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Autore: Dea Elisa    25/04/2016    1 recensioni
Anche io mi sono lasciata trascinare da questa sfida. 10 canzoni, 10 piccole storie, 10 momenti per raccontare ancora di Anna e Antonio.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente Tu – 883

 

Note: tante, troppe licenze poetiche sulla terminologia clinica.

 

«Marchesa, il dottor Ceppi vi sta cercando.»

Il tuo cuore perde un battito. Extrasistole, l’avrebbe definita lui.

«È giù nell’ingresso.»

Sei già in piedi, a scansare Giannina, a colpire con la spalla lo stipite della porta, a scivolare giù per i gradini. Arrivi alla cima dello scalone con il fiatone. No, iperventilazione.

Sollevi lo sguardo e lo vedi armeggiare attorno al calesse. Non ti aveva ancora visto. E da quella distanza era improbabile che si rendesse conto del tuo rossore. Iperemia.

Scendi un gradino alla volta, tenendo sollevata la gonna. Quasi ti è difficile mantenere l’equilibrio e la coordinazione. Atassia. Che ti stava succedendo? Sembrava dovessi pensare ad ogni piccolo movimento per non inciampare sul bordo dell’abito, per prendere la giusta distanza tra un gradino e l’altro, ed era impossibile nel frattempo alzare il capo per guardare lui, o comandare al tuo cuore di smetterla di pulsarti in gola. Cardiopalmo.

Ti ha vista, lo sai. La sagoma della sua figura entra nel tuo campo visivo, si avvicina, mentre tu arrivi in fondo, mai così impacciata e senza nessuna idea di come iniziare il discorso.

“Con un saluto, Anna”, ti dicevi. La cosa più facile del mondo. E adesso la più difficile.

Ti schiarisci la voce. «Ehm» ne viene fuori, seguito dal suo sorriso. Afasia?

«Buongiorno» ti raggiunge la sua voce. Ti prende la mano, tu ancora con i piedi in bilico sull’ultimo gradino. Si china a lasciarti un bacio, quasi non sfiorando nemmeno il dorso con le mani. Ma è come una scossa, che ti percorre il corpo in un brivido. Iperestesia.

«Ciao Antonio.»

“Ciao!?”.

«Buongiorno Antonio» ti correggi un tempuscolo dopo.

Ti senti la più sciocca del mondo, e ancora di più quando Antonio si vede costretto ad afferrarti di fretta perché tu non finisca faccia a terra.

L’ultimo gradino.

«Scusate.» Ti sistemi un ricciolo dietro i capelli. Quando alzi gli occhi ammetti di non aver previsto quanto vicini foste ora.

«State bene?» Per la quasi caduta, per il tuo cuore, i tuoi muscoli rigidi, la tua incapacità di articolare una frase di tre parole che siano quantomeno opportune, per la tua mente che non pensa altro che a lui?

«No.»

Ti guarda corrugando la fronte.

«Volevo dire sì. Sì, sto bene.»

Possibile che la sua presenza ti stravolgesse al punto di avvertire cento e più sintomi, tutti insieme e tutti diversi?

Forse la risposta era una sola, e non servivano medici per confermare la diagnosi. Sorridi, e lo stesso fa lui.

Innamoramento.

   
 
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