe di scale animate, superò il ritratto della donna grassa che le lanciò un insulto cordiale mentre passava, e poi un altro corridoio e un altro ancora. 
E poi fu là. 
La Sala d’Ingresso era affollata, una schiera di studenti in divisa nera divisi in gruppetti. E, in mezzo a loro, lui. 
Drilla lo vide distintamente anche dalla cima della scalinata, dove si era fermata ansimante. David era proprio in mezzo alla sala, un baule alle spalle, evidentemente appena scaricato e portato dentro, i capelli chiari arruffati dal vento e l’espressione arcigna che teneva lontani gli studenti incuriositi che lo accerchiavano. 
Poi lui alzò gli occhi, e i loro sguardi s’incontrarono. Il cuore, che fino a un attimo prima batteva a mille, cessò di colpo di farsi sentire. 
Drilla s’immobilizzò, e d’un tratto il chiacchiericcio, il rumore del vento, tutti i suoni scomparvero. 
Che cosa devo fare? 
Senza nemmeno pensarci, si portò la mano al viso, nello stesso punto in cui lui, quattro giorni prima, l’aveva sfiorata così dolcemente. 
“Sei Drilla Cook, ricordi?” le mormorò nella testa la voce di Stuart. 
Sì. Scese gli scalini due a due, mentre mille idee diverse le si accavallavano nel cervello, una più invitante dell’altra. Poteva salutarlo, poteva dirgli che doveva parlargli, poteva insultarlo perché l’aveva lasciata lì da sola senza una parola, ad affrontare l’intera scuola... Poteva fare mille cose, ma ne fece una, sbagliata o giusta che fosse: gli gettò le braccia al collo e lo baciò. 
E non le importò niente di tutta la gente che li guardava. Non le importò di Sanders che in un angolo rideva, ululando che lo sapeva fin dall’inizio. E non le importò nemmeno se David era un Changeling. 
Quello che importava era che lui, ora, la stava baciando a sua volta. 
Senza rabbia, per una volta. 
Senza paura.
   
 
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