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Autore: maryharp    08/04/2009    2 recensioni
sono a quota 2 ff...e mi posso dire orgogliosa di me:questo racconto è secondo me un capolavoro, ma sviluppandolo diventerebbe noioso...il "manoscritto" consiste in tre fogli di brutta che ho consegnato dalla fine della II°media...spero vi piaccia come piace a me...
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' una giornata cupa, le nuvole coprono il sole che sembra non esostere. Uffa, speriamo che torni il bel tempo. Ho smesso di frequentare le stupide ragazze della mia età, sempre attorno ai ragazzi con cui parlano arrossendo. Un giorno sono stata invitata da un ragazzo a mangiare una pizza:Io odio la pizza, ma accettai;dopo tutto, che male poteva farmi?! Scusate, non mi sono presentata:mi chiamo Margaret P. Gerard, ma tutti mi chiamano Maggie, ho 16 anni e vivo a Manhattan. Quelli che mi conoscono dicono che sono una tosta! Una che non si arrende davanti a nulla! Malgrado ciò, sono sempre stata evitata da tutti. Mia madre è morta durante il parto e così mi ha cresciuta mio padre.E' fantastico:non ha mai dimenticato la mamma! Una volta mi ha detto che avrei dovuto lottare per sopravvivere a questo mondo... Comunque, non rattristiamoci, devo prepararmi per stasera. Anche se non mangerò la pizza voglio vestirmi bene ed essere più splendente di una stella. Mia sorella non è in casa:perfetto! Posso mettere i suoi stivali! Mi incamminai per arrivare alla pizzeria. Ebbi come la sensazione che qualcuno mi seguisse, così accellerai il passo. Sembrava che tutta Manhattan mi guardasse. Ero inquieta e così misi mano alla borsetta. Sentii una mano tra i capelli ma mi rassicurai osservando che dietro di me la strada era deserta. Ciò mi spaventò. All'improvviso, buio. Silenzio. Il freno di una macchina, la voce di alcuni uomini, qualcuno che mi afferrò, lo sportello di una macchina che si chiude e una partenza in quinta. Ero spaventata! In totale panico! Dove mi trovavo?! Dove mi stavano portando?! Persi conoscenza e, quando mi svegliai mi trovai in una stanza maleodorante e buia. L'unico rumore che sentivo era lo squittire dei topi. Provai a muovere le braccia, ma erano legate alla sedia. Allora provai ad alzarmi, senza risultato perchèla sedia era incollata al pavimento. Sentii le voci di alcuni uomini e improvvisamente mi ricordai tutto:La macchina, La pizza...e il buio. Mi ammutolii dalla paura e cominciai a sentirmi perduta. Ero stata rapita. Gli uomini entrarono e io impazzii. Scalciai e , senza volere, e soprattutto senza vedere, scatenai un incendio. I pompieri mi salvarono e poi mi rinchiusero qui. sono 25 anni che sono rinchiusa in questo posto:credo sia un manicomio, ma ho ancora qualche dubbio. Sono in stanza con una tipa antipatica, anzi, di più! In tutto questo tempo ho fabbricato un coltello, usando un osso di pollo, è molto affilato. Non mi ricordo quando, ma ho ucciso la "ROMPI". Per questo sono stata spostata in prigione. Al processo nessuno ha chiesto il mio perdono e, mentre mi portavano via, mi sputavano addosso. Voglio scappare di qui e ci riuscirò. Sto escogitando un modo per fuggire. Stavolta sono in cella da sola. Ogni giorno uno psichiatra viene a farmi visita. Lo osservao sempre molto attentamente perchè è l'unica persona che viene a trovarmi siccome mio padre è morto. Ho in programma una fuga perfetta: mi taglierò la lingua a furia di morsi e mi porteranno in ospedale. Da lì scapperò senza problemi per poi tornare a casa. Ormai ho perso l'orientamento e non so in che prigione mi trovo. Le persone che vengono a curarci (quelli antipatici con i camici bianchi) si comportano stranamente con me. Ieri è morta una ragazza: si è impiccata con la cintura. Per i corridoi si sentono voci, grida, pianti e risate isteriche che mettono abbastanza soggezione. Dopo il mio ultimo tentativo di fuga, i medici, se così li si può chiamare, mi hanno legato mani e piedi alla branda e, per mia sfortuna, hanno oscurato le finestre dai vetri opachi che illuminavano la stanza. Sono stanca di quell'uomo in camice che viene a farmi visita. Stanotte ho simulato un attacco epilettico. Il dottore è arrivato e l'ho strangolato. Sono stata processata e condannata a morte per duplice omicidio. L'aula era gremita di gente che mi guardava come fossi un mostro. Alcuni mi guardavano con pietà. Sarò uccisa sulla sedia elettrica domani. Ho scritto le mie memorie, che poi nasconderò nella stanza dove ho passato...diciamo parecchio tempo! Chiunque lae leggerà saprà che questa è stata la tragica vita piena di avventure spiacevoli di Margaret P. Gerard, soprannominata Maggie, morta il giorno 16 febbraio 2005, su una sedia elettrica, in una fredda giornata d'inverno.
  
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