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Autore: RedStar12    07/04/2009    4 recensioni
Salve a tutti! Tra una stesura e l'altra di "The owl. The lily. The vellum." la mia mente contorta ha partorita questa pseudo-fanfic. A voi giudicare, spero che vi piaccia.
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Valentina (Tina per gli amici), in seguito all'incidente in cui hanno perso la vita i genitori e il fratello, è paralizzata dalla vita in giù e costretta sulla sedia a rotelle. Non può muoversi senza aiuto e, a parte le quotidiane visite al caffè sottocasa e le rare gite in centro, è praticamente segregata nel suo piccolo appartamento nella periferia di Trieste, sua città natale.
Cosa potrebbero mai volere da lei quei loschi figuri appostati davanti alla sua porta in attesa che lei esca?
Chi sono quei misteriosi ragazzi che da mesi la vegliano e la proteggono, come degli angeli custodi?
Qual'è il segreto che la sua famiglia, in apparenza così normale, le ha tenuto nascosto per quasi diciotto anni?
Genere: Romantico, Azione, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: Alternate Universe (AU), OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2 - Misterious boys You don't turn me off
I will never fail
Things I loved before
Are not for sale
Keep yourself away
Far away from me
I forever stay
Your perfect enemy
(T.A.T.U., Perfect Enemy)

Capitolo 2: Enemies

Tre trilli ravvicinati... una breve pausa... altri due trilli ravvicinati... Tina guardò l'orologio: le otto e mezza di mattina.
Con la massima velocità che le permetteva la carrozzella, Tina raggiunse il portone del suo appartamento, al primo piano e premette il pulsante per aprire il portone, abbassando poi la maniglia della porta, aprendone un piccolo spiraglio. Non aveva bisogno di chiedere chi era.
Fuori dal portone del palazzo si trovava senza ombra di dubbio Barbara, la sua amica cameriera, che lavorava nel bar sotto casa sua, "Il Giglio d'Oro". Barbara era una donna che era stata molto amica di sua madre, era molto affezionata a Tina, ed aveva deciso di lavorare presso il "Giglio", come veniva spesso chiamato il bar, dopo l'incidente proprio allo scopo di poterla seguire meglio ed esserle più vicina possibile. Era anche molto apprensiva, e al minimo ritardo faceva un casino della madonna. Tina già se l'immaginava poco prima che aprisse il portone, mani sui fianchi, i tacchi bassi delle scarpe che ticchettavano nervosi sull'asfalto, l'espressione metà ansiosa e metà corrucciata.
Dopo circa un minuto la porta di casa si spalancò e Barbara apparve sulla soglia in tutto il suo metro e settanta di altezza. Non era tanto vecchia, ma neanche tanto giovane, dimostrava appena trenta dei suoi reali quarant'anni, ed aveva un'aria particolarmente giovanile, con i suoi capelli corti e a spazzola color rosso cupo e i vivaci occhi marroni. In quel momento l'espressione dei suoi occhi però era diversa, ansiosa.
-Valentina Fiorini- iniziò la cameriera, fissando la ragazza negli occhi, le mani ancora sui fianchi, in stile madre severa -come mai hai ritardato nell'aprirmi il portone?- concluse con suo solito tono di voce prorompente, severo. Tina scosse la testa ed indicò la porta semiaperta della camera -Ero in camera mia, a circa dieci metri di distanza dalla porta- disse, laconica, indicando le ruote della carrozzella -E dieci metri di distanza non sono facili da percorrere in pochi secondi su questo coso!- concluse, alzando gli occhi azzurri per incrociare quelli marroni di Barbara. La donna sbuffò, ma addolcì la sua espressione -Tesoro, ti ricordo che ci sono dei loschi tipacci che ti stanno alle costole. Non so per quale motivo, ma ti stanno alle costole. Per un secondo avevo creduto che ti avessero rapita!- disse la donna, posandosi una mano sul seno sinistro, in corrispondenza del cuore. Valentina scosse la testa -Avrebbero dovuto passare sotto le ruote della mia carrozzella- affermò, spavalda.
Barbara rise gentilmente al sentire la battuta della pupilla. Sapeva benissimo che Tina era troppo buona perfino per tirare uno schiaffo ad una persona che odiava, figurarsi "investire" i tipacci con la sedia a rotelle. Oltrepassò la soglia di casa e si mise dietro di lei, afferrando i manici della sedia -Preso tutto?- chiese, allegra. Tina fece si con la testa, battendo una mano aperta sulla sua onnipresente borsetta rossa, "custode" del portafogli, delle chiavi e del cellulare. Barbara sorrise e spinse la sedia a rotelle fuori, chiudendosi la porta alle spalle.
Per fortuna l'ascensore del palazzo era abbastanza grande per contenere agevolemente la donna e la sedia a rotelle insieme, così le due non faticarono molto ad uscire dal palazzetto. Appena varcarono la soglia di uscita, Tina vide Barbara fermarsi improvvisamente, facendola sobbalzare, e guardarsi intorno, fiutando l'aria come un segugio che da la caccia alla lepre nella foresta. Sicuramente stava controllando che non ci fossero in giro quei loschi individui che da mesi stavano alle calcagna della sua pupilla, aspettando il momento in cui la ragazza o i suoi protettori (praticamente tutti quelli che la conoscevano, un numero non indifferente) avrebbero fatto un passo falso. Tina sbuffò impercettibilmente: non le era mai piaciuto essere al centro dell'attenzione, ma ormai tutti sapevano che era braccata da degli individui misteriosi. Almeno nessuno sa dei miei angeli custodi, pensò Tina, mentre Barbara fermava la sedia a rotelle vicino al solito tavolino, a lato dell'entrata del bar, in modo da poterla tenere meglio d'occhio anche mentre serviva al banco.
Tina sospirò, ringraziando il calore di quella mattina, appoggiandosi all'indietro sullo schienale della sedia a rotelle ed estraendo dalla borsetta gli occhiali da sole, indossandoli per potersi godere meglio il sole. Ma al suo occhio non sfuggì, anzi sfuggirono, i tre ragazzi che si erano appena seduti ad un tavolino poco distante, intenti a parlottare fittamente, gli unici avventori del bar, oltre a lei, a quell'ora del mattino. Tina socchiuse gli occhi da sotto le lenti ambrate per poter metter meglio a fuoco i nuovi arrivati, abbassandosi gli occhiali sul naso per osservarli meglio. Erano giovani, Tina calcolò che dovessero avere, almeno in apparenza, appena due o tre anni più di lei (che si stava avvicinando ai 18 anni), e una cosa che li distingueva dalla maggior parte dei ragazzi che Tina conosceva era, oltre l'insolito colore dei capelli (azzurro mare per quello a destra, blu cobalto per quello in mezzo e violaceo per quello a sinistra), era il fisico statuario di chi ha passato tutta la vita ad allenarsi. Cosa che, unita alla perfezione del viso di ciascuno, li rendeva bellissimi ed affascinanti.
Tina sussultò impercettibilmente, reprimendo a stento un moto di gioia: i suoi angeli custodi! Non gli aveva mai visti in volto, ma sapeva che erano loro! Uno di loro, quello dai capelli azzurri, si dovette accorgere dello sguardo sconosciuto fisso su di lui, perchè voltò repentinamente la testa verso Tina, che però fu lesta a rialzarsi gli occhiali e a rilassarsi nuovamente contro lo schienale appena in tempo per non farsi scoprire. Gli occhi color cielo del ragazzi rimasero fissi su di lei ancora per qualche secondo, sicuri di non essere visti, poi tornarono a posarsi sui suoi compagni.
Tina sospirò, incrociando le mani dietro la nuca per mettersi più comoda, in attesa che Barbara arrivasse con il succo d'arancia e la brioche alla crema che ordinava sempre d'estate. La sera prima era rimasta reduce da un furioso litigio telefonico con Samantha, una delle sue amiche più care, ed era andata a letto presto senza cenare, per smaltire la rabbia e in parte la tristezza. Quella mattina però pagava le conseguenze per il suo digiuno serale; Tina pensò, ridacchiando, che il rumore del suo stomaco si sarebbe sentito perfino in India e in Egitto.
-Siamo allegre questa mattina!- cinguettò allegramente Sofia, la più giovane delle cameriere che lavoravano al bar, posando il vassoietto con la colazione di Tina sul tavolino e scostandosi con un rapido movimento del capo la lunga chioma color caramello scuro dagli occhi color miele, rivolgendo alla ragazza un sorriso radioso. Tina si limitò ad annuire, prendendo subito dopo il bicchiere di succo d'arancia e bevendone un sorso per nascondere il sorriso che le era affiorato sulle labbra. Eccome, se era allegra, quella mattina. Se il suo handicap glielo avesse concesso, si sarebbe messa a saltare dalla gioia.
La gaiezza mattutina fu però di breve durata: Tina aveva appena finito di mengiare la sua brioche e di vuotare il bicchiere, che un uomo vestito di nero emerse da dietro l'angolo del bar e si diresse a passo deciso proprio verso di lei. Lo stomaco di Tina fece una capriola per la paura e un brivido gelido le percorse la spina dorsale dalla vertebra lombare sana fino alla nuca. Merda, pensò, sono una stupida! I loschi figuri non erano scomparsi, quel giorno, avevano semplicemente cambiato postazione per poterla sorprendere.
Tina notò con la coda dell'occhio le cameriere, tutte all'interno del bar, sussultare spaventate e poco dopo dirigersi verso l'uscita per correre in suo aiuto, ma un secondo individuo in nero emerse dall'ombra e si parò davanti alla porta del bar, sbarrandola completamente con la sua mole gigantesca. Tina non riuscì a vedere oltre perchè una stretta gelida le afferrò il mento e la costrinse a voltare il viso nella direzione opposta. I suoi occhi azzurri si incrociarono con quelli neri come la notte invernale e altrettanto gelidi di uno degli individui, il capo, suppose Tina, notando il modo in cui altre due figure dai tratti resi indistinguibili dai lunghi mantelli che indossavano si inchinavano rispettosamente davanti a lui.
Tina sentì il corpo tremarle convulsamente e un secondo brivido freddo le percorse la spina dorsale, stavolta propagandosi lungo le braccia e le gambe paralizzate; gli occhi neri dell'individuo sembrarono scrutarla nei più profondi recessi della sua anima per estirparle ogni singolo segreto che vi racchiudeva dentro con infinita cura. Le labbra dell'individuo si incurvarono in un perfido sorriso, anche se Tina non lo notò a causa dell'ombra che gli copriva il viso, ma riuscì comunque a sentire come se fosse sua la sensazione di vittoria che quell'individuo doveva provare: l'aveva battutta, aveva ottenuto la sua preda, aveva finalmente compiuto la sua missione.
Improvvisamente l'uomo le lasciò il mento e con un movimento brusco la sollevò dalla sedia a rotelle e la afferrò talmente stretta che la ragazza dovette fare appello a tutta la sua resistenza per non soffocare. Quell'uomo di gelido non aveva solo lo sguardo e le mani, tutto il suo corpo sembrava fatto di ghiaccio e neve, di solom gelido ghiaccio. Tina era così terrorizzata che non aveva neanche la forza di divincolarsi e le sue corde vocali sembravano annodate in un unico, soffocante nodo in fondo alla gola. Azzardò un'occhiata alla sua ultima speranza, i suoi angeli custodi... speranza che svanì quando vide che i posti che prima occupavano erano vuoti, come se non ci fossero mai stati... il nodo alla gola le si strinse ancora di più, bloccando sul nascere le lacrime che stavano premendo per uscire, e chiuse gli occhi, mentre sentiva i sobbalzi dell'uomo che la trasportava come se fossero semplici scossoni lontani anni luce da lei.
Dopo minuti che alla ragazza sembrarono ore alle sue orecchie giunse un grido e il tetro tonfo di un corpo che cade a terra. L'individuo che la stringeva strinse i denti e imprecò a bassa voce -Maledizione-. Un secondo grido squarciò l'aria e un secondo corpo cadde a terra. Improvvisamente l'uomo che teneva prigioniera Tina gettò un grido di dolore che le fece vibrare i timpani come gong percossi e cadde all'indietro, lasciando la presa su di lei. La ragazza scivolò rovinosamente sul terreno asfaltato, aiutata ben poco dalle sue gambe paralizzate, e cadde sbattendo il didietro, percependo però solo una breve scossa elettrica. Sentendo ancora la presenza del terribile individuo, la ragazza fece forza sulle braccia per cercare di allontanarsi il più possibile solo con il loro ausilio; riuscì però a fare pochi passi quando dall'oscurità emerse un'altra figura. La ragazza sussultò e nascose il viso nelle braccia, troppo impaurita per guardare. Ma prima riuscì a scorgere una piccola scintilla rosso scarlatto all'altezza del nuovo arrivato, scintilla che si trasformò quasi subito in un bagliore sanguigno.
-Scarlet needle!-

Scrittoio dell'autrice

*RedStar12 gongola come una cretina per essere riuscita a scrivere il secondo chap in una giornata* Ragazze, mi sento proprio ispirata da questa idea che ho abbozzato, e mi rende felice che le persone che hanno commentato questa pseudo-fic mi abbiano detto di non cancellarla e di continuarla (miloxcamus mi ha addirittura minacciata di rievocare la Presa della Bastiglia sotto casa mia, quindi non posso fare altrimenti! Jeje!).
Prima di tutto ringrazio di cuore e mando un grosso bacione a stantuffo, che ha messo questo scarto di fanfic tra i suoi preferiti. Te adoro caraaaaaaaaaa! *RedStar12  lancia un grosso bacione a stantuffo e la stritola in un abbraccio da mozzare il fiato*
Bene, ora passiamo alla parte che preferisco del mio scrittoio: le risposte alle recensioni!
kikka_hiwatari: Infatti in tutte le storie che ho letto su Saint Seiya dove compaiono nuove protagoniste, le suddette sono al massimo goffe o spaurite, ma mai con un handicap fisico come la paralisi fisica. Proprio per questo ho pubblicato "Numb", nonostante facesse schifo, volevo scrivere una fic diversa e far ricredere tutti quelli che pensano che le Mary Sue siano sempre il non-plus-ultra in tutto! Grazie per l'incoraggiamento a non cancellare la fic e a continuarla. Ti ha soddisfatta il seguito?
whitesary: ...piccina... non pensavo che fossi così sensibile... uno dei fini che mi sono proposta è anche quella di sensibilizzare le persone "normali" a vedere gli "handicappati" (qui non usato come termine dispregiativo ma esplicativo) con occhi diversi e a spiegare in modo un po' meno "drastico" quanto possa essere difficile per loro muoversi in completa liberta, specialmente nelle grandi città. Una mia amica è paraplegica allo stesso modo della protagonista e, quando frequentava un corso di computer con me, aveva scritto un articolo su questo problema sul suo blog, e con questa fic voglio in qualche modo darle una mano. Don't worry Sary-chan, ora che ho visto che qualcuno l'apprezza sta pur certa che questa fic non la cancello neanche sotto tortura! Tu però continua a recensire o almeno a leggere, ci conto!
miloxcamus: Non serve che ti prostri ai miei piedi Socia, l'avevo intuito. Ma non preoccuparti, l'importante è che tu abbia letto e soprattutto che ti sia piaciuta. Mon Dieu, addirittura la Presa della Bastiglia... ok ok, non la cancello! Eheh, scherzi a parte, sono felice che ti sia piaciuta la protagonista. Esatto Socia, doppio lavoro! Per questo inizialmente ero titubante sul pubblicare questa fic, già portare avanti "The owl. The lily. The vellum." è una faticaccia, addirittura due potrebbero sembrare un'impresa titanica. Ma vedrò di accontentare i fans che leggono entrambe, anche se credo che in questo periodo mi dedicherò di più a "Numb" che all'altra fic. Tu basta che continui a leggere e a recensire, ok? Alla prossima, Socia (e-mail o recensione che sia, jeje!).
Mymoon96: Oh, mi stai facendo arrossire con tutti questi complimenti. Ti è piaciuto il secondo capitolo? Eheh, a quanto pare le fan di Milo in questo sito sono a bizzeffe... che ne diresti di unirti al fanclub "Fangirl di Milo e Camus" insieme a me e a miloxcamus?
  
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