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Autore: Fanie33    26/04/2016    5 recensioni
Baci, principalmente.
I paring classici intervallati da Ship di cui tutto si può dire tranne che si trovano spesso.
Dalle sorprese a quello che un po' ci si aspettava, ogni capitolo racconta una storia diversa.
Ogni capitolo, un bacio diverso.
[Wincest-Weecest-Destiel-Sabriel-Debriel-Sastiel-Lubriel-Crobby-Dean/Lisa-Megstiel-Wincestiel-Samifer-Gabriel/Kalì-Calthazar...]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Incest, Threesome | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Rating: Verde da far schifo.
Genere: Fluff, romantico, appena appena comico.
Contesto: Senza contesto, la meraviglia di non dover ricreare un'ambientazione.
Note: Un capitolo easy, per farmi perdonare sia dell'appuntamento mancato che del ritardo di ieri.
Nelle NdA il resto.
Godetevi 'sta Destiel<3



 

Tie your tie




Il fatto è che Sam è confuso.

Non confuso-confuso (lui non si confonde facilmente, lui ha sempre il controllo della situazione e le idee molto chiare, in genere), solo... sì, beh, confuso.

Non sa bene cosa stia succedendo, ecco.
Anzi, lui avrebbe una teoria, in effetti, solo che non è proprio sicuro di aver capito come stanno le cose.
-In realtà, è piuttosto sicuro di non aver capito niente, e forse è meglio così-

In sua difesa, ci sarebbe da dire che non ha molti elementi su cui basare una deduzione, e lui non è proprio tipo da campare una cosa come quella per aria, anche se il suo istinto gli urla che sì, forse sarebbe il caso che lo facesse.
Ha l'indole dell'avvocato, lui.

Il punto, sempre che questa faccenda un punto ce l'abbia, è che a Sam piacerebbe sapere, ecco. Non proprio tutto nei minimi particolari -per carità!-, ma almeno un'infarinatura generale gli farebbe comodo, sì.
Per scopi puramente pratici, eh, non che abbia voglia di farsi gli affari di suo fratello (anche, ma questo Dean lo sa già e se ne è fatto una ragione).
Insomma, vorrebbe che qualcuno gli spiegasse cosa sta succedendo, così, tanto per sapere come comportarsi.


È cominciata da poco -sempre che effettivamente ci sia qualcosa e che Sam non si stia immaginando tutto, chiaro.
La prima volta è passata completamente inosservata, e con il senno di poi il giovane Winchester si prenderebbe a martellate sulla fronte.
Una mattina, dividendo i propri vestiti freschi di lavanderia da quelli di suo fratello, gli è capitata in mano una cosa.
«È tua, questa?» aveva chiesto, sventolando davanti al naso di suo fratello una cravatta scura che non ricordava di avergli mai visto addosso.
Dean aveva aggrottato le sopracciglia, poi aveva scrollato le spalle e gliel'aveva strappata di mano, infilandosela in tasca.
«Ah, prego, figurati» aveva sbuffato Sam, riprendendo a dividere i jeans del fratello dai propri, ma lui non aveva nemmeno risposto.

La seconda volta era stata strana.
Erano dietro ad un fantasma, tanto per cambiare. Sarebbe dovuta essere una sciocchezza, una caccia rapida e indolore.
Ma quando mai le loro cacce alla fine erano come loro se le erano aspettate?
Sam, naturalmente, dopo ore di ricerche, appostamenti e penosissime recite da agenti federali, era finito con il volare attraverso una stanza vuota e sbattere forte la testa contro il muro di mattoni della casa infestata. Si era risvegliato sul sedile posteriore dell'Impala, mentre suo fratello guidava e canticchiava una canzone dei Metallica.
«Buongiorno principessa» aveva sogghignato Dean, occhieggiandolo attraverso lo specchietto retrovisore.
Sam aveva risposto con un gemito, sdraiandosi meglio sul sedile e lasciando un braccio teso in avanti, verso il sedile anteriore. Le dita sfioravano il tappetino di tessuto ruvido ad ogni sobbalzo delle sospensioni, e il minore dei Winchester aveva chiuso gli occhi, stanco.
Quando suo fratello aveva preso una buca, però, le sue nocche avevano sbattuto con forza contro il fondo della macchina, urtando qualcosa di decisamente più morbido del tappetino.
Ci aveva attorcigliato intorno le dita, sollevando la mano per guardare meglio.
«C'è una cravatta, qui» aveva mugugnato, incrociando lo sguardo di Dean attraverso lo specchietto.
«Deve essere caduta da un borsone» aveva risposto lui, e Sam era tornato a dormire.

La terza volta era stata decisamente strana.
Stavano caricando le loro cose in macchina, la mattina di un freddo Marzo nel Kansas, diretti verso il Minnesota per una presunta possessione demoniaca.
Dean, chiuso il bagagliaio e accomodatosi sul sedile del guidatore, aspettava il fratello con le chiavi inserite, mentre Sam faceva l'ultimo giro di perlustrazione della camera per essere sicuro di non dimenticare niente.
Era stato sollevando il cuscino del letto di suo fratello che l'aveva trovata.
Sempre lei, la stessa cravatta scura arrotolata su se stessa come un serpente, mollemente abbandonata sotto alla federa bianca.
Sam l'aveva presa in mano con attenzione, valutandola.
In quel momento, a mente lucida e senza distrazioni, si era resa conto che non era nera come aveva pensato in precedenza, ma blu, un colore che non si addiceva affatto a Dean.
Strano.
In più, per quel caso non avevano nemmeno avuto bisogno di travestirsi da sbirri, e i completi eleganti non erano nemmeno scesi dalla macchina.
Quando il maggiore lo aveva visto tornare con il pezzo di stoffa avvolto attorno al polso, aveva sbuffato come chi si è appena accorto di aver dimenticato il cellulare in casa, e se l'era ripresa immediatamente.
Sam non aveva fatto domande.

Ma la quarta volta, beh, la quarta volta non sarebbe mai e poi mai potuta passare inosservata.
Erano passate alcune settimane dall'ultimo avvistamento di quella cravatta, e il minore dei Winchester se l'era anche quasi scordata.
Quasi.
Una sera, rientrando al Motel con la cena in una mano e un vecchio libro di magia occulta preso alla biblioteca locale nell'altra, aveva notato la luce della propria camera spenta.
In teoria, Dean sarebbe dovuto essere lì dentro a fare ricerche, mentre a quanto pareva o non c'era o dormiva.
Sam aveva sbuffato, infilandosi a fatica una mano in tasca alla ricerca delle chiavi.
Poi l'aveva vista.
Sulla porta, avvolta con due giri attorno alla maniglia rovinata, c'era una cravatta che ormai lui sapeva essere blu.
L'aveva fissata a lungo, interdetto, guardando prima lei e poi la finestra buia, con le tende tirate.
In quel momento, non si era potuto impedire di pensare che quello era un colore che a Dean non sarebbe assolutamente stato bene. Suo fratello non aveva niente di blu, e nemmeno aveva mai indossato qualcosa con quella tinta.
In effetti, quella cravatta sarebbe potuta abbinarsi solo ad un completo dello stesso blu intenso. Magari ad un trench beige.
A quel pensiero, Sam era rabbrividito.
Aveva esitato ancora, poi, dopo infiniti minuti di tentennamento, aveva infilato la chiave nella toppa e aveva aperto la porta.
Dentro, ogni cosa era al proprio posto.
Dean era sul letto, sdraiato sotto alle coperte che coprivano appena le spalle nude, e dormiva beatamente con una mano adagiata sul cuscino, accanto al proprio viso.
Sam aveva sospirato, sollevato, solo per sussultare un attimo dopo quando, alle sue spalle, un chiaro movimento d'aria lo aveva avvertito dell'apparizione di un angelo.
Voltandosi, si era imbattuto in Castiel, fermo ad un palmo dal suo naso, i soliti capelli scompigliati e i primi due bottoni della camicia allentati.
«Ehi, Cas» aveva gorgogliato «che succede?»
Lui lo aveva fissato in silenzio, inclinando il capo.
«State bene?» aveva chiesto, dopo un lungo momento.
«Sì, perché?»
L'angelo aveva corrugato le sopracciglia. «Volevo esserne sicuro»
Poi era scomparso di nuovo, lasciando il cacciatore interdetto.
Sam aveva sospirato, entrando finalmente in camera, e aveva appoggiato il libro e il sacchetto da asporto sul tavolo, senza accendere la luce.
Un attimo prima di chiudere la porta, però, si era reso conto di due, fondamentali particolari.
Il primo, era che la cravatta avvolta attorno alla maniglia era scomparsa.
Il secondo, era che Castiel, un secondo prima, non aveva la propria addosso.


Quindi sì, si può dire che Sam sia... confuso.
Non che non se lo aspettasse, in effetti.
O meglio, non che non si aspettasse quello che crede sia successo.
Sempre che qualcosa sia successo.
È successo qualcosa, giusto?
Sam non lo sa.

Da quel momento in avanti, ha iniziato a trovare quella dannata cravatta un po' dappertutto. Appoggiata sullo schienale delle sedie delle camere, sui letti dei Motel, nel porta oggetti dell'Impala, nel bagagliaio, nei loro borsoni, nelle tasche della giacca di suo fratello.
Imbarazzante.

Parlarne con Dean è da escludere.
Dopo la sesta o settima volta che gliel'ha messa in mano con un sospiro rassegnato e lui non ha battuto ciglio, Sam ha sviluppato la fondata convinzione che suo fratello non abbia voglia di discuterne.
Chissà perché.

Quindi, il minore dei Wichester è diventato improvvisamente molto attento a suo fratello. E, beh, anche alle apparizioni di un certo angelo.
Non che siano strani, o che si comportino in modo differente, ma Sam sente ugualmente che c'è qualcosa, tra di loro.
E beh, è davvero tenero.
(Spera tanto che un'affermazione del genere non gli sfugga mai davanti a suo fratello, ecco)


A tre mesi dalla “Scoperta”, se così si può definire, Sam si è stancato di essere l'unico a non sapere.
Quindi si è organizzato.
Non è un piano particolarmente articolato, ma confida nell'efficacia dell'effetto sorpresa.
Lui e Dean sono seduti in una modesta tavola calda, sorseggiando caffè e ingozzandosi di torta -chissà chi dei due, poi.
Il maggiore sembra rilassato, ha voglia di chiacchierare e sembra perfino disposto ad iniziare le ricerche presto, contrariamente a tutti i suoi abituali principi morali.
Quindi sì, Sam pensa che sia il momento giusto.
Chiude gli occhi per un attimo, si concentra intensamente e aspetta, aspetta.
Il fruscio di fronte a lui non lo coglie minimamente di sorpresa.
Castiel è comparso direttamente accanto a Dean, sulla panca imbottita del tavolo, con le dita intrecciata in grembo e la fronte corrugata.
Il maggiore dei Winchester, naturalmente, quasi si strozza con un boccone di crostata.
«Cas!» sbotta, sfiatato.
«Ciao Dean» ribatte lui, tranquillo. Poi si volta leggermente verso Sam, seduto dall'altro lato del tavolino, e gli fa appena un cenno con la testa.
E grazie tante.
«Cosa ci fai qui?» chiede Dean, guardandosi furtivamente intorno per assicurarsi che nessuno abbia notato la comparsa improvvisa dell'angelo.
«Mi hai chiamato tu» risponde lui, e Sam non riesce proprio a fare a meno di notare quanto siano vicini, con le spalle che si sfiorano nonostante la panca sia tanto larga.
Il maggiore dei Winchester aggrotta la fronte, ma prima che possa rispondere suo fratello lo anticipa.
«Sono stato io» dice, e contemporaneamente due paia d'occhi si spostano su di lui, increduli.
Perchè lo siano, poi, Sam non lo capisce.
Dean sbatte le palpebre, Castiel corruga le sopracciglia.
«Perchè?» chiede alla fine il maggiore dei Winchester, e sembra più un rimprovero che una domanda.
Lui sospira, intreccia le dita davanti al viso e scosta i capelli con un gesto del capo. «Perchè dobbiamo parlare» sentenzia, con quella voce pacata e quel tono neutro che non usa quasi mai, se non nei momenti in cui sta per mettere Dean con le spalle al muro e costringerlo ad aprirsi con la sua sorellina.
Il maggiore, infatti, sussulta.
«Di cosa?» smozzica, ma i suoi occhi si allargano all'improvviso quando Sam si infila una mano in tasca e ne estrae un inconfondibile pezzo di stoffa blu, arrotolato su se stesso.
«Di questa» aggiunge il minore per ogni buon conto, notando con vago divertimento il modo in cui lo sguardo di Dean è subito corso al collo di Castiel, candido ed esposto dietro alla camicia bianca. Nessun segno di cravatta, ma questo si sapeva già.
«Sono settimane che compare nei posti più improbabili» commenta allegramente il più giovane «stamattina, ad esempio, era avvolta intorno alla manopola dell'acqua fredda, nella doccia del motel»
Sospira, come se davvero fosse rassegnato. «Permetterete che io mi faccia delle domande in proposito» aggiunge, con finta esasperazione.
Seguono interminabili minuti di silenzio, in cui il maggiore sembra cercare il modo di teletrasportarsi altrove con la forza del pensiero, e Sam lo osserva pazientemente.
Quando Dean solleva lo sguardo su di lui, fa un gesto leggero con la mano, per incoraggiarlo a parlare, ma lui subito china di nuovo la testa.
Naturalmente, a mettere fine allo stallo imbarazzato è l'angelo.
«È mia» sentenzia, come se ci fosse mai stato qualche dubbio «grazie Sam»
Poi si allunga, sfila delicatamente la cravatta dal reticolo formato dalle dita del cacciatore e se la avvolge attorno al collo. Con un rapidissimo movimento la allaccia, stringendola in un nodo praticamente perfetto, con la pratica di chi ha dovuto sperimentare quel gesto davvero tantissime volte.
(La mente di Sam non può impedirsi di immaginare quante volte effettivamente Castiel abbia dovuto riallacciarla dopo che qualcuno gliel'ha sfilata)
L'unica, piccola pecca del nodo è che, alla fine, risulta un po' storto, e l'estremità più lunga della cravatta ruota appena su se stessa.
I due fratelli se ne accorgono, e c'è un lunghissimo momento in cui Dean è sul punto di allungare una mano e raddrizzarla -abitudine, sicuramente-, e si ferma in tempo dal commettere la colossale stronzata, ma non prima che Sam l'abbia notato.
Ovviamente.
Il maggiore arrossisce.
Poi Castiel guarda il minore dei Winchester, inclina la testa. «Se non c'è altro, io dovrei andare»
Lui non fa in tempo ad aprire la bocca che l'angelo si è già voltato verso suo fratello.
Inclina la testa, si fa più vicino e appoggia un rapido e morbidissimo bacio sulle sue labbra, appena accennato, sufficiente a far cadere la mascella di Sam e a far uscire dalle orbite gli occhi di Dean per l'imbarazzo.
Gli accarezza una guancia in un tocco fuggevole, poi sfiora il suo naso con il proprio e stringe appena la mano del maggiore dei Winchester nella sua, una velocissima successione di eventi che si confondono in uno solo, come se fossero conseguenti al bacio.
Stupidamente, Sam pensa proprio che lo siano, che quello sia il modo in cui si salutano ogni volta che si separano.
«A presto, Dean» mormora Castiel, quasi sulle sue labbra, poi si volta verso l'altro cacciatore «Sam»
E Sam china il capo in saluto, ricomponendosi e chiudendo la bocca un attimo prima che lo sguardo del fratello saetti su di lui in una silenziosa minaccia di morte se si azzarderà a sfottere.
Ovviamente lo farà.
Poi l'angelo scompare, e il più giovane sorride.
Il maggiore alza lo sguardo quel tanto che serve, e si guardando in silenzio.
«Avanti, racconta» lo sprona Sam, contento, e Dean un po' detesta suo fratello.









































NdA
Salve gente.
Scusate il ritardo di ieri, ma gli eventi si sono accaniti su di me.
Intanto va beh, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e non commento il titolo (in realtà abbiamo tutti un kink per la cravatta di Cas, ammettiamolo).
Sappiate solo che, visto i recenti avvenimenti -io che non riesco a star dietro nemmeno ad una one-shot alla settimana...- mi vedo costretta a fermarmi con la raccolta prima del previsto.
So che la sto tirando per le lunghe all'inverosimile e che ogni singolo capitolo è una sofferenza perchè non si sa mai se ci sarà o se ritarderò o cosa, quindi vi chiedo perdono e vi dico, una volta per tutte, che la raccolta arriverà ad 81 capitoli, ma non prima di Luglio. Ovvero, in parole semplici, questa è l'ultima storia che leggerete prima di questa estate, perchè sospendo la pubblicazione fino ad un momento migliore.
Mi dispiace se nell'ultimo periodo sono stata discontinua, ma sappiate che se avessi potuto fare diversamente lo avrei fatto.
Nella speranza di non creare più problemi di quanti ce ne sono già, vi saluto e vi prometto di rifarmi viva appena mi sarà possibile, e di rispondere anche alle recensioni, nel frattempo.
In ogni caso, non disperate: non vi abbandono per sempre.
Un grande abbraccio, e grazie a tutti:)
Fanie

 

   
 
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