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Autore: RLandH    25/04/2016    3 recensioni
-Si con i titoli faccio schifo -
Raccolte di fanfiction per l'iniziativa proposta da CampMezzosangue dei "100AU"
(Non sono certa di riuscire a scrivere tutte e cento le storie, ma tentar non nuoce)
#32(Frank/Hazel)
#81 (Leo/Calypso)
#87 (Luke/Thalia)
#10(Jason/Piper)
#100 (Nico/Will)
#18 (Travis/Katie)
#11 (Chris/Clarisse)
#42(Reyna/Annabeth)
#5 (Leo/Khione)
#23 (Percy/Annabeth)
#34 (Percy/Reyna)
#33(Luke!Centric)
#28(Leo/Echo)
#90(Michael/Clarisse)
#98(Percy/Rachel)
#19(Jason&Leo)
#65 (Annbeth/Luke!Past)
#77 (Calypso/Lester)
#39 (Harry Potter!AU) (Charlie/Silena)
#15 (Nico/Will)
#38 (Annabeth/PercyPercy/Calypso)
#17 (Percy/Calypso)
#70 Quella spogliarellista ha un aspetto familiare OMG sei tu!AU (Nico&Reyna)
#2 Mi sono infiltrato in casa tua alle due di notte perché ero ubriaco e pensavo fossa casa mia!AU(Leo/Calypso)
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: I sette della Profezia, Quasi tutti
Note: AU, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo(Storia): I Cento Mo(n)di
Titolo Capitolo: Quello che le parole non dicono
Prompt: #28 Ho imparato la lingua dei segni per comunicare con te!AU
Personaggi: Leo Valdez, Echo, Hazel Levesque, Piper McLean (FlashBack: Khione, Jason Grace, Citazione: Narciso)
Paring: Lecho (Jasper!Minor, Khileo!OneSide, Echiso!OneSide)
Rating: Verde
Warning: NoCamp!AU(?) HighSchool!AU
Beta: Nessuna
Note: Come sempre vorrei ringraziare Farkas, che commenta sempre, tutti quelli che seguono/preferiscono/ricordano/leggono e CampMezzosangue per la loro iniziativa e i loro meravigliosi prompt.
Ed avevo scritto una Michael/Clarisse e prima o poi avrò il coraggio di pubblicarla, la Charlena è al momento stata terminata ma è sfortunatamente su un tablet in un'altra città.
Comunque se qualcuno avesse voglia di consigliare paring, sono sempre ben accetti.
Riguardo alla Lecho(?) be a me Echo piace tanto ed ha sempre fatto una gran pena la sua storia, in tutte le salse e compagnia.
Quindi, grazie a tutti,
Buona lettura.

 

 

 

Quello che le parole non dicono

 

 

 

“Andrà tutto bene Leo” lo rassicurò Hazel, mentre gli passava le mani sulle spalle per lisciargli la camicia, era davvero sconcertante che la ragazza era riuscita a convincerlo di mettersi quell'indumento. “Quindi vado lì e ...” aveva cominciato Leo, con la gola secca, la bile gli era risalita ancora, dandogli una sensazione di nausea bella forte, “E mostri la tua magia, Valdez” aveva scherzato Piper al suo fianco, dandogli una gomitata appena, per dar segno della sua approvazione. “La mia magia?” aveva chiesto confuso e retorico Leo, “Non vorrai dire di non essere magico, vero?” l'aveva stuzzicato Hazel.
Leo lo sapeva che le due volevano solamente essere utile, ma rischiavano di essere davvero imbarazzanti.
“Vai!” impartì Piper, dandogli un bacio sulla tempia, mentre Hazel sorrideva in maniera amichevole e rassicurante, mentre lui annuiva mancante di sicurezza, prima di varcare la porta della mensa scolastica, per trovare la persona che stava cercando.
Echo aveva l'inaspettato dono di essere trasparente tra le gente e se alla giovane la cosa non sembrava piacere affatto, Leo l'avrebbe davvero voluto avere, visto la sua innata capacità di fare pessime figure, che l'idea di divenire del tutto anonimo non sembrava terrorizzarlo.
Poi l'aveva trovata, seduta su un tavolo, che leggeva un libro con uno sguardo preso, i capelli castano chiaro raccolti in una treccia e gli occhi del colore del mare salato. “Echo!” aveva esclamato Leo, forse con troppa enfasi, attirando l'intero sguardo della mensa su di lei, compreso quella della fanciulla, che era arrossita improvvisamente.
Tutti avevano guardato Leo senza curarsi di lei, mentre il ragazzo camminava con la stessa scioltezza di un pezzo di latta verso quella, per accomodarsi davanti a lei.
“Ciao!” aveva detto tutto impacciato, alzando una mano, sentendosi l'attimo dopo un completo idiota, la ragazza aveva abbozzato un sorriso, prima di sollevare la mano e replicare il gesto, “Come stai?” aveva domandato lui, cercando di non torturarsi le cuciture dei pantaloni con le mani, Echo aveva continuato a sorridere prima di fare un cenno del capo piuttosto pacata, inclinando la testa a sinistra.
Stava bene.
Poi aveva voltato il palmo verso di lui come ad invitarlo.
Echo capiva bene gli altri, peccato che non riuscisse a farsi capire.
“Sto benissimo” aveva risposto immediatamente lui, continuando a far strusciare le unghia sulle cuciture dei jeans, il suo tono era sembrato forse troppo in falsetto e non aveva del tutto convinto la ragazza, che aveva aggrottato le sopracciglia.
Leo prese un bel respiro, si era preparato, si era impegnato … aveva letto libri, seguito corsi e sfinito tutti i suoi amici.
Aveva sollevato le mani per compiere quei determinati gesti che sapevano dire alla ragazza che stesse bene.

Echo aveva aperto la bocca in una circonferenza perfetta davvero stupita di questo, “Va bene, va bene” aveva detto lui, alzando le mani, con un sospiro appena, “Non sono praticissimo, forse a fare i segni faccio anche piuttosto schifo” aveva ammesso, al che Eco aveva replicato capovolgendo il palmo della mano verso il basso, oscillandola poi.
Così così.
Che aveva fatto ridere Leo abbastanza di gusto. “Però sto diventando bravo a capirli” aveva detto immediatamente, “Così quando uscirai con me non sarà necessario ti porterai sempre dietro un quaderno” aveva spiegato poi il ragazzo. Aveva cercato di mimare che era diventato piuttosto bravo a seguire i “discorsi” che la gente aveva caricato su youtube per insegnare alla gente la lingua.
Echo era arrossita come una ragazzina, aveva sorriso e poi si era coperta le labbra con una mano, in un gesto di adorabile pudicizia. Poi Echo aveva mosso le mani troppo velocemente per cui Leo riuscisse a starle dietro ed il ragazzo di rimando aveva mosso le mani per chiederle di fare più lentamente.
L'altra si era impegnata per farlo con movimenti lenti e molto armonici.
“Hai ...” aveva detto con un tono basso Leo mentre leggeva i movimenti della ragazza, “Davvero ...” aveva aggiunto, “il linguaggio dei segni” il suo tono si era fatto sempre più basso, “Per me?” aveva inavvertitamente detto.
Echo gli stava sorridendo, allora lui aveva annuito con il capo, gli occhi della ragazza si erano fatti quasi umidi ed aveva velocemente gesticolato un grazie.

La verità era che Leo non sapeva perché aveva deciso di farlo, era un ragazzo che si innamorava troppo in fretta per lasciarsi così ossessionare ed impegnare per una persona. Però quando aveva incontrato Echo aveva deciso che forse per lei ne valeva in parte un po' la pena, certo aveva dovuto ammettere che all'inizio la ragazza non era stata poi così appariscente nella sua vita. Stava cercando di fare colpo su Khione, la bella ragazza che a letteratura sedeva in ultima fila, che monopolizzava l'attenzione di tutti con gli occhi scuri come il caffè ed il sorriso freddo. E mentre cercava di attirare in tutti i modi l'attenzione di quella ragazza aveva finito per investire una sfortunata che andava nella direzione opposta alla sua, l'aveva travolta, avendo fatto finire lui per terra, sopra di lei, la poverina a gambe all'aria ed i suoi libri per il corridoio. “Valdez sei un pericolo ambulante” aveva scherzato con una certa crudeltà Khione, cosa che aveva terribilmente ricordato al ragazzo le cose che sua zia usava dirgli.
“Mi dispiace! Mi dispiace tantissimo!” aveva detto immediatamente tirandosi via, mentre la giovane aveva tirato giù la gonna che le era saluta alla vita rossa in viso ed aveva alzato le mani i palmi verso di lui. “Ti sei fatta male?” aveva chiesto lui sollevandosi ed allungando una mano verso di lei, che l'aveva presa, per aiutarsi a tirarsi su ed aveva annuito, poi si era toccata lo sterno e poi aveva alzato un pollice verso di lui.
Leo aveva pensato fosse estremamente carina, ma un'ora dopo non l'avrebbe mai saputa ritrovare nel marasma di studenti che frequentavano la loro scuola.
C'erano voluti un'altra serie di incontri occasionali e la memoria ferrea di Hazel, perché scoprisse di Echo la ragazza muta che frequentava il terzo anno ed era totalmente devota a Narciso, il ragazzo più attraente del creato probabilmente, che si specchiava anche nelle pozzanghere.
E non c'era stata storia per Leo di poterci competere.
O almeno aveva pensato.
Piper ed Hazel lo avevano letteralmente obbligato a provarci – perché “Echo ti sorride sempre”, “Lei ti piace, tu le piaci, perfetto” ed altre frasi così.
Così era finito a passare davvero molto tempo con lei, all'inizio fingendo fosse per puro caso, come incontri in biblioteca, poi era cominciato a divenire naturale.
No, non aveva idea se ad Echo piacesse davvero lui in quel senso, se non fosse ancora ossessionata da Narciso, ma aveva cominciato a trovare in qualche modo fastidioso vederla intristita perché non riusciva a farsi comprendere con i gesti semplici e doveva quindi ricorrere ad un taccuino pieno di farsi a metà e cancellature.
“Voglio imparare la lingua dei segni” aveva detto un giorno, interrompendo la sessione di sguardi intensi che Piper e Jason si stavano lanciando; “Che cosa bella!” aveva esclamato Piper con un sorriso radioso sul viso, mentre Jason annuiva, “Così cadrà immediatamente ai tuoi piedi” aveva detto il suo amico, aggiustandosi gli occhiali con la montatura dorata sul naso.
La sua ragazza gli aveva tirato una gomitata appena sul petto.
“No, non è per quello” aveva chiarito immediatamente lui, “Nessun secondo fine subdolo” aveva aggiunto lui con chiarezza, “Io voglio fare qualcosa di bello per lei” aveva aggiunto poi.
Perchè Echo era calma, carina, sempre gentile ed aveva quel dono meraviglioso di vedere il meglio nelle persone, quando queste non riuscivano proprio a vedere lei.


Echo era seduta sul muretto, con le gambe accavallate ed un cono gelato in una mano. Bella, con un sorriso radioso, Leo era solamente appoggiato che mangiava il suo, con un sorriso imbarazzato, chiedendosi cosa avesse dovuto dire o fare in quel momento, cosa avesse dovuto aspettarsi da lei e cosa in realtà non voleva.
Echo d'altro canto cercava di dirgli qualcosa utilizzando una mano sola, con l'altra reggeva il cono che non sembrava però immune ai bruschi movimenti che faceva, finendo per oscillare paurosamente.
Lo sai che nessuno ha mai fatto qualcosa di così bello per me?
Leo lo aveva capito solo dopo un numero imbarazzante di tentativi.
“Peccato, te lo meriti” aveva risposto lui con onestà.
Impazziva dalla voglia di tenerle la mano, di baciarla, di dirle che ci sarebbe stato per sempre.

   
 
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