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Autore: beat    07/04/2009    3 recensioni
I quattro dogmi del Samurai:
- Seishinshugi
- Giri
- Ninjo
- Gaman

Quattro storie per quattro persone importanti per Gintoki.
***
Capitolo I: Otose
Capitolo II: Shinpachi
Capitolo III: Kagura
Capitolo IV: Hasegawa
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gintoki Sakata, Hasegawa Taizo, Kagura, Shinpachi Shimura | Coppie: Ayano Terada/Otose
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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Introduzione:
Questa è una raccolta sul tema dei quattro dogmi principali che il samurai deve rispettare.
Tali dogmi sono:

- Seishinshugi: Lo spirito vince le cose materiali 
- Giri: Dovere 
- Ninjo: Sentimenti umani 
- Gaman: Sacrificarsi, sopportare, controllarsi 

Per ogni tema, una fiction con protagonista Gintoki, affiancato da uno dei personaggi principali di Gintama.


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Capitolo I:

Giri - Dovere


Gintoki – Otose




“Ehi tu!”

“Che diavolo vuoi vecchia?!”

Era una serata come tante.
I clienti dello Snack Bar Otose si erano quasi tutti ritirati. Era quasi l'alba ormai.
Oltre ad un cliente che era sventuratamente collassato dal sonno su di un tavolo non rimanevano che la padrona e uno svogliatissimo ragazzo dagli strani capelli argentati seduto al bancone.

“Perché non te ne torni a casa? Devo chiudere, si è fatto tardi.”

“Ma se sta spuntando il sole..!” rispose lui, girando svogliatamente la testa in direzione della finestra alle sue spalle, senza però dare segni di volersi muovere.

La donna non rispose. Si limitò a sospirare rassegnata.
Non capiva quel ragazzo ed era convinta che mai ci sarebbe riuscita.
Anche se lo conosceva solo da qualche tempo, quel ragazzo era ancora decisamente un'incognita.

“Fa un po' come ti pare!” replicò lei, uscendo da dietro il bancone per andare educatamente a svegliare il tipo che avevano deciso di pernottare da lei.
Otose si era sempre considerata una persona gentile e permissiva.
Ma a tutto c'è sempre un limite.

“Gentile cliente, è ora di chiudere.” disse con un tono di voce alto per farsi sentire, mollando al contempo un calcio alla sedia dell'avventore “Siete pregato di pagare il conto e tornare a casa!”

L'uomo si svegliò di soprassalto, imprecando qualche insulto con voce impastata dal sonno.
Gli ci volle qualche attimo per distinguere quello che stava succedendo, e quando ci riuscì, non ebbe che parole di disprezzo “Ma muori, vecchia stronza! Non rompere e portami altro sakè!”

Otose non si scompose.
Aveva assistito a scene del genere centinaia di volte ormai.

“Devo chiudere, e lei ha bevuto decisamente troppo. Farebbe meglio a pagarmi e tornare a casa!”

Aveva cercato di essere il più diplomatica possibile, vista la situazione, ma il tono di voce che usò evidentemente non piacque all'uomo cui si stava rivolgendo.
Senza che se ne fosse accorta, l'uomo si era alzato di scatto, rovesciando la sedia e afferrandola per il kimono. La teneva con tale forza che la veste le stringeva contro il collo, limitandole il normale respiro.
L'uomo di fronte a lei aveva lo sguardo confuso, ma lo stesso gli occhi erano iniettati di sangue.

Inconsciamente Otose prese a tremare.
Non era più giovane come una volta, e anche se in fondo era ancora una donna energica, nulla di fatto avrebbe potuto per contrastare un uomo nel pieno delle sue forze, per di più con i freni inibitori soppressi dall'alcool.

“Ho detto di portarmi altro sakè! Che c'è, sei sorda, vecchia del cazzo?!”

“Ehi, non te lo ha insegnato la tua mammina che si deve portare rispetto alle persone anziane?!”

Tono svogliato, apatico, senza particolari inflessioni.
Ma un colpo rapido, preciso e devastante.
L'uomo che aveva l'aveva aggredita ora giaceva scompostamente a terra, incosciente e con un rivolo di sangue che gli scendeva lungo gli angoli della bocca.

Otose cercò di riprendere il controllo del suo corpo, ma le ginocchia le cedettero all'improvviso.
Già, non era più giovane come un tempo, e quel genere di spaventi non le facevano certo bene alla salute!
Ma prima che potesse anche solo sbilanciarsi, sì sentì afferrare saldamente da un paio di braccia, che le permisero di rimanere in piedi, anche se le gambe le tremavano ancora.
Il viso di Gintoki era inespressivo come al solito, per questo fu stupida nel sentirsi chiedere se stava bene, e che la domanda fosse stata posta con un tono di voce che celava a malapena l'ansia.

“Sto bene...” mormorò appena.

Gintoki la guidò alla sedia più vicina, sorreggendola finché non si fu seduta.

“Ti preparo del the” e si diresse a passo sicuro dietro il bancone, armeggiando senza problemi con il bollitore e le tazze.
E mentre aspettava che l'acqua bollisse, si premurò di buttare fuori dal locale l'uomo che ancora era a terra, svenuto.
Non ebbe riguardi, lo prese malamente di peso e lo gettò in strada come un comune sacco della spazzatura.
Tornò poi al bancone, e qualche minuto dopo era di nuovo di fianco ad Otose, con due tazze fumanti. Gliene porse una e si sedette.
Bevvero in silenzio, mentre l'alba irrompeva dalle finestre con la dorata luce tipica di quella primavera appena sbocciata.

“Perché?” domandò all'improvviso Otose.

Gintoki alzò lo sguardo dalla sua tazza e le rivolse uno sguardo perplesso.

“Perché, cosa?”

“Perché mi proteggi?!”

Gintoki accennò un sorriso, prima di distogliere lo sguardo.

“Te l'ho promesso, no?”

“Una promessa ad un fantasma...”

“È pur sempre una promessa.”

“Per un paio di polpette, potevi inventarti una promessa meno impegnativa...”

Gintoki sorbì in silenzio il suo the.
Passò qualche minuto, senza che nessuno dei due disse più nulla.
Solo quando le tazze furono svuotate, e fuori Edo cominciava finalmente a svegliarsi, Gintoki si alzò. Con il suo solito passo lento si diresse verso l'uscita.
Ma si fermò ad un paio di passi dalla porta. Anche se non si voltò, e Otose non poté vederlo in faccia.

“Quelle polpette mi hanno salvato la vita.”

“Erano solo delle polpette...”

“Sarebbe stato lo stesso anche se mi avessi dato dei granchi andati a male..”

“Con quelli saresti morto. I granchi avariati sono tremendi!”

Otose non era sicura, ma credette di averlo sentito ridere.

“Mi hai salvato la vita. È mio dovere.” ribadì, nessuna ombra di dubbio alcuno nella voce.
La salutò con un cenno della mano e uscì.


Forse non sarebbe mai riuscita a capire Gintoki fino in fondo.
Ma quel che sapeva di quel ragazzo strano, inconcludente, svogliato, tremendamente serio e leale... era sufficiente.


E tanto bastava.




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Angolo dell'Autrice:

Salve a tutti voi del fandom di Gintama! ^__^
Piacere, sono Beat, e mi sa che dovrete sorbirmi per un pò.
Poiché non mi trovo più tanto bene nel fandom di Naruto, e non ho più idee per Fullmetal Alchemist, ho deciso di trasferirmi qui.
Amo Gintama e ultimamente mi sono appassionata ancora di più a questo fantastico fumetto.
E poiché sono convinta che sia un manga con un potenziale straordinario, ho deciso che non mi va proprio di vedere che ci sono solo poco più di una decina di storie per questa sezione.
Quindi, cercando di ritagliare un pò del mio poco tempo libero, mi impegnerò a scrivere quante più storie posso.
Ho già un sacco di idee! *__*


Passando alla storia:
Temporalmente è collocata quando la Yorozuya non era ancora stata fondata, e Gin e Otose si conoscevano da poco.
La promessa, naturalmente, è quella che Gin fa al marito (morto) di Otose di proteggerla finché lei non morirà.
Ed è questo il motivo per cui Otose continua a sopportare Gintoki, anche se lui non le paga mai l'affitto! XD
A mio parere, un rapporto davvero toccante quello che lega questi due. ^__^


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat


   
 
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