Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Saratrix    28/04/2016    6 recensioni
Vernon è riuscito a convincere Petunia ad affidare Harry alle cure dell'orfanotrofio St. Luise di Londra, rinunciando ad accoglierlo nella loro casa. Il bambino cresce e ben presto si rende conto di non essere come gli altri ospiti dell'istituto, ma di avere qualcosa di speciale dentro di sé, dei poteri magici. Così decide d'iniziare ad affinare queste sue capacità, imparando a sfruttarle come e quando desidera attirando l'attenzione del Ministero che è costretto a intervenire immediatamente.
Un misterioso Harry Potter che nasconde un demone sotto la patina dorata del Salvatore condurrà il Mondo Magico verso un futuro mai così incerto.
DAL TESTO:
«So bene che ti sto chiedendo molto, so anche che ti ritroverai tra poco a dovermi dare una risposta difficile, Narcissa ne è all’oscuro ma dobbiamo agire in fretta prima che la situazione peggiori. Devi dirmi solo ‘sì’ oppure ‘no’. Lucius, amico mio, ti sto chiedendo di adottare e crescere come se fosse tuo figlio Harry Potter.»
Genere: Dark, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Silente, Famiglia Malfoy, Il trio protagonista, Severus Piton, Voldemort | Coppie: Draco/Harry, Lily/Severus, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
~Capitolo 6~
       

THE TASK OF CONTROL



Harry arrivò nell’ingresso pochi minuti dopo e trovò già ad attenderlo i Signori Malfoy con loro figlio in piedi all’inizio della grande scalinata. Scese velocemente in gradini, quasi saltellando, ma sempre composto.

«Harry» iniziò Lucius quando il bambino gli si fu avvicinato «io e Narcissa abbiamo pensato che è meglio se tu e lei andiate direttamente in salone mentre io e Draco resteremo qui ad attendere i nostri ospiti.»

Potter corrugò la fronte per un secondo prima di annuire, ignorando il sorriso di trionfo nato sulle labbra del fratellastro nel sentire che sarebbe rimasto con il padre «Come mai c’è stato questo cambio di programma, se posso chiedere?»

«Sei famoso nel Mondo Magico, questo l’hai già capito, e dopo l’articolo di questa mattina della ‘Gazzetta del Profeta’ sulla tua adozione da parte nostra tutti i maghi e le streghe ne sono a conoscenza.» disse Narcissa mentre spostava alcune delle ciocche corvine del bambino in modo che coprissero la cicatrice.

«Allora è per questo che il Professor Piton è venuto a colazione.» constatò Harry facendo una piccola smorfia di concentrazione.
Il padrone di casa annuì, orgoglioso quasi che quel marmocchio avesse intuito la cosa «Essendo ora tutti a conoscenza della tua presenza qui, riteniamo quindi sia mio dovere comunicare ai nostri ospiti di non farti troppe domande rischiando di metterti a disagio. Sei entrato in contatto per la prima volta con il Mondo Magico da nemmeno un giorno e non vogliamo che tu ti senta messo subito sotto pressione.»

«Capisco.» rispose semplicemente Potter prima di apprestarsi a seguire Narcissa verso il salone. Il bambino dovette ammettere a se stesso che era quasi nobile da parte di Lucius Malfoy preoccuparsi per lui fino a quel punto, però non aveva fatto i conti con il desiderio del bambino di mettersi alla prova fin da subito in modo da far capire a tutti quanti chi era realmente.

L’uomo guardò la moglie ed Harry svoltare l’angolo, uscendo dalla sua vista «Non voglio né bisticci né provocazioni quest’oggi Draco, intesi?» disse senza muovere lo sguardo da dove i due erano spariti.

… … … …

Le prime due persone a varcare la soglia della stanza furono – come venne sussurrato da Narcissa in un orecchio ad Harry – la Signora Parkinson con la figlia Pansy, della stessa età di Potter. Le due donne si scambiarono cordiali saluti e dal loro breve discorso venne fuori che il Signor Parkinson era rimasto a casa dopo che quella stessa mattina si era svegliato con una forte emicrania e non se l’era sentito di venire. Per tutta la durata del discorso la bambina era rimasta dietro la madre a lanciare rapide occhiate a Harry, come se si nascondesse da lui temendo che la potesse attaccare da un momento all’altro.
«Quindi tu sei Harry Potter, è un piacere conoscerti.»

«Il piacere è mio, Signora.» rispose il bambino ricambiando il sorriso e stringendo la mano che la donna gli aveva porto.

In poco tempo la stanza si riempì di maghi e streghe con i loro figli, sicuramente tutti molto facoltosi visti i vestiti di fattura pregiata che indossavano. Draco e Lucius entrarono nella stanza per ultimi seguiti da un bambino e da quello che, dalla somiglianza, era sicuramente suo padre; avevano entrambi i capelli neri e lisci e gli occhi azzurri, l’uomo era un po’ più basso di Lucius mentre il figlio era alto come Draco o forse appena di più. Quando questi varcarono la soglia della stanza il chiacchiericcio presente sparì per lasciare la parola al padrone di casa.

«Buongiorno a tutti, amici miei, e benvenuti nella mia umile dimora.» iniziò Lucius con un sorriso beffardo sul volto e facendo alzare un sopracciglio ad Harry nel sentir definire “umile” quel castello «Il pranzo verrà servito a momenti, quindi dirigiamoci pure tutti in sala da pranzo.»

Mentre gli ospiti seguivano le indicazioni del padrone di casa, Narcissa poso una mano sulla schiena di Potter invitandolo a raggiungere insieme a lei il marito, il figlio e i due ospiti al loro fianco. Malfoy enior indirizzò loro un sorriso vedendoli avvicinarsi.

«Harry, ti presento Nocturnus Nott e suo figlio Theodore, ha la stessa età tua e di Draco.» disse Lucius indicando i due.

«Così tu sei Harry Potter…» iniziò il Signor Nott squadrando il bambino dall’alto «Devo ammettere di esser rimasto alquanto stupito questa mattina leggendo il Profeta e inizialmente credevo fosse soltanto l’ennesimo articolo infondato della Skeeter, utile solo per vendere copie ai creduloni; invece per una volta aveva ragione. In ogni caso, è un piacere fare la sua conoscenza, Signor Potter.»

«Anche per me, Signore.» rispose stringendogli la mano ed esibendosi in un enorme sorriso.

«Questo è mio figlio Theodore.» aggiunse l’uomo posando una mano sulla spalla del figlio, che fino a quel momento era rimasto al fianco di Draco, invitandolo così a farsi avanti.

Il giovane Nott si allontanò appena dall’amico avvicinandosi ad Harry regalandogli un piccolo sorriso di cortesia prima di tendergli la mano «Theodore Nott.»

«Harry Potter.» rispose l’altro ricambiando la stretta.

Il pranzo trascorse nella normalità – sempre se normali si possono definire le ingenti quantità di ottimo cibo che continuavano a essere servite dagli elfi – ed Harry ne approfittò per capire un po’ meglio come funzionavano le cose nel Mondo Magico. Gli uomini discutevano di politica, praticamente tutti tranne il Signor Greengrass il Signor Nott – che rispettivamente lavoravano alla Gringott, la banca dei maghi, e al San Mungo, l’ospedale magico i cui dottori prendevano il nome di medimaghi –, mentre le donne si dedicavano ai classici pettegolezzi e i bambini parlavano di Quiddicth; Potter se ne stava in disparte, rispondendo alle occasionali domande che gli venivano poste e preferendo così ascoltare quello che veniva detto senza darne l’impressione. Draco era seduto tra lui e Theodore e passò il pranzo a chiacchierare con quest’ultimo del campionato di Quiddicth in corso e dell’ultima vittoria delle Holyhead Herpies contro i Cannoni di Chudley dello scorso fine settimana – discussione alla quale ben presto si aggiunsero anche Vincent Tiger, Gregory Goyle e Blaze Zabini – e, da quello che capì Harry guardando il loro affiatamento, Draco e Theodore dovevano essere migliori amici. Non che la cosa lo disturbasse, ma si chiese quasi inconsciamente se prima o poi avrebbe trovato anche lui qualche essere umano da poter considerare un amico.

«Tu che squadra tifi?»

Potter alzò lo sguardo dal suo arrosto verso il suo interlocutore – Tiger se non errava. «Nessuna non avendo mai assistito a una partita, ma so come si gioca. Sono entrato in contatto con il Mondo Magico da un giorno scarso, credo ci siano cose più importanti a cui devo pensare e conoscere che il Quiddicth.» concluse con una certa vena stizzita nella voce «E comunque non mi è mai interessato più di tanto lo sport, neanche quando ero nel mondo babbano.» si apprestò ad aggiungere notando le facce stranite dei suoi coetanei.
«E sentiamo allora a cosa dovresti pensare?» gli chiese indispettito Tiger, evidentemente non contento della risposta ottenuta alla sua precedente domanda.

Harry esitò un attimo a rispondere pensando a cosa dire in modo da non sembrare troppo strano, insomma anche se avevano la sua stessa età non avevano passato quello che lui era stato costretto a subire, maturando così molto più velocemente dei suoi conscritti e per questo motivo non avrebbero mai potuto incontrarsi e stare bene assieme se loro pensavano al Quidditch e lui allo studio di qualsiasi settore della magia per poter esser pronto in qualsiasi occasione e soprattutto a capire come mai proprio lui era sopravissuto.

Il moro scrollò le spalle in un gesto noncurante «Voglio dire, voi siete nati e cresciuti nel Mondo Magico e per questo motivo lo conoscete; io non ne so nulla, ho passato praticamente tutta la vita in un orfanotrofio babbano e per il momento il mio principale desiderio è apprendere il più possibile dalla realtà da cui provengo.» disse mentre si tagliava una fetta di filetto «E poi odio non sapere.» aggiunse quasi in un sussurro udibile solo da se stesso.

«In ogni caso avete visto la nuova Tornado? Per il momento è la scopa più veloce ma chi l’ha provata dice che sterza troppo bruscamente: è inguidabile!» esclamò Theodore portando l’attenzione su di sé, distogliendola così da Potter il quale aveva attirato tutti gli sguardi sconcertati degli altri bambini.

Harry tirò un sospiro di sollievo, alla fine era riuscito a rimediare ma si appuntò di usare un po’ meno sarcasmo, in particolar modo con Tiger e Goyle: quei due sembravano più ottusi di un mulo. Alzò lo sguardo, sentendosi osservato e incontrò un paio d’occhi azzurri che lo fissavano davanti a lui: era il Signor Nott e Potter capì che aveva sicuramente prestato attenzione al discorso da lui fatto poco prima. L’uomo distolse velocemente lo sguardo tornando a prestare attenzione allo scambio di battute tra Lucius e il Signor Greengrass.
Oramai il pranzo stava giungendo al termine, mancava solamente il dolce e la portata stava arrivando proprio in quel momento, come sempre trasportata in tavola dagl’elfi. Dobby si era affiancato al giovane Potter con in mano un piato con sopra un’enorme fetta di torta fragole e cioccolato alla cui sola vista il bambino stava già morendo dalla voglia di mangiarla. Perché se c’era una cosa alla quale non riusciva mai a dire di no era una porzione di dessert: adorava tutti i dolci, ma con una particolare predilizione per quelli al cioccolato e alla frutta e, per quel poco che aveva potuto vedere durante i pasti fatti da quando era stato adottato dai Malfoy, nel Mondo Magico ne esistevano tantissimi tipi, molti dei quali squisiti come la torta di melassa che oramai era la sua preferita.

Il piccolo elfo stava posando il piatto davanti al padroncino quando venne colpito alla schiena da una gomitata che gli fece cadere il dolce dalle mani dritto dritto sulla camicia immacolato di Harry. Il moretto alzò furibondo lo sguardo sul suo adorato fratellastro che lo guardava tenendo un angolo della bocca sollevato in un’espressione strafottente di chi sapeva di aver vinto. Sì perché Draco credeva che facendogli fare una figuraccia del genere finalmente tutti si sarebbero resi conto che non valeva niente, che era destinato a essergli sempre inferiore. Il Prescelto dal canto suo stava pensando a una qualsiasi buona ragione per non incenerire all’istante il biondo, impresa alquanto ardua visto che in quel momento la sua mente non riuciva a fare a meno d’ideare più di mille modi per uccidere molto lentamente l’altro facendolo soffrire il più possibile.

Harry chiuse gli occhi per un secndo, rendendosi conto solo in quel momento delle urla e degli sguardi di fuoco di Lucius rivolti a Dobby che se ne stava rannicchiato, con lo sguardo basso al suo fianco e tremando come una foglia per paura che le terribili minacce del padrone di casa potessero avverarsi. Sospirò calmandosi, doveva rimandare la premeditazione dell’omicidio di Draco – che ancora stava sghignazando al suo fianco – e pensare a cosa fare se voleva uscire da quella situazione sconveniente e risparmiare al suo elfo una fine molto dolorosa.

Si concentrò, chiudendo fuori dalla sua testa le maledizioni del Signor Malfoy e il ghigno del figlio, e accostò la mano alla macchia di cioccolato sulla sua camicia mentre sussurrava parole a lui sconosciute, come se fosse una mantra di cui non conosceva il significato ma necessaria in qualche modo per compiere il suo intento. Come se lo sapesse senza mai averlo appreso. Si accorse solo quando rialzo gli occhi dalla sua camicia – ora linda e pulita come se non fosse mai successo nulla – del silenzio tombale che era caduto sulla stanza, tutti lo guardavano stupefatti, increduli quasi nel vedere la pradonanza con cui Potter era in grado di usare la magia. Senza esser cresciuto nel Mondo Magico, senza aver aperto prima d’allora un libro d’incantesimi, senza bacchetta; ma con una sicurezza e una semplicità caratteristiche di uno studente di Hogwarts.

Harry si voltò verso Dobby, ignorando gli altri commensali e dando nuovamente prova della grande sicurezza di se stesso che possedeva «Vai a prendermene un’altra fetta.»

Il pranzo finì in un silenzio assoluto – quasi imbarazzante in alcuni momenti – e in tutta onestà il piccolo Potter non ci avrebbe mai sperato, non che ciò non gli dispiacesse ma avrebbe messo la mano sul fuoco che chiunque in quella stanza avrebbe iniziato a riempirlo di domande su come e dove avesse imparato a farlo. Non aveva voglia di spiegare a persone che non aveva mai visto prima in vita sua e di cui non si fidava minimamente che aveva scoperto di esser speciale quando in giorno uno dei bulli dell’istituto aveva esagerato e lui aveva perso la pazienza, scaraventato contro il muro con la sola forza del pensiero. Lo avrebbe probabilmente strozzato se solo un serpente non gli si fosse accembellato vicino alle gambe, distraendolo e convincendolo a mollare la presa; non aveva voglia di spiegare come avesse iniziato ad aver paura di se stesso dopo quell’episodio e di come avesse iniziato a odiarsi, un odio marcio che una volta lo costrinse a salire sul tetto dell’orfanotrofio. Si sarebbe buttato di sotto per mettere fine a tutto quello se sempre lo stesso serpeti di prima non lo avesse fermato; non aveva voglia di spiegare che in un pomeriggio primaverile aveva provato a parlare con quel serpente, scoprendo così la sua capacità di comunicare con questi animali quando lui gli aveva risposto: quel serpente si chiamava Nagini ed era stato il suo primo vero amico.

‘Chissà dove sarà adesso quel serpente…’, si chiese con un velo di malinconia Harry mentre si portava alle labbra l’ultimo pezzo della sua fetta di dolce.

… … … …

Gli ospiti lasciarono il Manor a pomeriggio inoltrato, il sole stava per tramontare dietro le alte fronde degli alberi che circondavano il giardino di villa Malfoy. Durante il pomeriggio – passato a chiacchierare tranquillamente in uno dei grandi saloni davanti al camino acceso – gli adulti iniziarono a rivolgersi a Harry non solo con la curiosità iniziale, dovuta dall’aver davanti a loro una celebrità, ma anche con una sorta di dipendenza, come se fossero stati amaliati dal loro stesso desiderio di scoprire quanto quel piccolo maghetto fosse in grado di fare.

Dal canto suo, Potter non poté che essere riconoscente a Draco. Dopotutto l’altro gli aveva servito su un piatto d’argento l’opportunità di mettere il re avversario sotto scacco matto in quella loro prima battaglia di quella loro piccola e assurda guerra. In quel momento il moro avrebbe scommesso che sarebbe passato un be po’ di tempo prima che il biondo gli si ripresentasse davanti con in mente un piano per prendersi la sua rivincita.

Appena anche gli ultimi ospiti – Theodore Nott e suo padre – si furono chiusi alle spalle il grande portone d’entrata del Manor, Draco si congedò e rapidamente salì la scalinata arrivando sul ballatoio che conduceva al primo piano. In quel momento aveva bisogno di un bel bagno caldo per distendere i nervi, poi si sarebbe coricato a letto e avrebbe pensato a come attuare la sua vendetta.
‘Se quel Potter pensa di poter comparire in casa mia dall’oggi al domani, diventare il cocchino dei miei genitori e del mio padrino e farsi vedere bello con le sue magie da quattro soldi davanti ai miei amici e ai loro genitori, be’ allora si sbaglia di grosso!’, pensava mentre percorreva il corridoio a passo svelto, volendo raggiungere la sua stanza.

Non si accorse di un paio di passi alle sue spalle finché non venne afferrato per una spalla e sbattuto malamente contro il muro alla sua destra, una mano premuta sulla sua bocca a soffocare i suoi strilli spaventati e un corpo appena sul suo per impedirgli di muoversi.
«Urla e te ne pentirai amaramente

Quella voce. Un moto di rabbia investì Draco che alzò di scatto lo sguardo e si ritrovò davanti un paio di smeraldi che lo fissavano calmi. Ma c’era un qualcosa d’inquietante in quella calma quasi surreale, un qualcosa che fece capire immediatamente a Malfoy che sì, se avesse urlato se ne sarebbe pentito amaramente.

Quando fu sicuro che il biondo non avrebbe chiamato qualcuno, Harry gli tolse la mano da davanti la bocca, allontanandosi anche di un paio di centimetri ma senza lasciargli ugualmente nessuna possibilità di andarsene.

«Sì può sapere che fai, per Merlino?!» lo attaccò subito Draco, mentre le orecchie gli stavano diventando rosse per la rabbia crescente.
«Quello che faccio io non ti deve interessare.» rispose secco Potter e aggiunse prima che l’altro aprisse bocca per ribattere: «Non ho intenzione di chiederti come mai a pranzo hai inscenato quello stupido spettacolino, credo che il motivo sia abbastanza ovvio: sei un piccolo principino viziato che si arrabbia e punta i piedi perché mamma e papà non gli rivolgono più tutte le attenzioni che vuole lui, preferendo darle al nuovo arrivato; sei patetico. Ti do un consiglio: smettila perché oggi non ho reagito, ma la mia pazienza ha un limite e presto ti pentirai di aver tirato troppo la corda.» si allontanò ancora un po’ dall’altro che ora la guardava ancora più in cagnesco di prima.
«Be’, almeno io ce li ho una mamma e un papà.» sputò acido Draco.

Si accorse di quello che aveva detto quando oramai era troppo tardi, quando oramai Harry lo aveva afferrato per il colletto della camicia e sbattuto nuovamente contro il muro, quando oramai le iridi di Harry erano diventate rosse seppur per una frazione di secondo. Ma comunque il giovane Malfoy aveva visto quei due occhi verdi colorarsi di quella tonalità così innaturale quanto terribile. Deglutì a vuoto, mentre un grande brivido di terrore gli percorreva la spina dorsale perché forse, quella volta, aveva capito di aver fatto il passo più lungo della gamba.

Ma come tutto inizia, del resto tutto finisce. Harry lasciò la prese e Draco inspirò pesantemente per recuperare l’aria persa in quella frazione di secondo. Il moro si allontanò, tornando al centro del corridoio mentre abbassava appena la testa e la scrollava appena prima di lasciarsi andare a una bassa risatina di scherno.

«Patetico.» ripeté.

Non aggiunse altro. Si voltò e s’incamminò nella direzione opposta a quella in cui era diretto il biondo, scomparendo alla fine del corridoio e diretto alla sua camera.





***ANGOLINO DI SARATRIX***
Eheheheh e come sempre aggiorno con ritardi epocali anche se credo di essermi superata questa volta e per questo motivo vi chiedo scusa con questo capitolo molto... bello... (?) Ma in questo periodo ho avuto un po' di problemi familiari e la voglia di scrivere, quelle rare volte che c'era, era davero pochissima e non me la sentivo di scriverequalcosa in modo forzato. Spero possiate capire e perdonarmi, soprattutto perché è un periodo molto stressante per me causa scuola e io, giustamente, quando sono stressata durante le ore di Latino e Greco scrivo. :')
Btw questo capitolo in tutta onestà non mi convince molto, ma dopo averlo riletto per due settimane ho capito che se non lo pubblico ora non lo pubblicherò mai più. Quindi amen ed eccolo qua. c:
Come sempre ringrazio tantissimo tutti quelli che seguono, recensiscono o anche leggono soltanto la storia e vi ricordo che le recensioni anche se brevi o negative aiutano sempre e mi rendono ogni volta felice.
Spero soltanto che qualcuno continui a seguire la storia nonostante i miei continui ritardi e che non smetta ora. Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto.
Ah, vi lascio anche il link della mia pagina Instagram https://www.instagram.com/the.camp.half.blood/ dove ogni tanto posto immagini e video a tema fandom e tengo un po' aggiornati tutti su quello che faccio in generale.

Un bacio e a presto, si spera

SARATRIX

 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Saratrix