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Autore: DonnieTZ    27/04/2016    4 recensioni
[RaphaelxSimon - post 1x13]
Una minilong che vorrebbe riparare al finale di stagione e che spero possa piacere...
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Non significhi niente.
Raphael ricordava quelle parole. Le aveva dette e le aveva pensate, con l’estrema convinzione che un semplice mondano fosse poco più di una sacca di sangue.
Poi tutto era cambiato. Simon era diventato un vampiro, e Raphael aveva promesso di prendersene cura.
E, nel farlo, giorno dopo giorno, aveva finito per cadere nella trappola più antica del mondo. [...]Era bastato qualche piccolo gesto, uno sguardo di troppo, e Simon aveva iniziato a significare qualcosa.
Per poi significare tutto.
---
Sognava e si tormentava.
Gli avrebbe detto di aver pensato a lui ogni istante, gli avrebbe chiesto scusa, e…
Sì, avrebbe ammesso perfino
quello.
La strana emozione che lo mangiava vivo quando era in sua presenza, come il vuoto quando si crede ci sia un altro gradino, come la vertigine durante la caduta, come la sensazione di schiantarsi al suolo nel dormiveglia.
Se lo sentiva dentro, nel sangue, nella carne, nell’anima.
Faceva male, ma lo faceva sentire stranamente vivo.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Raphael Santiago, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5. Andando
 
En ese territorio,
de tus pies a tu frente,
andando, andando, andando,
me pasaré la vida.
 
“Ho delle faccende da sbrigare.”
La voce di Raphael tradiva una nota sbrigativa, mentre teneva aperta la porta della sua stanza privata. Aveva appena finito di abbottonare la camicia e di infilarla nei costosi pantaloni scuri. Alle spalle aveva un giorno passato a rigirarsi fra le lenzuola fino a convincersi che quanto accaduto andasse affrontato il prima possibile.
Semplice.
Se solo avesse anche saputo come.
E, nel bel mezzo di tutte quelle riflessioni, ecco che i soliti affari da Nascosti andavano a bussare all’hotel.
“Impiegherò qualcosa come due minuti, Raphael, non di più.” rispose Magnus.
Il warlock aveva il permesso di entrare al DuMort ogni volta che desiderava – in fondo Raphael glielo doveva – e non si era mai approfittato di quella concessione. Ciò di cui voleva parlargli doveva essere importante, soprattutto dal momento che il sole era appena calato e molti vampiri non avevano ancora aperto gli occhi.
“Entra.”
Muchas gracias.” rispose Magnus, facendogli l’occhiolino.
Si gettò una rapida occhiata attorno, girando su se stesso, prima di fronteggiare nuovamente Raphael.
“Gli shadowhunter hanno trovato il modo di affrontare Valentine.” esordì poi.
“Buon per loro.” sorrise sarcastico Raphael.
“Buon per tutti noi, vorrai dire. Hanno bisogno di ogni aiuto possibile, a quanto pare.”
“Mandando te a chiederlo?”
“ I mannari hanno già acconsentito senza bisogno del mio prezioso intervento. Sembrerebbe che ci siano problemi fra te e gli shadowhunter, ultimamente. Sono un messaggero neutrale, uno scintillante paciere. Credevo che questo tipo di tensioni fossero il motivo per cui hai… rimosso Camille dal suo incarico.” rispose Magnus, sottolineando con il tono della voce l’eufemismo con cui si era espresso.
De acuerdo, va bene.” mormorò Raphael, esasperato “Ma dovrò avere i dettagli del piano. Non metterò a rischio il clan per gli shadowhunter senza conoscerne ogni particolare.”
Magnus si esibì in un sospiro teatrale, prima di sedersi elegantemente sul bordo del letto.
“Allora, cosa succede?” domandò poi.
L’espressione del vampiro mimò un “non so a cosa tu ti stia riferendo”.
“Con gli shadowhunter. “
“Preoccupato per il tuo ragazzo?” lo punzecchiò Raphael, tornando a sorridere.
“Oh, santo cielo, se c’è qualcuno per cui non dovrei preoccuparmi…”
“Ah, quindi è così, eh.”
Magnus e Raphael continuarono a guardarsi, con quei mezzi sorrisi dipinti in volto, una sfida e uno scherzo. Il primo in attesa che il secondo cedesse e rispondesse alla domanda.
“Abbiamo avuto una questione Simon.” esordì infatti Raphael, dopo un po’.
“Una cosa?”
“Simon. L’amico della Fairchild. Ho dovuto chiuderlo in una bara e lei non l’ha presa bene.”
“Ci stai prendendo gusto a chiudere vampiri nelle bare.”
“Non ti ci mettere anche tu. Non è stato piacevole come potrebbe sembrare.” rispose Raphael, voltandosi e passandosi una mano sulla fronte.
Dios, voleva solo andare da Simon e capire il senso del suo gesto. Voleva essere sicuro di non aver immaginato tutto, di non essersi illuso. Capire cosa aveva significato quell’abbraccio così intimo e devastante, il motivo dietro a quel bacio tanto…
“Ah, ora capisco.”
Magnus lo trascinò fuori dai suoi pensieri con il tono di chi ha compreso finalmente qualcosa.
Qué?”
“Ti piace. Salmon ti piace.”
“Simon.” ribadì Raphael.
“Ah, quindi è così, eh” disse Magnus, imitando le parole che l’altro gli aveva detto poco prima.
Raphael lo fissò un istante, serrando la mascella. Avrebbe potuto negare fino alla morte – una nuova, definitiva morte – e mantenere intatta la dignità. Inventare una risposta qualsiasi, pronunciarla con tono deciso, crederci perfino un po’. Ma la persona che aveva davanti l’aveva visto nel momento peggiore della sua esistenza e, por amor a Dios, Raphael aveva davvero bisogno di sputare fuori quelle parole.
“L’idiota mi ha baciato.” confessò.
Magnus scattò ben dritto a sedere, con il sorriso che si ampliava sul viso.
“Per questo l’hai rinchiuso in una bara?”
“Divertente.” ribatté sarcastico Raphael “No, lo ha fatto quando l’ho liberato.”
“Quindi…”
“Quindi niente. Ora ho da fare, se permetti.”
“Certo, certo, per carità, fai pure quello che devi con Samuel. Non credo di averti mai visto… così.” disse il warlock, agitando la mano per indicarlo.
“Così come?”
Così.” ripeté Magnus, facendo nuovamente quel gesto vago “Cogli l’occasione, sii felice, goditi la vita… o quello che è.” concluse poi, con enfasi teatrale.
Raphael si limitò ad alzare gli occhi al cielo e ad accompagnarlo alla porta.
Non si era mai sentito così, rifletté una volta solo. Era stato incredibilmente bene, con Simon, sul tetto dell’hotel, parlando di ogni cosa possibile, ascoltandolo raccontarsi. E aveva fatto incredibilmente male credere di averlo perso, sentirsi tradito, lasciarsi ferire. Raphael incontrò il proprio sguardo allo specchio e scosse la testa. Era sempre stato un sentimentale, per quanto spingesse a fondo quella parte di sé, per quanto fosse necessario coprirla con strati e strati di cinismo e sarcasmo. Forse Magnus aveva ragione, forse non doveva lasciarsi scappare quell’occasione.
Doveva parlare con Simon.
 
Davanti alla sua porta indugiò giusto un istante. Non aveva un piano, non aveva idea di come sarebbero andate le cose e nemmeno era certo di sapere cosa volesse, cosa desiderasse davvero.
Era certo di quello che sentiva, di ciò che si era annidato fra le costole e il cuore silenzioso, ma nulla di più.
La porta si spalancò di colpo.
“Ah! Lo sapevo!” esultò Simon “Ho sentito che… insomma, il tuo profumo… odore. Il tuo odore.”
“Dacci un taglio ed entra.” mormorò Raphael, spingendolo delicatamente dentro la stanza.
Si gettò un sguardo attorno, chiudendosi la porta alle spalle, decidendo poi di sedersi sul bordo del letto. Accavallò le gambe e osservò Simon, un sorriso sicuro a tendergli le labbra. L’altro, nel frattempo, continuava a camminare per la stanza e balbettare spiegazioni senza senso.
“Senti, per quanto riguarda quello che è successo ieri sera io… io voglio solo dire che…”
“Stai per dire che è stato un errore? Uno slancio di gratitudine, una locura, cosa?”
“Una che? No, no, io… sì, forse, in parte volevo dire quello, ma…”
“Ho promesso di prendermi cura di te.” lo interruppe Raphael, serio.
Simon si congelò nel bel mezzo del suo vagare agitato, fissandolo sorpreso.
“Quando mi hai dato del mostro avevi ragione. È colpa mia se sei morto, se sei in un posto in cui non vuoi stare, ad affrontare tutto questo. È colpa mia e lo sappiamo entrambi. Ma ho fatto del mio meglio, Simon, perché la tua transizione avvenisse diversamente dalla mia. Ho fatto del mio meglio per insegnarti quello che c’è da sapere. Per tenerti al sicuro.”
“Cosa… io non capisco.”
“Ma se adesso te ne esci con la storia dell’errore, giuro che ti stacco la testa.”
Raphael lo guardò dal basso verso l’alto, con un sorriso compiaciuto in viso.
“Non è stato un errore. Se per te non è stato un errore, certo.” borbottò Simon, l’espressione confusa.
“Hai capito cosa sto dicendo?” incalzò Raphael.
“Io… ad essere sincero non molto.”
“Vieni qui.”
Simon titubò, scrutandolo come in attesa di una trappola. Raphael non interruppe il contatto visivo, né cambiò espressione. Restò semplicemente lì, a sorridere e aspettare.
Aveva negato a se stesso quello che sentiva, per poi scivolare lentamente verso una malinconica accettazione, ma non poteva negare più niente dopo quel bacio, non poteva più soffocare la speranza. Né per sé, né per Simon che - così agitato e confuso - sembrava sentire qualcosa di molto simile. Raphael aveva la sensazione di abbandonarsi ad una forza contro cui si era opposto troppo a lungo e con troppa convinzione.
Cedere, finalmente, era una sensazione fantastica.
“Simon, vieni qui.”
L’altro obbedì all’improvviso, sedendosi rapidamente sul bordo del letto.
“Prima di tutto voglio specificare che non so cosa mi sia preso, ieri mattina. Non sto dicendo che non lo rifarei, mio D… cavolo! Lo rifarei eccome, però avrei dovuto…”
Raphael voltò Simon verso di sé e lo baciò.
Piano, mangiando le ultime parole balbettate dell’altro, con i canini che si facevano spazio dietro le labbra per l’eccitazione. Lo assaporò delicatamente, bocca contro bocca, indugiando quanto necessario ad imprimere ogni istante nella sua mente e ogni sensazione sulla sua lingua.
Simon si spinse più vicino, goffamente, come a volerlo sentire contro di sé.
Ma quella stupida posizione era scomoda per percepirsi fino in fondo, per aderire completamente. Così Raphael, senza smettere di baciare e mordere e lambire, si sdraiò piano sulle lenzuola sfatte. Simon, sporto sopra di lui, circondò il suo viso con una mano, approfondendo il bacio fino a farlo diventare una richiesta muta e urgente.
Quando la mano di Raphael prese a scorrere sotto la sua maglietta, Simon si separò di colpo.
“Io… io non ho mai fatto niente del genere con… con un uomo. Un vampiro, cioè. Maschio, ecco.”
Raphael non riuscì ad impedirsi di sorridere.
Stava bevendo la sua presenza. Stava assorbendo la sensazione della sua pelle sotto le dita, dei suoi inutili sospiri, delle sue parole timorose. E, invece di saziarsi, aveva sempre più fame.
“Non faremo nulla che non vorrai fare.”
“Non… non è che non voglio. Voglio, io voglio… solo che…”
“Dovresti davvero smetterla di preoccuparti.” mormorò Raphael, avvicinandosi all’orecchio di Simon affinché quel sussurro corresse in un brivido sulla pelle dell’altro.
Ripresero a baciarsi e la mano di Raphael continuò la sua esplorazione, percependo i pieni e i vuoti di un corpo simile al suo, eppure così diverso. Voleva andare piano e voleva correre, voleva rubare al tempo quell’attimo per farne un’eternità e voleva accartocciare i secondi uno sull’altro.
Simon si spinse sopra di lui e Raphael gli fece spazio, separando le gambe fasciate dai pantaloni, imprecando mentalmente contro i vestiti, contro il letto, contro l’urgenza che lo stava abitando. Finì per sfilare la maglietta di Simon – il tessuto si incastrò alla pelle come a non volerne sapere di collaborare –, per poi osservarlo come si osserva un desiderio materializzato, una strana magia, un piccolo miracolo.
Raphael abbandonò un bacio sulla pelle tesa sui muscoli, poi un altro e un altro.
“Ehi… così… così non vale.”
Simon aveva le labbra gonfie e arrossate, i canini sporgenti, i capelli arruffati. Uno spettacolo da divorare con la bocca, con gli occhi, con l’anima. Raphael approfittò del piccolo spazio fra di loro per sbottonarsi la camicia velocemente, con i gesti fluidi della quotidianità, prima di sfilarla del tutto.
Pelle contro pelle, ripresero a baciarsi. Raphael abbandonò le labbra per il collo, il collo per la spalla, la spalla per la clavicola, lasciando una scia di sé su Simon. E l’altro sottolineò ogni piccola esplorazione con lievi versi di approvazione e piacere, come se bastasse accarezzarsi e stringersi e baciarsi per sentirsi realizzati.
Eppure non bastava, non sarebbe mai bastato. Per la prima volta nella sua esistenza Raphael avvertiva l’urgenza di una connessione più forte, più profonda, più intensa. Era il bisogno fisico di essere parte di un incastro, di sentire Simon contro di sé, dentro di sé, carne nella carne.
Fece scivolare la mano oltre la stoffa che copriva l’altro, in un’intimità nuova. Simon sussultò impercettibilmente, come scosso da un brivido.
“Tutto bene?”
La domanda volò fuori dalle labbra di Raphael istintivamente. Era importante essere in due in quella danza ruvida di necessità, essere legati dalla stessa volontà.
Simon si limitò ad annuire.
Così Raphael continuò con qualche lieve carezza sulla sua pelle, stringendolo fra le dita con delicatezza, scoprendo il piacere sottile del dare, così diverso da quello che immaginava dovesse essere ricevere.
Si fermò solo per dar modo a Simon di slacciargli la cintura, di sbottonargli i pantaloni, di continuare a chiedergli il permesso per ogni gesto con sguardo titubante.
Dios, Raphael desiderava solo baciare via ogni esitazione. Allo stesso tempo, però, quei dubbi smuovevano in lui una sicurezza che non credeva di avere - non in quell’ambito, almeno, non quando si trattava di abbandonarsi così -, una certezza che valeva per entrambi.
Simon continuò a spogliarlo fino a lasciarlo completamente nudo. Per farlo si allontanò più di quanto non avesse fatto negli ultimi minuti, lasciando su Raphael una sensazione gelida di mancanza. Si bloccò a guardarlo, poi, come Raphael gli aveva visto contemplare solo le stelle, inginocchiato poco distante sul materasso.
Por favor, acércate para que pueda tocarte.” gli mormorò.
L’altro fece per avvicinarsi istintivamente, come a comprendere il senso di quelle parole straniere, prima di fermarsi incerto.
“Vieni qui, Simon.”
Simon esitò un altro istante e, prima di obbedire, si spogliò completamente. Raphael sorrise, rispondendo con l’espressione al calore che sentiva diffonderglisi dal petto al resto del corpo. Simon era uno strano miscuglio di timidezza e decisione, e lui desiderava solo stringerlo e farsi stringere, fino ad annullare ogni distanza.
Tornarono uno contro l’altro, avvertendosi davvero, ora, nell’immediata sincerità di due corpi nudi.
Si stavano consumando di baci, rimandando il momento in cui sarebbero dovuti scendere a patti con l’inevitabile. Fu Raphael a tentare una via, spingendo un poco la mano sul petto di Simon per distanziarlo. Si sporse di lato, poi, tentando di aggirare il groviglio dei loro corpi, per frugare nei cassetti del proprietario della stanza.
“Ehi, ehi!” furono le proteste che seguirono.
Alla fine Raphael trovò qualcosa che poteva essere ciò che stava cercando, materializzato in una piccola bottiglietta di plastica. Quello che stavano per fare, quello per cui mancava così poco, era fatto anche di gesti meccanici e risvolti pratici, dell’assurda poesia della realtà concreta.
Simon nascose il viso nell’incavo fra il collo e la spalla di Raphael.
“Imbarazzante.” mormorò.
“Hai diciotto anni, sarebbe stato strano tu non avessi avuto nulla del genere.”
“Non è questo, è che tu…”
Le parole, infrangendosi contro la sua pelle, arrivarono ovattate alle orecchie di Raphael.
“Non vergognarti con me, nunca más. Capito? Mai.” rispose lui, serio, con il tono di chi sta chiedendo una promessa silenziosa.
Simon si aprì in un sorriso che fece defluire l’imbarazzo dal suo viso.
“Avanti, spostati un po’.” disse poi Raphael, il tono dolce e rauco, facendo scattare il tappo della boccettina che stringeva in pugno.
Lasciò che il liquido freddo colasse sulla sua mano, per poi abbassare il palmo fra i loro corpi, a scorrere sulla pelle sensibile di Simon, stringendolo nel palmo ancora una volta. Lo vide prendersi il labbro inferiore fra i denti e chiudere gli occhi, mentre lo accarezzava piano.
“Ok, ok… io…”
A quelle parole, Raphael si fermò.
Simon lo baciò un poco, piano, chiedendo nuovamente il permesso con lo sguardo. Raphael allargò le gambe, facendo spazio di corpo e di volontà, ormai pronto. Simon si avvicinò ancora di più, spingendosi contro di lui in una lenta, profonda invasione.
Raphael strinse le lenzuola fra le dita con una mano, artigliandosi al braccio di Simon con l’altra, ingoiando la strana sensazione di essere invaso.
“Non voglio farti male.”
Simon, per una volta, parlò con tono convinto, la voce arrochita dall’eccitazione.
“Non smettere.” lo pregò Raphael.
Così l’altro continuò, ancora e ancora, arrivando ad aderire completamente, schiacciandosi contro Raphael fino a immobilizzarsi, per permettergli di abituarsi alla sensazione di essere una cosa sola. Solo dopo qualche istante, solo dopo altri baci, altri inutili sospiri, iniziò a muoversi.
Una lenta danza, scandita dall’appartenersi di labbra e di mani e di sussurri.
“Va… va tutto bene? Me lo diresti se…”
“Più forte, por favor, por favor.”
Quella di Raphael fu una supplica, la disperata richiesta di chi non ha mai vissuto nulla del genere. Raphael iniziò ad accarezzarsi, la testa gettata all’indietro sul cuscino, le palpebre dischiuse appena, le pupille dilatate raccolte su Simon, focalizzate su quell’immagine sensuale.
Simon, Simon, Simon…
La bocca serrata, l’espressione concentrata, gli occhi chiusi, le braccia tese nello sforzo di spingersi – così facile per un vampiro, così difficile per i significati di ciò che stavano facendo -, i muscoli contratti e poi rilassati, una, due, un milione di volte.
“Mordimi” disse Raphael continuando a guardarlo, “mordimi” ripeté.
Fu allora che si abbandonò al piacere. Un istante perfetto, un'implosione, un barlume d’estasi prima del buio di coscienza.

 
In that territory,
From your feet to your brow,
I want to spend life,
Wandering, always wandering.



 
Un parto.
Ecco cos'è stato questo capitolo per me. 
Ringrazio i pareri di due persone fidate, che hanno saputo smussare i miei dubbi e correggere i miei... boh, orrori contenutistico - stilistici. 
Per il resto spero che questa scena vi sia piaciuta. Era un po' attesa (nessuna pressione, proprio), e spero non abbia deluso, nonostante sia lunga come la Divina Commedia e altrettanto intricata. XD
Continua, nel capitolo dopo, per dare un assaggio del POV di Simon sulla stessa questione. Avrete notato molto più spagnolo. Se qualcuno lo parla per bene e nota errori, me lo faccia sapere senza problemi (anzi)!
E poi, sì, mi sono decisa, inserirò altri due capitoli, ok? Perché siete state personcine carine a farmi sapere cosa ne pensate della storia e mi avete spronata ad aggiornare presto, presto. 
Alla prossima. 
DonnieTZ



 
   
 
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