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Autore: Sarija    24/04/2016    2 recensioni
Dal testo:
Era un gioco. Un gioco di sguardi che eseguivano entrambi alla perfezione non cedendo mai uno all'altra, regalandosi brividi infuocati ed emozioni senza eguali. Gli occhi ipnotici, misteriosi e verdi come i prati verdeggianti dell'Irlanda, di lui e gli occhi limpidi, magnetici e azzurri come l'oceano, di lei.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 1

Due occhi verdi la stavano guardando con un misto di disinteresse freddo e di nero disgusto mentre la lama del suo scettro si avvicinava al suo petto ansante. Lo aveva visto fare lo stesso con gli altri scienziati prima di lei ed erano ora così diversi, strani.

Era paralizzata dalla paura per quella sparatoria che si era conclusa pochi attimi prima e guardava con sguardo attonito l'uomo che era apparso improvvisamente grazie al potere del Tesseract, l'oggetto a cui lei e altri pochi eletti stavano lavorando.

La lama si appoggiò leggera fra i seni coperti dallo spesso camice bianco che indossava sempre su cui era appeso il suo cartellino riconoscitivo: Astrid Connor.
Sentì un tonfo al cuore mentre percepiva qualcosa di oscuro e di estraneo circondarla e violarle la mente con prepotenza, ma più faceva resistenza, più quell'entità le faceva provare dolore. Si aggrappò  alla scrivania alle sue spalle con forza, fino a far diventare bianche le nocche e vide quel Dio, di cui aveva solo sentito parlarne, allontanarsi con passo sicuro e strafottente trasudando mistero e ostilità.

Le sfuggì un singulto, un gemito di dolore, sentendo le gambe cedere sotto il suo stesso peso, ma riuscì in qualche modo a non cadere mentre la vista le si annebbiò per un istante. Sbatté le palpebre al bruciare che si stava dilagando nelle sue vene, nella sua mente, che confusa cercava di dare una spiegazione a quanto stava accadendo, del perché i suoi colleghi sembravo zombie mentre lavoravano silenziosi davanti ai loro computer.

Doveva avvisare lo SHIELD, dovevano sapere tutti quanti, dovevano essere informati dell'arrivo di quell'uomo che di pacifico non aveva nulla. Si mosse di qualche passo verso la scalinata in acciaio usando la scrivania come stampella cercando in tutti i modi di non attirare l'attenzione su di sé, ma era quasi impossibile nascondere il tremore delle sue gambe e il volto contratto dal dolore. Inspirò profondamente prima di lasciare la scrivania, ma un dolore più acuto, profondo, la fece rovinare a terra con un tonfo sordo che allarmò l'intruso facendolo avvicinare al corpo della donna.

Astrid sentiva i suoi passi leggeri avvicinarsi intervallati dal rumore metallico di quello che sembrava a tutti gli effetti uno scettro con una pietra azzurra e luminosa incastonata ad una estremità. La donna si mosse spasmodicamente, senza controllo fino a che il dolore che la opprimeva non sparì completamente e all'improvviso, ritornando finalmente a respirare liberamente, si rese conto di quanto il Dio le fosse vicino.

Si alzò di scatto indietreggiando velocemente verso la sua via di fuga, ancora un po' scossa mentre il cervello le urlava disperato di scappare. Si volse iniziando a correre sentendo i suoi passi metallici e frenetici, il respiro affrettato, il cuore che galoppava impazzito e una fredda goccia di sudore sulla fronte chiara.

Diede una veloce occhiata alle sue spalle per controllare quanto distante fosse l'uomo che era comparso solo pochi minuti prima e rimase interdetta e sorpresa quando lo vide fermo nel punto esatto in cui si era accasciata a terra.

Non la inseguiva? E in quel momento notò che le sue labbra erano lievemente distese in un sorriso divertito.

Dalle mani sicure e fresche la bloccarono circondandole i polsi con forza e si ritrovò con il volto a pochi millimetri dal suo petto.

"Pensavi fosse così facile?", un sussurro vicino al suo orecchio, una voce leggera, tagliente e sibilante, come se volesse farle del male solo parlandole.

Con uno spintone la costrinse a tornare sui propri passi, confusa.

Come aveva fatto? E mentre riscendeva le scale, con la continua sensazione di essere osservata, si bloccò come paralizzata.

Aveva iniziato a vederci doppio?

La stessa persona era allo stesso tempo alle sue spalle e davanti a lei.

"Sei riuscita a resistere alle Gemma della Mente …", disse Loki indicando la pietra del suo scettro, "… e ora non riesci a comprendere che quella è una semplice copia?", continuò canzonandola mentre la sua copia spariva in una strana luce verdognola.

Il Dio era stupito da quella midgariana, ma ovviamente lo tenne per sé e ordinò ai suoi nuovi leccapiedi di procedere alla estrazione del Tesseract  che, luminoso, stava al centro del grande spazio circolare davanti ai computer degli scienziati.

Le si avvicinò di qualche passo e la vide indietreggiare impaurita, deglutendo rumorosamente al suo avanzare minaccioso.

"Non mi uccidere … Ti prego!", lo implorò con voce rotta, ma in fondo al suo animo sapeva che sarebbe stato del tutto inutile e il suo sguardo cadde inevitabilmente sui cadaveri dei soldati sparsi nella stanza, inermi.

Loki si fermò a pochi centimetri da lei, notando quanto fosse bassa rispetto a lui, arrivandogli al petto, forse alle spalle. Aveva i capelli biondi lasciati lunghi sulle spalle, disordinati e gli occhi erano di un azzurro intenso.

Come suo fratello …

Loki si voltò si scatto con una smorfia sprezzante e disgustata sul viso.

Lui non aveva un fratello!

"Non sei nella posizione di avanzare richieste", disse sprezzante sputando quelle parole come se fossero acido.

Uno dei colleghi della scienziata si avvicinò al Dio porgendogli una valigetta argentata che conteneva presumibilmente il Tesseract.

"Loki! Quale … spiacevole sorpresa". Astrid aveva riconosciuto quella voce: apparteneva a quell'uomo dall'occhio bendato di cui ricordava bene il nome, Nick Fury.

"Tuo fratello Thor mi ha parlato molto di te …", continuò scendendo le scale metalliche mentre l'uomo che lo accompagnava rimase sul piccolo pianerottolo pronto a scoccare la freccia incoccata mirando la fronte di Loki.

Il volto del Dio si contrasse impercettibilmente nel sentire quelle parole, ma altrettanto velocemente tornò alla solita espressione sprezzante, maliziosa ed ingannevole.
Di che cosa si doveva preoccupare, di un insulso midgariano sbruffone? No … lui era superiore a tutti loro

"Davvero pensi di potermi fermare?", disse con un ghigno divertito mentre si contrappose tra l'uomo dall'occhio bendato e Astrid, facendo capire ad entrambi i midgariani che non intendeva lasciarla andare.

Un singulto trattenuto a stento e basso fece allarmare sia la scienziata che Fury, facendoli voltare verso il soldato: Loki, o una sua copia, lo aveva appena soggiogato.
Astrid tornò a guardare sconcertata verso il Dio che le stava davanti e lo vide scomparire con una leggera luce verdognola.

Si sentiva inutile, incapace e frustrata per il fatto che non riuscisse a prevedere o solo capire i movimenti e gli spostamenti di Loki attraverso le sue copie.
Barton, conosciuto anche come Occhi di Falco, aveva ora degli strani occhi azzurri che non gli appartenevano, il portamento rigido e composto in attesa di ordini dal suo nuovo padrone. Lo vide abbassare l'arco e rimettere la freccia incoccata nella faretra con un gesto fluido e veloce.

Una profonda ruga scura si stagliò tra gli occhi di Fury, preoccupato da quanto era successo. Con un gemito di dolore e un tonfo sordo, l'uomo cadde a terra e Astrid vide l'ennesima copia di Loki che lo aveva colpito alla testa con l'estremità del suo scettro, tramortendolo.

La scienziata abbassò lo sguardo sul pavimento sentendosi colpevole. Sentiva una morsa sul cuore che le impediva di muoversi, come se qualcuno si divertisse a farla assistere a tutto ciò ma impendendole di fare anche solo un passo. Con la coda dell'occhio vide lo schermo del proprio computer e, tornando nel suo elemento, si mosse diretta alla sua scrivania sotto lo sguardo scrutatore del Dio. Picchiettò rapida qualche tasto sulla tastiera nera e comprese ciò che stava per accadere.

Astrid si schiarì piano la gola per essere sicura di non avere la voce flebile o acuta in quel momento, "La struttura sta per collassare su se stessa ... Il portale ha reso tutto quanto altamente instabile".

"Lo so …".

Al suono della sua voce, così pericolosamente vicina, la scienziata strillò avanzando di qualche passo allontanandosi da Loki che ora stava alle sue spalle.

"Oh, ti ho spaventata?", disse con falsa preoccupazione facendosi beffe di lei. Astrid si volse verso di lui vedendo il divertimento mal celato che dipingeva il suo volto pallido incorniciato da lunghi capelli corvini.

Distolse lo sguardo, impossibilitata nel reggere quegl'occhi così magnetici ed ipnotici che la incantavano, facendole persino dimenticare le circostanze in cui erano, facendola persino rabbrividire piacevolmente.

Vide il Dr. Selvig che stava raccattando le proprie strumentazioni velocemente, pronto per andarsene.

"Da questa parte, Signore", disse Barton indicando una via d'uscita secondaria da cui si giungeva nella galleria sotterranea che portava all'esterno.

Con un gesto del braccio, Loki le fece segno di precederlo e, con quel piccolo sorrisino da sadico e psicopatico, Astrid convenne che seguirli era l'unica opzione possibile, in quanto non aveva alcuna possibilità di fuggire.

"Devo prima fare una copia dei miei dati …", sussurrò ma fu subito bloccata dalla voce dell'altro scienziato.

"Non ti preoccupare, cara. Ci ho già pensato io", e rovistando nello scatolone estrasse il dispositivo di memoria che lei usava sempre per i dati più importanti.
Lo fissò interdetta. La aveva chiamata cara, un'abitudine che si era creata negli anni di collaborazione.

Era sempre lui …

Una mano fresca si appoggiò delicatamente sulla zona lombare della sua schiena, facendo pressione per incoraggiarla a camminare, e così fece, guardando preoccupata il corpo di Fury che prono stava ancora a terra.

"Non lo sto controllando completamente … L'ho solo reso devoto a me e alla mia causa …", sussurrò vicino al suo orecchio mentre oltrepassarono sicuri una porta guidati da Barton, "E il tizio-occhio-benzato è ancora vivo", sibilò rispondendo alle domande inespresse della scienziata.

Astrid si sentiva a disagio, così vicina a quell'uomo le cui intenzioni le erano ora ben chiare: voleva distruggere tutto ciò che lei conosceva, eppure … eppure era lì a camminare al suo fianco

Forse non era a disagio per la sua vicinanza, né per la sua mano che premeva piano su una parte così delicata del suo corpo che mai avrebbe lasciato toccare da uno sconosciuto, per di più da uno pericoloso come lui.
Forse sentiva tale emozione perché in realtà non voleva scappare, non ora, non più e non voleva assolutamente ammetterlo a se stessa.

Venne riscossa dai suoi pensieri quando sentì la mano fresca di Loki scivolare via e percepì una lieve delusione sul cuore sentendosi come se le avesse rubato qualcosa.
Scosse la testa con forza riprendendosi da quei pensieri assurdi che le affollavano la mente e salì sulla Jeep che davanti aveva abbastanza spazio per farvi sedere tre persone. Astrid si sedette tra Barton, lato conducente, ed Erik, lato passeggero, mentre Loki si sedette sul retro non coperto dal tettuccio per fornire una copertura.
Barton avviò il motore e mentre si stavano allontanando, si sentirono dei colpi di pistola e il rumore metallico dei proiettili che foravano la Jeep e Loki si affrettò a deviare i colpi con la sua magia e a colpire a sua volta con il potere dello scettro.

Un urlo agghiacciante e pieno di dolore. Un colpo aveva trapassato da parte a parte la spalla destra della donna il cui camice bianco iniziò ad imbrattarsi di sangue velocemente, mentre la vista iniziò ad annebbiarsi a causa delle lacrime calde che a stento tratteneva.

Si sentì sballottata di continuo, ma poiché era stretta tra i due uomini, si mosse di pochi millimetri tenendo gli occhi serrati e tentò di premere sulla ferita con le poche forze che le erano rimaste a causa dello shock.

L'aria che entrava prepotente dai finestrini rotti cambiò. Era più fresca e sapeva di erba bagnata. Persino il rumore dalle ruote cambiò.

Astrid aprì lentamente gli occhi nonostante le palpebre pesanti e vide che stavano correndo veloci su una strada sterrata circondata dai campi; il cielo era scuro, plumbeo e in procinto di rovesciare tonnellate di pioggia sulle loro teste.

Represse un singulto quando premette con più forza sulla ferita nonostante le bruciasse, ma doveva assolutamente fermare l'emorragia.

Sentì il rumore di pale che fendevano l'aria di un elicottero militare passar sopra loro e con difficoltà riuscì a focalizzare la figura di Fury, che si ergeva tra due militari armati pronti a sparare. A quella vista le palpebre le si abbassarono mentre un frastuono metallico la circondò insieme ad un velo nero.

ǂǂǂ

Un cullare di mare.

Astrid sentiva le onde scendere e salire lievemente.

Piano piano iniziò ad udire dei passi leggeri che le massaggiavano le orecchie, prima quasi violentate dai frastuoni della sparatoria e della fuga dallo SHIELD, ora coccolate.

Passi e ancora passi.

Risuonavano strani, riverberando in quel che sembrava un corridoio.

Il mare smise di ondeggiare e Astrid sentì il fruscio di vesti mentre quel mare fresco la adagiava a terra.

La scienziata riuscì finalmente ad aprire gli occhi ed incrociò quelli smeraldini di Loki che la guardava intensamente. Aggrottò la fronte quando si rese consapevole del fatto che non sentisse alcun dolore alla spalla.

Si sedette sollevando la schiena da terra e aprì il camice bianco velocemente e spostò la maglia e la spallina del reggiseno nero.

"Com'è possibile …?", sussurrò più a se stessa che al Dio che la stava guardando dall'alto della sua statura con sguardo neutro.

"Ancora te lo chiedi?", le chiese con una vena di ironia sollevando un sopracciglio.

"Sei … sei stato tu?", chiese Astrid guardandolo stupita.

"E chi altri!?", le rispose acido allontanandosi scorbutico dalla scienziata.

"G-grazie!" e in risposta ebbe un "Mh" appena accennato.

Astrid si alzò resettandosi gli abiti sporchi di terra  e guardò meglio l'ambiente in cui si trovava. Sembravano essere dei corridoio sotterranei fiancheggiati da arcate a tutto sesto in stile romanico - ellenico la cui chiave di volta era decorata da motivi floreali in alto rilievo di gusto rinascimentale.

Si avviò nella stessa direzione in cui aveva visto Loki andarsene, da cui sentiva un concitato rumore di chiacchiere e di macchinari in funzione. Aveva ancora il camice aperto, il quale mostrava la sobrietà degli abiti che indossava: una semplice maglia nera informe dal taglio maschile e semplici blue Jeans.

Sentì la voce di Erik elargire ordini al personale di scienziati di cui era circondato e appena la vide, le si avvicinò entusiasta con ancora alcuni attrezzi in mano, "Devi assolutamente sapere cosa ho scoperto! O meglio … Cosa il Tesseract mi ha mostrato!", e la prese per il polso trascinandola nella piccola stanzetta ricolma di computer e ovviamente del Tesseract, sorretto da un dispositivo molto simile a quello che usavano alla base dello SHIELD.

Incuriosita guardò con interesse gli appunti che Erik le stava porgendo, scritti con la sua scrittura minuziosa e leggermente inclinata verso sinistra.

"Il tempo è l'unica vera dimensione", sussurrò leggendo ciò che era scritto.

"Sì! Esattamente …", confermò Erik guardandola meravigliato e quando comprese che Astrid era restia a credergli cercò di spiegarsi meglio.

"Ti faccio un esempio. Prendi una macchina e la fai accelerare all'infinito. Tu, spettatore, puoi vedere l'auto per un solo e piccolo tratto in un determinato istante … Ci sei fin qui?", le chiese attento.

Astrid annuì lievemente, incuriosita ancor di più.

"Bene. Cosa dovrebbe succedere a questo punto?".

"L'auto dovrebbe sparire. O meglio non mi sarebbe visibile", rispose la scienziata incrociando le braccia al petto cercando di capire dove stava andando a parare.

"Esatto! E qual è l'unica prova per cui l'auto esiste?", le chiese spalancando gli occhi e allargando le braccia sicuro di ricevere una risposta che coincideva con le sue conclusioni a cui era giunto poco prima.

"Il … Tempo …", sussurrò sconvolta da quella rivelazione. Sotto quella prospettiva lo spazio perdeva importanza, di consistenza, diventando insignificante di fronte al potere del tempo.

Aveva il cuore che batteva accelerato, si sentiva estasiata per aver potuto conoscere tale verità ma in parte era … era …. Non lo sapeva neanche lei e quando Loki fece il suo ingresso in quella piccola stanzetta la sua confusione peggiorò ulteriormente.

Perché le faceva quell'effetto?

Erik si avvicinò all'altro uomo, "Il Tesseract è qualcosa di meraviglioso! Non è solo scienza, è verità!", e a quella esclamazione le labbra del Dio si distesero lievemente in un sorriso soddisfatto mentre il suo sguardo si posò sulla figura della scienziata che rimaneva in disparte, ancora scossa.

"Però non so ancora come dare stabilità al portale … ", continuò Erik pensieroso.

"Iridio", disse Astrid d'impulso avvicinandosi ai due con passo sicuro. Si schiarì la voce, "L'iridio sarebbe perfetto, anche se è molto raro …", continuò fino a far diventare la voce qualcosa di meno di un sussurro appena accennato.

Perché lo stava aiutando? Era … sbagliato …

E a quel pensiero si sentì la testa pesante mentre la stanza iniziò a vorticare intorno a lei, come una giostra per bambini al Luna Park. Sentì le voci di Loki e di Barton attutite e deformate come se fosse sott'acqua e prima che lei impattasse contro il muro, due braccia forti la circondarono sostenendola.

Loki la trascinò via, lontana dagli altri per poterle parlare indisturbato.

"Che cosa mi hai fatto?", sussurrò la scienziata cercando di dare maggiore stabilità alle gambe, ma inutilmente, e alla fine lasciò che i piedi strisciassero sul pavimento, abbandonati, quasi appartenessero ad un cadavere.

Appena il Dio smise di camminare, Astrid gli si allontanò di scatto, ma le gambe le cedettero e si ritrovò con il viso appoggiato al suo petto.

"Più ti ribelli, più ti sentirai debole …", le sussurrò  all'orecchio facendola rabbrividire per il suo fiato fresco quasi quanto le sue mani.

"Perché?", gli chiese, ora con qualche forza in più, ma non si volle allontanare da lui.

"Perché mi servi, è semplice. Poiché la Gemma della Mente non ha funzionato … ho dovuto utilizzare un'antica runa. Che ora hai proprio qui …", disse languidamente solleticando leggero la pelle rigorosamente coperta del décolleté.

Fu un attimo. Lo schiocco dell'impatto tra la mano di lei e della guancia di lui. Il rumore di quello schiaffo echeggiò qualche secondo in quel corridoio vuoto prima che la donna si rese conto che, nonostante la forza che aveva usato, il volto di Loki non si era mosso neanche di un millimetro.

"Non mi toccare …", sussurrò ora senza quella forza che le aveva dato il giusto coraggio per fare una cosa del genere.

"Non mi sembrava che la cosa ti infastidisse così tanto".

Abbassò lo sguardo a terra, fissandosi le scarpe usurate e malconce, vergognandosi, perché sapeva che dopotutto lui aveva ragione. Con la coda dell'occhio lo vide avvicinarsi e deglutì rumorosamente indietreggiando di qualche passo fino a che non sentì il muro freddo impattare con la sua schiena.

Era in trappola davanti a quei occhi minacciosi, furiosi, adirati e … maliziosi. Con una spinta la schiacciò con il suo corpo contro la parete e appoggiò le mani sulla parete a qualche centimetro dal suo viso.

"Lo sai … Non saprei dire se questo tuo gesto mi abbia fatto infuriare … o eccitare". Il sibilio della sua voce così vicina alla pelle sensibile del collo, la fece rabbrividire nel profondo rilasciando una scarica bollente.

"Ma sfortunatamente ora non abbiamo tempo …", e a quella affermazione vennero circondati da una luminosa luce verde e ciò che Astrid vide la lasciò sgomenta, le labbra socchiuse in un'esclamazione silente.

Aveva riconosciuto quell'affresco in stile medioevale e sapeva bene il luogo in cui si trovava.

"Siamo davvero a Stoccarda?", chiese allibita guardando il soffitto minuziosamente decorato in oro e altri affreschi senza chiedersi come avessero fatto ad arrivare lì in pochi secondi.

"Ma io non ho gli abiti …", abbassò lo sguardo su se stessa e si rese conto che indossava un meraviglioso abito verde brillante che la fasciava perfettamente mettendo in evidenza, senza essere volgare, le sue curve che era invece solita coprire o annullare, "… adatti …".

Un sorriso compiaciuto distese le labbra di Loki che, divertito, le offrì il braccio per scendere la scalinata in marmo bianco che portava al piano terra e Astrid lo accettò senza esitazione, non abituata a portare quei tacchi vertiginosi che la alzavano di sì e no 10 centimetri.

"Perché siamo qui?", gli chiese guardandolo attentamente notando che anche lui non aveva gli stessi abiti: pantaloni neri, giacca lunga dello stesso colore, una cravatta annodata perfettamente e quella che sembrava essere una sciarpa verde con decori dorati.

"Non potresti goderti il momento senza … pensare?", disse puntando i suoi occhi magnetici in quelli di Astrid.

"Ti ricordo che stai parlando con una scienziata … Se volevi una biondina che non pensasse avresti dovuto cercare qualcuno d'altra", rispose stizzita lasciandogli il braccio sinistro e accettando di buon grado un calice di spumante da un cameriere.

"Danke sehr", e bevve un piccolo sorso sotto lo sguardo attento e divertito del Dio alle sue spalle.

"Bitte", e con un lieve cenno del capo il cameriere si allontanò da quella stramba coppia apparsa dal nulla.

Astrid inspirò profondamente e si concentrò sulle note della sinfonia che l'orchestra di violini stava eseguendo poco più avanti, oltre la statua di un toro in marmo bianco.
Sentì una mano cingerle il fianco e il brivido che le procurò gridava a gran voce il nome del suo proprietario. Lentamente si avviarono verso un'ala della sala dove alcune coppie stavano danzando il valzer sulle note di quella sinfonia, che dolce riempiva l'aria.

Astrid odiava ballare e per questo non lo aveva mai fatto in vita sua, ma la prospettiva di danzare con lui la allettava moltissimo. Bevve gli ultimi sorsi di spumante e lo adagiò su un vassoio di un cameriere in divisa bianca che passò loro accanto.

La scienziata appoggiò la mano sinistra sulla spalla destra di Loki, tremante e con il cuore in gola. Lui le prese la mano destra e, cingendole il fianco con forza, la schiacciò possessivo contro di sé. Le scappò un mugolio a quel contatto, sorpresa e vide un sorriso storto apparire sul volto di Loki.

Volteggiarono eleganti e veloci, gli sguardi incatenati uno all'altro senza fiatare, senza dire una parola per un tempo che le parve infinito.

Era un gioco. Un gioco di sguardi che eseguivano entrambi alla perfezione non cedendo mai uno all'altra, regalandosi brividi infuocati ed emozioni senza eguali. Gli occhi ipnotici, misteriosi e verdi come i prati verdeggianti dell'Irlanda, di lui e gli occhi limpidi, magnetici e azzurri come l'oceano, di lei.
"Come mai un'americana conosce così bene questo posto?". Loki fu il primo ad interrompere quel silenzio che si era creato tra loro.

"Io non sono americana … Io sono tedesca. Stuttgart è la mia città natale", gli rispose avvicinandosi ulteriormente a lui per farsi udire meglio.

"Connor non mi sembra un cognome … tedesco", ribatté Loki, incuriosito.

La donna aumentò appena la pressione della mano sulla spalla del Dio e, dopo un respiro profondo, decise di dirglielo.

"Il mio vero cognome è Von Kessel. Connor è il cognome di mio marito James …".

A quella rivelazione il loro volteggiare si fermò bruscamente sotto gli sguardi dubbiosi delle persone che li circondavano.

"È morto due anni fa …", continuò in un sussurro.

"E così uno stupido midgariano ti aveva per sé senza neanche dover usare la magia …", disse Loki rivolto per lo più a se stesso.

"In realtà volevamo divorziare, ma è morto prima che lo potessimo fare … Perciò ufficialmente io sono vedova Connor", continuò ignorando l'appellativo che aveva dato a James, e appoggiò la testa nell'incavo del collo di Loki, il quale però la allontanò delicatamente, pur volendo stare ancora un po' con quella donna, soprattutto dopo ciò che gli aveva rivelato su di sé.

"Aspettami fuori. Devo fare una cosa …", disse voltandosi.

"Perché dovrei?", gli chiese con un sopracciglio sollevato.

"Non ti piacerà", rispose sollevando le spalle.

Astrid lo fermò tornando davanti a lui e gli circondò lasciva il collo con le braccia, "Non se sarei così sicura …", sussurrò a pochi centimetri dal suo viso.

Il Dio le sfiorò la pelle delicata del seno lasciata scoperta dalla scollatura a cuore del vestito e seguì lentamente la linea nera della stella a cinque punte che era comparsa al suo semplice tocco.

Astrid soffocò un gemito sul collo di Loki e un brivido piacevole la fece fremere fin nelle viscere: questa volta non lo avrebbe allontanato né lo avrebbe fermato.

Per un attimo un pensiero fulmineo passò per la mente del Dio dell'Inganno. Guardò attentamente la donna che gli stava di fronte e non riuscì a darsi una risposta. Non riusciva a capire se il suo comportamento fosse solo frutto della runa che aveva impresso sulla sua pelle oppure …

La scienziata si allontanò indietreggiando di un passo e Loki, accantonando momentaneamente il suo dubbio, le cinse i fianchi nuovamente, avviandosi verso la piccola folla di gente che si era riunita attorno ad un uomo, il quale stava ringraziando gli ospiti per aver contribuito alle donazioni per il museo.

"Allora … mettiamoci al lavoro".
 
Ciao a tutti! Se siete arrivati fin qui … siete fantastici u.u già vi amo XD Spero che come inizio vi piaccia e che vi abbia incuriosito … Vorrei tanto sapere un vostro parere dato che è la mia prima fan fiction in questo fandom e inoltre … a causa del poco tempo a disposizione per scrivere volevo sapere se ne valeva la pena andare avanti o cancellare tutto perché non piace c.c Detto questo … vi saluto ^^ ciau :3

   
 
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