XXVIII
IRIDE
“Che
razza
di posto è? Dove siamo?” si chiese Mihael.
Dopo
un
volo nel nulla, lui, Lucifero e la giovane Sophia erano finiti a terra
e si
stavano rialzando lentamente. Si guardarono attorno, senza riconoscerne
alcun
dettaglio.
“Dove
ci
hai portato?” domandò ancora l’angelo,
rivolto al fratello maggiore.
“Ma
io che
ne so?” rispose lui “Non dare la colpa a
me”.
“Ed
a chi,
se no? Dai..andiamocene da qui”.
“Tutto
bene?” domandò Sophia, fissando il demone.
“Sì,
ho
solo perso un po’ di sangue. Andiamo..”.
I
tre
camminarono per un tratto, fra l’erba bassa ed i fiori. Come
posto, era davvero
bello ma decisamente innaturale. Poi, in un attimo, iniziò a
diluviare.
“Oh,
no!”
sospirò la ragazza, non sapendo con cosa ripararsi.
Chinò
la
testa con già i capelli bagnati e di colpo non
sentì l’acqua sulla pelle.
“Ma
che..?”
si chiese.
“Sono
impermeabili” si limitò a dire Lucifero, coprendo
con le ali da demone sia la piccola
Sophia che Mihael.
Dopo
non
molto strada, il livello dell’acqua iniziò a
salire.
“Che
palle!” sbottò il diavolo “Erano scarpe
italiane! Sono del tutto rovinate!”.
“È
colpa
tua se siamo qui!” lo accusò l’angelo
“Perciò non lamentarti!”.
“Ma
che ho
fatto io?!”.
“Chi
ha
fatto comparire quell’occhio? Io?”.
“No,
ma non
sono stato io!”.
“Lo
sai che
il tuo sangue è potente. Hai praticato
un’evocazione!”.
“Non
dire
cagate, Mihael! Non ho fatto proprio niente!”.
“Smettetela
di litigare!” alzò la voce Sophia
“Usciamo di qui. L’acqua sta salendo
ancora”.
La
pioggia
era violenta ed i tre facevano sempre più fatica ad
avanzare. Il tempo avverso
impediva ai due fratelli di insultarsi di nuovo. L’acqua
saliva rapidamente e
ben presto si ritrovarono immersi fino alla cinta. Sophia
celò le ali, capendo
che in quel caso erano solo d’intralcio . Mihael, avendo
l’ala ferita, non
riuscì a fare lo stesso e questo lo rallentò
notevolmente perché le sue piume
si appesantirono.
“Restiamo
uniti” gridò Sophia, per farsi sentire fra tuoni,
lampi e pioggia battente.
Ora
al trio
toccava nuotare ma l’angelo, con le ali pesanti e il braccio
bloccato, si trovò
subito in difficoltà.
“Ma
che
fai? Affoghi?” finse di sfotterlo il demone, tenendolo su
“Certo che papà con
queste ali ha donato un bell’impiccio, eh? Si vede che in
paradiso non piove!”.
Mihael
non
rispose, usando le energie per riprendere fiato e per non lasciare la
presa del
fratello.
“Per
di
qua!” indicò la giovane.
“Come
lo
sai?” le rispose Lucifero.
“Me
lo
sento. Fidati di me! Andiamo!”.
“Ho
alternative?”.
L’alternativa
era affogare ma la ragazza si muoveva sicura ed il demone la seguiva,
seppur a
fatica e con il fratello tenuto stretto.
“Una
luce!”
riuscì a dire lei, prendendo Lucifero per mano “Ci
siamo!”.
Sotto
di
loro, quella luce si espanse e si tinse di verde. In mezzo
all’acqua, erano
tutti sfiniti ma quella luce li rassicurò qualche istante.
“Quello
è
il suo occhio!” sorrise Sophia.
“Quale
occhio?” ansimò il demone, poi riuscendo a
scorgerlo sott’acqua.
“L’occhio
di Eleonore! L’occhio di mia madre!”.
Appena
la
giovane ebbe pronunciato quelle parole, l’acqua
iniziò a fluire. Come attratta
dall’iride gigante di Eleonore, creò un vortice ed
il trio ne finì risucchiato.
Poi anche quella palpebra sbatté ed il gruppo si
ritrovò altrove. In quello
stesso istante, Eleonore fu liberata dai legami di Ananke e fu di nuovo
in
grado di muoversi.
“Dove
siamo
adesso?” ansimò Mihael, lieto di sentire il
terreno sotto di sé e l’aria nei
polmoni.
“Vattelappesca”
rispose Lucifero, tenendosi il petto ferito.
“Risposta
esauriente” storse il naso, sarcastico, l’angelo.
“Lascia
che
riprenda fiato un attimo e poi ti metto le mani addosso, piumino per la
polvere!”.
“Voglio
proprio vedere, pipistrello bagnato”.
“A
chi hai
dato del pipistrello?! Vedi mo dove ti infilo la coda!”.
“Basta
voi
due!” li interruppe, per l’ennesima volta, Sophia
“Ma fate sempre così? Mi
avete rotto!”.
“Hai
ragione” annuì Mihael “Dobbiamo uscire
di qui. E poi picchiarci”.
“Sì,
concordo” si scosse il demone, per togliersi un po’
d’acqua di dosso “Dove
cazzo siamo?”.
“Te
l’ho
chiesto prima. Boh..”.
“Bene..”.
Il
trio si
incamminò. Faceva caldo, così le loro vesti ed i
loro corpi si asciugarono in
fretta. Però non si vedeva nulla, se non il terreno nero ed
il cielo aranciato.
“Sembra
quasi l’Inferno..” furono le parole
dell’angelo, dopo un po’.
“Tu
che ne
sai?” ridacchiò Lucifero.
“Faccio
supposizioni..”.
“Del
tutto
errate..”.
“L’Inferno
è meglio o peggio?”.
“Perché
lo
chiedi?”.
“Perché
con
la faccenda di Keros e tutto il resto..mi sa che finirò da
quelle parti”.
“Io
non ti
voglio all’Inferno! Fra i piedi costantemente tutto il
giorno?!”.
“Potresti
torturarmi, penso..”.
“In
effetti..molti dei miei demoni fremerebbero all’idea. Ma al
momento la faccenda
è complicata, lo sai..”.
“Già..”.
“Su,
intanto usciamo da qui. Siamo una bella squadra, vero Sophia? Siam tre
piccoli
porcellin, siamo tre fratellin. Mai nessuno ci dividerà,
trallalallalà!”.
“Hai
bevuto?!” sbottò Mihael, mentre Sophia
ridacchiò.
“Su,
sei
troppo serio!” lo stuzzicò il demone
“Preferisci altre citazioni? Il numero tre
è abbastanza usato. I tre moschettieri? Tu sei quello che si
fa prete..”.
“E
tu sei
quello pervertito!”.
“Lo
so!
Oppure potremmo essere..cenerentola e le due sorellastre. I tre topini
ciechi. Qui,
Quo, Qua. Don Chisciotte, Dulcinea ed i mulini a vento. Otello,
Desdemona e
quello stronzo di Jago..”.
“Ok..basta..ho
capito..ti è tornato il buon umore?”.
“Incredibile,
vero? Mi sa che sono bipolare..”.
“Qualche
problema lo hai di sicuro..”.
“Grazie,
Miky! Anch’io ti voglio bene!”.
Sophia
rideva e questo rilassava gli animi. Camminarono ancora per un tratto,
iniziando ad avere un gran caldo.
“Mihael..”
parlò Lucifero, mezzo nudo “..non è che
puoi fare un fischio a papà? Magari
passa a prenderti e noi ci accodiamo..”.
“Non
ha
segnale..”.
“Ah
ah, che
battuta! Dico davvero!” storse il naso il maggiore, con tono
sarcastico.
“Pure
io
dico davvero! Non riesco a parlarci”.
“Sei
fottuto..lo sai? Quando non ti parla più, vuol dire
che..”.
“Lo
so. Per
questo ti ho chiesto dell’Inferno”.
“Oh,
suvvia. Sarà solo un momento. Sei debole e intontito e poi
papà ha sempre fatto
i capricci. Vedrai che prima o poi risponde. Lasciagli in messaggio in
segreteria”.
Mihael
fissò il fratello, non sapendo che cosa rispondere ad una
cazzata di quel
calibro, e continuò a camminare. Era l’unico della
compagnia che si ostinava a
non togliersi nulla di dosso. Sophia aveva arrotolato la veste,
scoprendo in
parte le gambe, e raccolto i capelli. Lucifero, abituato a temperature
piuttosto elevate, era a torso nudo e su di esso si vedevano le bende
insanguinate.
“Questo
è
peggio dell’Inferno!” commentò
“Almeno all’Inferno succede qualcosa!”.
“E
il
Paradiso com’è?” cambiò
argomento Sophia.
“Noioso.
Ma
non devo parlartene io..” rispose il demone, con una smorfia
divertita.
“Zio
Mihael..se io salissi in cielo, come mi è stato proposto,
che cosa dovrei fare?
Che mansione avrei?”.
“Non
saprei
dire..” ammise l’angelo.
“Ma
è vero
che, quando non avete compiti da svolgere, cantate?”.
“Sì.
Ma io
non ho mai avuto modo di farlo, se non da bambino. Fin dalla caduta, il
mio
compito è stato sorvegliare i demoni che si aggiravano per
il mondo e non ho
avuto molto tempo libero”.
“Capisco..ma..io
non sono una guerriera. Che potrei fare? Dammi delle opzioni”.
“Hai
il
potere di guarigione. Anche se è ancora debole, potresti di
certo migliorare e
divenire una taumaturga, come Rahael. Oppure seguire le orme di tua
nonna
Sophia, divenendo una studiosa, come Uriel..”.
“Ma
non
sono entrambe cose che potrei fare anche senza ascendere?”.
“Può
darsi.
Deciderai tu. Per ora direi che l’importante è
uscire di qui”.
Una
piccola
luce compariva e svaniva lungo il terreno nero. Simile ad un fuoco
fatuo,
andava e veniva. Lucifero la fissava, arricciando la coda curioso e
cercando di
afferrarla, come farebbe un gatto. Mihael osservò la scena,
non sapendo bene se
esserne imbarazzato o infastidito. Sophia invece trovò la
cosa divertente.
Quando finalmente il demone riuscì a mettere un piede sulla
luce, questa si
dissolse e si moltiplicò. Piccole fiamme si mostrarono, in
punti diversi, e poi
svanirono di nuovo, tornando ad essere un’unica luce accanto
al piede di Lucifero.
Il demone alzò un sopracciglio.
“Fallo
ancora!” ordinò Sophia.
“Cosa?”.
“Calpesta
la luce!”.
Il
diavolo
non ne capì l’utilità ma
obbedì e successe di nuovo la stessa cosa.
“È
una
danza!” capì la ragazza
“Spostati..”.
Prendendo
il posto del demone, la giovane sfiorò la luce e
seguì le altre che si
sprigionarono dopo di essa. Con movimenti rapidi dei piedi, le
raggiungeva e ne
creava di nuove.
“È
una
danza!” ripeté ballando, con un sorriso, invitando
Lucifero e Mihael a fare lo
stesso.
I
due
fratelli si fissarono, perplessi. Poi il demone alzò le
spalle, seguendo una
luce che ne aveva raggiunto i piedi scalzi. L’angelo rimase
immobile,
nonostante quella lucetta insistente gli lampeggiasse davanti. I
movimenti di
Sophia e di Lucifero si intrecciavano ed a volte le loro luci si
scambiavano.
Si moltiplicavano, facendo cambiare colore al terreno.
“Che
state
facendo?!” arricciò in naso Mihael “Con
questo caldo..voi avete le forze per
perdere tempo in questo modo?!”.
“Avanti!
È
quel che dobbiamo fare!” gli sorrise Sophia.
“Come
lo
sai?”.
“Lo
so e
basta! Non è difficile”.
“Dai,
smettila di fare il cazzone e danza!” ghignò
Lucifero, sfiorando le mani della
ragazza e poi allontanandosi con un movimento altrettanto rapido.
“Ma
non so
come si fa”.
“Cosa?!
A
smetterla di fare il cazzone?!”.
“No!
A
danzare. Io sono un angelo, gli angeli non danzano!”.
“Se
per
questo gli angeli nemmeno si riproducono. Perciò zitto e
muoviti!”.
Mihael
strinse i pugni, desideroso come non mai di picchiare il fratello. Ma
capì che
non era quello il momento: doveva attendere.
Sophia,
con
un sorriso, raggiunse l’angelo a passi di danza e gli porse
le mani. L’arcangelo
la fissò. Poi fissò i suoi piedi: quella luce
pareva chiamarlo. Inoltre i
movimenti del demone e della ragazza stavano creando un disegno in
terra. Era
un occhio! E capì che doveva unirsi a quel ballo per aprire
un varco ed
andarsene da quel luogo. Era impacciato, non abituato ad agire
istintivamente
come invece faceva sempre il fratello maggiore.
“Non
seguire uno schema” suggerì lei
“Lasciati solo guidare da quelle luci. La
musica è dentro di te..”.
Effettivamente
Mihael iniziò a sentire una musica e si mosse. Era strano,
era assurdo, ma si
ritrovò a sorridere, seppur solo leggermente, deridendo la
sua stupidità. Ma
stava funzionando! I contorni di quello sguardo si stavano delimitando,
accendendosi di luce e tingendosi di un intenso color ambra.
“Carmilla?”
azzardò l’angelo, comprendendo poi in pochi
secondi che quello era l’occhio di
suo figlio Keros.
“Keros!”
ne
chiamò il nome e l’occhio si accese, infiammandosi.
Sophia
sobbalzò, venendo protetta subito dalle ali
dell’arcangelo.
“Per
di
qua” indicò Mihael “Attraverso le
fiamme”.
“Sophia
non
può passare attraverso il fuoco!” gli
ricordò Lucifero.
“La
proteggerò io. Venite con me”.
Il
demone
fissò quell’incendio. Tentò di fidarsi
del fratello e lo seguì. L’arcangelo
guerriero strinse Sophia, proteggendola, e si gettò
nell’iride del gigantesco occhio
del figlio, venendo inghiottito dalle fiamme.
Passati
oltre, i tre si ritrovarono in un luogo completamente buio e,
all’interno di
Ananke, Keros fu libero dalle catene che lo imprigionavano. Il
mezzosangue vide
Eleonore e le sorride, muovendosi rapido per raggiungere il suo
signore,
circondato da creature a loro volta bloccate in quel luogo.
“E
adesso?”
si chiese Lucifero “Prima io e Sophia abbiamo aiutato te,
Mihael, a non
affogare. Poi io e te, fratello, siamo passati oltre le fiamme
proteggendo
Sophia. E ora?”.
“Ora
torniamo a casa! Non ne posso più!”.
Il
corpo di
Mihael si era acceso di tatuaggi e disegni, che lentamente stavano
svanendo.
“Il
tuo
braccio!” commentò Sophia. “È
guarito! E anche le ali!”.
L’arcangelo
lo notò solo in quel momento e mosse le dita, finalmente in
grado di farlo. Non
capì perché lui fosse guarito mentre il fratello
no e si ostinava ad essere
privo di luce. Era strano vedere Lucifero senza luce! Ed ammetteva di
sentirsi
un po’ in colpa per questo..
“Andiamo”
si
sentì dire dal fratello maggiore, che pareva affaticato.
“Dove?
Non
vedo niente all’orizzonte”.
“E
allora
ogni direzione sarà lo stesso..”.
Il
trio si
mosse, in cerca di un segno o di un qualsiasi tipo di traccia sulla
strada da
prendere. Lucifero aveva celato le ali, trovandole solo un impiccio
pesante, in
mezzo al nulla. Poi una figura si avvicinò, lentamente.
“Non
siamo
i soli?” sorrise Sophia.
“Basta
che
quel qualcuno non voglia ucciderci o fare altre cose
strane..” commentò Mihael.
La
figura,
lievemente brillante, camminò senza far rumore. Era
un’ombra bianca che però,
appena giunta sufficientemente vicina, si fece riconoscere.
“Lady
Sophia!” mormorò Mihael, inchinandosi davanti a
lei.
“Alzati”
rispose lei e la sua dolce voce riempì lo spazio vuoto di
riccioli di colore.
“Sophia?
Mia..nonna?” domandò la giovane figlia di Arles ed
Eleonore.
“Sì,
bimba.
Vuoi abbracciarmi?”.
“Sì!”.
Le
due si
abbracciarono, mentre Mihael si rimetteva in piedi. Lucifero rimase in
silenzio, poi barcollò. Il veleno di Drakonta lo stava
consumando, e finì con
un ginocchio a terra.
“Oh,
Sophia!” parlò la ragazza “Sei qui con
noi giusto in tempo! Aiuta Lucifero con
il tuo potere di guarigione! Il veleno di Drakonta è troppo
forte ed io non
riesco a curarlo..”.
“Un
serpente che si fa uccidere da un altro serpente..” si
sentì dire dalla nonna
“..che cosa quasi ridicola. Vero, fratello?”.
Si
chinò,
sfiorando con le dita il volto del demone e fissandolo negli occhi.
“Dove
siamo?” disse lui.
“Nella
mente di mio figlio. Attraversando quell’occhio, vi siete
entrati, passando da
Eleonore e da Keros. Vi trovate in una parte dell’universo
che rappresenta
l’essenza di mio figlio Arikien, come gli piace farsi
chiamare”.
“Il
suo
vero nome..lo sai solo tu”.
“Te
lo
dirò, forse..”.
“Come
mai
sei qui?”.
“Mio
figlio
esiste grazie a me, è ovvio che nel profondo del suo essere
ci sia io. Se
guardi attentamente, vedrai anche molte altre tracce di altro che lo
rappresenta”.
Alzando
lo
sguardo, il trio effettivamente iniziò a vedere diverse
figure. Vi erano dei
guerrieri, dei cavalieri, delle voci e del sangue. Shion fissava con
occhi
vuoti i presenti e poi si dissolse. Sì udì il
grido di rabbia del Dio della
guerra e le urla di incitamento dei cavalieri d’oro, quella
volta in cui tutti
avevano trovato la morte contro il Muro del Lamento.
“Come
usciamo da qui?” continuò Lucifero, rialzandosi a
fatica.
“La
piccola
Sophia è entrata in contatto facilmente con lo sguardo di
sua madre,
permettendovi di passare oltre. Mihael doveva solo sciogliersi un
po’ per
entrare in sintonia con suo figlio e farsi meno pippe mentali. Tu..tu
sei un
caso strano, fratello. Ci sono delle cose che devi sapere”.
“Dimmele”.
Il
demone
allungò le mani verso la sorella, che si lasciò
cingere.
“Fosse
così
facile..” sorrise lei “..fosse come sempre, che
basta un mio bacio o un mio
sorriso per farti agire come devi, lo farei. Ma in questo caso,
è diverso”.
“Di
che..di
che parli?”.
“Parlo
di
un po’ tutto quel che ti è capitato..”.
“Sophia..io..”.
“Tu
mi ami,
lo so”.
“E
mi
manchi. Mi manchi tanto”.
“Lo
so. Ma
c’è un piccolo dettaglio che non ti ho mia detto e
che ora ti dirò: ciò che
provi..non è ciò che provo io”.
Lucifero
si
limitò a fissarla, inclinando leggermente la testa.
“Fratello..faceva
tutto parte di un piano. Ed il tuo amore per me ha scatenato tutto. Ma
io non
ti amo. Sono la Sapienza, sono al disopra di certi sentimenti. Mi
ecciti, dal
punto di vista fisico, ma l’amore è una cosa molto
diversa”.
“Ma
che
cosa..? Che significa tutto questo?”.
“Smettila
di aspettarmi e cercarmi. Staccati da tutto questo e cresci!
Cambia!”.
“Sono
cambiato tante di quelle volte..”.
“Lo
so. Noi
angeli invece siamo immutati, come quando sei stato cacciato. Non
è cambiato il
nostro aspetto ed il nostro cuore”.
“Mihael..”.
“Mihael
è
cambiato. Sta cambiando. Ma ha capito la verità. Lui era
innamorato di Carmilla
ed è un’unione fatta di passione e fuoco che ha
generato Keros. Tu che cosa hai
capito? Che cosa aspetti a seguire il tuo destino?”.
“Destino?”.
“Smettila
di cercare di essere te stesso. Come puoi essere te stesso, se non sai
chi sei?”.
“Io
so chi
sono!”.
“E
non devo
essere io a curarti. Ti arrangerai da solo..come hai sempre fatto.
È così che
vanno le cose, e certe cose non cambiano mai”.
Con
uno
strano sorriso, Sophia spalancò le ali e si dissolse.
Lucifero rimase qualche
istante immobile poi barcollò di nuovo e finì in
terra.
“Fratello!”
chiamò Mihael “Tutto bene?”.
“È
una
domanda retorica?” gemette il demone, tenendosi il petto.
“Io..non
capisco..”.
“Nemmeno
io..”.
“Dov’è
finita nonna Sophia?” domandò la piccola Sophia
“E perché ha detto quelle cose
e non ti ha guarito? Stronza!”.
“Coraggio,
alzati” incitò Mihael “Dobbiamo
proseguire”.
“Non
ne ho
le forze. Il veleno mi sta contaminando il sangue ed ormai ha raggiunto
il cuore.
Mi sento bruciare. Non potrò fare ancora molta
strada..lasciatemi qui, vi
rallenterei”.
“Sophia
ha
detto che come sempre ti arrangerai da solo. Perciò un modo
c’è”.
“E
quale?
Io non sono più un guaritore! E quella donna mi ha riempito
l’esistenza di
bugie! Inoltre..non so se ha molto senso che io mi muova da
qui..”.
“Non
dire
scemenze. A costo di portarti in braccio fino all’uscita!
Alzati! Usciamo di
qui..se poi, una volta fuori, vorrai comunque morire..ti
darò una mano!”.
Sophia
si
chinò, tentando di usare il suo potere di guarigione.
Purtroppo non era
sufficiente e produsse solo qualche scintilla.
“Non
so se
può servire..” parlò, richiamando
ancora potere “..ma..se un uomo mi dedicasse
una canzone come quella che hai cantato a Sophia, e che io ho
ricordato,
io..come minimo piangerei commossa. Ma il cuore delle donne
è complicato, ed è
difficile farvi breccia. Io ho ricevuto un sacco di proposte, ma a
nessuno ho
detto di sì. Però..so che vi è una
donna che ti aspetta. Una donna che ti ama
davvero. Credo che dovresti smetterla di pensare a chi ti ha ingannato
e
rivolgere lo sguardo verso chi spera davvero di vederti tornare. So che
non è
facile..”.
“È
complicato..”.
“Lo
so. Ma
dovremmo uscire da qui, non credi? E poi riflettere. Io so ora qual
è la mia
strada..”.
Il
demone
si sforzò di alzarsi a sedere, con un sospiro ed un brivido
di dolore. Lo
scenario iniziò a mutare, divenendo di colpo bianco ed
accecante. I tre si
strinsero l’uno all’altro, venendo avvolti da
quella luce. Riaprendo gli occhi,
Mihael sobbalzò, riconoscendo subito il luogo.
“Lucy!”
esclamò “Siamo a casa! È la
città degli Angeli! Guarda! Dai, ora ti porto da
papà.
Lui ti guarirà di sicuro!”.
“Stai
delirando..”.
Lucifero
si
guardò attorno, tentando invano di rialzarsi.
“Non
sapevo
vi fossero tanti piccoli angeli..” commentò,
celando ogni aspetto demoniaco e vedendo
piccole creature alate che si inseguivano fra nuvole e architetture
candide.
“Non
ce ne
sono!” si stupì Mihael “Un attimo..quel
bambino è..Uriel!”.
Il
piccolo
si voltò, udendo il suo nome.
“Questo..non
è il presente! Siamo nel passato!” capì
l’arcangelo guerriero.
“Ottimo.
Mi
mancava un viaggio nel tempo..”.
“Il
tuo
sarcasmo ora non è appropriato. Non capisci? È
perfetto!”.
“Perdonami..sono
troppo debole per comprendere il ragionamento incasinato degli
angeli..”.
“Lucifero!”
gridò Mihael.
“Sono
qui!
Non serve che gridi!” protestò il demone, che
venne zittito dall’angelo.
Uriel
si
era avvicinato ai tre, curioso, ma una voce lo chiamò per
nome. Mihael alzò gli
occhi, vedendo scendere lentamente dalle scalinate una creatura
angelica che
emanava una luce spettacolare, con i capelli e le vesti mossi da un
vento
piuttosto coreografico. Uriel rise e raggiunse quell’angelo.
“Quello
è
Lucifero?” sussurrò Sophia.
“Già”
rispose Mihael “Prima che..beh..lo sai. Ma non deve sapere di
avere di fronte
se stesso. Sarebbe un vero casino..”.
“Cazzarola
se era bello..”.
“Sì,
in
effetti..”.
Il
Lucifero
demoniaco, lanciò un’occhiata al fratello minore,
non sapendo se prenderlo a
sberle o insultarlo. In entrambi i casi, non ne aveva le energie e si
stese,
trovando le nuvole piuttosto comode.
“Voi
siete..angeli?” azzardò il Lucifero angelico
“Vedo le vostre ali. Ma
lui..cos’è?”.
“Un
paradosso” gli rispose il Lucifero demoniaco.
“Credevo
che solo io e mia sorella Sophia fossimo adulti, o quasi. Sono
circondato da
bambini..”.
“Frustrante?”
azzardò Sophia, comprendendo la sensazione, essendo la prima
di una marea di
figli.
“Lo
ammetto: spesso sì. Dover sempre fare l’adulto che
da l’esempio, anche se non
si sa dove andare a parare, a volte è sconfortante. Ma
cambiamo argomento: voi
da dove venite?”.
“Da
molto
lontano” rispose Mihael “Da così lontano
che nemmeno immagini..”.
“Supponevo
ci fossero altre città ed altri mondi con altri angeli ma
fin ora non ne avevo
avuto la certezza. Che vi è capitato? Il paradosso
sembra..ferito. E strano. Ma
il suo sguardo è come quello di tutti noi, perciò
non può essere tanto male,
no?”.
Il
demone
ridacchiò e Mihael, accucciato ancora accanto a lui, gli
piantò le unghie nel
braccio, sibilando che doveva tacere e stare fermo.
“Abbiamo
affrontato un mostro” rispose Sophia.
“Un
mostro?” chiese conferma il Lucifero angelico.
“Sì,
un
serpente. Un serpente gigante che lo ha morso e lo ha ridotto
così”.
“Spaventoso!
Devo..chiamare mia sorella. È lei la guaritrice”.
“No,
grazie” sbottò il demone “Preferirei non
ritrovarmela davanti, per un po’..”.
“Conoscete
mia sorella? Ah, ma certo. Lei è la sapienza, immagino che
aiuti molti. Sono io
la lucetta che deve fare da baby sitter..”.
“Aiutaci,
per favore” mormorò la giovane Sophia
“So che puoi farlo”.
“Si
è fatto
male?” domandò una vocina, appartenente ad un
piccolo angelo.
Mihael
si
riconobbe, e sorrise a se stesso.
“Sì,
ma ora
lo faccio stare meglio. O almeno ci provo..” fu la risposta
del fratello
maggiore.
“Posso
guardare?”.
“Ma
certo,
piccolo..”.
Il
Lucifero
angelico si chinò accanto al se stesso demoniaco, dando
un’occhiata alla
ferita.
“Dimmi..Lucifero..”
iniziò a parlare il demone “..che vuoi fare? Nel
futuro, intendo”.
“Ho
alternative? Nostro padre ci crea per uno scopo ed è quello
che dobbiamo
seguire”.
“Questo
è
ciò che ti è stato detto?”.
“Questo
è
ciò che so..”.
“E
perché
credi a tutto ciò che ti dicono? Io non sono un angelo,
Sophia racconta un
sacco di stronzate, ma sei annebbiato dai sentimenti che provi per lei
e non
dovresti”.
“Zitto,
Satana!” ringhiò il Mihael adulto.
“Satana?”
alzò un sopracciglio il Lucifero angelico “Che
razza di nome è? Scusa..non
volevo essere irrispettoso”.
“Non
mentirmi” ghignò il demone “Non mentire
a te stesso, vuoi riempirmi di insulti
dopo quel che ho detto di Sophia. Ed ora dimmi: cosa vuoi fare? Cosa
vuoi dal
tuo futuro?”.
“Nel
mio
futuro? Voglio essere la luce. La luce più bella ed
accecante del cielo”.
“E
se
questa luce..si dovesse spegnere?”.
“Anche
le
stelle si spengono, prima o poi. Ma, prima di farlo, devi proprio
vedere che
spettacolo in cielo! Ed io voglio essere così. Prima di
spegnermi, voglio essere
come una supernova, che tutti ricorderanno. Libero, per
l’eternità”.
I
due
Lucifero di fissarono, con lo stesso strano sorriso, e
l’aureola dalle forme
spigolose dell’angelo emise un lampo.
“Da
dove
avete detto che venite, voi?” si chiese l’angelo,
mentre il demone provava
sollievo dalla vicinanza di quella luce.
“Non
ha poi
così tanta..importanza” gli sorrise il demone,
percependo qualcosa di strano
dentro di sé.
Come
una
stella, di colpo ricominciò a brillare. Era guarito e si
illuminò
all’improvviso, rialzandosi e spalancando le ali. Quelle ali
da demone
spaventarono i piccoli presenti, che corsero a raggiungere
l’angelico Lucifero.
L’angelo fissò chi aveva di fronte, d’un
tratto capendo chi fosse.
“Il
prezzo
per la libertà è alto” parlò
il demone “Ma so che questo non ti
fermerà”.
L’angelico
non sapeva cosa dire. Sentì una lacrima rigargli il volto ed
il demone gli
sorrise.
“Dopotutto..non
è tanto male..”.
I
due
Lucifero si fissarono ancora ed il diavolo notò che le sue
ali da demone non
erano più sole. Sulla schiena si erano spalancate anche
delle ali da angelo, di
colore scuro, che si protesero verso il cielo, per un totale di tre
paia. Guardò
in su, vedendo un grande occhio aprirsi: l’occhio del Dio
delle illusioni.
“Ma
che..cos’è?” farfugliò il
Lucifero angelico, mentre i fratellini gli si
stringevano attorno e lui cercava di proteggerli con le ali.
Il
demone,
l’angelo guerriero e Sophia presero il volo, raggiungendo
quell’immenso occhio
che aveva riempito il cielo. Lanciando un’ultima occhiata al
se stesso
angelico, con quello sguardo così confuso e quei capelli del
colore
dell’orizzonte terso, senza alcun segno sul corpo e senza
macchie sul cuore..Provò
quasi nostalgia ma scosse la testa: non voleva essere un eterno
bambino! Con un
grido, raggiunse e sorpassò il nero della pupilla, seguito
da Mihael e Sophia. Per
qualche istante, quell’occhio sospeso gli parve tremendamente
familiare. Un
occhio che aveva visto millenni indietro.. Nel buio, i tre videro
scorrere
immagini dal passato. L’aspetto di Lucifero che mutava e che
intrecciava il suo
destino con quello di Arikien. Il loro primo incontro in Egitto ed i
cambiamenti che il Dio delle illusioni aveva affrontato, in
così poco tempo.
“Solo
mio
fratello poteva essere un tale paradosso da farsi curare da se
stesso” commentò
Mihael.
“Sono
speciale. E se devo cambiare ancora..lo farò. Dopotutto..mio
nipote è cambiato
in altrettanti modi in molto meno tempo di me! Se la morte è
sempre l’unica
vincitrice, alla fine, mi spiace deluderla ma per questa volta
dovrà attendere.
Nessuno vince, nessuno perde”.
“E
adesso?
Dove andiamo?”.
“Da
chi ha
creato tutto questo. Perdona il ritardo, nipote mio, ti ho evocato e
non ti ho
ancora risposto. Eccomi!”.
Il
demone
lanciò un grido, espandendo ulteriormente la propria luce.
Gridò un nome, che
si diffuse nell’aria e si ripeté. Nastri rossi,
catene e buio. Ma quel nome
spezzò ogni legame. Il trio si ricongiunse a Keros ed
Eleonore, che stavano
tentando di sciogliere quel che tratteneva il Dio delle illusioni. Il
vero nome
di quel Dio, ripetuto da Lucifero, lo liberò.
“Siete
qui!” furono le prime parole che disse “Siete tutti
qui, finalmente!”.
Spalancò
le
ali rosse, ora di dimensioni di molto superiori al solito, ed avvolse
tutti i
presenti . Prese con sé tutte le creature imprigionate nel
corpo di Ananke,
Eleonore, Keros, Mihael, Lucifero e Sophia. Poi protese ancora di
più le piume,
circondando i cavalieri d’oro, che ancora combattevano contro
Apollo ed Hermes.
“Dove
andiamo adesso?” si allarmò Sophia, mentre
Eleonore abbracciava forte il suo
sposo.
“Fuori”
si
sentì rispondere.
Ed
un’immensa luce si espanse, assieme al grido di Ananke.
Scusate
per le dimensioni di questo capitolo,
ma dividerlo in pezzi non aveva senso :P a presto!
E
grazie per tutti i commenti!