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Autore: Emma Fantasy Wilkerson    28/04/2016    1 recensioni
Il mondo è intatto. L'Eruzione non esiste.
Quando riescono a scappare dalla C.A.T.T.I.V.O, Thomas torna a Beacon Hills dove scopre di chiamarsi Stiles, che suo padre è un poliziotto e sua madre è morta.
Pian piano anche i ricordi tornano a galla e tutto sembra tornare com'era prima della C.A.T.T.I.V.O. ... beh, fatta eccezione per tutto il sovrannaturale che quella città sembra attirare.
La vita di Thomas è completamente incasinata. Pensa che non potrebbe andare peggio di così, ma si sbaglia.
E l'unica cosa che può aiutarlo ad attraversare quei momenti di difficoltà, è il ricordo di un ragazzo dai capelli biondi e della sua promessa.
Ambientato durante la 3B.
Genere: Angst, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Gally, Minho, Newt, Newt/Thomas, Teresa, Thomas
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tutto ciò che so, è che la fine sta iniziando

 

NEWT’S POV
 
-Quindi…- fece McCall, il padre di Scott, fissando uno ad uno i ragazzi seduti sul divano davanti a lui. Si trovavano nell’ufficio dello sceriffo, erano stati portati lì dopo essere stati trovati alla centrale elettrica. Tutti tranne i Radurai, che forse avevano avuto il buonsenso di nascondersi quando avevano sentito le sirene della polizia. –Quando siete arrivati lì?-
-Nello stesso momento- rispose prontamente Thomas, con un sorrisetto di sfida. Newt pensò che ce l’avesse proprio a morte con quell’uomo, ma cosa avesse fatto non ne aveva proprio la minima idea.
-Nello stesso momento di chi?-
-Di me- subentrò Scott in difesa dell’amico. I due si lanciarono un veloce sguardo di intesa, mentre l’uomo alzava un sopracciglio nella loro direzione, le braccia incrociate al petto. –Per coincidenza?-
-Che significa “per coincidenza”?- sbottò Thomas.
-È quello che sto chiedendo io. Voi due siete arrivati nello stesso momento. È stata una coincidenza?-
Thomas aggrottò la fronte: -Lo stai chiedendo a me?-
-Credo stia dicendo a me- ribatté Scott, fingendosi confuso.
-Credo sia parlando a entrambi.- commentò Lydia.
Newt non riuscì a trattenere una risata, che dovette camuffare con un colpo di tosse. Doveva ammettere che questa strana compagnia stava cominciando a piacergli: non facevano mai quello che gli veniva detto, rischiavano la vita la maggior parte del tempo, e il loro modo di parlare con gli adulti era geniale. Loro sapevano cose che pochi avrebbero potuto immaginare, ci voleva una mente aperta.
Il signor McCall gli lanciò un’occhiata torva, ma non doveva avere un’alta considerazione di lui, perché il suo sguardo si sposto subito su Thomas. –Barrow si nascondeva in una classe di chimica a scuola. Qualcuno gli ha lasciato un messaggio cifrato dicendogli di uccidere Kira. Poi Barrow ha portato Kira in una centrale elettrica e l’ha legata con l’intento di folgorarla, cosa che ha mandato in black out tutta la città.-
Le sopracciglia di Thomas scattarono verso l’alto. –Tutto sorprendentemente corretto.-
-Come sapevate che l’avrebbe portata lì?-
-Beh...- Newt sapeva che  il ragazzo stava per inventarsi una scusa che non stava né in cielo né in terra. Lui era così. –Era un ingegnere elettrico.- Appunto. Nemmeno l’uomo sembrò cascarci. –È una bella deduzione, Stiles...-
-Già, sai. Ho imparato da mio padre- Thomas fece l’occhiolino allo sceriffo dietro la scrivania, e fu il suo turno di sbuffare una risata. Quando però vide l’occhiataccia del suo superiore, dovette costringersi a fingere un’espressione seria: -Stiles, per favore... rispondigli e basta.-
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo in risposta. –Abbiamo tirato a indovinare-
-E voi due cosa stavate facendo?- l’uomo si rivolse allora a Scott e Kira.
-Mangiando pizza-
-Mangiando sushi-
Dissero nello stesso momento, guardandosi poi dopo essersi accorti di aver detto due cose diverse. Allora ci riprovarono:
-Mangiando sushi-
-Mangiando pizza-
L’uomo, confuso, spostò lo sguardo dall’uno all’altro, finché finalmente non si decisero a parlare insieme: -Mangiando sushi e pizza.- Quindi si voltò verso Stilinski, scuotendo la testa, segno che non sapeva nemmeno lui quali pesci pigliare.
-Tu ci credi?- chiese all’uomo.
-Onestamente?- rispose lo sceriffo, con un sospiro. –Non credo a una parola che esce dalla bocca di Stiles da quando ha imparato a parlare,- sul viso del ragazzo si allargò un sorrisetto soddisfatto. –Ma credo che questi ragazzi si siano ritrovati solamente al posto sbagliato nel momento sbagliato, e quella ragazza è molto fortunata ad essere qui.-
McCall annuì, anche se Newt capì che non aveva intenzione di chiudere la faccenda così facilmente. Chiaramente fra i due uomini non correva buon sangue. –Kira, è così che te lo ricordi?- Gli occhi di tutti furono su di lei in un battibaleno; il biondo osservò l’espressione tesa sul suo viso provando un po’ di pena per lei. –Sì. Posso riavere il mio telefono ora?-
Rassegnato, l’uomo si spostò dal tavolo e fece un cenno verso di loro. –No, mi dispiace. Potete tornare a casa a dormire.-
Li lasciò uscire dall’ufficio, ma prima che Newt e Thomas uscissero dalla centrale, il biondo sentì McCall parlare con il figlio, e riuscì a capire qualche parola di ciò che gli stava dicendo: -Se metà di questa storia su Barrow è vera, allora non solo qualcuno l’ha aiutato a scappare, ma lui era anche una pedina nei loro giochi. Un serial killer è già abbastanza pericoloso, ma un serial killer controllato da qualcuno è anche peggio.-
Un brivido percorse la schiena di Newt e non a causa del freddo che lo aveva colpito non appena aveva messo piedi fuori. Che cosa diavolo stava succedendo? Lanciò un’occhiata a Thomas accanto a lui, facendo scivolare la mano nella sua e stringendosi istintivamente a lui. Non avrebbe mai ammesso di avere paura, no. Ciò che avevano passato durante le Prove era molto peggio, ma il pensiero di perdere di nuovo Tommy lo terrorizzava. Doveva ancora capire come risolvere il suo problema, che era ancora lì, nonostante nessuno l’avesse più menzionato. E, in cuor suo, sapeva che la tempesta era appena iniziata.
Quella notte dormì a casa Stilinski, perché voleva mettere più spazio possibile fra sé e i Radurai. Non avevano parlato di ciò che era appena successo, non ne avevano avuto l’occasione, ma Newt non aveva intenzione di perdonarli così presto. Il loro comportamento lo aveva deluso profondamente, nonostante capisse il loro punto di vista, e sapesse che prima o poi si sarebbe riunito a loro. Perché erano la sua famiglia, e famiglia significa che nessuno viene abbandonato anche dopo un colpo basso come questo.
Accanto a sé Thomas si rigirava nel sonno, probabilmente in preda di uno dei suoi soliti incubi. Il biondo fece passare un braccio attorno alla sua vita e appoggiò la testa sul suo petto, sentendo il ragazzo rilassarsi poco a poco sotto il suo tocco. E pochi istanti più tardi si addormentò anche lui.
 
***
 
Il giorno dopo a scuola sembrò tornato tutto alla normalità, solo che agli occhi di Newt niente lo era più. Si chiese come facessero gli altri studenti a camminare fra i corridoi come se un serial killer non fosse stato lì solamente il giorno prima, quando tutto sarebbe potuto andare ancora più in discesa da un momento all’altro. Lui e Thomas si separarono perché non avevano classi in comune. Durante la giornata riuscì a cogliere diversi discorsi fra alcuni membri del branco ed altre persone: venne a sapere che quella sera era prevista una festa in occasione di Halloween. Ne stavano parlando due ragazzi, uno che riconobbe come Danny e l’altro che non aveva idea di chi fosse; alto, biondo, il viso simile a quello di un cane. Non appena venne raggiunto da un altro ragazzo identico a lui capì di chi si trattava, gliene aveva parlato Thomas il giorno prima. Dovevano essere i due gemelli, un tempo Alpha, contro cui solo poco tempo prima il branco aveva dovuto combattere; Ethan e Aiden.
Non sembravano pericolosi al momento, ma si appuntò comunque di stare loro alla larga.
La sera invece scoprì che Thomas e Scott avevano intenzione di andare di nuovo contro la legge e sgattaiolare dentro la centrale di polizia per riprendere il cellulare di Kira. A quanto pareva vi erano delle foto compromettenti su di lei che Barrow aveva scattato, qualcosa che riguardava il sovrannaturale e che la ragazza non voleva che la polizia scoprisse. Perciò, dato che non aveva nulla da fare, si aggiunse al gruppo per dare una mano.
-Okay, questa vi consentirà l’accesso al perimetro, questa alla stanza delle prove, e questa all’ufficio di mio padre,- disse Thomas mentre porgeva a Scott e Kira delle carte magnetiche. Il piano era mandare loro due a fare il lavoro sporco, mentre lui e Newt controllavano che non arrivasse nessuno.
-Non le hai rubate, vero?- chiese l’ispanico, corrugando la fronte.
-No! Le ho clonate usando l’emulatore RFID,- si difese Thomas.
-È peggio di rubare?-
Il ragazzo accennò un sorriso storto, facendogli l’occhiolino. –È più astuto.-
Ovviamente non poteva andare tutto secondo i piani: nemmeno dieci minuti più tardi un’auto parcheggiò davanti all’entrata e Newt sentì Thomas imprecare accanto a sé. Perché ci doveva essere sempre McCall di mezzo? D’un tratto Thomas, che si era ripromesso prima di non fare assolutamente nulla se fosse successa una cosa simile, scese dall’auto per fermare l’uomo prima che fosse troppo tardi. Newt lo seguì a ruota tentando di tenere il passo.
-Ehi! Ehi!- urlò Thomas per attirare la sua attenzione. –Grazie al cielo sei qui. Oh, cavolo...- fece finta di riprendere fiato per perdere ulteriore tempo. Newt sbirciò alle spalle dell’uomo per controllare a che punto fossero gli altri due, ma l’ufficio era nascosto.
-Cosa vuoi, Stiles?- tornò a fissare McCall, un’espressione annoiata dipinta sul viso.
-Oh, cavolo...- ripeté, annaspando. –Stavo pensando al caso.-
Newt capì il suo piano.
-Stavo pensando di dover far presente a te ciò che stavo pensando. Perciò ecco, stavo pensando a Barrow. Stavo pensando che Barrow ha ricevuto le informazioni a scuola su chi uccidere, giusto? Lo sapevi? Quindi pensavo che la persona che gli ha dato queste informazioni potrebbe essere qualcuno a scuola.-
-Uhm... era ciò che avevo pensando anch’io. Hai ragione-
-Davvero?- fece Newt, sorpreso che l’uomo ci fosse cascato e soprattutto che Tommy avesse ragione, per una volta. Purtroppo si prese una gomitata nel fianco in risposta.
-Sì, beh,- continuò McCall. –Abbiamo cominciato a pensare a qualche collegamento fra Barrow e gli studenti.-
-Quindi lo sapevi già?- Newt si prese di nuovo la libertà di parlare. –Ci avevi già pensato?-
L’uomo scrollò le spalle e indicò l’altro ragazzo con un cenno. –Suo padre l’ha fatto. Il suo unico suggerimento utile.-
-Lo sai, questo comportamento che hai con mio padre,- scattò Thomas, e il biondo capì che era il momento di farsi da parte. L’espressione irritata sul suo viso lo preoccupò. –Puoi farla sembrare disapprovazione quanto vuoi, ma la sai una cosa? Io conosco la vera ragione per cui lui non ti piace.-
-Oh, ma davvero?- la tensione fra i due era palpabile.
-Già. Perché lui sa qualcosa che tu non vuoi che sappia. E indovina un po’... la so anch’io- concluse Thomas, con uno sguardo di ghiaccio che spaventò Newt. Aveva sperato di non rivederlo mai più.
McCall sospirò: -Andate a casa, ragazzi. C’è il coprifuoco.-
Newt non se lo fece ripetere due volte, prese Thomas per un braccio e lo tirò verso l’uscita, lontano dall’uomo, prima che potesse fare qualcosa di cui si sarebbe pentito. Sapeva perfettamente di cosa era capace il suo ragazzo quando si arrabbiava, lo aveva visto in diverse occasioni. Sperò solo che Scott e Kira fossero riusciti nel loro intento.
I due tirarono un sospiro di sollievo quando li videro uscire dalla centrale con un sorriso di trionfo stampato sui loro visi, oscurati dalle ombre della notte.
-È stato fantastico! Cioè, un po’ terrificante... ma comunque fantastico! Non avevo mai fatto una cosa del genere, e voi?- i due amici si guardarono prima di stringersi nelle spalle. –Qualche volta.-
Newt soppresse un sorriso, sapendo che ‘qualche volta’ era un eufemismo. Conosceva il branco da poco, ma ormai aveva capito che cose di questo tipo erano all’ordine del giorno. Diamine, si chiese se avessero mai avuto un po’ di tempo libero.
-Ti va di andare ad una festa?- chiese Thomas appena furono di nuovo soli nella jeep. Lui si voltò a guardarlo con un sorriso. –Non credevo fossi un tipo festaiolo.-
-Ehi, mi sono dovuto adattare!- il ragazzo rise, allungando una mano per scompigliargli i capelli. –Allora?-
Newt annuì. Qualsiasi cosa pur di passare un po’ di tempo con Tommy, senza pensare a nulla se non a divertirsi.
Il ragazzo lo portò ad un loft dove la festa era già incominciata da un pezzo. Il biondo notò che la gente era ricoperta di una vernice colorata fosforescente e ballava al ritmo di una musica molto simile a quella di un rave. A Newt non piacevano questo genere di cose, non sapeva ballare e la gamba gli rendeva tutto ancora più difficile, ma sperò che gli altri fossero troppo impegnati per notare la sua goffaggine. Scott e Kira li avevano seguiti e stavano dietro di loro.
-Derek non deve mai venirlo a sapere,- urlò Thomas al suo migliore amico, per sovrastare il suono della musica. Così quel posto apparteneva al mentore di Scott, Derek. Newt non l’aveva ancora conosciuto, ma sapeva che era stato l’Alpha del branco prima che lo diventasse l’ispanico.
Thomas gli sussurrò all’orecchio di seguirlo. Gli prese la mano e lo tirò verso il centro della pista, spintonando per farsi spazio fra la gente. Un volta raggiunto un punto abbastanza ampio, con somma sorpresa di Newt, Thomas cominciò a muoversi. Forse anche in modo più goffo e idiota di quando avrebbe fatto lui. Ridendo e sopprimendo l’imbarazzo, provò a imitarlo, così che ora erano in due a fare la figura degli stupidi, ma nessuno stava guardando, perciò a loro non importava.
Si resero ridicoli per un po’ prima che entrambi fossero troppo assetati per continuare, così si ritirarono in un angolo vuoto del loft con dei bicchieri di alcol in mano.
-Ti stai divertendo?- chiese ad alta voce Thomas, un sorriso radioso ancora stampato sulle labbra.
Newt annuì, sedendosi per terra e tirando giù l’altro con sé, i loro visi così vicini che Newt poteva sentire il respiro dell’altro su di sé. –Manca solo una cosa?-
Il bruno lo guardò, piegando leggermente la testa di lato. –Cosa?-
Con un sorriso, appoggiò il bicchiere a terra e posò una mano sul suo collo, chiudendo la distanza fra loro. Sentì l’altro sussultare, ma sciogliersi subito e ricambiare il bacio, mentre le sue mani correvano sulla sua schiena per attirarlo ulteriormente a sé. Questo bacio durò più degli altri e fu molto meno moderato, forse a causa dell’atmosfera che li circondava... o forse perché Newt aveva bevuto e non reggeva molto l’alcol.
Ad ogni modo, non aveva nessuna intenzione di lamentarsi. Credeva che non si sarebbe mai abituato all’effetto che gli faceva, alle farfalle nello stomaco che sentiva ogni volta che lo baciava.
Ma come tutte le cose, anche quello doveva finire prima o poi. Si separarono, annaspando in cerca di aria, ancora più sudati di quanto non fossero dopo aver ballato. Newt lasciò che Thomas gli passasse un braccio sulle spalle e si strinse lui. Fu allora che notò una piccola cosa colorata che fuoriusciva dalla tasca dei jeans del ragazzo. Aggrottando la fronte la prese e la alzò per farla vedere a lui: era una chiave, in parte sporca di un po’ di quella vernice che stavano usando tutti. Ma come aveva fatto ad arrivare lì se Tommy non si era nemmeno avvicinato alla tizia che dipingeva la gente?
Il ragazzo gliela prese di mano senza fare complimenti. –Perché è fosforescente?-
-Deve esserci caduto sopra un po’ di fosforo,- azzardò Newt, senza nemmeno sapere da dove era venuta fuori la risposta. –È una sostanza chimica. Reagisce ai raggi UV, per questo luccica.- Aggrottò la fronte.
-Perché dovrebbe esserci del fosforo sulla mia chiave...?- chiese Thomas, rispecchiando i pensieri di Newt. E d’un tratto lo sentì irrigidirsi. Scattò in piedi, rovesciando i bicchieri per terra, gli occhi spalancati.
-Tommy?- lui si alzò, preoccupato.
-Devo andare. Resta qui,- fece Thomas, cominciando ad allontanarsi, ma Newt lo bloccò prendendolo per il polso.
-Che cosa stai dicendo?-
-Devo andare! Mi dispiace, vai a cercare Scott. C’è una cosa che devo fare.- E dopo avergli dato un ultimo bacio sulla fronte, sparì fra la folla in cerca dell’uscita.
Per un po’ Newt rimase lì impalato, insicuro sul da farsi. Non riusciva a capire perché lo avesse lasciato lì da solo e cosa fosse più importante di lui e perché non poteva portarselo dietro. Poi si riscosse e andò a cercare gli altri membri del branco, o qualcuno che conoscesse.
Non trovò nessuno, sembrava che si fossero tutti volatilizzati.
E proprio in quel momento vide una figura nera, con una maschera giapponese terrificante, incombere su di lui. Fu un attimo. Si ritrovò a terra prima che potesse agire, scosso dai tremiti. A malapena si accorse che la gente aveva cominciato a uscire dal loft dopo che il proprietario era tornato.
Presto rimase solo il branco, o almeno una parte di esso, visto che alcuni erano stati tramortiti come lui. Anche i Radurai erano a terra, incoscienti.
-Newt!- La voce di Allison gli giunse ovattata alle orecchie. Pian piano i tremiti cominciarono a farsi meno frequenti e la vista tornare pressoché normale, ma gli girava la testa. Con la coda dell’occhio vide i lupi mannari combattere contro quelle strane creature, Kira in un angolo protetta da Scott; Lydia, Ethan ed Aiden che si stavano lentamente riprendendo; i suoi amici invece erano strisciati contro una parete.
La battaglia non durò molto, fra colpi di artigli e katana. Non appena la luce dell’alba illuminò il loft, le strane figure in nero scomparvero.
-Che cosa cavolo erano quelle cose?- da un angolo risuonò chiara la voce di Minho, brusca come al solito.
Isaac e Allison si scambiarono un’occhiata nervosa, poi la ragazza parlò. Newt riuscì a fatica a tirarsi a sedere. –Non sappiamo per certo cosa siano, ma mio padre li ha già combattuti. Crede che siano qui per lui, ma se fosse così perché prendere anche noi? E soprattutto, perché non ucciderci?-
Il silenzio piombò nel loft, mentre tutti tentavano di trovare una risposta a queste due domande.

 
STILES POV
 
Stiles corse. Corse più veloce che poté. Fuori dal loft, dentro la macchina. Sfrecciò fino alla Beacon Hills High School tentando di non andare a schiantarsi contro qualcosa. E poi corse di nuovo verso l’aula di chimica, consapevole che nessuno era di guardia, perché ormai la gente aveva paura di ciò che accadeva sempre lì dentro. Con mani tremanti prese la chiave che si era ritrovato in tasca e la avvicinò alla serratura. Il suo cuore sobbalzò quando la porta si aprì senza problemi.
Cauto, entrò nella stanza e si avvicinò alla lavagna, le scritte non erano ancora state cancellate.
 
19 K
53 I
88 Ra
 
I numeri corrispondevano a quelli della tavola periodica degli elementi, e le lettere al simbolo.
Stiles prese un gessetto e, dopo un attimo di esitazione, riscrisse i numeri accanto all’originale.
Barrow si nascondeva nell’aula di chimica a scuola. Qualcuno ha lasciato un messaggio cifrato dicendogli di uccidere Kira.
Stiles non riusciva a respirare. La scrittura combaciava. Era stato lui.
   
 
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