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Autore: Jaredsveins    26/04/2016    5 recensioni
Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, John Winchester, Mary Winchester, Sam Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Titolo: The darker it gets and the more you save me
Fandom: Supernatural
Pairing/Personaggi: Dean Winchester/Castiel, Mary Winchester, John Winchester, Sam Winchester
Rating: Arancione
Charapter: 5/10
Words: 5576
Genere: Angst, drammatico, sentimentale
Warning: Slash, tematica delicata
Summary: Castiel ha sempre vissuto nel suo piccolo mondo, senza sapere molto di quello esterno. Quando un giorno avrà la possibilità di fuggire da lì, la coglierà e un incontro inaspettato cambierà totalmente la sua vita.


The truth of you

Can't wake up in sweat,
'cause it ain't over yet.
Still dancing with your demons.

Nightmare – Avenged Sevenfold

 

Passò una settimana dopo quella notte, una settimana piena di avvenimenti per Castiel. Aveva imparato tantissime cose e aveva scoperto di essere davvero molto bravo a cucinare, tra tutto. Dean gli aveva insegnato come usare il televisore, come cambiare una lampada, come fare il letto e così via. Cose banalissime che però avevano meravigliato tantissimo Castiel; ma la cosa più bella fu l'approccio del ragazzo con la musica. Stava facendo zapping, così Dean lo aveva chiamato, e si era fermato su un canale chiamato MTV in cui stavano mandando una canzone che gli era piaciuta davvero tanto. Aveva iniziato a battere il piede a ritmo di musica e aveva sorriso, era piacevole quella melodia da ascoltare. Molto bello era anche il ritornello, in particolare una frase che lo aveva colpito, diceva: everyday, every hour turn the pain into power. Non seppe esattamente il perché ma pensava che si adattasse alla sua situazione. A parer suo, non stava facendo alcun tipo di progresso. A parte l'imparare delle cose nuove, aveva ancora molta paura del mondo esterno e Dean continuava a ribadirgli che era normale, perché non doveva essere facile essere stato catapultato nel mondo dopo una vita ad essere rinchiuso tra quattro mura.

E poi erano iniziati gli incubi frequenti, da cui sembrava non riuscire più a liberarsi. Li faceva anche il pomeriggio, quando gli capitava di riposare. Il che succedeva spesso, perché a causa delle notti insonni aveva molte ore da recuperare. Però a Dean non ne aveva ancora parlato; vedeva che era comunque molto preso anche da altre cose. Benny, ad esempio. Li sentiva litigare spesso al telefono, perché lui non voleva lasciare in pace Dean che invece era stato molto esauriente dicendogli che non sarebbero mai ritornati insieme. Quindi non voleva stressarlo più di tanto. Si stava tenendo tutto dentro, quando aveva un incubo affondava il viso nel cuscino e piangeva in silenzio, cercando di trattenere i singhiozzi perché il suo amico nella stanza accanto non lo sentisse. Il pomeriggio, quando capitava, correva in bagno e cercava di rilassarsi con una doccia calda che di solito gli faceva sempre bene.

Poi però, la situazione peggiorò.

I suoi sogni non erano mai stati molto concreti, fino a quella notte. Quella volta fu diverso, perché lo vide benissimo: Michael. Era lui, lo aggrediva e lo buttava per terra per poi abusare di lui come aveva fatto in tutti quegli anni. E per Cas fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso, perché aveva cercato di rimuovere in tutti i modi possibili quei momenti da dimenticare e diamine, ci stava riuscendo grazie a Dean. Piano piano, ci stava davvero riuscendo. Ma poi era arrivato quell'incubo che aveva messo fine a quella “pace” interiore.

Dean stava dormendo profondamente, coccolato dal tepore delle coperte. Stava sognando lui e Sam da piccoli, che giocavano serenamente al parco. Poi però il suo sonno era stato disturbato da dei lamenti che inizialmente non aveva inquadrato benissimo. Poi però, aveva capito cosa stava succedendo. Era Castiel. Si era alzato di fretta ed era corso in camera sua, aprendo la porta e paralizzandosi quando lo aveva visto piangere con le ginocchia portate contro il petto sul pavimento.

“Cas!” Si era inginocchiato davanti a lui dopo essersi ricomposto e lo aveva abbracciato, accarezzandogli la schiena circolarmente e sussurrandogli di stare tranquillo, perché lui era lì con lui. Ed erano rimasti così per minuti immensi ma a Dean non era importato nulla della schiena che iniziava a far male per la posizione scomoda, non gli era nemmeno importato quando aveva iniziato ad accarezzare il viso di Castiel; non gli era importato fino a quando l'altro non si era addormentato. Lo aveva preso in braccio e lo aveva adagiato sulle coperte.

E adesso invece Dean era intenzionato ad affrontare l'argomento, non gli importava cosa Castiel avrebbe detto. Dovevano parlarne. Quindi andò da lui, che stava preparando una torta e si poggiò alla porta con una spalla, incrociando le braccia al petto. “Cas?”

Il ragazzo alzò lo sguardo e aggrottò le sopracciglia quando vide Dean scoppiare a ridere e avvicinarsi a lui.

Il biondo alzò la mano e la passò sulla punta del naso di Castiel, tirando via la farina che aveva sul naso. “Devi smettere di fare sempre dolci però, altrimenti come faccio a dimagrire?”

Cas gli inviò un'occhiataccia ovvia e poi gli passò accanto, spingendolo con un fianco di proposito.

Dean si mise a ridere e negò con il capo, per poi farsi serio poco dopo. “Cas, dobbiamo parlare.”

Ecco, chissà perché se lo aspettava.

“Cosa è successo questa notte?”

Castiel negò con il capo e non lo guardò nemmeno, mettendo la torta in forno e prendendo poi le stoviglie sporche per iniziare a pulirle. Non voleva parlarne, non voleva dargli un altro enorme pensiero.

Dean sospirò esasperato e si avvicinò all'amico, chiudendo il rubinetto e mettendosi davanti a lui, poggiando il sedere sul ripiano. “Allora?” Lo fissò con aspettativa. “Dimmi tutto.”

Il ragazzo lo guardò rassegnato e gli prese il cellulare dalla tasca. 'Ho fatto un incubo.'

“Capita di farli Cas..”

'Ho sognato lui.'

Dean lesse il messaggio più volte e sentì lo stomaco contorcersi per il dispiacere. Non doveva essere stato bello. “E ti è successo solo questa notte?” Voleva evitare di fargli raccontare quel che aveva sognato.

E Castiel avrebbe tanto voluto urlare e sparire, perché Dean poteva fare tantissime domande e invece aveva fatto quella che doveva evitare più di tutte. Avrebbe potuto dirgli una bugia ma a quel punto si sarebbe accorto che stava mentendo, quindi era anche inutile tentare. 'In realtà non è la prima volta che mi succede. Di recente, ho fatto altri sogni brutti.'

“Oh fantastico!” Disse sarcastico. “Beh, grazie per avermelo detto Cas.” Dean non seppe nemmeno perché se la stava prendendo così tanto..o forse sì. Però gli faceva rabbia il fatto che Castiel non si sentisse ancora tanto libero da dirgli qualcosa come quella. Alla fine non era indifferente, perché quei sogni emergevano sicuramente dalle insicurezze del ragazzo e gli dispiaceva. Sapeva o anzi, poteva solo immaginare come si potesse sentire Cas ma voleva che si sfogasse con lui perché ormai lo considerava un amico e voleva che non ci fossero segreti tra di loro.

'Non volevo farti preoccupare, non ti ho detto niente per questo.'

Dean sospirò e prese il cellulare dalle mani di Castiel e lo infilò in tasca. “Adesso faremo le cose a modo mio.”

Sapeva bene che l'altro avrebbe dato di matto, sicuramente. Ma per esperienza personale, quando qualcosa lo assillava e lo faceva stare male, cercava di affrontarla per poi lasciarsela alle spalle. Quindi, quel che doveva fare Castiel a parer suo, era tornare a casa per affrontare ancora una volta ciò che era stato costretto a sopportare. Ma quella volta non sarebbe stato da solo, c'era lui e non lo avrebbe mai lasciato andare da solo ovviamente. Non voleva vederlo stare ancora male. In fin dei conti, da quel che Cas gli aveva detto, se Michael avesse voluto ritrovarlo lo avrebbe già fatto. Quindi era probabile che non fosse più tornato e Dean, senza rimpianti, aveva sperato che fosse morto. Perché una persona come quella non meritava nemmeno di vivere. E non meritava nemmeno di essere il centro dei pensieri di qualcuno, belli o brutti che questi fossero. Prese la giacca e fece un cenno a Castiel. “Andiamo, forza.”

Il ragazzo rimase dov'era e inclinò il capo, confuso.

“Andiamo a casa tua.”

E seriamente, si sarebbe aspettato la qualsiasi reazione di Castiel ma non ciò che fece dopo. Inclinò il capo e congiunse le mani a mo di preghiera, mettendo su lo sguardo più dolce che Dean avesse mai visto. Gli stava seriamente facendo gli occhi dolci? Sembrava una scena tra un padre che obbligava il figlio ad andare a scuola. Ancora una volta, lo aveva sorpreso. Ma non si sarebbe fatto convincere, perché era davvero deciso.

“Non fare quella faccia Castiel, forza.” Lo prese per il braccio e lo tirò appena, facendo un cenno verso la porta d'ingresso. “Non sei da solo, okay? Forza.”

Il ragazzo capì che Dean stava facendo sul serio e allora andò sulla difensiva, scansandosi e negando energicamente con il capo. Non poteva davvero volergli fare del male portandolo lì, cosa sperava di ottenere? Tornare avrebbe voluto dire cancellare tutti i piccoli passi avanti che aveva fatto in quella settimana. E non voleva che ciò accadesse, perché forse era la volta buona in cui riusciva ad avere qualcosa di bello. Andò in soggiorno e prese carta e penna, scrivendo velocemente. 'Perché vuoi portarmi lì?'

“Perché poi ti sentirai meglio.”

'Non è vero! Io non voglio più tornarci..'

“E dopo questa volta non ci tornerai più ma adesso ne hai bisogno.”

'Tornare lì mi farà stare male! Perché devi essere così cattivo Dean?'

Dean strinse i pugni e chiuse gli occhi, cercando di scaricare la rabbia che si era appena impossessato di lui. Gli sembrava di rivivere la stessa situazione di anni prima. “Non sono cattivo, voglio solo aiutarti.”

'Non mi aiuti così.'

“Beh, allora vattene e fatti aiutare da qualcun altro!” Sbottò senza rendersene conto e guardò Castiel con rabbia, per poi rendersi conto di ciò che aveva fatto troppo tardi, appena lo vide abbassare lo sguardo e andare al piano di sopra. Decise di non seguirlo, lui era ancora scosso e di certo non sarebbe riuscito a dire niente di positivo per poter migliorare la situazione. Non voleva dirgli di andare via, non voleva che Castiel se ne andasse. Era solo stato un momento di poca lucidità e adesso si sentiva così in colpa che avrebbe voluto picchiarsi da solo se solo avesse potuto. Era stato meschino ma quella conversazione aveva fatto riemergere un periodo che Dean avrebbe voluto cancellare dalla propria vita. Si era ripromesso che non avrebbe trattato più nessuno in quel modo, eppure..

Il cellulare iniziò a squillare e distrasse il ragazzo dai suoi pensieri, lo prese e appena lesse il nome sul display sospirò profondamente, tentando di calmarsi appena rispose. “Mamma, dimmi.”

Tesoro, tutto okay?”

“Sì, va tutto bene.” Si passò una mano sul viso.

Sai che non me la bevo. Che succede?”

Oh dannato il suo sesto senso!

“Potrebbe esser successa una cosa.”

Mh..facciamo così. Questa sera sei libero no? Perché non venite a cena qui tu e Cas?”


 

E così si erano ritrovati a casa Winchester, con un Castiel chiuso in se stesso e un Dean molto irrequieto. Non avevano più parlato dopo quel litigio, se non per avvisarsi a vicenda quando avevano finito di prepararsi.

Erano stati accolti da una Mary sorridente, un John serio come sempre e un Sam abbastanza tranquillo. Anche se tutti e tre avevano percepito bene la tensione tra Dean e Castiel. La donna aveva abbracciato entrambi, soffermandosi però di più su suo figlio che non aveva affatto una bella cera. Stava cercando di mantenere la calma ma temeva fosse successo qualcosa di grave perché non vedeva un'espressione così stanca sul volto di Dean da quando..

“Mary, ti dispiacerebbe venire di là?” John interruppe i pensieri della moglie e la tirò a sé, portandola in camera da letto per esternarle il suo disappunto. Nell'ultimo periodo aveva visto suo figlio molto nervoso come non lo era da tempo. Tra di loro le cose si erano sistemate, più o meno, nonostante il suo coming out. Aveva cercato di accettare la relazione tra Dean e Benny e appena se ne era fatto una ragione, ecco che entrava in scena quel tizio strano di nome Castiel a stravolgere tutto. Non sopportava quella situazione, non sopportava come suo figlio era cambiato.

“Non iniziare John, sai bene perché Dean si comporta così e non c'è niente che tu possa fare se non accettarlo.”

“Quello non è mio figlio. Non era così, lui-”

“Invece è tuo figlio e dovresti smetterla di ripetere il contrario.”

“Non lo riconosco più.”

“John Winchester, io ti amo e solo Dio sa quanto ma tu ti sei sempre soffermato sulle apparenze e credo che tu non abbia mai conosciuto davvero Dean. Apri gli occhi adesso e torna di là, senza comportarti male e mettendo sia lui che Cas a disagio.” E prima che l'uomo potesse rispondere, Mary uscì dalla camera e raggiunse i ragazzi in cucina che avevano già preparato la tavola, con l'aiuto di Castiel che si era rifiutato di non fare nulla. E poi, rendersi utile lo distraeva dalla brutta sensazione che sentiva allo stomaco da quando Dean si era rivolto a lui in quel modo che gli aveva fatto male.

“Ho preparato uno sformato di riso, è la mia specialità!” Disse allegra Mary, mettendo a scaldare la pietanza dentro il forno dato che era già pronta. Fece accomodare tutti e ignorò l'occhiata ferita del marito. Sapeva di esser stata dura ma ogni tanto una tirata di orecchie non faceva affatto male, soprattutto a uno come John Winchester che era un tipo molto rigido.

Castiel sorrise alla donna, un sorriso sincero che era capace di rivolgere solo a lei quella sera. Le era molto grato, perché se non fosse stata così gentile con lui probabilmente sarebbe già morto, per quanto ne sapeva. Era stata la prima persona con cui aveva avuto un contatto umano ed era stato davvero molto fortunato, perché temeva che avrebbe incontrato qualcuno come Michael e l'idea lo terrorizzava molto.

“Spero ti piaccia, Dean e Sam ne vanno matti!”

Castiel iniziò a mangiare e se avesse potuto avrebbe abbracciato quella donna fantastica. Era delizioso! Non aveva mai mangiato niente di più buono in tutta la sua vita, infatti appena ebbe finito non rifiutò un bis che divorò in poco tempo. Scoprì che l'essere nervoso stimolava in lui l'appetito.

Dean invece non toccò quasi cibo, a lui faceva l'effetto contrario. Quando litigava con qualcuno o accadeva qualcosa di spiacevole, il suo stomaco si chiudeva come in una gabbia e non riusciva a mandare niente giù. Aveva cercato di sforzarsi per non far trasparire troppo agli occhi di John che era sicuro avesse capito ma aveva sperato comunque di esser riuscito a distogliere da lui tutta l'attenzione e fu molto grato a Sam che iniziò a parlare dei progressi che stavano facendo lui ed il suo amico Gabriel nel tentativo di trovare un lavoro, mentre continuava gli studi. Adorava quel ragazzo, faceva sempre di tutto per aiutarlo anche quando lui non gli chiedeva niente. Il loro rapporto era così e non lo avrebbe mai cambiato con niente al mondo.

La cena procedette così, con una calma che sorprese la maggior parte di coloro che ne avevano preso parte. Castiel si era alzato e aveva aiutato Mary a sparecchiare, mettendosi poi a pulire i piatti.

“E' molto gentile da parte tua, non c'era bisogno.” Disse lei appena il ragazzo si asciugò le mani e gliene presa una, portandolo in camera da letto sotto il suo sguardo confuso. Chiuse la porta e fece sedere Castiel sul letto, sospirando e rilassando le spalle, dopo aver preso carta e penna per lui. “E' ovvio che deve essere successa qualcosa e dall'atteggiamento di Dean, vorrà evitare di prendere l'argomento. Ma io sono molto preoccupata e ti sarei davvero grata se tu me ne parlassi.”

'Non voglio farlo arrabbiare di più.'

“Non gli dirò che me lo hai detto, okay? Forza, racconta.”

Castiel guardò Mary negli occhi e davanti il suo sguardo premuroso e preoccupato al tempo stesso non riuscì a trattenersi dal dirle ciò che era successo ore prima a casa di Dean. Le raccontò che stava facendo una torta, che alla fine si era bruciata dato che a causa di quel battibecco entrambi avevano dimenticato ad uscire dal forno; che ultimamente faceva spesso degli incubi e che Dean lo aveva capito, quando lui aveva fatto di tutto per nasconderglielo. E infine le aveva riferito quel che il biondo gli aveva detto, con le lacrime agli occhi mentre scriveva. Passò il foglio alla donna e non appena la vide distogliere un attimo lo sguardo sentì una stretta al cuore, era la prima volta che non la vedeva sorridere. A lui piaceva il sorriso di Mary Winchester.

“Temevo che potesse entrarci questo..”

Castiel non capì a cosa la donna si stesse riferendo e inclinò il capo, aggrottando le sopracciglia.

“Prima Dean non era così, come lo conosci tu adesso. Era molto più chiuso, non dava molta importanza a chi conosceva appena ed era restio a dare fin troppe attenzioni a gente che aveva delle situazioni particolari, per paura di restarne coinvolto..come alla fine è successo. Ma a questo ci arriveremo dopo. E' successo tanto tempo fa, all'ultimo anno di liceo di Dean, in cui conobbe Luke. Mio figlio non era un ragazzo che aveva molti amici, perché stava sempre sulle sue e il massimo che faceva era uscire qualche sera con Benny e altre due persone, per ubriacarsi e prendersi le sfuriate mie e di John.” Mary si mise a ridere. “A volte ci faceva praticamente impazzire. Poi però qualcosa è cambiato..Luke lo ha cambiato, in realtà. Dean non ne parla mai ma credo che lui sia stato il primo ragazzo di cui mio figlio si sia innamorato davvero. E andava bene, perché Dean si stava finalmente lasciando andare con qualcuno..andava bene. Fino a quando lui e Luke non decisero di mettersi insieme. All'inizio era tutto okay, perché stavano bene insieme ma con il passare dei giorni e poi dei mesi, Luke cadde in depressione dopo la morte di sua sorella più piccola. Dean gli stette vicino, o almeno ci provò. Era sempre con lui, correva sempre da lui quando aveva bisogno. Già da lì avevamo iniziato a notare un gran cambiamento in lui ma non glielo facemmo mai pesare più di tanto. Alla fine lui era felice, perché fargliene un problema?” Mary si strinse nelle spalle e socchiuse gli occhi, mentre una lacrima le graffiò il viso. “Poi però accadde ciò che distrusse tutto. Luke ebbe un incidente stradale molto grave, perse un braccio. E fu devastante Cas. Prova solo a immaginare cosa ha potuto significare per un ragazzo così giovane e già devastato per la perdita di un familiare. Si chiuse in se stesso, allontanò Dean e mio figlio semplicemente non riuscì ad accettarlo. Cercò di stargli sempre vicino, cercò di fargli affrontare i propri problemi. Gli propose di andare alla tomba di sua sorella insieme, così da dimostrargli che c'era. Ma Luke rifiutò e rifiutò anche di vederlo. Allora litigarono e Dean gli disse di andare da qualcun altro se mai avesse avuto bisogno, perché si era stancato. Ricordo che tornò a casa distrutto, perché si stava tenendo tutto dentro. Salì in camera sua e ci si chiuse per tutta la notte, senza farsi sentire o vedere. Solo il mattino dopo uscì, pallido in viso. Venne da me e con un sussurro mi disse..” Il tono di Mary si abbassò appena, mentre la voce iniziò a tremarle. “Luke si è suicidato. E da quel giorno in poi, mio figlio non è più stato lo stesso. Solitamente succede il contrario. Se accade qualcosa di brutto, si tende a chiudersi in se stessi ma per Dean non è stato così. Ha sempre visto la morte di Luke come una sconfitta, perché pensava che avrebbe potuto fare di più. Quindi cerca sempre di aiutare chi è in difficoltà, perché non vuole perdere ancora.”

Castiel non mosse un dito e fissò la donna davanti a sé sconvolto, non aveva nemmeno la forza di prendere la penna in mano per scrivere qualcosa e comunicare. Sentiva un peso sul cuore e avrebbe solo voluto sprofondare, per quanto si stava sentendo in colpa in quel momento. Dean voleva solo aiutarlo e lui era stato accecato dalla paura per rendersene conto. Dean si era preso carico di lui perché voleva davvero aiutarlo. E lui era stato capace di essere solo un peso, non facendolo dormire quando stava male e chiudendosi in se stesso quando sognava Michael. Castiel non voleva essere un altro Luke.

Mary si accorse dell'espressione del ragazzo accanto a sé e improvvisamente si pentì di avergli detto tutto. Parlare con Castiel non era come parlare a una persona qualunque, perché non si poteva mai sapere che reazione potesse avere e quel suo essere immobile non le diceva nulla di buono. Si asciugò gli occhi e mise una mano su quella di lui, sospirando piano. “Forse non avrei dovuto dirtelo ma è importante che tu lo sappia..soprattutto vedendo quanto voi siate diventati intimi.”

A quella frase Castiel aggrottò le sopracciglia. Cosa intendeva?

La donna si mise a ridere appena e gli fece una carezza sul viso. “Con il tempo capirai. Adesso andiamo, si staranno chiedendo dove siamo spariti.”

Appena Dean vide tornare Cas e Mary insieme distolse lo sguardo, colto in fallo quando incrociò gli occhi di sua madre. Erano le undici e mezza e l'indomani sia lei che John lavoravano, quindi era decisamente giunta l'ora di andare.

Salutarono tutti e andarono in macchina e per tutto il tragitto vi fu silenzio. Anche quando rientrarono a casa, perché Dean salì direttamente in camera sua e ci si chiuse dentro, dando una buonanotte frettolosa a Castiel che invece aveva intenzione di parlargli. Tutta la rabbia che aveva provato quando il suo amico lo aveva trattato male, si era trasformata in dispiacere e senso di colpa. Era la prima volta in cui Dean rimaneva arrabbiato con lui a lungo. Anzi, non era mai capitato che si arrabbiasse così. Al massimo gli aveva fatto notare qualche atteggiamento che non gli andava bene ma erano stati momenti talmente rari che Castiel nemmeno riusciva a ricordarli. Salì le scale e mise il pigiama, mettendosi a letto ma rimanendo per una mezz'ora buona a fissare il soffitto, con la mente fissa a Dean. Chissà se stava dormendo. Si girò su un fianco e abbracciò il cuscino, affondandoci la guancia e chiudendo gli occhi. Quando non riusciva a prendere sonno iniziava ad immaginare e questo lo aiutava ad addormentarsi. Ma era molto difficile per lui in quel momento, dato che al centro dei suoi pensieri c'era proprio il suo amico. E improvvisamente Castiel sentì la porta della camera di Dean aprirsi e non ci pensò due volte a saltare giù dal letto. Prese carta e penna, scrisse su quel che aveva da dirgli e uscì, trovandoselo davanti con gli occhi assonnati.

Dean sobbalzò e sbuffò, distogliendo lo sguardo subito dopo. “Dannazione Castiel, mi hai spaventato! Smettila di fare così.”

Il ragazzo ignorò quella frase e gli prese la mano, mettendoci su il foglio con quel che gli aveva scritto. Era una semplice parola. 'Scusa.'

Dean sospirò appena ne lesse il contenuto e si strinse nelle spalle. “Non fa niente, è passato.”

Castiel negò con il capo e si avvicinò, abbracciandolo così forte da sentire dolore alle braccia ma non gli importò. Voleva farlo da quando Mary gli aveva raccontato di Luke e adesso che lo aveva lì, davanti a se, non era riuscito più a trattenersi. E sperò con tutto il cuore che Dean non lo respingesse, perché sarebbe stato peggio che sentirsi dire di andare via in un momento di rabbia. Affondò il naso nel suo collo e gli accarezzò la schiena con dei movimenti circolari, non riuscendo a trattenere un sospiro di sollievo quando sentì le braccia di Dean avvolgerlo a sua volta in una stretta forte.

“Non volevo dirti quelle cose. E' che io vorrei solo aiutarti.”

Castiel alzò il capo e poggiò la mano destra sulle labbra di Dean, sorridendogli lievemente e stringendosi appena nelle spalle. Solo poco dopo si rese conto di aver ancora le dita sulla bocca del suo amico e le tolse come se avesse preso la scossa, facendo un sorriso imbarazzato.

“Che fai ancora sveglio, comunque?”

'Non riuscivo a dormire e poi voglio farlo.'

Se Dean non avesse conosciuto Castiel avrebbe trovato un doppiosenso in quella frase. “Cosa?”

'Voglio andare lì.'

“Oh no Cas, non sei costretto a farlo solo perché te l'ho proposto io. Anzi, fai finta che io non ti abbia detto niente okay? Stai tranquillo!”

Il ragazzo sbuffò e scrisse ancora. 'Voglio farlo.'

Dean storse il naso e annuì appena, vedendo l'espressione decisa del suo amico. “Va bene. Ci penseremo domani, adesso vai a dormire.”


 

Il giorno dopo Dean si svegliò con un odore delizioso di crostata che arrivava alle sue narici e capì subito che doveva essere opera di Castiel. Sorrise soddisfatto e scese dal letto, stiracchiandosi un po' e andando poi in bagno. Quel che era successo il giorno prima lo aveva praticamente dimenticato. Scese al piano di sotto e sorrise a Castiel che indicò la crostata nel forno con un'occhiata.

“Di questo passo mi verrà il diabete, lo sai vero?”

Cas si strinse nelle spalle e alzò le braccia, mettendosi a ridere non appena Dean lo fulminò con lo sguardo.

“Ho bisogno di un caffè, altrimenti mi addormento sul tavolo.” Borbottò Dean, mettendo la cialda nella macchinetta. Guardò il caffè uscire e si grattò la nuca mentre sbadigliava. Era assurdo, sembrava non avesse dormito proprio quella notte. Beh, effettivamente era quel che era successo. Dopo aver parlato con Cas ed essersi chiariti era rimasto per un paio di ore buone con le cuffie nelle orecchie ad osservare il soffitto che era diventato più interessante del cuscino. Aveva iniziato a pensare a talmente tante cose che gli venne il mal di testa. E ciò era peggiorato nel momento in cui i suoi pensieri avevano sfondato una porta che aveva chiuso da tempo: Luke. Non sapeva perché ma era sicuro che con il cambiamento di idea di Cas ci fosse di mezzo sua madre e quella storia. Inizialmente ne fu infastidito, poi però si diede una calmata perché alla fine era una faccenda chiusa e doveva considerarla come tale. Certo, aveva portato a un grande cambiamento in lui ma non poteva permettersi di rimuginarci ancora.

Un foglio che scivolò sotto il suo naso lo fece sobbalzare appena e lo prese. 'Perché stai fissando la macchinetta del caffè?'

Dean sbuffò appena e fece spallucce. “Pensavo.”

Cas decise di non fare troppe domande e cambiò discorso. 'Facciamo colazione e andiamo?'

Il biondo lo guardò rassegnato e annuì appena. “Però ripeto Cas, non devi farlo solo perché te l'ho detto io.”

L'altro alzò gli occhi come lui era solito fare quando qualcosa lo scocciava e la cosa lo fece sorridere. Da quando lo aveva conosciuto, Castiel era cambiato davvero molto. Certamente, c'erano ancora molte cose che non capiva e che non sapeva ma adesso sembrava più..umano.

“Okay, come non detto.” Dean si sedé a tavola con il suo amico e si misero a fare colazione, per poi andare nelle loro camere per prepararsi.

Castiel fu subito pronto, infatti Dean non si stupì quando lo trovò seduto sul divano a leggere un libro che aveva trovato nella sua libreria e che nemmeno lui sapeva di avere.

“Okay, possiamo andare.”

Il ragazzo chiuse il libro e lo mise a posto, mettendo la giacca e venendo colpito dal freddo del mese di dicembre. Incrociò le braccia e affondò il capo nel calore della propria giacca, tremando appena e infilandosi di corsa in macchina quando Dean l'aprì.

E pensare che prima ne era terrorizzato.

“Oggi si gela.” Il biondo chiuse lo sportello e mise in moto, iniziando a guidare senza chiedere a Cas la strada, visto che la conosceva già. Fin da piccolo aveva notato quell'edificio trascurato e credeva che non ci vivesse nessuno. Chi lo avrebbe mai detto che invece dopo anni sarebbe diventato amico di chi lo abitava?

Castiel iniziò a sentirsi abbastanza nervoso invece, man mano che si avvicinavano a casa sua. Iniziò a battergli forte il cuore e non era un buon segno, ciò voleva dire che l'ansia stava iniziando a farsi viva e la cosa non era positiva. Ma doveva farcela, voleva farcela. Magari Dean aveva ragione e andare lì e affrontare la tristezza lo avrebbe aiutato a sconfiggerla una volta per tutte. Ormai era fin troppo ovvio che Michael fosse morto, altrimenti sarebbe tornato e avrebbe fatto di tutto per ostacolarlo, come sempre aveva fatto. Voleva riporre quegli anni in un cassetto e chiuderlo con un lucchetto, buttando la chiave. Doveva essere forte e poi non sarebbe stato da solo, c'era Dean con lui. Non si era mai sentito tanto al sicuro se non quando era accanto a lui. E senza rendersene conto, erano già arrivati a destinazione.

Dean scese dalla macchina e guardò l'edifico malridotto con una fitta allo stomaco, si sentiva male per Castiel e il senso di colpa non lo aveva lasciato in pace nemmeno un attimo. Non poteva nemmeno immaginare come si potesse sentire. Si girò verso il suo amico che aveva appena chiuso la portiera della macchina e non poté non notare il lieve tremore che si era impadronito di lui. Si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla spalla. “Sei ancora convinto?”

Castiel annuì e senza esitare gli prese la mano, stringendola forte e andando con lui davanti la porta. Alzò la mano e sfiorò la superficie con i polpastrelli, sentendo già gli occhi pungere.

Stava per farlo davvero.

Spinse appena la porta che si aprì con un cigolio fastidioso e Castiel e Dean furono inghiottiti dal buio della stanza. Il primo a entrare fu proprio Cas, che accese la luce e sospirò.

Dean rimase sconvolto da quel che vide. La puzza di chiuso era accompagnata da un ambiente davvero accogliente. Non era quel che si aspettava. I muri erano ben verniciati con una tonalità azzurro chiaro, sulle pareti c'erano diversi quadri e il salotto era collegato alla cucina. Al centro della camera c'era un divano bianco e di fronte ad esso un televisore al plasma e accanto, una libreria quasi vuota. La cucina invece era in muratura e nera, era un posto molto accogliente. Dean fece per dire qualcosa ma fu interrotto da Castiel che gli prese di nuovo la mano portandolo al centro della stanza, in cui vi era un tappeto piegato in due che lui non aveva notato. Il moro si inginocchiò e, quasi meccanicamente, aprì la cantina che doveva esser nascosta proprio da quel tappeto.

“Oh..” Qualcosa disse a Dean che non era lì che aveva vissuto Castiel per tutto quel tempo.

Entrare lì non era stato un grande problema per Castiel, il vero ostacolo era dentro quella cantina in cui Dean non aveva nemmeno l'idea di cosa fosse successo. Poteva solo immaginarlo ma nessuno avrebbe mai potuto capire. Nessuno. Le umiliazioni, le botte, gli insulti, le giornate intere senza mangiare solo perché si permetteva di essere stanco dopo minuti interminabili di abusi. Ne aveva sopportate tante Cas lì dentro e, nonostante non potesse comprenderlo al cento per cento, fu felice di avere Dean al suo fianco. Altrimenti non ci sarebbe mai riuscito.

“Era qui che stavi..vero?” Azzardò il biondo, non appena scesero giù e Cas ebbe acceso la luce.

L'espressione che Cas gli inviò fu una risposta abbastanza ovvia, non riusciva più a trattenere le lacrime e fu davvero davvero davvero, per l'ennesima volta, felice che non fosse solo.

Dean non poté fare a meno di guardarsi attorno e notare il degrado in quell'ambiente spoglio. Al centro della stanza vi era un grande tavolo di legno scheggiato in diversi punti, da cui Castiel stava molto lontano, accanto ad esso vi era un frigorifero probabilmente guasto e dall'altra parte della stanza un gabinetto e una piattaforma di marmo che doveva essere la doccia. Non vi erano nemmeno pareti a dividere le stanze, era tutto unico. E Dean non si rese nemmeno conto di aver trattenuto il respiro per praticamente tutto il tempo. I suoi occhi si muovevano frenetici e stavano memorizzando ogni piccola parte di quella stanza. Era lì che Cas aveva vissuto per tutta la vita? Era davvero umanamente possibile sopportare ciò senza riuscire a trovare la forza oppure il coraggio per scappare?

Castiel si poggiò al muro e rimase con lo sguardo fisso sul tavolo, mentre le immagini si formavano sempre più nitide ai suoi occhi. Credette di poter sentire persino la voce di Michael chiamarlo nel modi più umilianti; credette di poter sentire i suoi gemiti e il rumore dello schiocco dei suoi schiaffi sulla sua pelle.

Dean si avvicinò al tavolo e ci poggiò le dita sopra. Un gesto normale, comune..ma che fece scattare l'altro come una molla che lo tirò via da lì e scoppiò a piangere improvvisamente. Come se fosse esploso. Il biondo lo avvolse subito in un abbraccio e lo strinse con forza, cercando di calmare Castiel che stava tremando terribilmente.

Non avrebbe dovuto farlo. Non avrebbe dovuto toccarlo, non lui. Dean era una persona stupenda e non voleva che entrasse in contatto con quel mondo che lo aveva tenuto prigioniero per tutta la vita e lo aveva rovinato. Aveva semplicemente sfiorato la superficie di quel tavolo ma Castiel avrebbe tanto voluto che non lo avesse fatto. E nonostante fosse contento di essere con lui, improvvisamente non voleva che Dean si trovasse lì. Non in quella cantina.

Dean era come il sole dentro quell'oblio e stonava con tutto il resto. Voleva che l'unica immagine di Dean per lui fosse il sole, il suo sole che gli aveva illuminato la vita.




Note: Ciao bella gente!
E così avete scoperto cosa nascondeva Dean. Immagino sia una sorpresa per tutti, dato che nei capitoli precedenti non ne avevo fatto proprio parola, ma volevo cogliervi alla sprovvista. Adesso Cas sa qualcosa in più di Dean.
Per quanto riguarda il prossimo capitolo sarà MOLTO MOLTO MOLTO IMPORTANTE per Dean ma soprattutto per Cas, tenetevi pronti!
Recensite, recensite!
-Feffe

  
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