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Autore: autopilot_    27/04/2016    1 recensioni
«Che ne hai fatto del tutti quanti mentono?»
«Stavo mentendo anche io.»
--
Luke sta bene, il suo problema è la mancanza di felicità.
Per questo vivere in un mondo in cui tutto è in bianco e nero fin quando non si incrocia lo sguardo della propria anima gemella è difficile per lui.
Soprattutto perché mai guardava le persone negli occhi, un po' per timore di scoprire che nel mondo non ci fosse alcuna persona per lui, un po' per paura di sapere quali colori lo circondavano.
Genere: Angst, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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"I'd live for you
And that's hard to do 
Ever harder to say 
When you know it's not true."

-Twenty one pilots, ride

                                                                                       


 


✘✘

 

Luke stava aspettando pazientemente una risposta da suo fratello, Jack, che da ormai un'ora era impegnato a sistemare i vestiti nell'armadio.
 

Non aveva ancora chiesto il permesso a sua madre per uscire quella sera, ma lei era al lavoro e chiamarla al cellulare non era una delle opzioni migliori, visto che l'ultima volta non era finita bene.
 

Quindi riponeva le sue speranze in Jack, che avrebbe potuto accompagnarlo e non avrebbe chiesto alcun tipo di informazione.
 

O almeno così sperava Luke.
 

Ormai impaziente, il fratello più giovane si schiarì per l'ennesima volta la gola, cercando di richiamare l'attenzione del maggiore senza alcun risultato.
 

Allora tentò in un altro modo, "Jackie, come devo fare per avere un briciolo della tua attenzione?" Chiese mordicchiandosi in seguito un'unghia già abbastanza corta.
 

A quella domanda Jack distolse lo sguardo dai vestiti e inarcò un sopracciglio alla vista del suo fratellino così nervoso.
 

"Quella è l'espressione che usi sempre quando stai per chiedermi un favore." Constatò poi il ragazzo osservando il volto di Luke, che immediatamente cambiò espressione.
 

"Mi correggo, devi chiedermi qualcosa che sicuramente non dovrei fare visto che probabilmente la mamma non lo sa." Luke tentò in tutti i modi di non ridere, ma era davvero troppo divertente il modo in cui Jack sapeva cogliere con esattezza ogni suo pensiero.
 

Ora che era stato scoperto, il giovane sospirò, sperando nel profondo che suo fratello lo aiutasse in quella impresa, anche se sapeva che non lo avrebbe mai fatto.
 

"Questa sera vorrei andare a giocare a bowling con Michael e un suo amico, ma non ho il passaggio e mi stavo chiedendo se tu-" immediatamente Jack lo interruppe con un "no" e Luke sbuffò sonoramente.
 

"Per favore!" Ancora una volta il maggiore scosse la testa.
A quel punto Luke stava per avere una crisi di nervi.

 

Aveva diciassette anni, e mai in vita sua aveva avuto l'occasione di fare delle esperienze che ai giorni d'oggi quelli della sua età fanno, e non si tratta di chissà quali tipi di cose, semplicemente non era mai uscito con degli amici.
 

In ogni caso avrebbe dato la colpa al carattere pessimo che ha, non biasimava la madre per le regole rigide che gli imponeva riguardo questo tipo di cose, in fondo sapeva anche lei del carattere riservato del figlio e voleva proteggerlo.
 

Ma non stava facendo la cosa giusta, e questo lo sapevano entrambi.
 

"Va bene, prendo il primo autobus." Si calmò in seguito Luke, alzandosi dal letto del fratello e dirigendosi verso il salotto, non notando Jack che alzava gli occhi al cielo per la sua infantilità.
 

Luke non era infantile, aveva solo bisogno di capire quand'è che sbagliava.
 

Imprecò con tono lieve appena ricordò che l'autobus sarebbe passato tra meno di mezz'ora e "l'appuntamento" era tra due ore.
 

Odiava per questo motivo i mezzi pubblici, il loro orario non coincide mai con i tuoi piani.
 

Si passò una mano sopra la fronte, scansando la frangia di un colore chiaro e si guardò allo specchio lungo il corridoio che conduceva al salotto.
 

Inutile dire che in quella immagine riflessa non vide praticamente nulla se non un miscuglio di grigio e bianco, non sapeva perché, ma qualcosa lo terrorizzava.
 

Forse perché la sua vita era uguale a quella di tutte le altre persone, e lui non voleva essere in quel modo.
 

Una piccola parte di se pensava che, in fondo, era meglio così, quelli che riescono a differenziarsi da tutti hanno una vita peggiore di chi è semplicemente una perfetta fotocopia della persona comune.
 

Ma la visione della vita per Luke è abbastanza contorta, questo era già un motivo sufficiente per ritenersi diverso.
 

"Luke, stai uscendo?" Spuntò all'improvviso Ben dalla porta della sua stanza, con uno sguardo curioso.
 

Annuì il minore mentre si sedeva a terra per poter infilarsi le scarpe, non aveva neanche voglia e tempo di mettere addosso qualcosa di decente.
 

"E dove vai di bello?"
 

"Vado con Michael e un suo amico a giocare a bowling." Rispose Luke con un filo di voce.
 

Non sapeva perché Ben stava facendo tutte quelle domande quando forse neanche gli interessava.
 

"Va bene, riportami una barretta di cioccolato e la giustificherò io la tua assenza quando tornerà mamma." Sembrava troppo banale come cosa, ma titubante il giovane annuì.
 

Prese dal suo salvadanaio i soldi necessari per comprare due biglietti per il bus ed una barretta di cioccolato, Michael gli aveva detto che avrebbe pagato lui, poi uscì dalla porta di casa e l'aria umida di quella serata gli fece arricciare il naso.
 

Luke odiava questo tipo di giornate.
 

Con passo svelto si avviò verso la fermata del bus, che poi, per quale motivo stava andando di fretta? Avrebbe comunque dovuto aspettare quindici minuti.
 

Invece vide arrivare quel veicolo esternamente brutto e internamente ancor peggio.
 

Questa volta Luke iniziò a correre più veloce che poteva verso la strada e, non si sa se per miracolo o per pietà del conducente, riuscì ad arrivare in tempo alla sua destinazione.
 

Dopo essere entrato in quell'abitacolo puzzolente e stranamente vuoto, pagò il biglietto e andò a sedersi in uno dei posti singoli, dove la mattina, quando quei veicoli trasportano per la maggior parte studenti, sedevano quelli "sfigati".
 

Ma Luke non faceva parte di quella categoria, o almeno lui pensava così, non aveva abbastanza tempo libero per pensare in quale posizione si trovasse nella scala sociale dell'istituto, forse era semplicemente ignorato come la polvere nello sgabuzzino dei bidelli.
 

Picchiettando con il dito contro la gamba, il giovane attese che il bus arrivasse nella zona giusta, però, quando prese una direzione completamente diversa, iniziò a chiedersi se quello non fosse il veicolo sbagliato.
 

Diede un'altra occhiata alla zona che stava attraversando in quel momento, e no, non era decisamente la zona giusta, non sapeva neanche dove si trovasse.
 

Attese qualche altro minuto e se non fosse stato così timido avrebbe chiesto al conducente dove sarebbero andati a finire, ma la scritta "vietato parlare al conducente" fu un'ulteriore motivo per stare in silenzio e scendere alla prossima fermata.
 

Fermata che arrivò cinque minuti dopo, quel piccolo lasso di tempo era sufficiente a Luke per perdere l'orientamento.
 

Si guardò attorno con circospezione, catturando ogni dettaglio del luogo che, alla fine, non era poi così male, avrebbe potuto passare tranquillamente il resto della sua vita disperso in quella zona, non gli dispiaceva.
 

Al contrario di dove viveva Luke, lì era poco trafficata, e le strade erano piene di buche, ma non poteva essere considerato un luogo pieno di povertà, sembrava essere più o meno...vecchio?
 

Mentre era impegnato a guardarsi attorno, non si accorse che un piccolo e saltellante cagnolino si stava avvicinando a lui, ma se ne rese conto appena l'animale iniziò a mordicchiargli una scarpa.
 

Luke, da brava persona che odia ogni singolo animale, quasi impallidì alla vista sgradevole; cercò di allontanarsi dal cane che continuava ad avvicinarsi a lui.
 

La sua salvezza fu un fischio proveniente da chissà dove, rimbombò sopra ogni parete delle case vicine e immediatamente il cane si allontanò, dirigendosi probabilmente verso la direzione del suono.
 

In quanto a Luke, non sapeva ancora cosa fare, e se ne stava impalato a fissare il vuoto.
 

Non voleva farsi prendere dal panico, doveva solo chiamare Michael e chiedergli se avrebbe potuto aiutarlo in qualche modo, poi sarebbe tornato a casa e quella brutta esperienza l'avrebbe dimenticata.
 

Quindi prese un grosso respiro e, proprio quando stava per entrare in un locale per chiedere informazioni, il suo cellulare squillò.
 

Sul display apparve il nome di Jack, Luke in meno di tre secondi aveva inventato una buona scusa.
 

"Ehi, fratellone!" Disse Luke cercando di essere il più allegro possibile e non dare modo al sesto senso di Jack di prendere il sopravvento e far capire al fratello che Luke era nel panico più totale.
 

"Dove sei? Sei con Michael? Chi ti porta a casa questa ser-" il più giovane allontanò il cellulare dall'orecchio e aspettò di non sentire più le domande del fratello, prima di rispondere.
 

"Sono appena sceso dal bus e vedo Michael in lontananza, posso andare?" Luke aveva sempre detto di essere nato stronzo, da bambino la sua prima parola non fu ne mamma ne papà, bensì "zia", la gioia dei suoi genitori nel sentire questo fu immensa.
 

"Va bene, ma dopo richiamami e fammi sap-" aveva già infilato il telefono nella tasca e come avrebbe voluto vedere davvero Michael in lontananza.
 

Dopo aver imprecato ad alta voce per la sua stupidità, Luke scelse di mandare un messaggio al suo amico, sorpreso però nel trovarne già uno.
 

Avrebbe preferito non leggere quel 'ti dispiace se rimandiamo? Cal sta male!:( '
 

Questo era troppo.
 

Allora Luke decise di restare alla fermata dell'autobus fino a quando un altro di quel mezzo di trasporto non fosse arrivato per portarlo a casa.
 

Anche se non sapeva se ne sarebbero passati altri.
 

Poi una voce spuntò dal nulla, e fece sobbalzare il giovane ragazzo.
"Serve aiuto? Sembri piuttosto disorientato.."

 

Luke in un primo momento scosse la testa, ma dopo ammise con un filo di voce che aveva sbagliato autobus e non sapeva dove diamine era andato a finire.
 

"Se vuoi posso chiedere a mio padre di riportarti a casa."
Nella mente di Luke tutte le parole della madre giravano come una trottola, in particolare il suggerimento di non entrare in macchina con degli sconosciuti.

 

Rifiutò così quell'offerta e si limitò a guardare il terreno, infatti in quei pochi secondi di conversazione non aveva mai alzato lo sguardo, non sapeva che aspetto avesse il ragazzo che voleva aiutarlo.
 

"Vedo che non parli molto, non ti mangio se dici due parole."
 

"E tu parli troppo, come la mettiamo?" Ribatté Luke acidamente mentre alzava il volto per poter vedere quello della persona con cui avrebbe litigato tra meno di un minuto.
 

Invece il ragazzo ridacchiò dando una pacca amichevole sulla spalla di Luke, che non riusciva a capire cosa trovasse di così divertente nelle sue parole.
 

"Sapevo da quando ti ho visto imprecare che saresti stato un tipo divertente!" Luke alzò un sopracciglio e sbuffò, non vedendo l'ora di togliere di mezzo quel ragazzo che sembrava essere più grande.
 

"Sono anche un tipo a cui piace stare da solo, quindi mi piacerebbe essere lasciato in pace."
 

Allora l'estraneo si allontanò di qualche passo, prima di dare un consiglio a Luke.
"Vai alla fermata opposta e prendi il prossimo autobus, non scendere fin quando non arriva al parcheggio e da lì penso ti sia più facile orientarti, ci sono anche più mezzi di trasporto e-" Luke lo ringraziò calorosamente e si diresse verso l'altra fermata.

 

Aspettò per mezz'ora, credendo anche che quel tipo gli avesse mentito, ma appena vide il bus i suoi occhi brillavano, letteralmente.
 

Però appena entrò notò con dispiacere che ogni posto era occupato ed era quasi notte, almeno era al sicuro.
 

Fortunatamente però molte persone scesero nelle fermate successive, e presto Luke poté sedersi accanto ad un ragazzo che rideva e scherzava con una ragazza.
 

Non poteva fare a meno di sentire le sue battute, e qualche volta gli era anche sfuggita una risata leggera, sempre stando attento a non dare nell'occhio.
 

Appena la ragazza con i capelli corti fino alle spalle e i capelli che erano scurissimi scese, il ragazzo che prima scherzava perse il suo entusiasmo, e sospirò quasi tristemente.
 

Luke ora si stava davvero annoiando, e iniziava ad avere la nausea.
 

"Ho davvero bisogno di tagliarmi i capelli o finisco per andare in giro con i cerchietti delle ragazze." Parlò il ragazzo al suo fianco, probabilmente stava cercando di avere una conversazione.
 

Luke allora si voltò ed esaminò quel ragazzo e in effetti aveva i capelli abbastanza lunghi, ma erano ricci e avevano il loro fascino, tagliarli sarebbe stato un peccato.
 

"Puoi sempre mettere una bandana." Suggerì Luke scrollando le spalle e poggiando la testa contro il finestrino alle sue spalle. Aveva anche iniziato a girargli la testa.
 

"Buona idea, così posso lasciarli crescere ma non mi andranno più negli occhi!" Per la prima volta un'idea di Luke era stata apprezzata e per questo motivo il ragazzo stava cercando di non sorridere, anche se era difficile.
 

"Qual è il tuo nome? Mi sento quasi a disagio a parlare con qualcuno di cui non conosco neanche il nome, ma se non vuoi dirmelo non fa niente, in fondo non credo che ci incontreremo ancora e-" a quel punto si interruppe.
 

"Mi chiamo Luke." Rispose chiaramente divertito mentre l'altro ragazzo si stava alzando, probabilmente perché doveva scendere.
 

"Io sono Bond, James Bond." Luke lo guardò con un'espressione indecifrabile.
"Stavo scherzando, sono Ashton, scommetto che ci stavi credendo davvero!"

 

Luke scosse la testa portandosi una mano sulle tempie, sentendo dopo la risata di Ashton che ancora una volta sembrava rendere migliore quel luogo.
 

✘✘

 

"Sì ma perché eri al parcheggio degli autobus? Questo ti ho chiesto!" Da quando Ashton aveva lasciato Luke da solo sopra l'autobus, le cose erano peggiorate.
 

Aveva chiamato Jack, chiedendogli se poteva andarlo a prendere al parcheggio degli autobus, che era lontano da dove sarebbe dovuto andare Luke con Michael e ancor più lontano da casa.
 

E Jack era infuriato per il comportamento di suo fratello.
 

"Ed io ti ho risposto che per tornare a casa ho preso l'autobus sbagliato e mi sono ritrovato in un posto sconosciuto e l'unico modo per farti capire dove ero finito era aspettare di arrivare al parcheggio degli autobus!" Rispose per l'ennesima volta Luke, non gli aveva detto che non era uscito con Michael, era un segreto che avrebbe tenuto nascosto in eterno.
 

Ma suo fratello era insospettito, e quando gli chiese di fargli vedere i biglietti dell'autobus per controllare che linea avesse preso, Luke gli disse che li aveva buttati per strada.
 

E Luke non butta mai la cartaccia per strada, comportamento sospetto.
 

"Mamma è arrabbiata con te, proprio come me e forse come Ben." Se solo sapesse che Ben per una barretta al cioccolato avrebbe fatto di tutto.
 

"Senti, mi gira la testa, se apri il finestrino e smetti un attimo di urlare mi farebbe piacere." Ed era la verità, la testa di Luke stava facendo le piroette.
 

Nonostante fuori stesse piovendo leggermente Jack aprì il finestrino dell'auto, e Luke chiuse gli occhi, sentendosi disorientato e confuso.
 

"Ma hai bevuto alcolici?" Chiese all'improvviso Jack vedendo suo fratello in quello stato, il minore scosse la testa poggiandosi poi una mano sopra gli occhi.
 

"Forse non ti beccherai nessuna ramanzina questa sera, sembri un morto." Luke avrebbe voluto rispondere dicendo che già l'aveva ricevuta una ramanzina, ma non ci riusciva.
 

Appena aprì gli occhi non vide nient'altro che nero, se non fosse stato seduto probabilmente sarebbe anche svenuto, forse si era preso la malaria sull'autobus, non era tanto improbabile.
 

Diversi minuti più tardi, quando ormai erano arrivati a casa, Luke non riusciva ad alzarsi dal sedile dell'auto.
 

Jack dovette prenderlo in braccio e anche se il fratello più giovane non era d'accordo perché la riteneva una cosa da bambini, non aveva molta scelta.
 

Per convincere la madre che Luke non fosse ubriaco ci volle un bel po' di tempo, e nel frattempo Ben, che per qualche motivo si sentiva in colpa, cercò nella scatola delle medicine qualche medicinale contro il mal di testa.
 

Anche convincere Luke a mandar giù una pasticca grande quanto mezzo tappo di una bottiglietta d'acqua fu un'impresa difficile.
 

A detta sua, Luke doveva soltanto riposare, infatti poco dopo si infilò a letto, ma per un'ora o forse due non riuscì a chiudere occhio.
 

Sentiva sua madre parlare con Ben e Jack, iniziava anche a sentirsi in colpa per aver causato in qualche modo dei problemi, soprattutto quando sua madre tra qualche giorno sarebbe dovuta partire.
 

All'improvviso sentì qualcosa picchiettare contro la finestra, convinto che se si fosse affacciato fuori avrebbe trovato qualche ammiratore segreto come nei film, allungò una mano e accese la luce.
 

Strabuzzò gli occhi appena vennero a contatto con la luce improvvisa e cercò con tutte le sue forze di mettersi a sedere, ma la testa gli girava così tanto che restare steso era l'unica soluzione.
 

Però, c'era qualcosa di strano.
 

Luke restò a guardare la coperta che lo teneva al caldo, e per poco non si mise ad urlare quando notò che quello che vedeva non era il solito miscuglio di colori grigi e neri, alcune zone della coperta avevano uno strano colore, acceso e forte.
 

Con uno scatto si mise a sedere, e guardò tutta la stanza, notando che ogni cosa era sempre del colore morto e spento se non la sua coperta.
 

Cercando di ignorare il dolore lancinante alle tempie, prese il cellulare e in pochi secondi digitò quel che voleva sapere.
 

Lista dei colori.
 

Ci rimase male quando, vedendo la lista, non poteva vedere tutti quei colori, ma si fermò arrivato alla lettera V, chiuse gli occhi e li riaprì, ma Luke era più che certo di vedere chiaramente il colore verde.
 

Tutto il resto era bianco e nero, se non la sua coperta, che era di un colore verde acceso.
 

Per l'euforia, Luke si alzò dal letto, ma appena cercò di essere stabile sulle sue gambe, cadde a terra con un tonfo.
 

Voleva essere certo di quello che era appena successo, stava cercando di strisciare verso l'armadio ma la porta della sua camera si aprì, mostrando suo fratello, Ben.
 

"Che cavolo stai facendo a terra?" Si avvicinò poi al minore, provando a farlo alzare, finì però per prenderlo in braccio.
 

Luke guardò gli occhi di suo fratello, e riusciva ad intravedere qualcosa colorato di quello strano colore.
 

"Ben, hai gli occhi ver-" Luke però tacque, riflettendo un attimo.
 

Se è vero che si riesce a vedere ogni colore appena si entra a contatto con l'anima gemella, perché lui riusciva a vedere solo il verde?
 

Dopo quel pensiero ne seguirono molti altri, come ad esempio, chi era questa persona? Quel giorno Luke era entrato a contatto con tante persone, quale di queste era quella giusta? Magari era il ragazzo irritante che lo aveva aiutato a tornare a casa, o forse uno di quei senzatetto che per strada gli avevano chiesto qualche spiccio, magari la ragazza nell'autobus.
 

E con il fatto di Michael e del suo ragazzo, i dubbi di Luke presero diverse strade.
 

Se fosse stato un ragazzo la persona giusta per lui, la cosa non avrebbe avuto alcun senso. A Luke non piacevano i ragazzi, o così pensava, ma se si stesse sbagliando?
 

E cosa avrebbero detto i suoi fratelli e sua madre? Sapeva che, a prescindere dal mondo in bianco e nero, in pochi tollerano le relazioni tra persone dello stesso sesso, se la sua famiglia non facesse parte di quei pochi?
 

"Verdi? Sì, mamma me lo aveva già detto, te ne sei ricordato solo ora?" Luke annuì, un po' insicuro.
 

"I tuoi invece sono azzurri, mi sembra. Ora vai a dormire che sei fortunato, domani neanche vai a scuola!" Sbuffò il maggiore portando nuovamente Luke sopra il suo letto.
 

Gli rimboccò le coperte e, dopo avergli dato la buonanotte, lasciò la stanza.
 

Luke non sapeva più a cosa pensare, a chi dar ragione o come informarsi.
 

✘✘

Dopo aver tentato inutilmente di pubblicare
un  capitolo dal cellulare, posso finalmente
ritenermi la persona più paziente del mondo.

Tornando alla storia, avevo bisogno di scrivere
questo piccolo incontro tra Luke ed Ashton, è
indispensabile per mandare avanti la mia idea
iniziale, anche se ultimamente mi passano in
mente delle idee allettanti e sottolineare quel
bellissimo Angst.

 
 
   
 
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