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Autore: Nihal_Dubhe    24/04/2016    2 recensioni
Jimin è un all'ultimo anno di liceo e non sa bene cosa fare della sua vita. Per ora sa solo che vuole continuare a vivere con il suo migliore amico nel loro monolocale in affitto a Seoul e per poterselo permettere lavora al "Mouse" come lavapiatti. Hoseok invece si destreggia in diversi lavori per poter mettere da parte i soldi per la scuola e per realizzare il suo progetto per il futuro, compreso lavorare come cameriere nello stesso ristorante in cui lavora Jimin.
E a volte, si sa, non c'è niente di meglio di un compagno per poter realizzare i propri sogni o per trovarne uno... Ma a volte bisogna prendere decisioni difficili, anche se feriranno qualcuno, anche se faranno soffrire, semplicemente perchè è giusto così.
[J-Hope x Jimin]
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“...I’m from Busan, you’re from Gwangju
But we’re the same
Even here in Seoul, even there in Jeju Island
Everyone is in love, oh yeah...”

[JIMIN]

▌▌Pause

 


Osservai Jimin e il suo amico allontanarsi dallo specchietto retrovisore. Quel Taehyung doveva essere qualcuno di davvero importante per lui. E anche per me stava diventando qualcosa, qualcosa come un bastone tra le ruote. Non riuscivo proprio a non pensare al fatto che tutte e due le occasioni che ero riuscito a creare per restare con Jimin erano state entrambe interrotte da lui.
O meglio, Jimin entrambe le volte era corso di lui al posto di dirgli di tornarsene da solo a casa, ma per me non faceva differenza. Dopotutto non potevo pretendere chissà che, ci conoscevamo davvero da poco. Poco importava che io fossi ossessionato dalle sue guance, dal suo sorriso, dai suoi occhi, insomma, da lui fin da quando ci avevano presentati.
<< Aish, così non va bene. Devo andarci piano... >>
Borbottai tra me e me, mentre con la mano sinistra frugavo a tentoni, senza distogliere gli occhi dalla strada, nella tasca della portiera alla ricerca degli auricolari. Al primo semaforo tirai fuori dalla tasca dei pantaloni anche il cellulare e tenni premuto il tasto 1 per la chiamata rapida.
<< Hyung? Ci sei? >>
– Mh... –
<< Sei a casa? >>
– Mh... – 
<< Ma stai già dormendo, hyung? >>
– Mmmh. – 
Loquace come al solito. Per l'ennesima volta mi chiesi come potesse essere il mio migliore amico.
<< Non è che ti va di andare a bere una birra? >>
– Hoseok, mi pigli per il culo? –
<< No. Dai, ti passo a prendere. Tra dieci min sotto casa tua? >>
Sapevo che con lui bisognava buttarsi, in qualunque richiesta. Ad aspettare un suo primo passo, probabilmente sarei diventato vecchio.
– No, tra cinque minuti, sono già al konbini all'angolo. Non farmi aspettare. –
<< Ma mi hai appena detto che- ti odio Min Yoongi, ma grazie. Ti aspetto lì fuori. >>

*

<< Allora, che succede? È per Jimin? >>
Fu la prima cosa che Yoongi mi chiese salendo in macchina.
<< Sì, è per Jimin. >>
<< Mi toccherà starti a sentire per stasera, non è così? >>
Gli risposi con un sorriso accennato. Lui sbuffò, ma poi mi chiese di iniziare alla svelta a raccontare. Dopotutto, anche se spesso mi prendeva in giro chiamando i miei sfoghi “le mie lagne”, non c'era mai stata una volta in cui non fosse stato lì con me quando avevo bisogno di parlare.
Anche se poteva non sembrarlo e di certo lui non lo avrebbe mai ammesso, Yoongi era una di quelle persone pronte a fare di tutto per i suoi amici, soprattutto per me, ma allo stesso tempo “in cambio” del suo aiuto, avrebbe fatto pesare la cosa per il maggior tempo possibile se la faccenda non era davvero seria.
Mentre cercavo di raccontargli in breve la serata, attraversammo in macchina buona parte del quartiere di Itaewon1, rinomato per avere un buon numero di bar frequentati da omosessuali. Quando giungemmo vicino alla Homo Hill, parcheggiai e scendemmo. 
Nonostante Yoongi non si fosse mai pronunciato con chiarezza in merito alla sua sessualità nonostante ci conoscessimo da tanti anni, non si era mai nemmeno lamentato dei locali che frequentavo, così avevo smesso tempo addietro di preoccuparmi di un suo giudizio che tanto non sarebbe arrivato. 
Quello in cui ci stavamo dirigendo era il nostro preferito: il Queen. Era un posto piacevole, con buona musica e luci soffuse blu al neon che rendevano l'atmosfera accogliente e sensuale. Dietro il bancone scorsi una delle poche barmaid che mi fosse mai capitato di incontrare.
Mi sporsi sul bancone per attirare l'attenzione.
<< Ehy, Chieki, ce le fai due birre? >>
<< Ehy, tesori! Ve le faccio subito. >>
Era una ragazza davvero particolare, con un stile molto occidentale: pantaloni lunghi strappati con due grossi buchi sulle ginocchia e un top con una scollatura che lasciava pochissimo all'immaginazione e che andava ben oltre il limite a cui qualunque altra ragazza coreana sarebbe arrivata. Sulla spalla sinistra svettava il tatuaggio di due rami di ciliegio che si intrecciavano a dar forma ad una luna ornata di fiori: un disegno delicato che creava un certo contrasto col il trucco pesante e il rossetto scuro.
Servì altri due clienti e infine arrivò con le nostre birre.
<< Ecco a voi. Allora, che ci fate qui voi due da soli? Siete venuti a rimorchiare? >>
Yoongi sospirò.
<< No, devi sapere che lo scemo qui a fianco è impazzito per un nostro collega, un ragazzino. >>
<< Un ragazzino? E com'è? >>
Chieki ammiccò complice voltandosi verso di me.
<< Non è un ragazzino! Ha solo un anno in meno di me. E, noona, dovresti vederlo. Ha due cosce pazzesche e queste guance così tenere. >>
La ragazza scoppiò a ridere.
<< Mi ha già conquistata! Spero almeno sia già da questo lato della barca. >>
Io la guardai interrogativo mentre prendevo un lungo sorso.
<< Oddio, Hoseok, ti ha chiesto se è frocio come te. >>
A sentir quella frase mi venne da ridere, ma scoprii a mie spese quanto fosse orribile ridere e bere allo stesso tempo. La birra mi era inevitabilmente finita di traverso facendomi tossire come un dannato. Qualche cliente accanto a me mi guardò male e anche Yoongi non si trattenne dal fare lo stesso.
Poi si girò di nuovo verso la ragazza, infischiandosene del mio stato.
<< Beh, insomma stasera siamo usciti perché voleva lagnarsi con qualcuno del fatto che sto ragazzino lo ha già piantato in asso due volte per correre dal suo coinquilino. >>
<< Ma io- fui interrotto da un ultimo colpo di tosse. -Non è così! Nemmeno ci conosciamo bene, mica mi aspettavo di finire già a letto. >>
Chieki annuì.
<< Mh, mh, credo di aver capito. Se è il suo coinquilino sicuramente lo conosce meglio, non farti paranoie per questo qui. Piuttosto cerca di farlo divertire abbastanza da farsi dimenticare che questo tizio esista. >>
Accompagnò le ultime parole da un altro dei suoi ammiccamenti. Mi ritrovai a pensare a quante persone avesse sedotto tra uomini e donne con quelle ciglia così lunghe.
<< Noona, ma perché non potevo innamorarmi di te? >>
<< Ti prego, no. Ho già sentito le tue lagne quando hai capito di essere gay, non vorrei sentirne altre sulla questione. >>
Alzai gli occhi al cielo cercando di ignorare il commento acido del mio amico, mentre la ragazza ci guardava ridendo.
<< Hoseokie, sei molto tenero, ma non mi metterei mai con un ragazzo che mi chiama "noona". Mi sentirei vecchia e diventerei triste. >>
Quelle parole mi lasciarono un po' sbigottito.
<< Perdonami! Io ti ho sempre chiamata noona! Non avrei dovuto? Perché non me l'hai mai detto?! Scusami, noo- ehm Chieki! >>
Lei sentendomi rise ancora di più.
<< Yoongi-ah, non è adorabile? Ti prendevo in giro, tesoro. Chiamami pure noona. E la prossima volta voglio vederti con questo ragazzo. Anzi, vorrei vedere anche te accompagnato. >> disse puntando una delle lunghe unghie contro Yoongi.
<< Non contarci troppo, noona. Ah, quindi noona va bene, giusto? >>
<< Sì, stai tranquillo. Ora devo andare, mi chiamano. Buona serata ragazzi. >> E detto ciò si allontanò andando verso altri clienti.
<< Cosa posso fare, hyung? >>
Lui ruotò il busto per potermi guardare dritto in faccia.
<< Non è solo per le sue cosce, vero? Scommetto che ti sono bastate queste due volte in cui vi siete parlati per capire che ti piace. >>
Il suo sguardo era serio e penetrante. Avevo cercato in tutti modi di farla sembrare una semplice cottarella per un bel ragazzo, ma a lui non potevo mentire.
<< Sì, hai ragione. Parlare con lui... mi fa sentire bene. È così spontaneo e gentile. Quando mi parlava del suo futuro e delle sue insicurezze avrei voluto abbracciarlo e dirgli che ora c'ero io. Sono un caso così disperato? >>
Mi afferrai la testa tra le mani e osservai il mio bicchiere mezzo vuoto.
<< Io ti auguro solo di non prenderla in quel posto. Spero sia davvero gentile come credi. >>
<< Hyung, piantala con queste frasi a doppio senso! Le battute sconce non ti si addicono. >>
Scoppiai a ridere e lui grugni.
<< Sei tu che sei un pervertito. Comunque, dicevo sul serio. >>
<< Lo so. Hyuuuuung, sei così tenero quando vuoi! >>
Tentai di abbracciarlo, ma fui malamente allontanato con un “Ma piantala.”
Alla fine entrambi finimmo le nostre birre in un sorso e ci alzammo per unirci alla folla che iniziava a ballare. Per quella sera non avrei più parlato né pensato troppo a Jimin. Volevo godermi la serata con il mio migliore amico. Per le preoccupazioni c'era ancora tempo.






1 Itaewon, la Homo Hill e il Queen sono posti realmente esistenti di Seoul e sono rispettivamente un quartiere, una strada e un locale gay molto famoso di quest'ultima. La descrizione del locale però è inventata da me.

 


TRADUZIONE:

“...Io vengo da Busan, tu da Gwangju
Ma siamo uguali
Anche qui in Seoul, anche lì alle Isole Jeju
Tutti sono innamorati, oh si...”

[JIMIN]

  
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