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Autore: Stella cadente    24/04/2016    5 recensioni
– Eliza – la chiamò, quasi in un sussurro. – Tu lo diresti se ci fosse qualcosa che non va, vero?
La piccola sollevò lo sguardo. Una lacrima le rotolò sulla guancia morbida.
– Cosa vuole sapere?
– Vorrei sapere... – non trovava le parole. Come si faceva a chiedere ad una bambina di sei anni se avesse assistito ad un omicidio?
– Vorrei sapere che cosa sai di quello che è successo – disse infine, mantenendosi sul vago.
[…]
– È stata lei. Lo so.
L’ispettore provò un brivido di inquietudine.
– Lei chi?
Ci fu un attimo di esitazione, poi la piccola rispose:
– Samara.
Pausa.
– Vuole ucciderci tutti. Me lo ha fatto vedere.
– Chi è Samara?
[…]
– Allora posso andare a parlarci – tentò.
La bambina si fece seria, poi disse:
– No. Le diranno che sta dormendo. Ma non è vero, signor McDoyle. Lei non dorme mai.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Samara Morgan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Ring - Samara Morgan'
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1974
 
 
 
– Ashley, guardami!
La voce esile di Samara arrivò insidiosa nella testa di Ashley.
Erano in giardino, e la bambina si divertiva a volteggiare tra gli alberi alti e frondosi. Le foglie rosse dell’autunno si accendevano come se bruciassero, e sembravano accompagnare la danza di Samara tra i loro rami.
Ashley stava a guardarla, impassibile. Aveva provato a parlare a Lucy degli incubi, della paura, ma non aveva detto la cosa più importante.
Non aveva detto che era Samara a farle tutto questo.
Non le avrebbe creduto, e l’avrebbe rassicurata facendole un tè caldo e raccontandole una storia.
– Posso raccontarti una storia, Ashley? Posso raccontarti una storia come fa Lucy?
Di nuovo lei.
Di nuovo lì.
Di nuovo, sembrava aver trafitto il suo cervello con la mente ed essersi appropriata dei suoi pensieri.
La guardava con occhi contenti, e un’espressione felice le illuminava il visetto pallido. Aveva compiuto quattro anni da qualche mese; Ashley le aveva fatto una torta – alla crema, la sua preferita – ed aveva festeggiato insieme a lei, quando nessun altro bambino lo avrebbe fatto.
Lucy era stata molto contenta e le aveva detto che non se ne trovavano tante, di bambine come lei.
Sono così fiera di te.
– Va bene, Sam – le disse.
Samara sorrise. Da quando erano amiche, la chiamava sempre così, e la bambina ogni volta sembrava felice come una pasqua quando sentiva quel soprannome.
Si avvicinò praticamente saltellando, con un sorrisino dolce che giocava sul suo volto delicato.
– Questa storia – cominciò – parla di una bambina di nome Sam. Lo sai che me la sono sognata?
– Sì? – chiese Ashley. Si voltò per un attimo, e vide che un gruppo di bambine della sua età stava giocando con la corda dall’altro lato del giardino.
Le guardò con invidia. Mavis, una sua coetanea dai lunghi, bellissimi capelli color noce, la ricambiò con un sorrisetto cattivo. L’aveva sempre odiata; aveva sempre odiato il modo in cui la prendeva in giro perché stava con Samara. Ma del resto, il sentimento era reciproco; si punzecchiavano continuamente.
– E che cosa c’era nel sogno? – si rivolse di nuovo a Samara, che la guardava perplessa.
Così fiera.
La bambina sembrò rianimarsi.
– Allora – riprese. – In questo sogno c’era anche un’altra bambina, che si chiamava Ash.
Se fosse stata un’altra, se non fosse stata proprio lei, probabilmente Ashley avrebbe sorriso e l’avrebbe abbracciata. Lucy le aveva detto di stare con Samara proprio per il suo istinto materno, come diceva lei. Ed era vero: Ashley era stata entusiasta di occuparsi di una bambina più piccola.
Ma non sapeva come sarebbe stata lei.
– Vuoi vedere?
La vocina di Samara la riscosse di nuovo.
– Sam... – tentò lei.
Sono così fiera di te.
Ma lei le aveva preso il braccio, ed ormai non poteva più sottrarsi.
 
 
 
Risate. Risate che le risuonavano nella testa.
Un sorriso.
Il suo sorriso.
Il sorriso di Ashley che appariva come una cosa strana ed insolita.
Un cerchio. Un cerchio, un urlo, delle trecce bionde.
La luna era nuova.
Una scena sfocata.
Una bambina piccola sorrideva, e la bambina grande la prendeva per mano.
 
 
 
Ashley si sentì morire quando tutte quelle immagini svanirono. Ne era certa già da un po’ di tempo: era lei. Era lei che provocava quelle cose. Era lei che non la faceva dormire la notte.
Rimasero per un po’ a guardarsi, poi Samara le corse tra le braccia. La più grande la strinse debolmente.
– Non te ne andrai mai, vero, Ash? – le chiese.
Ed era tenera, con quella vocina delicata e implorante. Eppure Ashley non ci vide niente di tenero.
Ormai lo sapeva.
Era in trappola.
Il cerchio le balenò di nuovo nella mente, come a ribadirglielo.

 
 
  
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