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Autore: Little Redbird    29/04/2016    7 recensioni
Dannato vampiro. Non si aspettava che arrivasse a riscuotere il debito così presto. Già si pentiva di avergli chiesto in prestito il completo per il matrimonio.
Mini-Long di cinque capitoli, ambientata dopo la 1x12 e che non prende in considerazione la 1x13.
AU - più o meno.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Raphael Santiago, Simon Lewis
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Suit'
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Premessa, vi prego non saltatela.
Tutto questo era nato come una flash, e tale doveva restare, nonostante il pensiero di scrivere di più su questa idea intrigasse pure me. Però le tre bellissime persone che mi hanno recensita mi hanno fatto notare che lasciare una storia così era un po' una bastardata.
E, siccome sono una brutta persona, ma non esageratamente, e la mia ultima storia mi ha dato l'ispirazione giusta, ho accontentato sia loro che me.
Ora, la flash era ambientata subito dopo la 1x12, e l'ho scritta prima che la 1x13 andasse in onda, e la 1x13 è un'eresia, quindi – per questo e per motivi di trama – ho deciso di ignorarla e di partire da dove avevo lasciato, per cui questa mini-long potrebbe considerarsi una AU.
A questo proposito, questa storia è quel genere di AU un po' stupide e piene di cliché e di fluff, cosa che non mi era mai capitato di voler scrivere, ma per i Saphael questo e altro. Spero che a nessuno venga qualche carie.
Vi lascio alla lettura di questo primo (in realtà secondo) capitolo e ci rileggiamo a fondo pagina, perché c'è di più.


 

2. Queens
 

Quando si lasciarono alle spalle il garage dell'hotel, Simon poté constatare che il sole era appena calato. Fuori dal finestrino, seduto alla destra di Raphael, poteva vedere il cielo sfumare dal verde al blu scuro mentre il sole si posava dolcemente dietro i palazzi di Brooklyn.

Raphael non aveva più detto una parola da quando aveva acconsentito a fingersi il suo ragazzo per un'ora, e lui non aveva ancora idea del perché gliene servisse uno, tanto per cominciare.

“Puoi dirmi almeno dove stiamo andando?” domandò, la voce appena un sussurro nel silenzio dell'auto. Era meglio cominciare con le domande facili.

Raphael si prese tutto il tempo per svoltare, prima di dargli una risposta. “Devo incontrare delle persone. Non ci vorrà molto” assicurò. Sembrò riflettere un attimo, poi aggiunse: “Puoi restare in macchina, basta che tu sorrida e saluti con la mano se qualcuno ti vede.”

Simon si accigliò. Perché mai Raphael si stava dirigendo nel Queens? Quella zona di New York faceva parte della sua giurisdizione vampirica – o qualunque fosse il termine. Forse dovevano incontrare un'altra specie. Però continuava a non capire perché il leader dei Vampiri di New York avesse bisogno di un partner per una riunione politica. E perché disturbarsi tanto se poi lo lasciava in macchina?

“Riesco a sentire gli ingranaggi del tuo cervello che si sforza di capire.” La voce di Raphael era profonda, forse più del solito, ma c'era una sfumatura divertita nel suo tono.

Simon sorrise per assecondare l'apparente buon umore dell'altro. “Uno di noi deve pur usarlo, il cervello” ribatté sagace.

Un sopracciglio di Raphael si sollevò nella sua tipica espressione sufficiente. “E credi di essere tu quello che tra noi usa la materia grigia?”

“Non sono io quello che pretende che qualcuno si finga il suo fidanzato come pagamento di un debito.”

Raphael non rispose.

“Io non sapevo nemmeno che fossi gay” insistette Simon. “Anche se un po' lo sospettavo.”

Gli occhi scuri di Raphael gli lanciarono un'occhiata gelida prima di alzarsi al cielo. “Io invece ho sempre saputo che tu lo fossi.”

Simon fece un suono offeso. “Solo perché ho una cotta per Ryan Reynolds non vuol dire che io sia gay” negò. Si morse un labbro e ci pensò. “Dire che ho una cotta per un uomo non aiuta la mia causa, suppongo” mormorò tra sé. “Magari sono bi, chissà.”

“Senti” disse Raphael.

Si era voltato completamente verso di lui e Simon si rese conto che si erano fermati. Avevano parcheggiato di fronte ad una villetta bifamiliare, l'esatto opposto di quello che si era aspettato. Decisamente diverso dai soliti luoghi di incontro tra leader di Nascosti.

Stava ancora guardando fuori dal finestrino quando Raphael continuò, il divertimento completamente svanito dalla sua voce.

“Non ti chiedo molto. Non dovrai tenermi per mano né baciarmi. Non dovrai nemmeno parlare, solo farti vedere. È il minimo che tu possa fare per ripagarmi di tutti i favori che ho fatto a te e ai tuoi amici Shadowhunter.”

Simon ignorò la malinconia che le parole di Raphael gli avevano trasmesso. “Tecnicamente, sono morto per causa tua, quindi direi che siamo già pari.”

Raphael si voltò e strinse le mani sul volante – per impedirsi di stringerle intorno al suo collo, sospettò Simon.

“Lo faccio perché siamo… tipo amici, no?” disse esitante. “L'avrei fatto anche se non mi avessi prestato il vestito.”

Le dita di Raphael si rilassarono sullo sterzo, ma continuò a fissare dritto davanti a sé. “Va bene” disse soltanto. Scese in fretta dall'auto e si avviò verso la casa.

Simon abbassò il finestrino dal vetro oscurato e seguì l'altro con lo sguardo. Raphael camminava con la schiena dritta, con quel suo tipico passo sicuro, una mano nella tasca dei pantaloni eleganti. Bussò alla porta sulla destra e attese per dieci lunghi secondi prima che questa venisse aperta.

Una ragazza dai lunghi capelli castani allacciò le sue braccia abbronzate intorno al collo di Raphael e Simon trasalì. Nessuno abbracciava Raphael Santiago, leader del Clan dei Vampiri di New York, incapace di provare affetto e simpatico come un dito in culo. Nessuno tranne quella ragazza, evidentemente. E il ragazzo che accorse alla porta. E i due bambini che si strinsero alle sue gambe.

Che cazzo sta succedendo.

Quel pensiero non suonò nemmeno come una domanda nella testa di Simon. Tutto quello a cui riusciva a pensare era che Raphael si stava lasciando abbracciare, senza minacciare di staccare la tasta a tutti. E – ommioddio – quella era una risata? La risata di Raphael?!

Simon continuò a osservare la scena, la bocca aperta e gli occhi spalancati.

Quando il capannino di persone intorno a lui smise di abbracciarlo e lo invitò ad entrare, Raphael rifiutò educatamente.

“Sono con qualcuno” Simon lo sentì dire. “Mi fermerò un'altra volta.”

“Con qualcuno?” domandò una donna. “Chi?”

“Uh.” Era la prima volta che Raphael esitava e, se fosse stato ancora umano, il cuore di Simon avrebbe galoppato, intenerito da quell'incertezza.

“Il tuo nuovo ragazzo?” chiese un uomo.

Simon non poteva vedere molti visi oltre la porta, ma sospettava che in casa ci fosse più gente di quanto pensasse.

“Sì” si arrese ad ammettere Raphael. “Però è una cosa nuova” aggiunse in fretta.

All'improvviso, Simon poteva vedere almeno sei persone sbirciare verso la macchina da sopra le spalle di Raphael.

Rimase perplesso per un attimo, poi si ricordò del suo ruolo e sorrise ai volti curiosi che lo scrutavano, salutando piano con la mano dall'interno dell'auto.

I visi sparirono di nuovo dietro la figura di Raphael.

“Digli di entrare” suggerì la voce di donna che aveva sentito prima.

“In realtà stavamo andando a cena” mentì Raphael.

“Qui si mangia sicuramente meglio” obiettò un uomo. “Papà non sarà contento di sapere che passi solo per dare gli auguri e sparisci.”

Ci fu un attimo di silenzio. “Lo sa che non mi piace partecipare ai compleanni.”

“Restate solo qualche ora” suggerì la donna.

Raphael si voltò appena verso la macchina per guardarlo con la coda dell'occhio. “Stiamo insieme da poco” disse, volgendosi di nuovo verso gli altri. “Non sono pronto a presentarlo a tutta la famiglia.”

Simon trattenne il respiro. A tutta la famiglia. Il ricordo di quella sera in camera sua gli tornò alla mente con prepotenza. Lui e Raphael stesi sul letto, il soffitto dipinto di azzurro, le confessioni fatte a mezza voce.

Due dei miei fratelli sono ancora in vita e ho molti nipoti.”

Vai a trovarli?”

Ogni tanto mi assicuro che stiano bene.”

Si sentì terribilmente stupido. Con tutte le commedie romantiche che Clary l'aveva trascinato a vedere, come aveva potuto dimenticare che l'unica volta in cui qualcuno ha bisogno di un finto fidanzato è per far contenta la famiglia?

Si morse il labbro e si voltò di nuovo verso la casa.

“Non dire stupidaggini” stava dicendo la donna. “Non lo mordiamo mica.”

Simon sorrise dell'ironia di quelle parole. Dei Mondani che lo mordevano sarebbero stati il colmo.

Anche se, con la fortuna che si trovava, non era da escludere che prima o poi succedesse.

“Dico davvero” insistette Raphael. “Non credo che gli vada di partecipare ad uno dei vostri chiassosi e interminabili compleanni.”

Proruppero delle risposte offese, producendo l'unico risultato di confermare la chiassosità degli abitanti della casa.

Simon sorrise. La famiglia di Raphael era così tipica e normale. Gli mancava la normalità. E gli mancava la sua, di famiglia.

Prima che Raphael potesse protestare ancora, la ragazza che gli aveva aperto la porta lo oltrepassò e si diresse a passo spedito verso la macchina.

Verso di lui, si rese conto Simon. Ricompose il sorriso sulle sue labbra, stando bene attento a non mostrare i canini.

La giovane, che non doveva avere più di sedici anni, si lanciò contro la portiera e la spalancò senza complimenti, non dandogli nemmeno il tempo di salutare.

Raphael era qualche metro dietro di lei e la guardava esasperato.

“Vieni dentro” lo invitò la ragazza. Anche se, più che un invito suonò come un comando.

Simon si chiese se l'intera famiglia Santiago avesse manie di controllo.

“Ciao” la salutò confuso.

L'altra sembrò rendersi conto della sua maleducazione e fece un enorme sorriso, nascosto dall'apparecchio per i denti, poi spostò i capelli dietro una spalla e gli tese la mano. “Sono Laura” disse.

Simon la strinse piano. “Simon” si presentò, ricambiando il sorriso.

“Adesso vieni dentro” comandò di nuovo. “È il compleanno del nonno.”

“Oh” fece Simon. Lanciò un'occhiata a Raphael, che però teneva lo sguardo sull'erba ben curata. “Certo” acconsentì uscendo dall'auto.

Raphael chiuse gli occhi; sembrava deluso che avesse accettato.

Ops.

Laura batté le mani e si avviò verso la casa. Simon la seguì con più calma e si fermò al fianco di Raphael, che stava chiudendo l'auto con la chiave che aveva pescato dalla tasca.

“Avrei dovuto rifiutare?” gli sussurrò. Adesso che poteva vedere bene la porta, da cui spuntavano almeno dieci persone, desiderava essere stato meno educato.

Raphael scosse la testa. “Ormai è fatta” disse rassegnato. “Cerca di non metterti in imbarazzo. E di non mettere in imbarazzo me.”

Simon fece un enorme sorriso. “Quando mai sono imbarazzante?”

Raphael alzò gli occhi al cielo e gli posò una mano sul fondo della schiena per condurlo dentro.

 

 

 


AN:

Dunque, se siete sopravvissuti a questa prima dose di fluff, complimenti.
Se non volete più vedermi, comprensibile.
Se, invece, vi ho incuriositi e resterete con me per i restanti tre capitoli, sappiate che li ho già pronti – perché avevo paura di fare la fine della long BonKai – e dovrei pubblicare una volta a settimana, o almeno quando saprò che chi la segue (ma chi la segue?) ha letto.
Detto questo, se ancora non ne avete abbastanza delle stupidaggini che scrivo e volete leggere i missing moments di questa storia nell'attesa del prossimo capitolo, ce ne sono tre, per il momento:

Mi propio sol;

Smoke n' mirrors;

Quiet room.

Sono in ordine cronologico, più o meno.

Vado ad emigrare in Messico.
Red

   
 
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