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Autore: SagaFrirry    25/04/2016    2 recensioni
Esattamente come per il numero 2, il 3 non era previsto ma alla fine la follia ha avuto la meglio. Il tempo è trascorso e Apollo, colui che ha preso il posto del defunto padre Zeus sulla cima dell'Olimpo, vuole finalmente mettere a tacere le voci che lo definiscono "inadeguato a quel ruolo". Per farlo, seguirà il consiglio della gemella Artemide ed organizzerà una grande sfida fra Dei e loro Campioni. In tutto questo ovviamente verranno coinvolte vecchie conoscenze, nuovi arrivi e personaggi ormai già noti. Una corsa per raggiungere e conquistare la cima del Monte più ambito del mondo Greco, per svelare inganni e sotterfugi e scoprire che l'Olimpo fa gola a molte più persone del previsto! E voi per chi fate il tifo?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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XXVIII

IRIDE

 

“Che razza di posto è? Dove siamo?” si chiese Mihael.

Dopo un volo nel nulla, lui, Lucifero e la giovane Sophia erano finiti a terra e si stavano rialzando lentamente. Si guardarono attorno, senza riconoscerne alcun dettaglio.

“Dove ci hai portato?” domandò ancora l’angelo, rivolto al fratello maggiore.

“Ma io che ne so?” rispose lui “Non dare la colpa a me”.

“Ed a chi, se no? Dai..andiamocene da qui”.

“Tutto bene?” domandò Sophia, fissando il demone.

“Sì, ho solo perso un po’ di sangue. Andiamo..”.

I tre camminarono per un tratto, fra l’erba bassa ed i fiori. Come posto, era davvero bello ma decisamente innaturale. Poi, in un attimo, iniziò a diluviare.

“Oh, no!” sospirò la ragazza, non sapendo con cosa ripararsi.

Chinò la testa con già i capelli bagnati e di colpo non sentì l’acqua sulla pelle.

“Ma che..?” si chiese.

“Sono impermeabili” si limitò a dire Lucifero, coprendo con le ali da demone sia la piccola Sophia che Mihael.

Dopo non molto strada, il livello dell’acqua iniziò a salire.

“Che palle!” sbottò il diavolo “Erano scarpe italiane! Sono del tutto rovinate!”.

“È colpa tua se siamo qui!” lo accusò l’angelo “Perciò non lamentarti!”.

“Ma che ho fatto io?!”.

“Chi ha fatto comparire quell’occhio? Io?”.

“No, ma non sono stato io!”.

“Lo sai che il tuo sangue è potente. Hai praticato un’evocazione!”.

“Non dire cagate, Mihael! Non ho fatto proprio niente!”.

“Smettetela di litigare!” alzò la voce Sophia “Usciamo di qui. L’acqua sta salendo ancora”.

La pioggia era violenta ed i tre facevano sempre più fatica ad avanzare. Il tempo avverso impediva ai due fratelli di insultarsi di nuovo. L’acqua saliva rapidamente e ben presto si ritrovarono immersi fino alla cinta. Sophia celò le ali, capendo che in quel caso erano solo d’intralcio . Mihael, avendo l’ala ferita, non riuscì a fare lo stesso e questo lo rallentò notevolmente perché le sue piume si appesantirono.

“Restiamo uniti” gridò Sophia, per farsi sentire fra tuoni, lampi e pioggia battente.

Ora al trio toccava nuotare ma l’angelo, con le ali pesanti e il braccio bloccato, si trovò subito in difficoltà.

“Ma che fai? Affoghi?” finse di sfotterlo il demone, tenendolo su “Certo che papà con queste ali ha donato un bell’impiccio, eh? Si vede che in paradiso non piove!”.

Mihael non rispose, usando le energie per riprendere fiato e per non lasciare la presa del fratello.

“Per di qua!” indicò la giovane.

“Come lo sai?” le rispose Lucifero.

“Me lo sento. Fidati di me! Andiamo!”.

“Ho alternative?”.

L’alternativa era affogare ma la ragazza si muoveva sicura ed il demone la seguiva, seppur a fatica e con il fratello tenuto stretto.

“Una luce!” riuscì a dire lei, prendendo Lucifero per mano “Ci siamo!”.

Sotto di loro, quella luce si espanse e si tinse di verde. In mezzo all’acqua, erano tutti sfiniti ma quella luce li rassicurò qualche istante.

“Quello è il suo occhio!” sorrise Sophia.

“Quale occhio?” ansimò il demone, poi riuscendo a scorgerlo sott’acqua.

“L’occhio di Eleonore! L’occhio di mia madre!”.

Appena la giovane ebbe pronunciato quelle parole, l’acqua iniziò a fluire. Come attratta dall’iride gigante di Eleonore, creò un vortice ed il trio ne finì risucchiato. Poi anche quella palpebra sbatté ed il gruppo si ritrovò altrove. In quello stesso istante, Eleonore fu liberata dai legami di Ananke e fu di nuovo in grado di muoversi.

 

“Dove siamo adesso?” ansimò Mihael, lieto di sentire il terreno sotto di sé e l’aria nei polmoni.

“Vattelappesca” rispose Lucifero, tenendosi il petto ferito.

“Risposta esauriente” storse il naso, sarcastico, l’angelo.

“Lascia che riprenda fiato un attimo e poi ti metto le mani addosso, piumino per la polvere!”.

“Voglio proprio vedere, pipistrello bagnato”.

“A chi hai dato del pipistrello?! Vedi mo dove ti infilo la coda!”.

“Basta voi due!” li interruppe, per l’ennesima volta, Sophia “Ma fate sempre così? Mi avete rotto!”.

“Hai ragione” annuì Mihael “Dobbiamo uscire di qui. E poi picchiarci”.

“Sì, concordo” si scosse il demone, per togliersi un po’ d’acqua di dosso “Dove cazzo siamo?”.

“Te l’ho chiesto prima. Boh..”.

“Bene..”.

Il trio si incamminò. Faceva caldo, così le loro vesti ed i loro corpi si asciugarono in fretta. Però non si vedeva nulla, se non il terreno nero ed il cielo aranciato.

“Sembra quasi l’Inferno..” furono le parole dell’angelo, dopo un po’.

“Tu che ne sai?” ridacchiò Lucifero.

“Faccio supposizioni..”.

“Del tutto errate..”.

“L’Inferno è meglio o peggio?”.

“Perché lo chiedi?”.

“Perché con la faccenda di Keros e tutto il resto..mi sa che finirò da quelle parti”.

“Io non ti voglio all’Inferno! Fra i piedi costantemente tutto il giorno?!”.

“Potresti torturarmi, penso..”.

“In effetti..molti dei miei demoni fremerebbero all’idea. Ma al momento la faccenda è complicata, lo sai..”.

“Già..”.

“Su, intanto usciamo da qui. Siamo una bella squadra, vero Sophia? Siam tre piccoli porcellin, siamo tre fratellin. Mai nessuno ci dividerà, trallalallalà!”.

“Hai bevuto?!” sbottò Mihael, mentre Sophia ridacchiò.

“Su, sei troppo serio!” lo stuzzicò il demone “Preferisci altre citazioni? Il numero tre è abbastanza usato. I tre moschettieri? Tu sei quello che si fa prete..”.

“E tu sei quello pervertito!”.

“Lo so! Oppure potremmo essere..cenerentola e le due sorellastre. I tre topini ciechi. Qui, Quo, Qua. Don Chisciotte, Dulcinea ed i mulini a vento. Otello, Desdemona e quello stronzo di Jago..”.

“Ok..basta..ho capito..ti è tornato il buon umore?”.

“Incredibile, vero? Mi sa che sono bipolare..”.

“Qualche problema lo hai di sicuro..”.

“Grazie, Miky! Anch’io ti voglio bene!”.

Sophia rideva e questo rilassava gli animi. Camminarono ancora per un tratto, iniziando ad avere un gran caldo.

“Mihael..” parlò Lucifero, mezzo nudo “..non è che puoi fare un fischio a papà? Magari passa a prenderti e noi ci accodiamo..”.

“Non ha segnale..”.

“Ah ah, che battuta! Dico davvero!” storse il naso il maggiore, con tono sarcastico.

“Pure io dico davvero! Non riesco a parlarci”.

“Sei fottuto..lo sai? Quando non ti parla più, vuol dire che..”.

“Lo so. Per questo ti ho chiesto dell’Inferno”.

“Oh, suvvia. Sarà solo un momento. Sei debole e intontito e poi papà ha sempre fatto i capricci. Vedrai che prima o poi risponde. Lasciagli in messaggio in segreteria”.

Mihael fissò il fratello, non sapendo che cosa rispondere ad una cazzata di quel calibro, e continuò a camminare. Era l’unico della compagnia che si ostinava a non togliersi nulla di dosso. Sophia aveva arrotolato la veste, scoprendo in parte le gambe, e raccolto i capelli. Lucifero, abituato a temperature piuttosto elevate, era a torso nudo e su di esso si vedevano le bende insanguinate.

“Questo è peggio dell’Inferno!” commentò “Almeno all’Inferno succede qualcosa!”.

“E il Paradiso com’è?” cambiò argomento Sophia.

“Noioso. Ma non devo parlartene io..” rispose il demone, con una smorfia divertita.

“Zio Mihael..se io salissi in cielo, come mi è stato proposto, che cosa dovrei fare? Che mansione avrei?”.

“Non saprei dire..” ammise l’angelo.

“Ma è vero che, quando non avete compiti da svolgere, cantate?”.

“Sì. Ma io non ho mai avuto modo di farlo, se non da bambino. Fin dalla caduta, il mio compito è stato sorvegliare i demoni che si aggiravano per il mondo e non ho avuto molto tempo libero”.

“Capisco..ma..io non sono una guerriera. Che potrei fare? Dammi delle opzioni”.

“Hai il potere di guarigione. Anche se è ancora debole, potresti di certo migliorare e divenire una taumaturga, come Rahael. Oppure seguire le orme di tua nonna Sophia, divenendo una studiosa, come Uriel..”.

“Ma non sono entrambe cose che potrei fare anche senza ascendere?”.

“Può darsi. Deciderai tu. Per ora direi che l’importante è uscire di qui”.

Una piccola luce compariva e svaniva lungo il terreno nero. Simile ad un fuoco fatuo, andava e veniva. Lucifero la fissava, arricciando la coda curioso e cercando di afferrarla, come farebbe un gatto. Mihael osservò la scena, non sapendo bene se esserne imbarazzato o infastidito. Sophia invece trovò la cosa divertente. Quando finalmente il demone riuscì a mettere un piede sulla luce, questa si dissolse e si moltiplicò. Piccole fiamme si mostrarono, in punti diversi, e poi svanirono di nuovo, tornando ad essere un’unica luce accanto al piede di Lucifero. Il demone alzò un sopracciglio.

“Fallo ancora!” ordinò Sophia.

“Cosa?”.

“Calpesta la luce!”.

Il diavolo non ne capì l’utilità ma obbedì e successe di nuovo la stessa cosa.

“È una danza!” capì la ragazza “Spostati..”.

Prendendo il posto del demone, la giovane sfiorò la luce e seguì le altre che si sprigionarono dopo di essa. Con movimenti rapidi dei piedi, le raggiungeva e ne creava di nuove.

“È una danza!” ripeté ballando, con un sorriso, invitando Lucifero e Mihael a fare lo stesso.

I due fratelli si fissarono, perplessi. Poi il demone alzò le spalle, seguendo una luce che ne aveva raggiunto i piedi scalzi. L’angelo rimase immobile, nonostante quella lucetta insistente gli lampeggiasse davanti. I movimenti di Sophia e di Lucifero si intrecciavano ed a volte le loro luci si scambiavano. Si moltiplicavano, facendo cambiare colore al terreno.

“Che state facendo?!” arricciò in naso Mihael “Con questo caldo..voi avete le forze per perdere tempo in questo modo?!”.

“Avanti! È quel che dobbiamo fare!” gli sorrise Sophia.

“Come lo sai?”.

“Lo so e basta! Non è difficile”.

“Dai, smettila di fare il cazzone e danza!” ghignò Lucifero, sfiorando le mani della ragazza e poi allontanandosi con un movimento altrettanto rapido.

“Ma non so come si fa”.

“Cosa?! A smetterla di fare il cazzone?!”.

“No! A danzare. Io sono un angelo, gli angeli non danzano!”.

“Se per questo gli angeli nemmeno si riproducono. Perciò zitto e muoviti!”.

Mihael strinse i pugni, desideroso come non mai di picchiare il fratello. Ma capì che non era quello il momento: doveva attendere.

Sophia, con un sorriso, raggiunse l’angelo a passi di danza e gli porse le mani. L’arcangelo la fissò. Poi fissò i suoi piedi: quella luce pareva chiamarlo. Inoltre i movimenti del demone e della ragazza stavano creando un disegno in terra. Era un occhio! E capì che doveva unirsi a quel ballo per aprire un varco ed andarsene da quel luogo. Era impacciato, non abituato ad agire istintivamente come invece faceva sempre il fratello maggiore.

“Non seguire uno schema” suggerì lei “Lasciati solo guidare da quelle luci. La musica è dentro di te..”.

Effettivamente Mihael iniziò a sentire una musica e si mosse. Era strano, era assurdo, ma si ritrovò a sorridere, seppur solo leggermente, deridendo la sua stupidità. Ma stava funzionando! I contorni di quello sguardo si stavano delimitando, accendendosi di luce e tingendosi di un intenso color ambra.

“Carmilla?” azzardò l’angelo, comprendendo poi in pochi secondi che quello era l’occhio di suo figlio Keros.

“Keros!” ne chiamò il nome e l’occhio si accese, infiammandosi.

Sophia sobbalzò, venendo protetta subito dalle ali dell’arcangelo.

“Per di qua” indicò Mihael “Attraverso le fiamme”.

“Sophia non può passare attraverso il fuoco!” gli ricordò Lucifero.

“La proteggerò io. Venite con me”.

Il demone fissò quell’incendio. Tentò di fidarsi del fratello e lo seguì. L’arcangelo guerriero strinse Sophia, proteggendola, e si gettò nell’iride del gigantesco occhio del figlio, venendo inghiottito dalle fiamme.

Passati oltre, i tre si ritrovarono in un luogo completamente buio e, all’interno di Ananke, Keros fu libero dalle catene che lo imprigionavano. Il mezzosangue vide Eleonore e le sorride, muovendosi rapido per raggiungere il suo signore, circondato da creature a loro volta bloccate in quel luogo.

 

“E adesso?” si chiese Lucifero “Prima io e Sophia abbiamo aiutato te, Mihael, a non affogare. Poi io e te, fratello, siamo passati oltre le fiamme proteggendo Sophia. E ora?”.

“Ora torniamo a casa! Non ne posso più!”.

Il corpo di Mihael si era acceso di tatuaggi e disegni, che lentamente stavano svanendo.

“Il tuo braccio!” commentò Sophia. “È guarito! E anche le ali!”.

L’arcangelo lo notò solo in quel momento e mosse le dita, finalmente in grado di farlo. Non capì perché lui fosse guarito mentre il fratello no e si ostinava ad essere privo di luce. Era strano vedere Lucifero senza luce! Ed ammetteva di sentirsi un po’ in colpa per questo..

“Andiamo” si sentì dire dal fratello maggiore, che pareva affaticato.

“Dove? Non vedo niente all’orizzonte”.

“E allora ogni direzione sarà lo stesso..”.

Il trio si mosse, in cerca di un segno o di un qualsiasi tipo di traccia sulla strada da prendere. Lucifero aveva celato le ali, trovandole solo un impiccio pesante, in mezzo al nulla. Poi una figura si avvicinò, lentamente.

“Non siamo i soli?” sorrise Sophia.

“Basta che quel qualcuno non voglia ucciderci o fare altre cose strane..” commentò Mihael.

La figura, lievemente brillante, camminò senza far rumore. Era un’ombra bianca che però, appena giunta sufficientemente vicina, si fece riconoscere.

“Lady Sophia!” mormorò Mihael, inchinandosi davanti a lei.

“Alzati” rispose lei e la sua dolce voce riempì lo spazio vuoto di riccioli di colore.

“Sophia? Mia..nonna?” domandò la giovane figlia di Arles ed Eleonore.

“Sì, bimba. Vuoi abbracciarmi?”.

“Sì!”.

Le due si abbracciarono, mentre Mihael si rimetteva in piedi. Lucifero rimase in silenzio, poi barcollò. Il veleno di Drakonta lo stava consumando, e finì con un ginocchio a terra.

“Oh, Sophia!” parlò la ragazza “Sei qui con noi giusto in tempo! Aiuta Lucifero con il tuo potere di guarigione! Il veleno di Drakonta è troppo forte ed io non riesco a curarlo..”.

“Un serpente che si fa uccidere da un altro serpente..” si sentì dire dalla nonna “..che cosa quasi ridicola. Vero, fratello?”.

Si chinò, sfiorando con le dita il volto del demone e fissandolo negli occhi.

“Dove siamo?” disse lui.

“Nella mente di mio figlio. Attraversando quell’occhio, vi siete entrati, passando da Eleonore e da Keros. Vi trovate in una parte dell’universo che rappresenta l’essenza di mio figlio Arikien, come gli piace farsi chiamare”.

“Il suo vero nome..lo sai solo tu”.

“Te lo dirò, forse..”.

“Come mai sei qui?”.

“Mio figlio esiste grazie a me, è ovvio che nel profondo del suo essere ci sia io. Se guardi attentamente, vedrai anche molte altre tracce di altro che lo rappresenta”.

Alzando lo sguardo, il trio effettivamente iniziò a vedere diverse figure. Vi erano dei guerrieri, dei cavalieri, delle voci e del sangue. Shion fissava con occhi vuoti i presenti e poi si dissolse. Sì udì il grido di rabbia del Dio della guerra e le urla di incitamento dei cavalieri d’oro, quella volta in cui tutti avevano trovato la morte contro il Muro del Lamento.

“Come usciamo da qui?” continuò Lucifero, rialzandosi a fatica.

“La piccola Sophia è entrata in contatto facilmente con lo sguardo di sua madre, permettendovi di passare oltre. Mihael doveva solo sciogliersi un po’ per entrare in sintonia con suo figlio e farsi meno pippe mentali. Tu..tu sei un caso strano, fratello. Ci sono delle cose che devi sapere”.

“Dimmele”.

Il demone allungò le mani verso la sorella, che si lasciò cingere.

“Fosse così facile..” sorrise lei “..fosse come sempre, che basta un mio bacio o un mio sorriso per farti agire come devi, lo farei. Ma in questo caso, è diverso”.

“Di che..di che parli?”.

“Parlo di un po’ tutto quel che ti è capitato..”.

“Sophia..io..”.

“Tu mi ami, lo so”.

“E mi manchi. Mi manchi tanto”.

“Lo so. Ma c’è un piccolo dettaglio che non ti ho mia detto e che ora ti dirò: ciò che provi..non è ciò che provo io”.

Lucifero si limitò a fissarla, inclinando leggermente la testa.

“Fratello..faceva tutto parte di un piano. Ed il tuo amore per me ha scatenato tutto. Ma io non ti amo. Sono la Sapienza, sono al disopra di certi sentimenti. Mi ecciti, dal punto di vista fisico, ma l’amore è una cosa molto diversa”.

“Ma che cosa..? Che significa tutto questo?”.

“Smettila di aspettarmi e cercarmi. Staccati da tutto questo e cresci! Cambia!”.

“Sono cambiato tante di quelle volte..”.

“Lo so. Noi angeli invece siamo immutati, come quando sei stato cacciato. Non è cambiato il nostro aspetto ed il nostro cuore”.

“Mihael..”.

“Mihael è cambiato. Sta cambiando. Ma ha capito la verità. Lui era innamorato di Carmilla ed è un’unione fatta di passione e fuoco che ha generato Keros. Tu che cosa hai capito? Che cosa aspetti a seguire il tuo destino?”.

“Destino?”.

“Smettila di cercare di essere te stesso. Come puoi essere te stesso, se non sai chi sei?”.

“Io so chi sono!”.

“E non devo essere io a curarti. Ti arrangerai da solo..come hai sempre fatto. È così che vanno le cose, e certe cose non cambiano mai”.

Con uno strano sorriso, Sophia spalancò le ali e si dissolse. Lucifero rimase qualche istante immobile poi barcollò di nuovo e finì in terra.

“Fratello!” chiamò Mihael “Tutto bene?”.

“È una domanda retorica?” gemette il demone, tenendosi il petto.

“Io..non capisco..”.

“Nemmeno io..”.

“Dov’è finita nonna Sophia?” domandò la piccola Sophia “E perché ha detto quelle cose e non ti ha guarito? Stronza!”.

“Coraggio, alzati” incitò Mihael “Dobbiamo proseguire”.

“Non ne ho le forze. Il veleno mi sta contaminando il sangue ed ormai ha raggiunto il cuore. Mi sento bruciare. Non potrò fare ancora molta strada..lasciatemi qui, vi rallenterei”.

“Sophia ha detto che come sempre ti arrangerai da solo. Perciò un modo c’è”.

“E quale? Io non sono più un guaritore! E quella donna mi ha riempito l’esistenza di bugie! Inoltre..non so se ha molto senso che io mi muova da qui..”.

“Non dire scemenze. A costo di portarti in braccio fino all’uscita! Alzati! Usciamo di qui..se poi, una volta fuori, vorrai comunque morire..ti darò una mano!”.

Sophia si chinò, tentando di usare il suo potere di guarigione. Purtroppo non era sufficiente e produsse solo qualche scintilla.

“Non so se può servire..” parlò, richiamando ancora potere “..ma..se un uomo mi dedicasse una canzone come quella che hai cantato a Sophia, e che io ho ricordato, io..come minimo piangerei commossa. Ma il cuore delle donne è complicato, ed è difficile farvi breccia. Io ho ricevuto un sacco di proposte, ma a nessuno ho detto di sì. Però..so che vi è una donna che ti aspetta. Una donna che ti ama davvero. Credo che dovresti smetterla di pensare a chi ti ha ingannato e rivolgere lo sguardo verso chi spera davvero di vederti tornare. So che non è facile..”.

“È complicato..”.

“Lo so. Ma dovremmo uscire da qui, non credi? E poi riflettere. Io so ora qual è la mia strada..”.

Il demone si sforzò di alzarsi a sedere, con un sospiro ed un brivido di dolore. Lo scenario iniziò a mutare, divenendo di colpo bianco ed accecante. I tre si strinsero l’uno all’altro, venendo avvolti da quella luce. Riaprendo gli occhi, Mihael sobbalzò, riconoscendo subito il luogo.

“Lucy!” esclamò “Siamo a casa! È la città degli Angeli! Guarda! Dai, ora ti porto da papà. Lui ti guarirà di sicuro!”.

“Stai delirando..”.

Lucifero si guardò attorno, tentando invano di rialzarsi.

“Non sapevo vi fossero tanti piccoli angeli..” commentò, celando ogni aspetto demoniaco e vedendo piccole creature alate che si inseguivano fra nuvole e architetture candide.

“Non ce ne sono!” si stupì Mihael “Un attimo..quel bambino è..Uriel!”.

Il piccolo si voltò, udendo il suo nome.

“Questo..non è il presente! Siamo nel passato!” capì l’arcangelo guerriero.

“Ottimo. Mi mancava un viaggio nel tempo..”.

“Il tuo sarcasmo ora non è appropriato. Non capisci? È perfetto!”.

“Perdonami..sono troppo debole per comprendere il ragionamento incasinato degli angeli..”.

“Lucifero!” gridò Mihael.

“Sono qui! Non serve che gridi!” protestò il demone, che venne zittito dall’angelo.

Uriel si era avvicinato ai tre, curioso, ma una voce lo chiamò per nome. Mihael alzò gli occhi, vedendo scendere lentamente dalle scalinate una creatura angelica che emanava una luce spettacolare, con i capelli e le vesti mossi da un vento piuttosto coreografico. Uriel rise e raggiunse quell’angelo.

“Quello è Lucifero?” sussurrò Sophia.

“Già” rispose Mihael “Prima che..beh..lo sai. Ma non deve sapere di avere di fronte se stesso. Sarebbe un vero casino..”.

“Cazzarola se era bello..”.

“Sì, in effetti..”.

Il Lucifero demoniaco, lanciò un’occhiata al fratello minore, non sapendo se prenderlo a sberle o insultarlo. In entrambi i casi, non ne aveva le energie e si stese, trovando le nuvole piuttosto comode.

“Voi siete..angeli?” azzardò il Lucifero angelico “Vedo le vostre ali. Ma lui..cos’è?”.

“Un paradosso” gli rispose il Lucifero demoniaco.

“Credevo che solo io e mia sorella Sophia fossimo adulti, o quasi. Sono circondato da bambini..”.

“Frustrante?” azzardò Sophia, comprendendo la sensazione, essendo la prima di una marea di figli.

“Lo ammetto: spesso sì. Dover sempre fare l’adulto che da l’esempio, anche se non si sa dove andare a parare, a volte è sconfortante. Ma cambiamo argomento: voi da dove venite?”.

“Da molto lontano” rispose Mihael “Da così lontano che nemmeno immagini..”.

“Supponevo ci fossero altre città ed altri mondi con altri angeli ma fin ora non ne avevo avuto la certezza. Che vi è capitato? Il paradosso sembra..ferito. E strano. Ma il suo sguardo è come quello di tutti noi, perciò non può essere tanto male, no?”.

Il demone ridacchiò e Mihael, accucciato ancora accanto a lui, gli piantò le unghie nel braccio, sibilando che doveva tacere e stare fermo.

“Abbiamo affrontato un mostro” rispose Sophia.

“Un mostro?” chiese conferma il Lucifero angelico.

“Sì, un serpente. Un serpente gigante che lo ha morso e lo ha ridotto così”.

“Spaventoso! Devo..chiamare mia sorella. È lei la guaritrice”.

“No, grazie” sbottò il demone “Preferirei non ritrovarmela davanti, per un po’..”.

“Conoscete mia sorella? Ah, ma certo. Lei è la sapienza, immagino che aiuti molti. Sono io la lucetta che deve fare da baby sitter..”.

“Aiutaci, per favore” mormorò la giovane Sophia “So che puoi farlo”.

“Si è fatto male?” domandò una vocina, appartenente ad un piccolo angelo.

Mihael si riconobbe, e sorrise a se stesso.

“Sì, ma ora lo faccio stare meglio. O almeno ci provo..” fu la risposta del fratello maggiore.

“Posso guardare?”.

“Ma certo, piccolo..”.

Il Lucifero angelico si chinò accanto al se stesso demoniaco, dando un’occhiata alla ferita.

“Dimmi..Lucifero..” iniziò a parlare il demone “..che vuoi fare? Nel futuro, intendo”.

“Ho alternative? Nostro padre ci crea per uno scopo ed è quello che dobbiamo seguire”.

“Questo è ciò che ti è stato detto?”.

“Questo è ciò che so..”.

“E perché credi a tutto ciò che ti dicono? Io non sono un angelo, Sophia racconta un sacco di stronzate, ma sei annebbiato dai sentimenti che provi per lei e non dovresti”.

“Zitto, Satana!” ringhiò il Mihael adulto.

“Satana?” alzò un sopracciglio il Lucifero angelico “Che razza di nome è? Scusa..non volevo essere irrispettoso”.

“Non mentirmi” ghignò il demone “Non mentire a te stesso, vuoi riempirmi di insulti dopo quel che ho detto di Sophia. Ed ora dimmi: cosa vuoi fare? Cosa vuoi dal tuo futuro?”.

“Nel mio futuro? Voglio essere la luce. La luce più bella ed accecante del cielo”.

“E se questa luce..si dovesse spegnere?”.

“Anche le stelle si spengono, prima o poi. Ma, prima di farlo, devi proprio vedere che spettacolo in cielo! Ed io voglio essere così. Prima di spegnermi, voglio essere come una supernova, che tutti ricorderanno. Libero, per l’eternità”.

I due Lucifero di fissarono, con lo stesso strano sorriso, e l’aureola dalle forme spigolose dell’angelo emise un lampo.

“Da dove avete detto che venite, voi?” si chiese l’angelo, mentre il demone provava sollievo dalla vicinanza di quella luce.

“Non ha poi così tanta..importanza” gli sorrise il demone, percependo qualcosa di strano dentro di sé.

Come una stella, di colpo ricominciò a brillare. Era guarito e si illuminò all’improvviso, rialzandosi e spalancando le ali. Quelle ali da demone spaventarono i piccoli presenti, che corsero a raggiungere l’angelico Lucifero. L’angelo fissò chi aveva di fronte, d’un tratto capendo chi fosse.

“Il prezzo per la libertà è alto” parlò il demone “Ma so che questo non ti fermerà”.

L’angelico non sapeva cosa dire. Sentì una lacrima rigargli il volto ed il demone gli sorrise.

 “Dopotutto..non è tanto male..”.

I due Lucifero si fissarono ancora ed il diavolo notò che le sue ali da demone non erano più sole. Sulla schiena si erano spalancate anche delle ali da angelo, di colore scuro, che si protesero verso il cielo, per un totale di tre paia. Guardò in su, vedendo un grande occhio aprirsi: l’occhio del Dio delle illusioni.

“Ma che..cos’è?” farfugliò il Lucifero angelico, mentre i fratellini gli si stringevano attorno e lui cercava di proteggerli con le ali.

Il demone, l’angelo guerriero e Sophia presero il volo, raggiungendo quell’immenso occhio che aveva riempito il cielo. Lanciando un’ultima occhiata al se stesso angelico, con quello sguardo così confuso e quei capelli del colore dell’orizzonte terso, senza alcun segno sul corpo e senza macchie sul cuore..Provò quasi nostalgia ma scosse la testa: non voleva essere un eterno bambino! Con un grido, raggiunse e sorpassò il nero della pupilla, seguito da Mihael e Sophia. Per qualche istante, quell’occhio sospeso gli parve tremendamente familiare. Un occhio che aveva visto millenni indietro.. Nel buio, i tre videro scorrere immagini dal passato. L’aspetto di Lucifero che mutava e che intrecciava il suo destino con quello di Arikien. Il loro primo incontro in Egitto ed i cambiamenti che il Dio delle illusioni aveva affrontato, in così poco tempo.

“Solo mio fratello poteva essere un tale paradosso da farsi curare da se stesso” commentò Mihael.

“Sono speciale. E se devo cambiare ancora..lo farò. Dopotutto..mio nipote è cambiato in altrettanti modi in molto meno tempo di me! Se la morte è sempre l’unica vincitrice, alla fine, mi spiace deluderla ma per questa volta dovrà attendere. Nessuno vince, nessuno perde”.

“E adesso? Dove andiamo?”.

“Da chi ha creato tutto questo. Perdona il ritardo, nipote mio, ti ho evocato e non ti ho ancora risposto. Eccomi!”.

Il demone lanciò un grido, espandendo ulteriormente la propria luce. Gridò un nome, che si diffuse nell’aria e si ripeté. Nastri rossi, catene e buio. Ma quel nome spezzò ogni legame. Il trio si ricongiunse a Keros ed Eleonore, che stavano tentando di sciogliere quel che tratteneva il Dio delle illusioni. Il vero nome di quel Dio, ripetuto da Lucifero, lo liberò.

“Siete qui!” furono le prime parole che disse “Siete tutti qui, finalmente!”.

Spalancò le ali rosse, ora di dimensioni di molto superiori al solito, ed avvolse tutti i presenti . Prese con sé tutte le creature imprigionate nel corpo di Ananke, Eleonore, Keros, Mihael, Lucifero e Sophia. Poi protese ancora di più le piume, circondando i cavalieri d’oro, che ancora combattevano contro Apollo ed Hermes.

“Dove andiamo adesso?” si allarmò Sophia, mentre Eleonore abbracciava forte il suo sposo.

“Fuori” si sentì rispondere.

Ed un’immensa luce si espanse, assieme al grido di Ananke.

 

Scusate per le dimensioni di questo capitolo, ma dividerlo in pezzi non aveva senso :P a presto!

E grazie per tutti i commenti!

   
 
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