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Autore: Alyda    25/04/2016    0 recensioni
Katerina, è una persona diversa da quella che era quando ancora abitava a West Harbor, così come sono diversi quegli strani frammenti d’argento che porta in borsa, per questo ha deciso di trovare il rifugio di Ammon Jerro: vuole scoprire di più riguardo la loro natura.
Per fare questo però, ha bisogno dell’aiuto dell’unica discendente dei Jerro ancora in vita: Shandra Jerro. Così Katerina chiede aiuto alla ragazza, ma prima di poter scoprire qualsiasi cosa, Shandra viene rapita da delle creature chiamate githyanki, i quali vogliono strappare le informazioni a Shandra su Ammon Jerro e allo stesso tempo prendere i frammenti d’argenti.
Katerina per ritrovare Shandra, dovrà fare affidamento su un ranger senza scrupoli e inaffidabile: Bishop, il quale è l’unico a conoscere il territorio dove sono diretti i ghityanki. Così Katerine si mette in viaggio, accompagnata, oltre che da Bishop, da altri due compagni di viaggio: Qara e Gnobnar.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bishop scelse un’altra strada per tornare a Neverwinter e Katerina decise di non fare domande. Il ranger stava davanti a tutti, Katerina era accanto lui, subito dietro di loro si trovavano Shandra, Qara e Grobnar e in ultimo Casavir.
Per la notte si accamparono nel bosco del Crepuscolo e il primo turno di guardia toccava a Qara e dopo a Katerina, e quando Qara la svegliò, lei si mise seduta a gambe incrociate. La tiefling sapeva già come sarebbe andata a finire quella storia. La stregona si addormentò e Katerina si allontanò dall’accampamento, il tanto perché nessuno la notasse.
“Smettila di spiarmi” disse.
“A quanto pare i tuoi sensi sono a posto, tiefling …” Bishop uscì dall’ombra e le andò incontro. Come al solito aveva stampato in volto un sorriso spavaldo.
“Vedi di mantenerti a distanza, ranger…” Katerina sguainò il pugnale, “Non ho intenzione di giocare stanotte” gli intimò. Bishop rise in modo sommesso, poi fece un altro passo.
“Già, basta giocare…” continuò ad avanzare, con le braccia lungo i fianchi. Camminava piano, ma bastava perché Katerina se lo ritrovasse a qualche metro di distanza.
“Non fare un altro passo.” si mise in posizione di attacco e il ranger si fermò.
“A quanto pare credi veramente di avere la situazione sotto controllo, peccato che ti stia sbagliando” Katerina non lo vide arrivare, ma una freccia le colpì la mano e lei lasciò cadere il pugnale. Si afferrò la mano ferita con l’altra, cercando di fermare l’emorragia, non riuscì a fare nulla che Bishop le fu vicino. Le prese la mano ferita e la strinse, Katirina urlò, ma il ranger le mise una mano sulla bocca.
“Non ti conviene” sussurrò Bishop, “Che ne dici di ricambiarmi il favore per non aver detto la verità al paladino?”. Katerina emise qualche suono e allora Bishop le liberò la bocca, tenendola però bloccata contro un albero.
“Sono un tiefling, Bishop, se non ti allontani immediatamente potrei decidere di chiamare qualcuno dall’Abisso e non credo che la cosa potrebbe piacerti” sussurrò. Bishop per un attimo rimase serio, poi la lasciò andare e si mise a una distanza di sicurezza da lei.
“Saresti una stupida, i demoni non vorranno solo la mia testa se verranno qui” ormai il ranger era una distanza di sicurezza e Katerina recuperò il suo pugnale, nel mentre studiava i movimenti controllati di Bishop.
“Molto bene” disse Bishop “Che ne dici di farmi compagnia questa notte?” il ranger era decisamente un po’ troppo confidenziale. Gli occhi rossi di Katerina s’infiammarono d’ira e in un sibilo disse: “Senti un po’, ranger. Se vuoi rimanere in vita ti consiglio di migliorare il tuo atteggiamento e anche alla svelta.”
“Altrimenti che fai? Mi uccidi come hai fatto con gli altri?” la sua voce era intrisa di sarcasmo e Bishop fece un passo avanti.
“Non ti avvertirò ancora.” e il suo era un sussurro minaccioso
Non vide però arrivare il ranger e se lo ritrovò davanti. Lui le afferrò la mano che stringeva il pugnale, così che non potesse reagire e la baciò. Katerina, in un moto di rabbia, scattò come le era stato insegnato e si sfilò dal ranger, piantandogli un pugnale sulla coscia.
Bishop non disse nulla e lasciò che Katerina prendesse le distanze da lui, così da poter osservare la ferita che lei gli aveva inferto. Non si lamentava, ma era chiaro che era arrabbiato
“Torna all’accampamento Bishop” sbottò Katerina. Tutta la passione di poco prima era svanita dal volto di Bishop ed era tornato il rancore. Aveva le spalle appoggiate a un albero e aspettava che il ranger si dileguasse.
“Sono disposto a rinunciare, per ora” era una minaccia.
“Non farti illusioni, ranger… quello che è successo oggi non capiterà ancora”
“Ma che freddezza…” sussurrò Bishop e nella sua voce era presente un tono di scherno “D’altronde non eri tanto gelida poco fa…”
“Sai meglio di me che non ti conviene avermi come nemico…” la sua voce cominciava a salire di tono, man mano che quella discussione andava avanti. In risposta Bishop scoppiò a ridere. “Puoi scegliere se essere d’accordo o meno, ma se voglio qualcosa la ottengo. Sempre.
Katerina ebbe un sussulto a quell’improvviso cambio di tono della discussione e per un attimo ebbe paura del ranger e di quello che poteva fare, ma poi il suo sguardo tornò duro come sempre.
“Lasciami in pace”
“Non ancora…” le rispose e di nuovo le si avvicinò, annusandola… esattamente come… un animale , pensò. Ma d’altronde Bishop era un ranger, molto probabilmente passava più tempo in mezzo alla natura che in mezzo alle persone.
“Bishop…” la sua sembrò però più una lagna che un’intimidazione.
“Accidenti a te, ranger, ti ho detto di lasciarmi in pace!” scattò all’improvviso e il suo tono di voce fu simile ad un urlo, tanto che svegliò qualcuno nell’accampamento. Bishop si allontanò immediatamente, mettendosi a una distanza di sicurezza. Katerina si lasciò cadere a terra, sfinita anche dalla perdita di sangue.
Casavir si avvicinò e vedendola a terra e ferita la aiutò immediatamente ad alzarsi, sorreggendola. Katerina lo lasciò fare.
“Ti ho sentito che ti rivolgevi a Bishop, cosa è successo?” le chiese Casavir.
Katerina non sapeva cosa dire, dopo tutto aveva ancora il volto arrossato per via del ranger e non sapeva cosa avesse sentito Casavir. Sperava solo quell’ultima frase.
“Niente paladino…” Bishop sbucò dalla boscaglia “Katerina pensava che la stessi spiando, ma ero semplicemente a caccia.” spiegò e mostrò un coniglio morto come prova. Casavir la guardò.
“È vero?” le chiese
Bishop la fissava e con lo sguardo le faceva intendere di stare attenta a cosa diceva. Katerina si infuriò e a quel punto decise di dire la verità, o una parte.
“Non lo so cosa avesse in mente, ma le sue intenzioni non mi sembrano nobili”
Non voleva lasciarla passare troppo facilmente al ranger, ma allo stesso tempo non voleva che il paladino si allarmasse per quella situazione e le stesse con il fiato sul collo.
Gli occhi di Casavir divennero pieni di rabbia, così come quelli di Bishop… solo per motivi diversi: “Che cosa hai fatto?” disse il primo, “Mente.” rispose il secondo.
“Ma davvero?” disse Katerina.
“Taci, tiefling” sibilò Bishop e detto questo voltò le spalle e si allontanò.
“Tutto bene?” le domandò Casavir una volta che il ranger non fu più a portata di orecchio.
“Benissimo” sentenziò e tornò all’accampamento, mentre il paladino le correva dietro con apprensione. Lei però lo ignorava completamente, nonostante lui continuasse a cercare di convincerla a farsi curare.
Ripartirono qualche ora dopo, non appena Bishop fece ritorno dalla sua scampagnata. Camminarono per un bel po’, con passo spedito e finalmente ritornarono a Neverwinter, per la precisione al Fiasco Sommerso, la taverna di suo zio.
Non appena entrarono stanchi e affamati, lo zio li accolse con immenso sollievo ed euforia.
“Rieccovi!” corse incontro a Katerina e le batte una pacca sulla schiena, forse un po’ troppo forte “E tutti d’un pezzo!” il suo sorriso era enorme, ma si spense nel vedere il volto serio di Katerina, la quale rimase impassibile e con un tono gelido disse: “A dire il vero, ho scoperto che ho un pezzo di troppo…”
“Che vuoi dire?” gli chiese lo zio, mentre il sorriso si spegneva lentamente.
“Tu non mi hai raccontato tutto”
“Non… so di cosa parli…” iniziò lo zio, ma era chiaramente imbarazzato e Bishop partì alla carica come un toro.
“Ah sentilo! Arranca come una animale ferito…”
“Taci Bishop!” Duncan prese Katerina per un braccio e la portò in un angolo più isolato della taverna, così da poterle parlare senza che nessuno li sentisse. A bassa voce quindi cominciò a dire: “Non so se spetta a me dirtelo, forse Daeghun avrebbe voluto parlartene, ma pensava che fosse ancora troppo presto…” sospirò.
“Qualche tempo dopo che tu nascesti, West Harbor fu attaccata, tutti gli abitanti cercarono di mettersi in salvo, alcuni morirono nella battaglia, altri però riuscirono a fuggire… ma la moglie di Daeghun, Shayla, e tua madre, Esmerelle, non fuggirono.” Il suo sguardo si vece distante e i ricordi sembrarono dipingere gli occhi dello zio.
“Rimasero indietro… per salvarti. Mentre i demoni e il fuoco degli incantesimi facevano a pezzi il villaggio, raggiunsero la tua culla. Quando Daeghun si accorse della loro assenza era troppo tardi: poté solo guardare da lontano, mentre il villaggio veniva consumato dalla battaglia.”
Katerina deglutì, mentre il silenzio cominciava a calare tra i due. In un attimo le passarono davanti i ricordi della sua infanzia e di come Daeghun, il suo patrigno, avesse sempre accuratamente evitato l’argomento. Se ne fosse stata capace avrebbe pianto, ma non ci riusciva.
“Mi stai dicendo che per tutta la vita mi avete mentito?” domandò infine, mentre la delusione e la rabbia erano palesi dal suo tono, e lei non si sforzava di nasconderle.
“Non fui io a decidere di nasconderti quello che accade a tua madre, e mio fratello sarebbe furioso se sapesse che te l’ho detto… credo che lui fosse convinto che sarebbe stato troppo per te” Katerina irrigidì la mascella, mentre fissava gli occhi sul volto dello zio.
“In ogni caso” proseguì Duncan, “Quando i fuggitivi fecero ritorno al villaggio, non trovarono alcun superstite, eccetto te… tua madre era là, in un bagno di sangue, ti teneva tra le braccia e tu avevi una profonda ferita sul petto. Aveva cercato di farti da scudo, ma…” Duncan si fermò, abbassando lo sguardo e cercando di non farsi prendere dall’emozione. Katerina invece rimaneva impassibile, ascoltando.
“Il frammento deve averla trapassata, prima di entrare dentro di te” disse infine, “Nessuno capiva come fossi potuta sopravvivere, la tua ferita si rimarginò in pochi giorni, lasciandoti quella cicatrice… ma se quella ferita ti è stata inflitta da un frammento, dobbiamo porci alcune domande, alle quali, temo di non avere nessuna risposta…” concluse. Katerina si passò una mano sugli occhi e si massaggiò le tempie.
“Mi hai nascosto qualcos’altro, per caso?”
Lo zio divenne paonazzo, mentre diceva: “Io ho sempre voluto dirtelo, ma…” Bishop apparve, interrompendoli.
“Be’? Perché avete quelle facce lunghe? È morto qualcuno? Allora dovremmo festeggiare, non piangere.” trascinò Katerina in mezzo alla sala, in mezzo agli altri compagni. Bishop si portò alla destra di Shandra e Katerina si mise vicino a loro.
“Grobnar!” esclamò il ranger, “Inutile mezz’uomo, canta una canzone… prima che ti faccia cantare io” lo minacciò e lo gnomo, ignaro della minaccia con allegria disse, mentre faceva una piroetta su se stesso: “Ma certo, Sir Bishop, ho proprio la canzone giusta per l’occasione…” prese il liuto e cominciò a cantare.
Katerina alzò gli occhi al cielo per l’ingenuità di grobnar, ma gli angoli della bocca si alzarono leggermente verso l’alto.
“A proposito” cominciò Bishop, avvicinandosi “Ho deciso che, sia nel mio interesse che nel tuo, rimarrò con te.”
Alla tiefling le si gelò il sangue nelle vene a quell’affermazione, si voltò piano e guardò il ranger.
“E perché vuoi venire con me?” era scettica e non si fidava del ranger.
“Cosa?” Bishop non sapeva che rispondere, “C’è bisogno di una ragione? Andiamo… la gentile richiesta di Duncan ha dato inizio a questa storia, perché non finirla, dico io?” affermò e sorrise ambiguamente a Katerina. Casavir fece un passo avanti dal suo posto vicino al camino e con voce ferma e decisa disse: “Non abbiamo più bisogno del tuo aiuto.”
“Ah, paladino, smetti di parlare per il tuo capo solo perché è una donna, d’accordo?”, a quelle parole Casavir stette zitto, ma era chiaro che aveva voglia di ribattere, ma uno sguardo di Katerina bastò a farlo tacere.
“Non è necessario, Bishop.” Intervenne Duncan, “Mi spiace di averti costretto, ma hai fatto più di quanto…”, Bishop però non lo lasciò finire e lo interruppe.
“Oh, avanti Duncan! Sono ancora in debito con te” sembrava stranamente giulivo all’idea, nonostante inizialmente non fosse così, Katerina lo osservò con sospetto, ma non aggiunse nulla, “E quale modo migliore di sdebitarmi che viaggiare in sua compagnia?” lo disse con voce un po’ troppo suadente e Katerina divenne rossa a quelle parole, per qualche strano motivo.
“Un debito è un debito… e va pagato fino all’ultimo centesimo, Giusto?” concluse soddisfatto.
“Mi secca chiederlo” intervenne Shandra, “Ma io che posso fare, ora? Non posso certo coltivare la cenere.” Katerina non disse nulla inizialmente, riflettendo. Shandra le serviva per entrare nel rifugio di Ammon Jerro e non poteva certo lasciarla a se stessa, visto i pericoli a cui incorreva.
“Credo che avremmo bisogno di lei, per il momento.” Affermò.
“Ehi, fai attenzione a non comportarti troppo gentilmente con me…” commentò Shandra ironicamente, e Katerina sbuffò a quelle parole, seccata per quel comportamento così campagnolo.
“Beh, allora beviamo alla salute di tutte le donne che ci portiamo dietro senza averne bisogno ” commentò Bishop e di nuovo gli uscì quel tono ambiguo, il quale cominciava a stancare la tiefling.
“Sta’ attento a ciò che ti esce dalla bocca, Bishop!” scattò Casavir, alzandosi in piedi immediatamente. Bishop sorrise.
”Ti spiegherò ancora come funziona , paladino: il nostro capo prende le decisioni, noi obbediamo e così farà anche la contadina, io credo.”
“Apprezzo l’interessamento… improvviso di tutti quanti, ma so badare a me stessa.” Shandra sembrava imbarazzata, ma cercò di darsi un tono, tentando di convincere gli altri di ciò di cui nemmeno lei stessa era convinta, “D’altra parte quando rimango da sola, i problemi vengono a cercarmi.
Khelgar, il nano, a quel punto rantolo qualcosa, poi poggiò il boccale di birra sul tavolo e disse: “Se verrà con noi, deve fare qualcosa per mettersi al passo… non possiamo salvarla ogni volta.”
“Salvarmi? Io so badare a me stessa!” esclamò Shandra, poi più a voce bassa disse: “Beh, quando non ci sono nei paraggi troppi lucertoloidi… o githyanki.”
Katerina alzò gli occhi al cielo per l’ennesima volta, non le piaceva avere dei pesi morti nel gruppo, né tanto meno fare da balia a delle contadine incapaci. Dopo tutto però le serviva quella donna, dunque la decisione non fu poi così difficile.
“Khelgar ha ragione” iniziò, interrompendo tutti gli altri, “Dobbiamo insegnarti qualcosa, così potrai difenderti da sola.”
“Ehi, so tenere in mano una spada!” si lamentò Shandra, “Me la cavo in combattimento, non ho grandi doti, ma se ti serve una lama…” aprì le braccia e alzò le spalle. Tuttavia Katerina continuava a guardarla con scetticismo e a quel punto Shandra le si avvicinò.
“Senti, cercherò di non esserti d’impiccio, ma non voglio che te ne vai per la tua strada.” le mormorò “Io… io ho perso abbastanza… quindi, non voglio che mi lasci indietro. D’accordo?” l’ultima parola la pronunciò a voce più alta per farsi sentire da tutti e a quel punto Katerina non poté fare altro se non accettare.
Le due ritornarono in mezzo agli altri e Bishop con scetticismo fece il suo solito commento: “Allora la contadina viene con noi?” fece una risata “Bene, qualcuno deve pur prendere il posto del paladino, o raccogliere le frecce se Grobnar ci resta secco.”, Katerina stava per andare a dirgliene quattro ma prima che aprisse bocca, Bishop le fece segno di fermarsi e a bassa voce le bisbigliò: “Più tardi parleremo del nostro segreto.”
“Non ho nulla da dire al riguardo”
“E ora, io dico di stappare qualche barile di birra e di sommergere il Fiasco di buon vino!” esclamò il ranger, ignorando completamente la donna.

Brindarono e beverono fino a tarda sera, verso la mattina tuttavia qualcuno di insolito entrò al Fiasco Sommerso: uno dei Nove di Neverwinter, la guardia personale di Lord Nasher. Katerina quando vide entrare un uomo alto e biondo non immaginò neanche lontanamente cosa fosse venuto a fare. Ma quando l’uomo parlò, la tiefling diventò di marmo.
“Eccoti qui.” disse l’uomo.
“Chi siete?” chiese Katerina in tono seccato, pensava che si trattasse di uno degli scagnozzi di Axel, ma comunque preferiva sempre chiedere giusto per prendere un po’ di tempo.
“Lui è Sir Navalle” mormorò Duncan e Katerina ebbe davvero paura.
Immaginò che fosse lì per arrestarla, visto com’era immischiata in affari loschi della città e in che modo aveva aiutato Axel e i Ladri dell’Ombra nel prendere il controllo della città, ostacolando in tutti i modi la Guardia Cittadina.
“Che succede?” domandò, cercando di tenere il sangue freddo.
“Sono qui perché Luskan ti accusa di omicidio… di un intero villaggio, nientemeno. Hai mai sentito parlare di Ember?”
“Non ho fatto niente di simile” si difese immediatamente la tiefling.
Navalle fece una smorfia e disse: “Ho più rispetto per il fango sui miei stivali che per quei cani di Luskan e per quanto da mesi stia cercando una scusa per arrestarti…” la fissò a lungo, come per avvisarla “Non lascerò che un cittadino di Neverwinter venga affidato alla giustizia di Luskan” sospirò e la sua espressione si fece contrariata.
“Tuttavia…” proseguì “Se non riusciremo a trovare un modo di scagionarti dalle loro accuse, saremo costretti a lasciarti nelle loro mani: abbiamo firmato un trattato con Luskan, hanno diritto ad amministrare la giustizia ordinaria per qualsiasi crimine commesso nelle loro terre.”
“Ma non sono stata io.” Ribadì Katerina e Navalle sbuffò.
“Non importa questo… la tua colpevolezza è già stata decisa da una corte di Luskan” cominciò ad avvicinarsi di più a Katerina, poi si fermò a qualche metro di distanza e come ragionando disse: “Se tu fossi un lord, un cavaliere o un signorotto, sarebbe diverso… in tal caso, saresti soggetto alla giustizia nobiliare e il tuo processo si svolgerebbe qui a Neverwinter, in presenza di Lord Nasher.”
“Non lascerò che Luskan mi prenda” esordì Katerina e nel mentre, la sua mente, cominciò a galoppare a briglia sciolta, nel tentativo di cercare un modo per fuggire e far perdere le sue tracce.
“Non posso farci nulla per questo…” le disse, “Hai deciso di intraprendere una strada diversa da quella della giustizia, dunque non potremo fare nulla per aiutarti… tuttavia, manderò un “amico” ad assisterti. In passato si è dimostrato un valido aiuto per casi come questi.”
Detto ciò Navalle si congedò, lasciandola a se stessa. Katerina sbatté un pugno sul tavolo e all’interno della locanda si scatenò un putiferio tra tutti i suoi compagni.
“Non permetterò che quei maledetti cani di Luskan mettano le mani su di te!” esclamò lo zio.
“Ma possiamo ancora fare qualcosa non è vero? Devi solo trovare un cavaliere a cui giurare fedeltà e gli agenti di Luskan non potranno toccarti…” si lagnà Shandra.
“Inoltre” questa volta a parlare fu Neeshka, l’unica altra tiefling che Katerina avesse mai conosciuto, una ladra per la precisione, ma non scaltra quanto il suo capo “Siamo innocenti… voglio dire, il massacro di un intero villaggio? Questa volta Luskan si è spinta troppo oltre…”
“Tu dici? Se gli agenti di Luskan volessero qualcosa da te, ucciderebbero un’intera città per ottenerla, senza farsi troppi problemi” commentò Bishop, il quale era seduto a un tavolo a bere un boccale di birra “In passato hanno già attaccato Neverwinter e ora stanno inviando la propria flotta contro Ruathym, dagli soltanto una scusa e ti ritroverai i loro soldati ai cancelli…”
“Io dico di affrontarli e spaccare qualche cranio!” Khelgar batte il suo pugno sul tavolo tanto forte che a Bishop andò di traverso la birra.
“Perché non andiamo lì e li riduciamo in cenere?” propose invece Qara.
“Ehm… Duncan, abbiamo un ospite” annunciò Hans, il cameriere.
Quando Duncan guardò la porta alzò gli occhi al cielo vedendo l’elfo della luna Sand, un mago che aveva precedentemente esaminato i frammenti d’argento, con poco successo…
“Come sa la giornata non fosse già abbastanza spiacevole… cosa vuoi, Sand?”
“A dire il vero, sono qui per aiutarti… e per aiutare la tua famiglia” gli rispose l’elfo con voce pacata, Duncan stava per obbiettare, ma Sand lo fermò con una mano “Prima che tu possa iniziare a sbraitare contro di me, sappi che ho ricevuto un… ultimatum da Lord Nasher per difenderti nel processo, ovviamente se riuscirai a trovare un cavaliere che ti prenda come signorotto. Sappi che se andrai a Luskan, ti uccideranno.”
“Oh, davvero? Non lo avrei mai detto…” gli rispose Katerina sarcastica.
“Immagino che tu abbia qualche difficoltà a fidarti di me, ma lascia che ti aiuti… esistono le leggi, ma esiste anche ciò che è giusto e ingiusto. Sebbene tu abbia una certa propensione a prendere le leggi con una certa leggerezza, non penso tu sia colpevole… ma se riusciranno a incastrarti, ti uccideranno.”
“Continui a parlare, ma non mi stai fornendo nessuna soluzione elfo!” la tiefling cominciava a diventare nervosa, soprattutto perché stava perdendo tempo, se non poteva fare niente, tanto valeva che se la desse a gambe.
“Se hai le amicizie che sospetto tu abbia” la guardò intensamente, facendole intendere che lui sapeva qualcosa di troppo “Ti suggerisco di usarle e alla svelta, o sarai costretta a subire la giustizia di Luskan.”
Sand sembrava sapere di Axel, ma non disse nulla, semplicemente se ne andò dopo aver parlato. Di nuovo i suoi compagni cominciarono a parlare tutti insieme, ma Katerina non li sentiva, la sua mente era troppo concentrata a pensare a un piano di fuga e in tutto quel baccano, quando alzò il viso incrociò lo sguardo di Bishop, il quale la stava fissando. Il ranger alzò il boccale di birra verso di lei e lo buttò giù.

  
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