Stavo posando la testa sul cuscino;
morbida morbida forse un po’ fredda
come serata, serrate le imposte a beneficio
di pasquette e trasferte inzaccherate da confortevoli piogge,
- al rientro una coperta un libro un plauso al tempo che non scorre –
e annaspo,
come in una specie di stilettata;
“non m’ama”,
vortica il petalo della margherita, dopo che l’ho calpestata;
e vorrei piangere, ed è assurdo,
è un momento, son le estati:
come solcare quelle stesse vie in cui passavano i passi aspettati,
come voltarmi alla vita davanti e pensarti pensarmi, “egli non v’è più”?
Guarda: sul ciglio della strada non odo
parole che dici umane,
ma solo silenzi, ritrattili,
paure, sospetti;
le volute tremebonde degli stracci
assiepati sul divano come cadaveri alle guerre,
e tu ubriaca di morte,
sazia e paga dei brisé in una Versailles in decadenza,
vicina ti ci adagi
e ridi,
“a questo soglio!”
no ma forse ma magari e poi domani,
e spiri.