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Autore: YukiWhite97    24/04/2016    1 recensioni
Tadashi Hamada ha sempre avuto una vita a dir poco particolare: ha affrontato tante cose, conosciuto le più strane delle persone, ha perfino sposato il proprio fratello Hiro, di cui si è innamorato.
I racconti riguardo la sua straordinaria vita sono ciò che più lo rende orgoglioso, peccato che sua figlia non sia dello stesso pensiero, dopotutto è ormai un'adulta e non ha tempo di pensare alle favole.
Ma quei racconti saranno solo finzione o ci sarà qualcosa di reale?
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Piccola fanfiction, ovviamente Hidashi, con accenni Mpreg e in cui troverete due pg della mia precedente storia "Seme d'amore, fiore di gioia", ma ovviamente può essere letta da tutti.
Se avete visto il film "Big Fish - storie di una vita incredibile" avete già capito tutto. Se invece non l'avete visto, spero di sorprendervi ;)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hiro Hamada, Nuovo personaggio, Tadashi Hamada, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
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Dopo aver udito quella conversazione, Hiashi se n'era tornata a letto, e poco più di mezz'ora dopo Eichi l'aveva raggiunta. Quest'ultimo poteva notare come la ragazza fosse agitata, non faceva altro che rigirarsi nel letto.
"Hey - la chiamò ad un tratto - tutto bene?"
"Tutto bene" - rispose lei freddamente, voltandosi dal suo lato.
"Perchè mi guardi così? Non ce l'avrai con me spero"
"No - fece alzando gli occhi al cielo - è giusto che Tadashi non sia influenzato da quelle che sono le mie decisioni... o i miei problemi..."
"Dovresti cercare di risolvere questi problemi" - le consigliò.
"Beh, sai non è facile - sospirò - quando ero piccola mio padre era più fuori che a casa, tanto che ad un certo punto cominciai a pensare che avesse una seconda vita, con una seconda casa ed una seconda famiglia. Ma poi mi resi conto che non vi era una seconda famiglia, ero certa che non avrebbe voluto avere una famiglia a prescindere. Lui ha sempre preferito la sua seconda vita, ed è per questo che racconta tante storie, perchè questa vita la detesta..."
"Questo non è vero"
"Cosa è vero? Lui non mi ha mai raccontato niente di vero. So che ti sta simpatico, ma devi dirmi che non sono pazza, ti prego!"
"No, non sei pazza - sussurrò avvicinandosi al suo viso - e credo anche che dovresti parlargli"
Il giorno dopo, il momento del pranzo si era spostato dal soggiorno direttamente alla camera da letto, poichè Tadashi oramai faticava ad alzarsi da letto. Il silenzio, come ormai troppo spesso, aleggiava interrotto soltanto dal volume basso della televisione.
"Vi ho mai raccontato in quella volta in cui..." - fece per dire egli.
"Sì - lo interruppe Hiashi, intuendo già cosa volesse dire - la storia dell'albero d'acero"
Tadashi la guardò malamente.
"C'è qualcuno che non l'ha sentita - sbottò - l'albero..."
"L'albero cadde sulla tua auto, che rovesciò il suo succo, che attirò le mosche, che rimasero attaccate. E volarono via con tutta l'auto" - disse Eichi tutt'ad un fiato, non riuscendo a trattenere una risata in cui trascinò anche la moglie.
Sempre più allibito, Tadashi continuò a parlare.
"Ma la vera storia sta in come ho avuto quella macchina...!"
"Papà" lo chiamò Hiashi.
"Che c'è?"
"Devo parlarti". Lui fece segno di parlare, e a quel punto, capendo che fossero di troppo, Hiro e Eichi si alzarono, trascinandosi dietro il bambino.
"Io credo che andrò a sistemare i piatti"
"Sì, e io ti aiuto, andiamo Tadashi" - disse il secondo. Quando i tre si furono allontanati, la ragazza si alzò in piedi.
"Papà, hai presente gli iceberg?"
"Sai scherzando? - domandò - l'ho visto un iceberg una volta! Lo trainavano verso il Texas per farne acqua da bere! Non avevano previsto che dentro vi fosse un mammut congelato!"
"Ascolta! Sto cercando di trovare una metafora"
"Beh, allora non dovevi cominciare con una domanda, perchè alle domande la gente vuole risposte! Dovevi cominciare con qualcosa tipo..."
"Stavo cominciando con qualcosa tipo che dall'iceberg solo il 10% è visibile, mentre il 90% si nasconde sott'acqua! E questo è.. quello che succede con te papà.. emh.. io vedo solo quel poco che esce dall'acqua!"
"Ah vuoi dire che vedi solo il mio naso, il mio mento..."
"Sto dicendo che non ti conosco perchè non mi hai mai raccontato nulla di te"
"Ma se l'ho sempre fatto! Io racconto storie!"
"Tu racconti balle, balle molto divertenti. Sono storie che puoi raccontare a tua figlia quando ha cinque anni, ma non quando ne ha dieci, quindici o venti E.. io ti credevo.. io h creduto alle tue storie più a lungo di quanto avrei dovuto.. e quando poi capii che era tutto falso mi sentii stupida. Tu sei come Babbo Natale e Topolino messi assieme, tanto divertenti quanto finti"
A quello sfogo ne seguì un silenzio. Tadashi era tutto impettito, assolutamente infastidito da quelle parole.
"Tu pensi che io sia finto?"
"Solo in superificie, ma io non ho visto che quella... - sospirò - Senti... io... ho un figlio mio, e morirei se dovesse vivere senza capirmi"
"Moriresti? Cosa vuoi da me Hiashi?"
"Te stesso, buono, cattivo, ma sii te stesso!"
"Io sono sempre stato me stesso, da quando sono nato e se non  riesci a vederlo è colpa tua, non mia!" - urlò. Stufa di quel litigio, Hiashi si allontanò, con le lacrime agli occhi, sbattendo la porta. Era stata una stupida a poter credere di potergli parlare, ma era comunque decisa a scoprire qualcosa su suo padre. Così domandò ad Hiro, e questo per tutta risposta la portò dentro una specie di casolare in giardino in cui lei non era amai entrata.
"Che posto è questo?" - domandò infatti.
"Beh, tuo padre voleva uno studio, di certo non poteva averlo in casa, e quindi...". Tutt'intorno vi erano cianfrusaglie di tutti i tipi su cui Hiashi cominciò a curiosare. Sentì poco dopo Hiro sospirare, e quando si voltò vedendo quest'ultimo stringere tra le mani una lettera, con gli occhi lucidi.
"Cos'è?" - chiese.
"Una cosa della guerra - rispose - pensavano fosse morto"
"Ah, ma allora questa cosa è vera"
"Non tutte le storie che racconta sono false. Piuttosto vado a vedere come sta". Così, dopo averle donato un bacio in fronte uscì dal casolare, lasciando la ragazza da sola. Chissà se lì in mezzo avrebbe trovato qualcosa di utile...

                                                                                                                                                         ***
Dopo la guerra, i soldati si ritrovarono a cercare lavoro, ma loro avevano un vantaggio, erano vivi, mentre io ero anagraficamente deceduto. Avendo poche prospettive accettai immediatamente un lavoro come rappresentante di commercio...  ed era congeniale.Ciò che si può dire di Tadashi Hamada è che è una personale socievole. Il lavoro portava via la maggior parte del suo tempo, ma doveva far sì di comprare una casa  più adatta ad una famiglia. Questo era successo perchè qualche tempo prima era accaduto qualcosa di a dir poco sconvolgente: Hiro aspettava un bambino, un vero e proprio caso medico, oltre ad essere un qualcosa che non avevano affatto programmato per il semplice fatto che non avevano pensato fosse possibile. Dopo lo shock iniziale però, entrambi avevano preso bene la cosa, e quindi Tadashi si era dato da fare per trovare quel lavoro. Quel fine settimana avrebbe dovuto stare via, e nonostante non fremesse dalla felicità di lasciare la sua dolce metà in dolce attesa, sapeva di non avere altra scelta.
Dopo aver caricato tutta la merce nella sua piccola e malandata auto, egli si voltò verso Hiro.
"Allora, sto bene vestito così?" - domandò.
"Si, stai bene, ma tanto devi vendere mica andare ad un appuntamento" - sbuffò.
"Qualcuno è un pò geloso mi pare? - domandò divertito, attirandolo a te - so che ultimamente è dura, ma è per noi che lo sto facendo"
"Lo so, lo so - disse passandogli una mano sulla cravatta - ma bada bene ad essere qui quando il bambino nascerà, mi serve qualcuno da insultare nel mentre"
"Sta tranquillo, ci sarò! - esclamò baciandolo - vi amo entrambi, a presto!"
Tadashi mantenne difatti la sua promessa, non solo riuscì a tornare in tempo, ma in pochi anni il suo lavoro riuscì a fruttargli quanto bastava per avere un vita più che dignitosa, anche se non era abbastanza. Il suo desiderio era dare alla sua bambina, che avevano chiamato Hiashi, tutto ciò che desiderasse, in modo che un giorno ella capisse che quell'essere sempre via di casa era dato da una ragione tanto importante.
Quattro anni dopo la nascita di sua figlia, Tadashi si era ritrovato in banca, ignaro del fatto che lìì davanti a lui vi fosse una vecchia conoscenza che lo aveva immediatamente notato.
"Tadashi?!"
"Fred? Fred! - esclamò - non posso crederci sei proprio tu, da quanto tempo!"
"Troppo direi! Come va? Incontrarti per me è stata una fortuna, da quando hai lasciato Spectre mi si è aperto un mondo. Ho viaggiato sai, ho visto la Francia, l'America del Sud,e  anche l'Africa"
"Sorprendente... e adesso cosa fai qui?"
"Ah, niente una piccola rapina!". Tadashi non era certo di aver capito, intuì meglio soltanto quando Fred estrasse una pistola sparando all'aria e  facendolo sussultare.
"FERMI TUTTI QUESTA E' UNA RAPINA! - esclamò - E TU POLIZIOTTO! LASCIA SCIVOLARE LA PISTOLA!". L'uomo in divisa lo ascoltò, facendo scivolare l'arma vicino a  Tadashi,  che si era accasciato al suolo.
"Prendi la pistola!" - esclamò Fred.
"Ma.. ma... eh?!" - domandò sconvolto.
"Coraggio - fece trascinandoselo dietro e rivolgendosi ad una donna - senti tu, aiuta il mi amico a svuotare la cassaforte!". Sempre pià sbigottito, il  ragazzo si diresse verso la cassaforte, ma quando la donna la aprì quest'ultima era...
"Vuota?!"
"Siamo in completa bancarotta - gli spiegò ella -  non lo dica a nessuno!"
"Tadashi! - esclamò Fred - ho preso qualcosa, andiamo!". In seguito i due saltarono nella macchina rossa di Tadashi, che prese a guidare a tutta velocità.
"Ah, ce l'abbiamo fatta! -  disse aprendo la busta - vediamo quanto c'era nella cassaforte!". Nel vedere però solo un assegno con su scritto il nome dell'amico, Fred assottigliò lo sguardo.
"Tutto qui?! Ma questo è il tuo versamento!"
"Era vuota... ma non volevo lasciarti a mani vuote. Non soni stati i ladri bensì imprenditori immobiliari...". Dì li nacque tutta una discussione in cui spiegai a Fred come andava fatto il vero denaro. Dopo, capii che se la mia carriera criminale era finita, la sua era appena iniziata poichè mi disse infatti.
"Credo proprio che andrò a Wall Street". Effettivamente fu un bene, poichè al primo milione che vinse mi mandò un assegno di diecimila, che bastò per comprare alla mia famiglia la casa dei nostri sogni.

                                                                                                                                         ***
Man mano che era diventato più maturo, Tadashi aveva preso delle strane abitudini, come quello di fare il bagno nella vasca vestito, anzi, in pigiama. A volte rimaneva per minuti interi in apnea, inspiegabilmente, ma quel giorno qualcosa lo portò in superficie a prendere aria. Era Hiro, che in modo anche un pò malizioso gli stava sorridendo.
"Ti rilassavi?" - domandò.
"Sì... ma tu puoi interrompermi quando vuoi" - rispose sorridendo. Era palese che anche dopo più di vent'anni il sentimento fra i due fosse molto forte. Hiro non ci pensò due volte ad infilarsi nella vasca con lui, e quando fece ciò ,lo strinse, poggiando la testa sul suo petto. Sapeva bene come poco tempo gli rimanesse da vivere, e per quanto poteva, voleva stargli accanto. Al solo pensiero di doverlo perdere, le lacrime iniziarono a rigargli il viso.
"Hey - sussurrò Tadashi - abbi coraggio"
"Sarà difficile, dopo una vita passata insieme... ma almeno una cosa la so. Il mio amore non si esaurirà mai" - gemette quasi con un sussurro.
Dal canto suo, Hiashi stava ancora cercando qualcosa nello studio, aveva trovato molte cose, ma qualcosa in particolare  le era saltato all'occhio: un documento, uno di quelli che veniva rilasciato quando una casa veniva venduta, su cui vi era scritto, appena sopra l'indirizzo, un nome; Abigail Callaghan. Forse questo nome sarebbe potuto tornarle utile, magari questa persona era la chiave per scoprire qualcosa.  Così il giorno dopo, senza dire niente a nessuno, Hiashi decise di andare a trovare questa persona a casa. Una casa vecchia e lugubre, che cadeva praticamente a pezzi.
Un pò intimorita si avvicinò e poi bussò. La donna che in seguito aprì pareva ancora abbastanza giovane, nonostante i capelli grigi disordinatamente acconciati e un trucco non proprio sobrio.
"Salve. Lei è Abigail Callaghan?" - domandò.
"Sì..  - rispose lei - tu invece devi essere Hiashi... ti ho riconosciuta, ho visto una volta una tua foto"
"Potrei farle qualche domanda?"
"Ma  certo, entra pure" - disse invitandola ad entrare nella sua sporca e lugubre casa piena di gatti che miagolavano qua e là. Quando la ragazza fu entrata si sedette su una poltrona polverosa.
"Com'è ha conosciuto mio padre?" - domandò.
"Questo posto era sul suo itinerario di lavoro, tutti lo conoscevano"
"Eravate amanti?"
Abigail rise.
"Sei arrivata dritto al sodo, credevo di girarci attorno per un'altra mezz'ora"
"Ho sempre pensato che tradisse mio padre, anche se non avevo le prove"
"Posso farti una domanda? Quando hai scoperto di questo documento perchè non hai chiesto a Tadashi?"
"Perchè sta morendo"
"Oh... non so se è giusto che tu sappia.. hai un'immagine di tuo padre, non voglio che cambi a causa mia..."
"Mio padre ha sempre raccontato cose strane.. voglio capire"
"Devi sapere che tuo padre non  è voluto finire qui, ma c'è finito. La prima vo
lta troppo presto, la seconda troppo tardi"
                                                                                                                                       ***

All'epoca tuo pare lavorava in propria, una cosa che si può dire di Tadashi Hamda era  che fosse una persona socievole e presa in simpatia da tutti. Quella sera mentre tornava a casa, fu colto da un temporale come mai ne aveva visti. La pioggia era così fitta che ebbe quasi l'impressione di ritrovarsi sott'acqua, ed effettivamente era così. La cosa più sorprendente  fu vedere sott'acqua la figura di una donna che nuotava, e come non riconoscerla, quella era la stessa donna, anzi, il pesce, che aveva visto anni addietro a Spectre. Era proprio lei, e con un gesto poggiava la mano sul suo finestrino. Tadashi aveva cercato di strizzare gli occhi, ma non l'aveva comunque vista in visto.
La mattina dopo, senza capire come, il ragazzo ritrovò la sua auto sul ramo di un albero. Chinando il capo aveva poi trovato la chiave che gli era caduta dal collo anni prima, nel bosco, e lì capì di trovarsi proprio in quel luogo, nei pressi di quella che una volta era stata la città perfetta.
Il destino ha un modo beffardo di chiudere il cerchio sull'uomo, lo coglie di sorpresa.
L'uomo vede le cose in modo diverso in momenti diversi. Questa città era cambiata adesso che era adulto, tutti erano andati via da Spectre, ormai in bancarotta. 
Lui non era  mai stato ricco ma aveva fatto arricchire altri uomini, aveva acquistato fattorie, case e negozi, a non cacciò nessuno, così la città non sarebbe morta. In soli sei mesi aveva compra tutto, ad accezione di una casa isolata dalle altre. 

Tadashi quel giorno decise di avvicinarsi, doveva assolutamente riuscire a comprare anche quella di casa. Già dall'esterno poteva udire il suono del pianoforte, e quando ebbe leggermente aperto la porta socchiusa, vide una ragazza di spalle, suonare. Non ebbe neanche tempo di aprire la bocca, che quella lo precedette.
"Lei è Tadashi Hamada"
"Come fa a saperlo?"
"Nessuno viene qui, se non per concludere affari. E lei è qui per questo, no?
"Sì, avevo tralasciato questa parte, ho bisogno di comprare anche questo pezzo. La pagherò il doppio del suo valore, e lei potrà restarci, non cambierà nulla"
"Mi faccia capire - disse voltandosi e mostrando il suo viso -  lei la compra ma io ci resto, è di mia proprietà ma lei va e viene quando vuole?"
"Beh sì"
"Allora se non cambia nulla dico di no"
"Non ci rimetterà nulla, lo chieda a chi vuole"
"Perchè vuoi comprare questa città?"- chiese assottigliando lo sguardo.
"Aiutare la gente mi rende felice"
"Non so se merita di essere felice"
"Che ho fatto? - domandò -  L'ho offesa forse?"
"No, ha fatto quello che ha promesso - disse accennando un sorriso - è tornato, ma l'aspettavo prima". Fu in quel momento che Tadashi capì: la bambina che aveva conosciuto una volta e a cui aveva promesso di tornare, era oramai diventata una donna.
"Lei.. è la figlia di Robert" - sussurrò.
Lui aveva 28 anni e io 18, la differenza risultò eccessiva.
"Non le venderò questa casa"- disse Abigail a braccia conserte.
"Sì, capisco" - rispose.
Altri uomini avrebbero accettato la sconfitta, ma lui non era come gli altri uomini, così ristrutturò comunque la casa, facendo anche amicizia con Abigail. Con il passare dei mesi trovava sempre più cose da sistemare, finchè la casa non sembrò più la stessa.
Abigail era incantata dai suoi racconti l, l'aveva sinceramente colpito, e pian piano quel sentimento che per anni aveva celato, pareva essere improvvisamente sbocciato. Poi arrivò per Tadashi il momento di andare.
"Beh - disse lui - il mio lavoro qui è finito"
"Non è necessario che tu vada" - susssurrò lei. Pian piano si avvicinò alle sue labbra, ed egli, intuendo le sue intenzioni, indietreggio.
"No - rispose - io sono sposato"
"Ah" - fece arrossendo.
"No, non sentirti in imbarazzo, e che io amo mio fratello"
"Lui?" - domandò sorpresa.
"Fin dal primo giorno in cui l'ho visto, e fino alla fine esisterà solo lui. Mi spiace Abigail, davvero". Con quelle uttime parole, il ragazzo uscì di casa.
"Aspetta Tadashi!" - esclamò. Lei gli corse dietro, consegnandogli l'atto di rinuncia alla casa.
Poi un giorno Tadashi partì e non tornò più nella città che aveva salvato.  Quanto alla ragazza, si sparse la voce che fosse diventata una strega.. pazza tra l'altro. Lei stessa divenne una leggenda.. e la storia finì come era cominciata"
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Angolo mio
Bene, e Abigail è tornata :D Ricordate la strega del primo capitolo... bene, teoricamente si allude al fatto che sia proprio lei la strega, nonostante sembri surreale (e dico dovrebbe perchè io stessa guardando il film non ho mai capito se fosse così o no XD) ma vabbè, mistero XD
Il prossimo sarà l'ultimo chap (che non vedo l'ora di pubblicare perchè adoro :D)
   
 
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