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Autore: GirlDestroyer1988    25/04/2016    1 recensioni
Marco, Star, e come mai i sogni contano più dei fatti
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Fire Rainbow! Fire Rainbow! F-I-R-E Niji! Jigoku no monsutā Yoshanaku watashi o kogeki Maho no tsue wa watashi no nikudearimasu Anata wa kare o korosanakereba narimasen Ikkaku no Bakuhatsu! Go on, Go! Nijusei! And….Moeru Niji! Fire Rainbow! Watashi wa anata ga iu koto o okonaimasu ōjo wa arimasen yo! Watashi wa yoku, kono okoku o mamorimasu ka? Hai! Demo watashi no otama! Maruko! Kogeki! Watashi no yunikōn wa, kasai no manticora oyobi sorera no" shinpai" warui sentakushidearimasu! “Ti farò crepare di cento morti diverse!” urlò Stella mentre stava praticamente impiccando la Signorina Atrocità, la preside del Riformatorio Santa Olga per principesse ribelli, mentre Marco, suo partner, l’aveva precedentemente picchiata a sangue. Se suo padre e sua madre, sovrani di Mewni e suoi genitori la vedessero, si suiciderebbero dalla disperazione. La picchiatella, riottosa ma comunque dolce Stella Butterfly era adesso diventata una virago tettona biondo cenere, inguainata in un abito di latex con mantello nero da Darkwing Duck, con le corna demoniache sguainate e altere come se fosse un antilope. Lo scettro magico era stato introiettato dalla principessa nelle ossa della Colonna vertebrale, rendendolo inestirpabile. Adesso era una guerriera spietata, che difendeva sì il regno dalle forze del Male, ma era così violenta da renderla temuta dai suoi stessi futuri sudditi. E se fosse stata proclamata regina? Sarebbe diventata una tiranna, una malata di controllo, una conquistatrice feroce e inaffrontabile. Avrebbe distrutto le forze del male, ma come ***** le sarebbe parso. E Marco Diaz era sempre con lei, un teppista muscoloso e irascibile, in grado di padroneggiare devastanti poteri ESP. Tutto questo non era sfuggito all’esame di Brufedol, ministro della matematica del vicino reame dei Rettiliani. Creature derivate dagli scincomorfi, sono sostanzialmente esseri umani, ma con caratteristiche sauriane, come coda, occhi sottili, naso schiacciato. Brufedol affidò al grande scienziato, o “teologo sperimentale” Oraquix la costruzione di un mecha in grado di distruggere qualunque minaccia attraverso l’Universo. Per adempiere a questo compito costruì il supercomputer Persefone, in cui custodire una quantità di sapere pressocché infinita. Persefone guida e illustra Squirrel e Chinchilla, i piloti del Garunsen, affinchè non si comportino come Stella e Marco. Sono una coppia dotata di poteri di uno scoiattolo la ragazza e di un cincillà il ragazzo. Persefone è il computer più grande del popolo rettiliano. Assomiglia a una fiamma bianca Gargantua è l’astronave che trasporta il Garunsen team attraversa il cosmo. Può schermarsi con una barriera simile a una cortina d’acqua vaporosa I Serve-bot sono armature potenziate che i soldati rettiliani usano per spostarsi. Sono armati con delle semplici batterie di missili sui gomiti Black Tuna è il veloce caccia che guidano Squirrel e Chinchilla. Può separarsi in due metà indipendenti. Possiede delle ali strutturate come enormi lame, e può lanciare missili in grado di farsi esplodere il “cappuccio” scaricando un intensa pioggia di bombe di profondità, che in condizioni aeree accelerano la caduta aumentando il loro potere esplosivo. Viene pilotato da stesi Garunsen è costituito da tre robot, che si agganciano con un apertura di uno scompartimento nell’ano del primo, ritiro delle braccia nella schiena e apertura di vani nelle spalle il secondo, e stesso per il terzo. I nomi dei mecha sono le macrosillabe del nome completo: Gar-Run-Sen, perciò si dovrebbe scrivere “Garrunsen” ma la r superflua è muta o non viene scritta. I tre mecha sono indipendenti e solo il primo, Gar, richiede di essere pilotato. fari negli occhi: sguardo accecante una pistola laser dal fianco destro: cannone a raggi una coppia di lame-boomerang da sotto i reni: doppia V scarlatta un enorme cesoia dalla schiena: Forbice imperatrice missili dai polpastrelli: raffiche dattili in Gar s’inserisce il muso del Black Tuna, e viene pilotato dalla bocca. Non sempre i robot si combinano un raggio di fuoco dalla bocca: Urlo infuocato un gladio dal fianco destro: mecha spada galattica una frusta dal fianco sinistro: laccio Run lame dai talloni: Lame taglienti missili dalla schiena: Missili schienali i classici pugni a razzo: Pugni atomici Run è il secondo mecha e si può unire a Gar. Assomiglia a Sen e si distinguono solo perché hanno armi diverse un raggio di calore dal diaframma, simile al raggio gamma di Mazinga: Ondata liquefacente un missile ombelicale: Missile gluonico un paio di asce dai fianchi: Doppio Tokamak missile dalla schiena: Missile XPHZ Le mani si ritirano nei tricipiti, poi i tricipiti fanno leva sui gomiti aprendosi a sinistra con uno scatto angolare di 90 gradi. Poi i tricipiti scivolano verso destra, ed infine scattano di nuovo di 90 gradi verso l’esterno, dotando così Sen di una coppia di mitragliatrici: Mecha mitragliatrici laser Sen assomiglia a Run, ma se ne distinguono per il diverso arsenale bellico. Lo fanno non con grande sequenza, ma se le minacce sovrannaturali sono troppo grandi perché Stella e Marco le possano affrontare, i tre mecha si possono combinare per formare il Garunsen, il titano di acciaio iperconcentrato che i rettiliani amano lanciare contro quei pericoli che la principessa dei Butterfly non riesce a affrontare. raggi congelanti dagli occhi: Sguardo invernale un raggio laser lanciato dallo sterno: Baleno adamantineo una raffica d’energia lanciata dalla fascia della vita: Ragnatela di luce dalla zona dei fianchi vengono estratte una coppia di spade: Lame aploidi delle lame-boomerang dai reni: Lame rotanti dall’unione delle due lamette discendono un paio di bolas a catena: Doppia catena a trancio dei pugnali estratti da degli incunaboli laterali ai calcagni: Lame diploidi dagli avambracci vengono lanciate delle lame a forma di testa d’accetta: Doppio boomerang missili dai polpastrelli: Raffica dattile un giavellotto di energia generato stringendosi le mani da solo: Raggio di Meleagro lama di giada: l’enorme rostro verde sul muso, una potente lama tagliente trivella di giada: la lama comincia a girare vorticosamente su sé stessa ruggito escoriante: raggio infuocato dalla bocca ali taglienti: le ali possono tagliare stelle metallurgiche: shuriken lanciati dai profili delle ali frecce supersoniche: la balestra sulla schiena raggi accelerometrici: raggi a forma di freccia direzionale dagli occhi Garunsen può impugnare Ikran The Brave volando in cielo e riempiendosi di fiamme mediante il ruggito escoriante e attivando poi la trivella di giada. Il nemico è spacciato “E questa, signori, è l’illustrazione del Garunsen, e non esiteremo a scagliarlo contro Stella, se sarà necessario. L’occasione è delle migliori: un pollo-drago dalla Dimensione Oscura si sta muovendo verso Echo Creek, e sicuramente la nostra amorevole coppietta si precipiterà a fermarlo. Ebbene. Dr Oraquix, le affido la distruzione di Stella di quel mostro, e lei la compierà con il Garunsen, per dimostrarne a quei Mammiferi la potenza” Oraquix si recò poi da Brufedol, chiedendogli più alto consiglio. “Si ricordi che noi siamo perfetti. E che quelli di Mewni devono saperlo. Devono sapere che noi possiamo distruggerli con armi come questa. Quei tangheri credono nella magia, usano la magia ma noi ci serviamo della tecnologia, ci crediamo, e tutto quello che tu puoi spiegare con una serie di formule matematiche sarà sempre superiore a qualunque cosa tu tenterai di spiegarmi con Asa Nisi Masa, Salacadula Magicabula Bidibodibibù, e financo Sator Arepo Tenet Opera Rotas, a cui concedo essere aritmeticamente perfetto e elegante. Se lo ricordi, DIO HA PARLATO!” e con quest’arrabbiatissimo saluto Oraquix e i suoi vennero abbandonati al loro destino. La creatura era quella meno umana tra tutte. Era un iguana gigantesca, con più code, protetta dagli altri e dal mondo esterno da una corazza simile a un enorme campana blu, con un cappuccio in grado di roteare su sé stesso di 180°, isolandolo. Appena la Gargantua fu in orbita, Oraquix dettò all’addetto alle comunicazioni con l’esterno e familiare rispetto a quello Space Oddity Oscillocinum questo messaggio per quel finto gigante di Brufedol: Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono. I bambini lo sanno già. Le fiabe insegnano ai bambini che i draghi esistono, ma che possono essere da loro uccisi Gilberth k Chesterton Cosa che rese Brufedol il più grande avversario di Oraquix. Nel frattempo Stella e Marco erano in camera loro, ricordando i nemici sconfitti, mentre Stella, adesso una creatura quasi più umana, accarezzava Testa-Di-Unicorno. “Ho qualcosa che non va Marco?” “No Stella. Tu sei solo uno spirito libero. Tu non vuoi essere come tutte le altre e va benissimo. Quando a scuola abbiamo fatto il corso di educazione sessuale io non ti ho vista” “Perché ti metti a chiedermi una cosa del genere?” “Perché una come te è disinteressata al sesso?” “al Riformatorio Santa Olga per principesse ribelli c’era pochissima autorità su quello che potevamo trovare in biblioteca. Tra i testi c’era anche Come si fanno i bambini di Holm Knüdsen, e Se tutti gli uomini fossero fratelli a chi dareste in sposa vostra sorella? Di Theodore Sturgeon, che esaltava l’incesto. E anche Paolo il caldo di Vitaliano Brancati. Comunque i miei genitori non possono non dire che la Terra con me è un pianeta più sicuro. Ovviamente…con noi” e Marco si alzò per lavarsi i denti, ricordandosi in quel momento di una specie di leggenda metropolitana su cose brutte che ti succedono se ti lavi i denti 4 volte in un giorno. Non li successe niente, ma all’improvviso Stella cominciò a urlare. Testa-Di-Unicorno lo raggiunse subito, dicendogli che qualcuno l’aveva rapita. E le tracce (piume, bolo, coperta strappata in tre fulmini paralleli in obliquo) rimandavano a un antico nemico della coppietta: Ludo! “Mia stupida Stella Butterfly! Eccoci a noi. Le mie capacità mentali si sono espanse indefinitivamente, molto oltre io potessi mai sperare. Ora vedremo che cosa puoi davvero fare, cocca mia” “Se credi che io mi lasci ****rare il cervello ti sbagli di grosso!” “Non ti hanno insegnato alla Santa Olga che le brave principesse non dicono le parolacce?” “Si può sapere cos’hai architettato stavolta?” “Guardati intorno. Il mio MALVAGISSIMO piano sta giungendo in porto e tu, tu leggiadra Stella sei la chiave di Volta. Avrai già capito che te ne stai chiusa in una stia, come una colomba. O un gheppio americano, un uovo marcio, un incongruenza, che non dovrebbe starsene con quelle piccole e innocenti colombe, Columba Livia. Adesso dei cavi ti circondano. Non ti penetreranno la carne, ma ti estrarranno l’odio. Lascia che te lo racconti” e, nella stanza bianca illuminata da un unico occhio di bue bianco, da pubblicità della Playstation, Ludo circonda peripateticamente Stella, brandendo una copia di Harùn e il mare delle storie di Salman Rushdie. Le legge il capitolo del mago-idraulico, dove viene spiegato qual è la “faccenda” in cui è coinvolto il Jin (genio, spirito) barbuto e conturbato, e come funziona la prodigiosa chiave inglese con cui deve “smontare” il “rubinetto” invisibile da cui il padre del protagonista, Rashid, attingeva per creare le sue storie, ora essendone incapace. “Non ti seguo ben bene. Quindi….” “Il tuo odio, come la forza delle storie del Rushdie, ti circonda impalpabilmente. È una struttura solida colei di cui parliamo, ma è accessibile con strumenti capaci di perorare oltre l’invisibile title drop d’alta cultura e quei tubi sono all’uopo! Adesso vedrai cosa la tecnologia dei Rettiliani, unita alla mia stregoneria, è stata capace di fare!” e su una console Ludo premette pulsanti a Stella invisibili, aprendo, dal pavimento, un enorme doppio specchio. Il pavimento era un unico, enorme specchio discoidale, con la gabbia di Stella posta su una lunga passerella trasversale allo specchio. Al di sotto c’era un ininterruzione di cassoni grigi metallici, attorno a cui si muovono dei robot dalla faccia di clown, fatta con dei palloncini elastici. Degli altoparlanti continuano a recitare “una gallina felice fa uova più grandi…una gallina felice fa uova più grandi….” “E adesso cosa ti è saltato in mente?” “E’ la mia inattaccabile copertura. Un allevamento di polli. In realtà” e attivò uno schermo su cui era proiettata una serie di diapositive della Santa Olga “sono capacitori nascosti di odio. Così alimenterò i miei golem” e le immagini cambiano, mostrando dei brutti mostri composti da fanghiglia fluviale, contenuti in quello che sembra un tempio mesopotamico “e con loro m’impadronirò della tua dimensione e della Terra. E se li credi fragili e cedevoli….quando il tuo odio per la tua famiglia e quella scuola li alimenterà nessuno potrà fermarli” “Quindi vorresti mettermi contro i miei genitori?” “Esattamente” “No, Marco riuscirà a salvarmi!” “Non credo. Non li sarà così facile capire in che dimensione mi nasconda adesso….” E effettivamente Marco e l’unicorno erano a un punto morto. Erano in una dimensione inconclusa, un mondo di geometria poliedrica a metà tra Psychon di Donald Galuye e Spaziolandia di Rudy Ruecker. Seduti su una struttura continua a scacchi uniformemente dello stesso colore dell’orizzonte senza né cima né fondo, una scalinata di quattro paia di rettangoli iper allungati e segmentati come un paio di calze di nylon per donna proiettati verso i confini di quell’universo, Marco e Unicorno ragionavano sul da farsi. “Siamo in una stasi. Avremmo dovuto girare a sinistra…..dunque noi partimmo da qui” e scende per coricarsi sul “terreno”, mentre Unicorno lo accompagna, e comincia a disegnare per terra un punto “e Stella con Ludo sono quaggiù” e traccia un secondo punto, iperbolicamente 4 passi più lontano del primo, che in termini di geometria non euclidea equivarrebbero a una sessantina di kilometri lunghi ognuno una novantina. Duecentoquaranta chilometri in uno spazio in cui i concetti di distanza comunemente intesi non avevano senso, perché continuamente scossi da questa o quest’altra ancora distorsione e attorcigliamento del continuum. Sapere che Stella era pressoché irraggiungibile ammazzava Marco di disperazione, soprattutto con questa rinnovata consapevolezza. “Noi siamo qui” e Marco traccia un enorme ∞ e poi ne segna il centromero, lasciando intendere che sono in un infundibolo cronosinclastico Crono significa tempo. Sinclastico significa incurvato dalla stessa parte in tutte le direzioni, come la buccia di un'arancia. Infundibulum è il nome che gli antichi romani davano all'imbuto. Se non sai cos'è un imbuto, fattene mostrare uno dalla Mamma. Cioè in un vicolo cieco di tutti i parametri dello spazio-tempo, euclidei, grossatestiani, bruneschi, einsteniani, schrondigeriani. “E anche se ce ne allontanassimo” disse Marco “Stella verrebbe sempre un po’ più in avanti. Non ce la faremo mai!” “E invece se vi arrendete adesso è peggio! Nessuno di voi si è mai ritirato dinanzi alle prime difficoltà!” “Oh buon Dio! Chi è che mi sta parlando?” “e la Gargantua li apparve in fronte agli occhi, atterrando soavemente sul suolo infinito. “Venite dentro!” disse felice una dei tecnici, una ragazza di nome Kolorex. “Vogliamo aiutarvi a trovare la vostra amica” “Spiegateci meglio chi sareste” chiese Marco mentre, insieme a Oraquix, osservava gli hangar tubulari dei tre robot, del Black Tuna e dell’Ikran the Brave, l’arma segreta di Oraquix per far fare la differenza del suo mecha. “ “Oh ragazzo mio, la storia di noi rettiliani è lunga, ma senz’altro interessante. Sta a sentire. “Discendiamo da un tipo specifico di creature sauriane, e se le nostre donne hanno tratti tipici di voi mammiferi, è perché l’evoluzione, la grande forza della Divinità che controlla l’Universo, ci ha resi bisognosi d’affetto come con voi. Noi non siamo più fredde scaglie, ma morbida e calda carne con un cuore che batte entro essa. Abbiamo vissuto osservando il vostro mondo, il regno di Mewnie, Echo Creek e la Terra tutta, e abbiamo deciso di combattere per proteggervi…..o almeno è quello che ho deciso io, Oraquix. Perché vedete quelle colossali macchine antropomorfe? Quel velocissimo spazioplano? Quella colossale astronave? Sono armi che io ho dovuto costruire per dimostrare di non essere da meno rispetto al mio diretto superiore, Brufedol. Brufedol mi irrise quando un progetto per doppiare la Luna del regno di Mewnie, Menelvagor, per raggiungere con le nostre sonde il quinto pianeta del sistema di Mewnie, Gaunterion, corrispettivo del vostro Marte, e ha deciso di darmi retta solo per il lancio del Progetto Asclepio, con cui avremmo dovuto uccidere Stella e proseguire poi alla conquista di Mewnie. Io però mi sono ribellato, perché io non voglio la sua morte, ma aiutare i suoi genitori a capirla davvero. È una ragazza molto energica e dolce, e tu sei l’unico per lei. Se dovesse succedergli qualcosa di tremendo sarei io il primo a pentirsene. Perché se lei dovesse morire con lei morirà anche la speranza celata nelle fiabe. Conosci Gilberth K Chesterton?” “No, non so chi sia” “Era uno scrittore inglese dei primi del secolo. Era un uomo che mi ha insegnato a non credere che la scienza sia onnipotente. Diceva C’è più verità nei miti e nelle favole che nelle scienze esatte. Albert Einstein lo completava dicendo La logica ti porta dal punto A al punto B. l’immaginazione ti porta ovunque. Dio per me è molto migliore della scienza. Perché con la scienza viene troppe volte la tecnocrazia, che spegne le stelle e uccide i folletti. Io chiamo la mia scienza tecnica filantropica. Cioè un esattezza che sottende un amore, una passione per l’umanità. E sono così pieno d’umanità nel mio cuore anche se io non sono un essere umano! È incredibile cosa una Parola senza doppiezza o capziosità riesce a fare su un cuore deluso. Quel Brufedol è sostanzialmente un tiranno. E io lo combatterò” “Dottor Oraquix! Ci stiamo avvicinando all’obbiettivo. È nelle campagne inglesi….all’incirca in una bolla cosmica situata nel Cambridgeshire. È….un allevamento di polli? Cosa?” Oscillocinum, l’addetto alle comunicazioni riferì. Nel frattempo tutti, sulla Gargantua, stavano analizzando l’ambiente per capire che cosa ci stesse dietro. La struttura era un gigantesco dolmen emerso dalla terra, con una scritta sotto a un trompe-d’oeil di un allevatore di polli con in mano un uovo e un sorriso sornione a 16 denti. Assomigliava all’Ispettore Gadget in un trench coat da Dennis Colt, cioè Lo Spirito, il The Spirit di Will Eisner. Ma senza la cravatta rossa. Diceva “An happy hen makes larger eggs” e il cancello aveva due polli con le zampe chiuse in 2 taniche sui bastioni all’ingresso, al posto dei molto più effettistici gargoyles. “Dottore….Stella è qui. Vede questo puntino rosso opaco? È lei, non ci sono dubbi” “Sì. Adesso tu, Marco, accompagnerai Squirrel, pilota del Garunsen, dentro Gar, per sfrondare le iniziali linee nemiche e Stella. In ogni caso Run e Sen vi guarderanno le spalle. Dopodiché tornerete qui, e se una minaccia particolarmente grande vi dovesse aver seguito, i tre robot possono unirsi in qualsiasi momento a formare il Garunsen. Tutto chiaro?” “Sì, ma dovrebbe accendere più lampadine in questa stanza. Io non ci capisco ancora un acca!” pensava Marco. In realtà lui doveva semplicemente prendere Stella e basta, era quello Squirrel che faceva tutto. Non era poi nemmeno un tipo così abominevole: taciturno ma non asociale, metà uomo metà scoiattolo, guidava da Dio un affare-il Black Tuna-di cui Marco capiva a malapena il nome. E Gar era guidato ancora meglio. I polli di gesso all’ingresso erano cannoni laser camuffati, che però contro Gar erano inefficaci. Calpestati, Gar raggiunse la sommità della struttura, e con la Forbice imperatrice si ritagliò (letteralmente) un passaggio. Erano infatti cesoie in grado di tagliare il metallo. I robot più piccoli, in basso, non sembravano turbati dalla cosa, continuando a raccogliere uova da galline indifferenti. Quando però Gar cominciò a volare nella struttura (che essendo stata costruita in un'altra dimensione poteva infischiarsene delle leggi fisiche comuni) gli allarmi suonarono. La copertura era saltata, ma Ludo aveva altro a cui pensare: Stella si era dimostrata persino troppo ubbidiente: odio ne aveva da vendere, ma era contro di lui, sottospecie di passerotto! E le capsule adibite a contenerlo, i cui capacitori erano nascosti nelle stie e sotto le stie vibravano pericolosamente. La situazione era confusionaria: gli allarmi urlavano a pieni polmoni, i gallinacei si agitavano nelle loro scarnissime gabbie, persino i robot affaccendati sotto erano alla pazzia. “Là! Là Marco! Là sopra!” “E’ perché lo sai?” “Perché ho gli occhi a raggi X! Muoviamoci!” Gar, solo come un idiota, indicava a un interlocutore immaginario il soffitto trasparente, tagliato da una passerella, quella su cui c’era ingabbiata Stella. Gar raggiunse il soffitto, ma era ormai troppo tardi: Ludo cavalcava una Stella trasformata in una diavolessa gigante che sfondò il soffitto, costringendo Gar a fuggire. Gli altri due robot, capita l’antifona, vennero incontro a Gar, fondendosi in cielo, venendo raggiunti da Ikran the brave, prendendolo nel braccio destro. La barriera della Gargantua non avrebbe retto a lungo. Garunsen doveva agire subito. Ferì Stella con la punta della spada incorporata nella Ikran. Poi la centrò con una freccia della sua balestra, sempre incorporata nell’Ikran. Ma mentre Garunsen saltava all’indietro per caricare un colpo di potenza più ampia, sguainando la Doppia catena a trancio per lazolare Stella, Marco chiese che più niente colpisse quella creatura gigantesca. Era la sua fidanzata, dopotutto. Squirrel colpì blandamente Stella con il Baleno adamantineo, indietreggiando ancora di più. Era perché aspettava Oraquix che li desse il permesso di delegare a Marco le decisioni su cosa fare. “Squirrel! Ti ordino di rispondere a ogni ordine che Marco ti imporrà. Risponderai tu in secondo luogo di Marco, che risponderà a me per primo” “Va bene. Marco, cosa devo fare?” “Hai un modo per paralizzarla?” “Sì, ma le farà del male” “Se non c’è ne un altro…” “No, non c’è n’è. C’è n’è a dire il vero un altro, ma serve solamente se il bersaglio ha poca forza. E la tua amichetta del cuore ha delle cosce da leonessa che…” “Allora falle la bua” e lui scagliò una coppia di frecce alle gambe di Stella, facendola inchinare con la forza. Poi Garunsen colpì anche le braccia allo stesso modo. Stella accarezzò i piedi di Garunsen implorante, e Marco provò una fitta di dolore, a vederla così. Ma cos’altro poteva dire a Squirrel? Era la soluzione più umana. Garunsen la sollevò tenendole le mani. Stella aveva un espressione triste, il fiato corto, lo sguardo vitreo da uomo prossimo a morire per cirrosi. “Marco. Cosa devo fare?” “Tieniti pronto” e Marco distaccò il suo modulo e lo riagganciò al Black Tuna, uscendo dalla gemma del Baleno adamantineo e volando goffamente verso Stella. “Stella, sono io. Ti prego, mi puoi sentire? Ti scongiuro: torna da me. Ti ricordi come sconfissi il demone Heautontimorumenos, quello che rese la Signorina Soavità la Signorina Atrocità? Te lo ricordi il Fire Rainbow? E come lo avesse impiccato? Come sembrassi così spaventosa, e invece come non ci fosse in te nessun segno d’odio quando aiutasti la Signorina Soavità a risollevarsi? Ti prego! Torna da me!” e Stella lanciò un Fire Rainbow misto a un Narwal Blast, che colpì l’allevamento semi-distrutto. I narvali e il fuoco misero fine a un altro dei “brillanti” piani di Ludo, il quale volò all’orizzonte in un bagliore come il Team Rocket dopo ogni mancata cattura di Pikachu. Stella era là a terra, normale, e Marco le andò incontro raccogliendola tra le sue braccia. Le ferite di quando era una gigantessa si riflettevano adesso in lei, buttata a terra come un rifiuto espulso da un aereo. “Grazie Marco. Mi hai salvata!” “Vede Brufedol? Io ho ragione. Si arrenda” “Oraquix, ammetto la mia sconfitta dinanzi ai suoi metodi. E lo sa perché? Perché i rettiliani sono molto più ragionevoli degli umani” “Mia figlia allora non è un assassina” disse Re Butterfly. “Moglie mia, lei è davvero degna di prendere il suo posto”
   
 
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