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Autore: Lala96    29/04/2016    1 recensioni
Lalage, giovanissima promessa della musica classica, a seguito di una serie di eventi dolorosi e di fallimenti professionali si trasferisce dalla capitale francese a Aix en Provence, dove si ritrova a vivere con la bislacca zia materna. Tormentata da dolorosi ricordi ma tenace, troverà ad attenderla persone, ragazzi giovani come lei, che l’aiuteranno a ritrovare l’amore mai scomparso per la musica. E le daranno il coraggio di affacciarsi investigando negli abissi della Storia, alla ricerca dell’amore perduto di sua nonna…
Genere: Commedia, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 Le foglie degli alberi sono color dell’ottone, e staccatesi dai rami adunchi degli alberi  danzano per adagiarsi sulla terra scura. Lalage guarda fuori dalla finestra, assorta. Qualcuno la chiama dalla porta della classe.  Ma lei non ci fa caso. “LALAAAA!”. Lalage trassale e si guarda alle spalle. Kim ha ancora le mani chiuse intorno alla bocca, per amplificare la potenza dell’urlo. “Vedi Violet, COSI’ bisogna chiamarla quando ha il cervello altrove”. Violet guarda verso di lei e nei suoi occhi si può leggere in sovraimpressione “Non sai quanto mi dispiace”. “Che dici Lala, andiamo a mangiare in giardino, almeno oggi che c’è il sole ?”. Lalage sorride “Ma sì, perché no”. Mentre scendono le scale Violet l’affianca sorridendo timidamente e le chiede con un filo di voce “A cosa stavi pensando in classe?”. Lalage sorride “Che sono passati già tre mesi da quando sono arrivata”. Kim, che fischietta facendo strada, le braccia incrociate dietro la testa, si interrompe e si gira verso di loro. “Eh già, e non è stato facile abituarsi, eh?” “Hai ragione” ride Lalage. Oh no! Non era stato per niente semplice…

Era tornata da Nathaniel in tempo per iniziare le lezioni del pomeriggio. Le aveva sorriso cordialmente e quando gli aveva porto le foto le loro mani si erano sfiorate, avvenimento che la spinse a guardarsi le spalle terrorizzata aspettando di vedere Melody armata di katana. Ma Melody non c’era. “Ecco fatto, tutto a posto, bravissima, e scusami, avevamo noi l’iscrizione e non l’abbiamo trovata alla prima” “Non ti preoccupare, devi gestire questo e altro, dev’essere un lavoraccio”. Nathaniel rise. Era davvero bello, pensò Lalage. Sembra il ritratto del ragazzo ideale: bello e slanciato, intelligente, responsabile, gentile. Nathaniel corrugò la fronte. “Mi spiace, ma non possiamo accettare la tua iscrizione”. Fine del momento magico. Lalage si sentì morire. “Eh?” “Sono desolato” “No ti prego, non puoi dirmi così…” e sportasi in avanti cercò nell’iscrizione quello che non andava. No no no no, non sarebbe rimasta in quell’appartamento con quella svitata cosplayer di sua zia, non potevano farle questo…poi si accorse che Nathaniel sorrideva sotto i baffi. Lo guardò perplessa. “Ci sei cascata!” e scoppiò a ridere “dovresti vedere la tua faccia”. Lalage lo guardava allibita. No, non era il ragazzo ideale. Non dopo questo assaggio del suo contorto senso dell’umorismo. “Divertente, no?” finì di ridere lui. “Devo anche risponderti?”. Calò il gelo. Poi Nathaniel arrossì come una ragazza. E Lalage si sentì una creatura malvagia, ignobile, manco avesse picchiato un uggiolante cagnolino. “Beh, non che io sia più portata per l’umorismo eh” “No, hai ragione, in effetti era una pessima battuta. Per farmi perdonare ti faccio vedere una cosa. Hai già fatto il giro della scuola?” “No” “Allora vieni”. La portò in biblioteca. Era davvero una bella biblioteca. I volumi erano ordinati sugli scaffali scuri,  i tavoli avevano una luce ciascuno e una libreria circondava la stanza coprendo tutte le pareti. Al centro troneggiava un enorme mappamondo. “Questa scuola è antica?” “Solo quest’ala. La libreria e la serra sono dell’Ottocento, quando questa scuola era una enorme casa di un ricco banchiere, solo dopo alcuni lavori è stata ristrutturata e trasformata in un edificio scolastico”. In realtà Lalage non ascoltava granché. Era impegnata a guardargli il viso dolce, i capelli biondi, gli occhi color miele gentili….non si rese nemmeno conto che lui aveva smesso di parlare e la guardava. “Ora devo tornare a lezione” ripeté lui “vieni in classe con me?” “Siamo nella stessa classe??” “Sì, ho letto la tua preiscrizione”. “Ok allora…”. Arrivarono insieme e si sedettero. La classe era già messa piena. Entrarono alcuni studenti, e Lalage riconobbe Castiel. Desiderò sprofondare sotto terra. Lui fortunatamente non se ne accorse, o forse fece finta di non vederla. Finalmente entrò l’insegnate. Dopo le formalità annunciò “Oggi abbiamo tra noi una nuova studentessa, che si è trasferita da poco niente meno che dalla capitale…Germont, può venire alla cattedra per favore, e presentarti alla classe?”. Lalage si alzò. Sii sicura di te, si diceva, fino a che non raggiunse la cattedra. Da lì, una rapida occhiata alla classe. E intercettò uno sguardo che non avrebbe mai voluto intercettare. Barbie e le sue amiche sghignazzano in fondo all’aula. E Ambra le lanciò uno sguardo di sfida. “Prego, comincia pure”. “Mi chiamo Lalage Germont, sono arrivata da Parigi circa due giorni fa. Non conosco molto bene la città, ma spero di potermi integrare molto presto”. Non male, pensò congratulandosi con se stessa. “Hai qualche predilezione particolare? Un hobby o un’abilità speciale?”. Troppo facile. Si era allenata per domande di questo tipo. “No, nessuna”. Una voce risuonò in fondo alla classe. E le venne voglia di abbandonarsi al turpiloquio. “Ma Lala, non è vero!”. Tutti si voltarono verso Ken, che stupito la guardava dietro ai suoi fondi di bottiglia. Iniziarono tutti a ridacchiare, mentre un chiacchiericcio si diffondeva nell’aria. Castiel sorrideva. Ambra la guardava trionfante, e sussurrò qualcosa al suo “braccio destro”, la cinesina con terrore di screpolarsi le labbra. “Mi scusi lei, ma la signorina ha detto…” “Lala è bravissima col violino! È una professionista, di quelle che riempiono i teatri. Suona pezzi difficili, ed è bellissima quando suona!” “Solo quando suona?”. Lalage strafulminò Castiel. Pensò che sarebbe stato meraviglioso fare qualcosa a quei capelli…raparli a zero per esempio. Ken balbettò e arrossì. E Ambra colse la palla al balzo. “Uuuuuh, Occhi di Bottiglia e la psicopatica bugiarda, che cosa carina!”. Iniziarono tutti a ridere. Lalage abbassò lo sguardo. Perché, perché…”Scommetto che sei la sua dea, non è così? Ma che fa questa ora, piange?”. Lalage era tesa. Il cuore le pompava sangue nelle orecchie. Sentì Nathaniel  che si rivolgeva duramente ad Ambra “Sei veramente una serpe, piantala subito”. Ambra sbuffò “Sempre a prendere sotto la tua ala gli sfigati…ehi sfigato, se tu e la tua mogliettina avete bisogno di aiuto, rivolgiti pure al delegato. Magari coi suoi poteri può anche sposarvi”. Qualcosa di sepolto nella memoria, in Lalage, riemerse prepotentemente, con il suo  carico di disperazione, di rabbia, di dolore, di rivincita. “Sei solo stupida, una piccola stupida fallita!”. ORA BASTA. “Ti credi furba, vero?”. Ambra la guardò. C’era qualcosa di smarrito nei suoi occhi. Il gioco non lo conduceva più lei. “Come scusa?” “Ti credi furba, vero? Solo perché te la sai prendere con quelli che non possono risponderti?”. Lalage alzò la testa. Maledisse le sue lacrime. Ma non smise di reagire. “Fai pena. Sei solo una squallidissima Barbie che non trova niente di meglio che prendersela con quelli che sono più intelligenti o più in gamba di te. Fai pena. Forse credi che tutti staranno sempre al tuo gioco, ma ti sbagli. Se pensi di mettermi i piedi in testa, hai proprio sbagliato tutto, cara. Io non mi faccio umiliare da nessuno” “Signorina” cercò di dire la professoressa per riprendere il controllo della situazione “si calmi per piacere…”. Lalage la ignorò. “Non sai cosa ho passato per arrivare fin qui, ma ti permetti di giudicarmi, vero? Sei semplicemente stupida. Ho lottato per arrivare fin qui. Anche contro le persone che pensano di aiutarmi e invece incasinano solo le cose (Ken abbassò lo sguardo, contrito). E non importa quanto tu ti creda superiore. Io questo posto me lo sono guadagnato. E non mi arrendo solo perché una biondina mediocre mi vuole sbarrare la strada”. Concluse. La classe la guardava con gli occhi sbarrati. Nathaniel era stupito, Ambra gorgogliava la sua rabbia. Castiel solo la guardava immobile, le braccia conserte. Lalage si voltò verso l’insegnate “Mi dispiace di aver disturbato la lezione. Col suo permesso, uscirei un attimo dalla classe” “Sì, certo…”. Uscì. Corse lungo tutto il corridoio e si scapicollò nei bagni. E lì si lasciò scivolare lungo la parete, e pianse. Disperatamente. Qualcuno bussò. “Lalage” “Ken, vai via” “Stai bene? Mi dispiace per quello…” “KEN, VATTENE VIA!!”urlò isterica “non ne posso più di averti tra i piedi, non lo capisci?? Ho sopportato tutto questo, ma ora basta Ken, BASTA. Sono scappata da Parigi proprio per sfuggire al mio passato, e ora tu mi perseguiti, me lo riporti continuamente davanti agli occhi!! Sai come mi fa sentire almeno??”. Tacque. Ken stava piangendo, dietro la porta. Lalage lasciò ricadere la testa fra le braccia. “Scusa Ken, mi dispiace”. Solo singhiozzi. Ripeté “Mi dispiace” “Perché non me l’hai detto subito? Siamo amici, no? Perché ti sei voluta tenere tutto dentro?” Lalage singhiozzò “Perché ho paura”. Nessuno rispose, e il tempo passo interminabile, e non erano che pochi minuti. Qualcuno le scostò i capelli, e lei sollevò lo sguardo. Una ragazza gentile le sorrideva. I capelli viola le incorniciavano il volto dolce e premuroso. “Tieni, soffiati il naso”. Le porse un pacchetto di fazzoletti. Lalage lo prese. “Grazie” “Non essere giù, fa così con tutti. Ma tu l’hai messa al suo posto, hai fatto bene” “Benissimo!” disse un’altra voce. Una ragazza dalla pelle scura sorrideva dalla porta. “Quella della biondina mediocre se non ti dispiace me la segno”. Lalage sorrise “Forse ho esagerato” “Nono zia, ci hai preso in pieno! Erano anni che volevo dirle una cosa del genere!”. La ragazza dai capelli viola sorrise arrossendo. “Io…io sono Violet…piacere di conoscerti”. Si strinsero la mano sorridendo. “Ehi ci sono anch’io! Io invece sono Kim, sembro una dura ma giuro che non mordo”. Lalage sorrise “Vi sarò sembrata psicopatica, ma giuro che di solito non sono così isterica” “Ma va, stai scialla! Dico, li hai visti bene in faccia gli altri? Ti sembrano normali?” rise Kim “Dai, che inizia la prossima lezione”. L’aiutarono ad alzarsi e la accompagnarono in classe. Ambra stava ancora ribollendo di stizza, ma Lalage la ignorò. Violet si sedette accanto a lei. “Ti dispiace se mi siedo qui?” “No anzi!”. Violet dispose con ordine astuccio e quaderni sul banco. A Lalage cadde l’occhio sull’agenda bianca, dove con una stilografica la sua nuova amica aveva scritto una frase in una lingua antica, che lei aveva imparato a riconoscere dagli studi di suo padre: “πάντα ῥεῖ”. “E’ greco” le disse Violet notando il suo interesse “significa…” “ “tutto scorre” “. Violet sorrise “Non so perché, ma è una frase che mi mette tranquillità, anche se parla delle cose che cambiano” “Forse perché cambiare vuol dire vivere cose nuove” “Chi lo sa?”. Lalage chiuse un secondo gli occhi e si sentì improvvisamente in pace. “Forse qualcosa inizia a scorrere” sussurrò. “Come dici?” “No, niente…”.

Era a casa. Il telefono squillò a vuoto per qualche secondo…tuuuu,tuuuu,tuuuu….poi qualcuno dall’altra parte rispose. “Pronto?” “Pronto, sono Lalage” “Ah”. Silenzio. “Senti Ken…mia zia ha comprato una torta enorme per festeggiare il primo giorno di scuola, ma non riusciremo mai a mangiarla tutta. Ti va di venire a casa mia a festeggiare con noi?”. Qualche istante di attesa. “Davvero posso?” “Ma certo” “Che bello!”. La voce di Ken risuonò entusiasta “allora vengo subito!” “Bene, ti aspettiamo!”. Lalage mise giù il telefono e tuffò la testa nei cuscini. Sì, le cose iniziavano a cambiare. Ma per cambiare in meglio, voleva avere vicino a sé, accanto a lei, un amico con cui correre…

“Guardate che spettacolo ragazze! Lo direste mai che siamo già a ottobre?” urla Kim correndo a prendere posto sulla panchina baciata dal sole, buttandosi a sedere sullo schienale. Violet la segue trotterellando con il blocco da disegno in mano, canticchiando il jingle di una pubblicità. Lalage osserva il cielo ottobrino respirando a pieni polmoni l’aria impregnata dell’odore della terra, feconda di pioggia, dei fiori che appassivano, delle nuvole che correvano veloci sopra di loro, del mare distante che sospingeva contro i moli le barche. Le cose stanno già iniziando a cambiare…
 
   
 
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