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Autore: JLBanana    27/04/2016    1 recensioni
Prima che altri pensieri strani invadessero la sua mente stanca, Kyungsoo contò fino a tre prima di sollevare celermente quello straccio e scoprire che si trattava di un piccolo bambino.
Ma non uno qualsiasi, aveva qualcosa di strano: un paio di orecchie da lupacchiotto, grandi quasi quanto il doppio del capo e una coda abbastanza folta e abbandonata tra le piccole gambe.
Era un ibrido.
[ambientato in una realtà alternativa]
|| #KaiSoo ||
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: D.O., D.O., Kai, Kai, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kyungsoo non amava particolarmente interrompere il sogno e svegliarsi, scoprendo per giunta che al di là dei quattro muri della sua esigua stanza il mondo era già in funzione, probabilmente a metà della sua giornata lavorativa. Non amava che fosse la sveglia a squillare di mattina presto per svegliarlo, né che Byun Baekhyun si improvvisasse tale e che con un colpo di telefono lo tempestasse di domande senza neanche dargli un buongiorno decente.

Tuttavia quella mattina non prendeva in considerazione nessuna delle precedenti opzioni, il risveglio sembrava essere un misto tra la felicità e il dolore. E si ritrovò dunque quella mattina davanti allo specchio del bagno a esaminare nei più minimi dettagli il piccolo taglietto sul suo labbro inferiore, ingrossatosi più del solito a causa della piccola ferita arrossata.

-Accidenti..- imprecò l’architetto a denti stretti quando accidentalmente sfiorò con la punta del dito il raschietto, quando alzò lo sguardo e si accorse dal riflesso dello specchio che dietro di lui c’era Jongin.

Aveva le orecchie abbassate tra la chioma ancora scompigliata dai cuscini e, stretto nelle spalle con le mani unite dietro l’ampio busto, pregava con lo sguardo Kyungsoo di perdonarlo. Era capitato già una volta quando preso da un impeto amoroso aveva finito per mordergli con forza il labbro tanto da ferirlo e farlo sanguinare seppure di poco, interrompendo così la sessione di baci. Tuttavia Kyungsoo non gliene faceva mai una colpa, sapeva che tutto quello che poteva sembrare aggressivo Jongin lo faceva senza una violenta intenzione, rientrava nel suo essere per metà animale quell’istinto di mordere la carne succulenta e morbida delle sue labbra.

Così la sera precedente aveva finito per trasformarsi in un episodio di quelli: una carezza tira l’altra, l’attenzione si focalizza su altro e si finisce per baciarsi e vagare con le mani dove di solito non si dovrebbe. Se non che la parte famelica di Jongin aveva preso il sopravvento, mordendo con incontrollata forza il labbro delicato e roseo di Kyungsoo tanto da raschiarlo con uno dei suoi affilati canini da lupo.

-Jongin... – mormorò l’architetto mentre lo guardava tramite lo specchio, girandosi poco dopo per avere un contatto diretto con il suo sguardo. –Cosa c’è? –

-Scusami, non l’ho fatto di proposito.- parlò finalmente l’ibrido dopo un silenzio che sembrava essere eterno. La coda abbandonata e ricurva su se stessa era forse più eloquente di qualsiasi altra scusa.

-Lo so, non devi ripetermelo cento volte per farmelo capire.- sorrise dopo un tenero mormorio l’architetto. Poi si avvicinò al suo dispiaciuto ibrido e gli avvolse il cinto con le magre e bianche braccia, da sempre in netto contrasto con la pelle bronzea dell’altro.

 E subito non esitò neanche Jongin a ricambiare quella tenera stretta che più di ogni altra parola aveva messo un punto a tutto il suo imbarazzo misto a dispiacere. Kyungsoo aveva un modo tutto suo per rassicurarlo, sapeva che Jongin non sarebbe stato mai abbastanza grande per quelle coccole che lo tranquillizzavano, qualunque fosse la circostanza. A volte riusciva ancora a scorgere negli occhi nocciola dell’ibrido alcuni segni del Jongin cucciolo, lo stesso che aveva accolto una fredda e tempestosa notte alle 23.32.

Quanto tempo era passato da allora e quante avventure e sventure aveva dovuto sopportare e affrontare. Le più difficili ma felici sicuramente erano tutte quelle che appartenevano ai primi mesi da quando aveva deciso di accogliere quel mezzo batuffolo sotto il proprio tetto. Ogni tanto gli capitava anche di sognare di giocare a nascondino o nel parco con un Jongin dalla statura ridotta simile a un libro tascabile, e per quanto i sogni facessero sembrare tutto così paradossale ricordava quei sentimenti come gli stessi che aveva sentito quando vedeva giorno dopo giorno l’ibrido crescere sotto le sue stesse attenzioni. A volte però non aveva bisogno dei sogni per ricordare quei strani ma piacevoli sentimenti come di una mamma nei confronti del suo pargolo: Jongin mostrava avere talvolta degli atteggiamenti tipici dei bambini e non solo quando si fermava a giocare nel parco con altri cuccioli d’uomo immischiandosi nei loro gruppi, ma anche a casa o quando passava comunque del tempo con Kyungsoo. Non sembrava neanche rendersene conto, faceva tutto così in modo naturale, assumeva una continua metamorfosi da adulto e ragionevole uomo a giocoso e ingenuo bambino. Kyungsoo si era spesso chiesto se non fosse per quel suo lato da lupacchiotto che sembrava avere la sindrome di Peter Pan.

Ma i ricordi felici implicano sempre dei conseguenti ricordi negativi. Nonostante i suoi sforzi, l’architetto non era riuscito a eliminare del tutto gli episodi passati del periodo più buio della sua vita. Era la prima volta a pensarci che associava il suo colore preferito a qualcosa di cui il solo pensiero lo faceva star male per una intera giornata. La fuga da casa, l’inseguimento, l’implorazione fatta a Jongin perché si nascondesse, la notte nell’ufficio degradante del generale “O. Sehun”, il deprimente ritorno a casa; le giornate passate in completa solitudine e nel più fitto silenzio, celato nella sua stessa tristezza e autocommiserazione, mentre senza sosta e ripetutamente percorreva col pensiero tutto quello che aveva fino ad allora fatto, chiedendosi dove avesse sbagliato. Era questo quello che non riusciva a eliminare. Ma se non ci fosse il male, il bene non avrebbe senso, così come i ricordi felici non assumerebbero alcun significato importante se non fossero collegati a ricordi di tutt’altra natura gioiosa. Ma non poteva restare per sempre intrappolato in quell’oblio di disperazione. Non poteva dimenticare ma almeno riusciva a sperare. E tanto sperò che il suo unico desiderio si realizzò proprio quando non ci stava pensando. Quell’orribile uomo che lo aveva mortificato di lì a poco la stessa sera che aveva raggiunto il limite dell’indecenza venne fatto fuori dal suo stesso ibrido. Non era proprio così che immaginava di rivederlo ma non gli dispiaceva affatto tutto quel complesso di calci, pugni e sangue. Doveva proprio ammetterlo: Jongin gli piaceva in ogni sua sfumatura e non c’era nulla che lo distraesse dal contemplarlo. L’aveva riconosciuto subito, neanche la muscolatura alterata per via della rabbia e dello sforzo fisico poteva renderlo irriconoscibile agli occhi di chi, come Kyungsoo, lo aveva tirato su sin da quando ancora non parlava.

Ma per fortuna si era concluso tutto per il meglio, e non solo per lui stesso. Baekhyun aveva ritrovato il suo uomo mezzo cane, Chanyeol, << tanto imbecille quanto il padrone>> a detta di Kyungsoo; aveva ottenuto una promozione e con i soldi della vendita della sua vecchia casa era riuscito ad acquistarne una più grande con il giardino per il suo ibrido.

 Il signor Wu era diventato il nuovo presidente della compagnia del suo malvagio e ormai defunto zio Lee Sooman, aveva fatto abolire ogni sorta di “casa-accoglienza” e aveva trasformato le stesse strutture in infermerie e piccoli ospedali per gli ibridi; senza contare che aveva potuto rincontrare anche il suo “piccolo” panda, Tao.

Jongdae sembrava essere tornato a qualche mese prima del sequestro del suo ibrido, Xiumin: era più pimpante che mai a lavoro, la riconciliazione con il suo semi-criceto lo aveva trasformato prima in una fragile donnina dal pianto facile (fortunatamente per la felicità), poi in un possessivo padrone nei confronti del suo ibrido e infine nel solito e giocoso Jongdae di sempre.

Poco prima che si ritirasse dalla scena del combattimento tra Sooman e Jongin, Kyungsoo aveva scorto il generale “O. Sehun” in presa a una serie di versetti e frasi incomprensibili mentre strattonava tra le braccia e baciava con fin troppa felicità quello che voleva essere un ibrido donna. Solo successivamente il generale, che senza divisa diventava << Sehun muso lungo >> per Kyungsoo, gli aveva spiegato che il semi-cerbiatto era un ragazzo che lui aveva chiamato Luhan e che aveva adottato sin da quando erano entrambi bambini.

Lo stesso presidente dello stato, Kim Joonmyun, aveva potuto riabbracciare il suo semi-gatto Yixing. Peccato che durante un discorso sull’accaduto in diretta nazionale su tutte le tv del paese si era lasciato andare a un pianto di commozione, trasformando quel giovane e fresco viso che si ritrovava in uno dei più brutti che l’architetto avesse mai potuto vedere. Ovviamente nessuno seppe mai di questa sua considerazione. Lo stesso presidente fece erigere al centro della piazza più importante della città un massiccio e imponente complesso artistico in marmo raffigurante una serie di ibridi raggruppati come se fossero un unico corpo; al notare meglio i dettagli, erano in realtà i visi di Xiumin, Jongin, Chanyeol, Luhan, Tao, Yixing, Amber, Jackson, Zico, Taemin, quelli raffigurati nella scultura. Sotto una targhetta in bronzo recitava: “Ai nostri eroi, più umani e coraggiosi di ogni altro uomo in ogni tempo”.

“Ai nostri eroi”.. ma l’unico eroe di Kyungsoo era Jongin.

Gli capitava spesso di ripercorrere in un nanosecondo la parte più importante della storia della sua vita, ma ancora non si capacitava della realtà di tutto ciò che era accaduto. Persino gli eventi più insignificanti fatti in compagni di Jongin diventavano uno dopo l’altro delle sfere di cristallo preziosissime che custodiva con immane attenzione.

E anche quella mattina aveva finito per dimenticare del tutto il labbro dolorante che pulsava per la lieve ma fastidiosa ferita, avvinghiato con tutta la forza che possedeva al magro ma non esile corpo del semi-lupo; anche quella mattina si era distratto a vagare nei ricordi, assumendo espressioni contorte che fortunatamente Jongin non poteva vedere dal momento che il viso dell’architetto era letteralmente spiaccicato contro il suo petto.

-Ti amo...- anche quella mattina, Kyungsoo mormorò un paio di parole che mai avrebbe creduto di riuscire a capirne il significato.

-Ti amo.- arrivò un live mormorio alle sue candide orecchie, la risposta di Jongin lo faceva tremare come una foglia al vento invernale.

La piacevole scossa lo attraversò come un treno in corsa dai piedi alla punta dei capelli e poi riscendeva confusamente districandosi in ogni direzione del suo esile corpo. Alzò il capo, il semi-lupo era lì che lo guardava con un dolce sorriso a piegare le gonfie e attraenti labbra, che Kyungsoo baciò senza esitare troppo. Ma si dovette distaccare, lo voleva esaminare ancora con attenzione.

-Hai ancora i capelli arruffati.- si lasciò sfuggire un mormorio Kyungsoo, accennando una risata non divertita ma semplicemente felice per il complesso della situazione. Allungò una mano verso l’alto per raggiungere il capo del lupacchiotto: era decisamente cresciuto troppo e sperava di non dover aggiungere altre tacche con la matita sullo stipite. Usò le dita a mo’ di pettine per ammaestrare quella chioma da cuscino ribelle.

-Ho anche fame. Possiamo mangiare qualcosa?- gli chiese con tono innocente Jongin, lasciandosi sistemare dal suo bel padroncino.

-Certo. Cosa preferisci?-

-Pollo!- rispose con entusiasmo l’ibrido, senza esitare.

-A colazione?- ma d’altronde Kyungsoo si aspettava già una risposta del genere.

-Non va bene?- lo guardò curioso e per certi versi confuso. Kyungsoo gli permetteva di mangiare qualsiasi cosa purché alternasse le verdure a cibi non decisamente sani.

-A me non entusiasma, ma tu puoi mangiarlo se vuoi.- sorrise l’architetto, soddisfatto del lavoro da hairstylist che aveva compito con i capelli dell’ibrido e divertito anche per il lieve complesso mentale che aveva inevitabilmente posto al lupacchiotto con la sua domanda.

La coda dell’ibrido si rianimò come suo solito coordinata alle orecchie rizzate tra i capelli ormai sistemati. Lo scodinzolio era una risposta più che necessaria alle parole di Kyungsoo.

-Si che voglio! andiamo, andiamo!- gli saltellò attorno Jongin mentre lo strattonava dalla manica per tirarlo con se in cucina.

Quei momenti erano più preziosi di qualunque altro avvenimento nella sua vita, l’esperienza vissuta aveva fatto sedimentare questo scrupolo nella mente di Kyungsoo. Non aveva bisogno di altro, solo di Jongin e del suo amore. Pensava ancora a quanto incredibile fosse stata la sua vita fino a quel momento, forse era un bene che non dimenticasse i bui ricordi. E con la stessa naturalezza con cui scambiava sorrisi con il suo ibrido, allo stesso modo un pensiero gli fiorì alla mente, quello che più degli altri da sempre splendeva in ogni momento.

“Mi prenderò cura di te, Jongin. È una promessa.”

 

 

                                                                              FINE

 

 

 

 

 

SALVE!

Forse è inopportuno interrompere i titoli di coda e la musichetta allegra in soffondo (?) alla fine della storia, MA concedetemi una breve conga perché è la prima volta che finisco qualcosa che ho iniziato ;u;

*C O N G A *

...okay okay okay. C’è anche un altro motivo per cui rovino l’atmosfera commuovente in cui vi ho lasciato (si spera): ebbene, concedetemi anche un mega super duper iper ringraziamento e inchino a tutti i lettori e ai recensori che hanno sostenuto il prosieguo della mia storia, senza di voi non avrei trovato la voglia e il coraggio di portare avanti questa che per certi versi sembra una storia per bambini. Un ringraziamento anche a chi mi ha riempito di complimenti per il modo in cui do vita e forma ai racconti. Un altro ancora per chi, anche senza recensire, ha continuato fino alla fine a seguire la storia.

Grazie grazie grazie!

Ho finito le parole, such a ruin! ;^;

Questo è il segnale che mi dice di chiudere tende e bocca . . .

With love,

 

           -JLBanana

  
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