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Autore: silly_sil    24/04/2016    0 recensioni
Dal testo: "Louis è innamorato di me. Il che mi genera un po’ di sana rabbia, come immaginerete. Considerando che avrà avuto come minimo un migliaio di altre reincarnazioni da sfruttare per rovinare la vita di una delle sue cugine. Eppure ha scelto questa realtà. Ha scelto oggi. Ha scelto me."
ALERT: INCEST!
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Weasley, Roxanne Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nuova generazione
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Ho sempre pensato che, quando il mondo fosse finito, la tecnologia sarebbe sopravvissuta all’uomo. Sì, far coincidere la morte della specie umana con la fine del mondo è tremendamente antropocentrico, ma mi perdonerete se il fulcro della mia riflessione non sia questo. Il fatto è che è davvero tutto finito, anche se non c’è stata un’invasione zombie o l’esplosione di un vulcano. Neppure un meteorite ha pensato bene di far a pezzi la terra. Non l’arrivo di un profeta tanto atteso, non la rivolta dei computer. Nulla di tutto quello che, per tradizione culturale, uno assocerebbe con la fine. La Fine con la “F” maiuscola ed in corsivo. Perché qui si parla di cose serie che necessitano una maiuscola adeguata.


Il mondo ha esalato l’ultimo respiro, eppure il wi-fi funziona ancora (tecnologia batte umanità 1 a 0, ricordate?), perché la canzone che stavo ascoltando sul computer riempie ancora l’aria della mia camera con la sua monotona melodia, in riproduzione da quella che pare una vita intera. Dicono che, per vincere alla Lotteria, uno dovrebbe giocarci ogni giorno dal Paleolitico in poi. Chissà quali sono, a parità di tempo, le probabilità di innamorarsi di un proprio famigliare. Considerando che, con una vita di una media di 75 anni, dal Paleolitico in poi,  uno non si reincarnerebbe ogni giorno, mi arrischio a dire che le probabilità sono più basse di quelle di vincere un bel milioncino. Infinitesimali rispetto a quelle di essere colpiti da un fulmine. O di essere implicati in un disastro aereo. Oh, come preferirei ritrovarmi nella sezione di coda di un aereo in piena avaria!


Il mondo è finito perché sono rimasta intrappolata nella mia stessa logica statistica. Non avrei dovuto osare tanto, considerando che le mie conoscenze matematiche si fermano alle scuole elementari. Quella stessa probabilità così inverosimile, così lontana mi si è ritorta contro. Ed il cataclisma è calato su di me, feroce, implacabile; e mi ha soffocato. Louis è innamorato di me. Il che mi genera un po’ di sana rabbia, come immaginerete. Considerando che avrà avuto come minimo un migliaio di altre reincarnazioni da sfruttare per rovinare la vita di una delle sue cugine. Eppure ha scelto questa realtà. Ha scelto oggi. Ha scelto me.


E’ venuto in camera mia, gonfio di quella sua decisione di sbolognare il masso lo schiacciava direttamente su di me. Ha detto che è da sempre, che mi ama. Un sempre decisamente arrotondato per eccesso, considerato che i neonati non provano amore, se non per la propria madre. Il ché è macabro almeno quanto provare amore per un cugino, a ben pensarci. Louis è passato da un amore incestuoso all’altro. Freud avrebbe pagato oro per poter mettere le mani su un simile caso clinico, poco ma sicuro.
Inoltre, se proprio vogliamo cercare il Nargillo dove non c’è, dovrei anche portare a mio favore il fatto che, quando lui nacque, io avevo già due anni. Quindi, considerando che le donne maturano prima, mi sarei di certo accorta di un suo ipotetico “amore” nei miei confronti. Eppure nulla. Niente. Zero. Nisba. Potreste, voi, considerare amore l’insultarsi ogni giorno? Lo spintonarsi? Il tirarsi i capelli? Perché per lo meno fino ai sette anni il nostro rapporto si potrebbe descrivere così.


Siamo sempre stati agli antipodi, noi due. E non quel tipo di antipodi che gli aforismi dicono si attraggano, per carità. Louis è Luce (con un tipo di maiuscola molto simile a quella usata per la “Fine” citata prima), è una giornata di sole passata all’aperto con gli amici, è una Burrobirra bevuta al crepuscolo. Io sono l’opposto. Un cielo nuvoloso che minaccia pioggia, un angolo buio in una stanza gremita, una margherita strappata con prepotenza e subito ributtata nel prato d’origine. Ma senza più le radici per farne parte. Eppure Louis non se ne rende mica conto, della nostra diversità. Non si rende conto di come mi oscuri, quando siamo assieme, accentuando le ombre che mi compongono. E dice di amarmi, lo stronzo!


“Rox? Mi sto preoccupando, è da cinque minuti buoni che te ne stai lì a guardare il vuoto… Stai male? Hai sentito quello che ti ho detto, almeno? Ripeterlo mi ucciderebbe.”
 

Sì, impiccioni, l’ho sentito. E so benissimo che sia lì in piedi, sulla soglia della mia camera, ad aspettare una mia risposta. Lo so benissimo perché posso vedere con la coda dell’occhio quella sua odiosa postura che denuncia la sua sicurezza. Eppure preferisco fissare la mia attenzione sul lato sinistro del desktop del mio computer. Mi sta facendo impazzire la sua calma. E’ ostentata, per lo meno? Perché se provasse davvero tutta quella tranquillità mi alzerei volentieri per tirargli un pugno. L’impressione è proprio quella che sia venuto da me a liberarsi di un peso e basta. Sono quasi sicura che neanche gli interessi, avere una risposta. Resta lì in piedi perché adora vedermi in difficoltà. Gode nel vedermi annegare nei miei stessi sentimenti, soffocarmi con le parole che ancora aleggiano nell’aria. Che stronzo, lo odio. Lui e quei geni Veela dannati, che potrebbero fargli avere chiunque. Chiunque a parte me. Perché non si può. Siamo cugini. E se lui avesse pensato anche solo per un attimo prima di aprire la bocca, si sarebbe reso conto del cataclisma che si sarebbe creato. Perché se ora lo guardo, inutile negarlo, non vedo più mio cugino. Vedo un ragazzo che ha detto di amarmi. Che ha mentito. Che mi ha rovinato la vita, vita che cinque minuti prima si destreggiava discretamente attraverso la merda quotidiana che il destino ti offre.


Ora decido di guardarlo. Dopotutto sono Roxanne Weasley. La spavalda Roxanne Weasley. La coraggiosa, Roxanne Weasley. E se anche il mio sguardo sia fermo, so benissimo che in qualche sfumatura del marrone dei miei occhi lui possa ora leggere l’insicurezza propria di un’altra Roxanne. La Roxanne Weasley che ha già sofferto per amore. Che non vuole. Che ha paura. Che si ripete quella parola a ripetizione nella sua testa: “Cugino, cugino. E’ tuo cugino!” Ma che non è ancora così confusa da arrivare a formulare un altro pensiero, ovvero che lei si riconosce in quel sentimento.


 Ho sentito, ovvio che ti ho sentito! Per quanto mi piacerebbe poter affermare di esser stata colpita da sordità temporanea, io ti ho sentito! ”


Ok, può bastare, questo? Ci riesce, quel pesce lesso, a leggere il “NO” gigantesco che si nasconde fra le righe? Il mio tono astioso è sufficiente a farlo andare via, a chiudere la faccenda? Dopotutto non conosco altri modi, non vedo altre vie d’uscita. Dovrò far sì che lui mi odi. Che questo sentimento, così simile all’amore, prenda in lui il sopravvento. Ma sono pronta a vivere in un mondo in cui Louis Weasley mi odia? In cui sono costretta ad incrociare nei corridoi un Louis Weasley che mi odia? A passare con lui le festività?


Una risposta alle mie prime perplessità e data dalla sua postura, ora cambiata. Le spalle non sono più tese all’indietro, il petto non è più ampio, gli occhi sbattono increduli molte volte di seguito. Che siano i primi segni di cedimento? Ora uscirà James a dire che tutto era solo uno stupido, insensato, immaturo scherzo? Potrò tornare alla mia monotonia, alla mia ricercata apatia?


 E’ tutto questo, ciò che hai da dirmi? Che non sei sorda? Non te la caverai così, Roxanne. Io so che provi lo stesso, lo so!
 
 
Cosa? Cos’è che ha appena detto? Che io lo amo, forse? Eccolo là, il Louis che conosco bene. Quello egoista, che impone i propri sentimenti. Che non ti lascia scelta. Che ti fa vacillare. Quel Louis che ora se lo è proprio guadagnato, uno schiaffo. Ed io non esito ad elargirglielo, con la mano aperta e il palmo fermo e sicuro. Non mi renderà colpevole del suo stesso delitto. Né ora né mai, io lo amerò. E’ bene che se lo metta in testa, questo ragazzino viziato.


 Notizia dell’ultima ora, Louis, io non  sono la tua bambola! Anzi, per essere davvero precisi, io sono tua CUGINA!


L’ultima parola la sottolineo con foga. Anche se, nella mia testa, ha perso di significato, tante volte me la sono ripetuta nella testa da quando lui si è dichiarato. Quasi non sono più sicura di cosa sia, una cugina. Ma Louis sembra compensare la mia mancanza, perché il suo viso si arrossa quando sente l’enfasi che ho posto su quell’aggettivo. Respira affannosamente, e per qualche secondo ho davvero paura che mi svenga davanti. Non lo fa. Ma resta in un silenzio ostinato ben più minaccioso. Si massaggia la guancia colpita dal mio precedente schiaffo come soppesando l’idea di restituirmi il favore. Ma poi qualcosa lo ferma, e si abbandona ad un respiro pesante.


 Non mentirò, non mi aspettavo che fosse facile, convincerti ad accettare i tuoi sentimenti. Ma stai portando tutto su un altro livello. Ti chiedo solo di pensarci su, Rox.


E, così come è venuto, se ne va. Lasciandomi attonita e rantolante. Il che è un bene, perché se avessi dovuto trattenere ancora un secondo di più le lacrime, mi sarebbero esplose le cornee. Sia chiaro, sono lacrime di rabbia e frustrazione. E le lascio scorrere sulle guance senza il minimo singhiozzo, perché se si accorgesse dell’effetto che ha avuto su di me capirebbe tutto. Capirebbe che è tutta una facciata. Che forse non è vero che sono una margherita senza radici. Forse, ma solo forse eh!, delle radici alla fin fine le ho pure io. E la sensazione prepotente che mi cresce in petto mi porta a pensare che siano strettamente legate a quelle di Louis, come se fossimo due germogli nati dallo stesso seme. Metafora poco azzeccata, considerando che in noi scorre lo stesso sangue. Ma che volete farci? Il ronzio nella mia testa non accenna ad abbandonarmi e non riesco a trovare nulla di più poetico. Io lo amo, contro ogni logica. E non è un amore “da dichiarazione”, non l’ho trovato preconfezionato nel momento in cui Louis si è confessato. E’ qualcosa che ho sempre represso nel mio intimo. E’ sbagliato, eppure così giusto. E’ luce, ed è ombra. Proprio come noi.


Dannazione, e ora chi glielo dice a quel cretino che aveva ragione?
 
 
 
 
 
 
  
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