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Autore: xzslaugh    30/04/2016    0 recensioni
""E' giunta l'ora.."
Elena, nonostante fosse del tutto impreparata a ciò che, da lì a poco, avrebbe dovuto affrontare, annuì fiaccamente. Ormai, forse da troppo tempo, aveva perso la propria fiducia nel mondo. Più e più volte, si era soffermata a pensare a ciò che, all'epoca, quando era ancora piccola, l'aveva fatta sperare in un futuro migliore. Ora come ora, ripensandoci, le veniva solo che da ridere. Non riusciva a ricordare l'ultima volta in cui, guardandosi allo specchio, era riuscita a sentire che, da qualche parte, ci fosse ancora speranza. L'umanità si era dissolta, lasciando il posto alla rassegnazione. La venuta dei Potenti, pensò, aveva disseminato il panico tra le genti, saccheggiando loro il privilegio di vivere. Elena non poteva fare a meno di accogliere, con grande gioia, tra l'altro, la rabbia che, giorno dopo giorno, sentiva crescere dentro di sé. Suo malgrado, però, le sue emozioni, al cospetto dei Potenti, si annullavano automaticamente. Lei, come tutti gli altri, era in balìa del loro volere. "
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1.

"E' giunta l'ora.."
Elena, nonostante fosse del tutto impreparata a ciò che, da lì a poco, avrebbe dovuto affrontare, annuì fiaccamente. Ormai, forse da troppo tempo, aveva perso la propria fiducia nel mondo. Più e più volte, si era soffermata a pensare a ciò che, all'epoca, quando era ancora piccola, l'aveva fatta sperare in un futuro migliore. Ora come ora, ripensandoci, le veniva solo che da ridere. Non riusciva a ricordare l'ultima volta in cui, guardandosi allo specchio, era riuscita a sentire che, da qualche parte, ci fosse ancora speranza. L'umanità si era dissolta, lasciando il posto alla rassegnazione. La venuta dei Potenti, pensò, aveva disseminato il panico tra le genti, saccheggiando loro il privilegio di vivere. Elena non poteva fare a meno di accogliere, con grande gioia, tra l'altro, la rabbia che, giorno dopo giorno, sentiva crescere dentro di sé. Suo malgrado, però, le sue emozioni, al cospetto dei Potenti, si annullavano automaticamente. Lei, come tutti gli altri, era in balìa del loro volere.
"Tornerò presto"
Elena, nonostante fosse consapevole che non sarebbe tornata mai più, si sentì ugualmente in dovere di pronunciare quelle parole. Pensava che, in qualche modo, esse potessero alleviare il peso, che i suoi genitori si portavano sulle spalle. Fin da quando aveva memoria, l'avevano cresciuta con grazia e amore, offrendole un tetto sulla testa ed un piatto caldo ad ogni pasto. Non meritavano neanche un goccia di ciò che, invece, il destino aveva tenuto in serbo per loro.
"Bambina mia.."
Monica, la madre di Elena, non ebbe il coraggio di pensare a cosa sua figlia sarebbe potuta andare incontro. Non riusciva a darsi pace. Il senso di colpa era opprimente, tanto quanto il desiderio di poter tornare indietro nel tempo. Anni fa, lei e suo marito Thomas, avevano fatto un patto con il diavolo, offrendo la libertà della loro primogenita, in cambio di denaro. Monica, da quel giorno, avrebbe saldato il suo debito, ma, e di questo ne era più che certa, ne avrebbe pagato il prezzo più caro.
"Mamma, è tutto okay.."
Elena, dal canto suo, stava facendo tutto il possibile, per mantenere i nervi saldi. Sapeva che, se avesse dato segni di cedimento, la sua corazza sarebbe crollata come un castello di carte. Piangere, giunti a quel punto, si sarebbe rivelato del tutto inutile. Ormai, i giochi erano chiusi e ad Elena, sfortunatamente, non rimaneva altro che aspettarne il verdetto. Ma, a differenza di quanto lei stessa aveva immaginato, era preoccupata, principalmente, per la sua famiglia. Come sarebbero andati avanti?
"Noi saremo sempre con te"
Le parole di Thomas, un uomo sulla cinquantina, introverso e poco loquace, le diedero il colpo di grazia. Amava suo padre più di ogni altra cosa al mondo. Per quanto, agli occhi degli altri, potesse apparire burbero, dentro di sé nascondeva l'immensa dolcezza di chi, come lui, ne regalava a quantità costanti e massicce a solo pochi eletti. Elena accennò un piccolo sorriso, sentendo il proprio cuore sprofondare all'interno della gabbia toracica. Non era pronta a dirgli addio. In verità, non era pronta, complessivamente, ad andarsene.
"Ed io con voi"
Fu tutto ciò che riuscì a dirgli. Sapeva che, se sarebbe andata avanti a parlare, le prime lacrime avrebbero cominciato a rigarle il viso. La paura tornò ad attorcigliarle le viscere, sovrastando, per un momento soltanto, il vuoto che, rapidamente, si stava impadronendo della sua anima. Piano piano, cominciò a domandarsi che cosa l'avrebbe attesa, una volta varcata la soglia di casa. La morte? Non ne era tanto sicura, ma aveva sentito numerose voci a riguardo di quanto i Potenti fossero temibili. Sapeva per certo che, in fatto di regole e punizioni, non scherzavano. Come volevasi dimostrare, secondo il suo modesto parere, di certo non erano conosciuti per la loro capacità di porgere l'altra guancia.
"Mi raccomando, promettici che starai attenta"
Monica, dal canto suo, non riusciva a smettere di piangere. I singhiozzi le percuotevano le esili spalle da cima a fondo, lasciandola in balìa dei tremiti e dei sospiri. Non sapeva, esattamente, da dove aveva trovato il coraggio, di proporre una richiesta tanto azzardata. In cuor suo, non poteva negare a se stessa quanto la risposta, che ne sarebbe seguita, sarebbe stata vana e del tutto superflua. Né lei, né Elena potevano offrire delle garanzie.
"Certo"
Elena, nonostante non volesse mentire a sua madre, non fu in grado di dirle la verità. Come poteva sapere quanto gravi sarebbero state le condizioni? Nonostante avrebbe fatto tutto il possibile per sopravvivere, nulla di tutto ciò dipendeva da lei. Stava per entrare a far parte di un universo a lei completamente sconosciuto, fatto di giochi di cui, ancora, non aveva letto il regolamento. Era un salto nel buio. Per quanto la gente potesse mormorare, nulla era effettivo. Non c'erano abbastanza testimoni e quei pochi che c'erano si rifiutavano di confermare o negare quanto le voci di corridoio affermavano. Elena appoggiò una mano sulla guancia umida della madre, cingendo il busto snello del padre.
"Vi voglio bene"
E li abbracciò, dando e ricevendo quell'amore di cui tutti e tre avevano bisogno.
"Veniamo con te"
Monica si allontanò da quel quadretto familiare, tirando, poco decorosamente, su con il naso.
"Mamma, non mi sembra il caso.."
"Monica, Elena ha ragione. Non rendiamo le cose ancora più difficili.."
Thomas non voleva accompagnare sua figlia al patibolo. Sapeva che, con il senno di poi, sarebbe stato ancora più doloroso lasciarla andare. Era già sufficientemente difficile riuscire a guardarsi tutte le mattine allo specchio, rimanendo con la consapevolezza di ciò a cui, sia lui che sua moglie, avevano dato inizio.
"Va bene," Monica sollevò entrambe le mani, in segno di resa, "hai preso tutto?" Elena controllò, per l'ultima volta, i borsoni che giacevano accanto ai suoi piedi. Non sapeva quanta di quella roba sarebbe poi, effettivamente, giunta a destinazione. Probabilmente, la maggior parte sarebbe finita nella spazzatura. E di questo, se ne rammaricava. Sua mamma aveva insistito, affinché tutte le sue cose fossero imballate e messe in valigia.
"Abbiate cura di voi"
E con queste parole, Elena raccolse ciò che rimaneva della sua dignità e se ne andò, decidendo di portarsi dietro solo il buono che, entrambi i suoi genitori, le avevano dato il privilegio di possedere.


Elena scelse di non guardarsi indietro. L’ultima cosa di cui aveva bisogno, in quel momento, era vedere mamma e papà struggersi per la sua dipartita. Al contrario, voleva ricordarli così, come da sempre erano stati, sorridenti e pieni di vita. Strada facendo, Elena si rese conto, che insieme alla paura dell’avvenire, un’altra emozione stava prendendo forma all’interno della sua coscienza. Era, in parte, curiosa di scoprire che cosa, in realtà, sarebbe accaduto. Forse, erano tutte congetture, che la sua mente aveva avviato al fine di proteggersi. Sollevò lo sguardo verso il cielo, predisponendo il proprio corpo a lasciarsi avvolgere dalla luce del sole mattutino. I raggi le surriscaldarono il viso, concedendo a qualche gocciolina di sudore di scorrerle lungo la fronte. Quanto avrebbe voluto che, anche se per pochi istanti, quella luce potesse, in qualche modo, avvolgerle non solo il corpo, ma anche l’anima. Elena fece una piccola sosta, fermandosi nel bel mezzo del sentiero. Camminava da circa mezz’ora e, come volevasi dimostrare, la stanchezza cominciava a farsi sentire. Le mancavano ancora cinque minuti e, secondo i suoi calcoli, sarebbe dovuta arrivare a destinazione: una piccola piazza, ornata da un’umile fontanella in marmo battuto. Da lì, una carrozza l’avrebbe poi, successivamente, condotta a palazzo. Si affrettò, dunque, a trascinare i due borsoni lungo lo sterrato, inspiegabilmente ansiosa di arrivare.
“Signorina Montgomery?”
Una voce a lei del tutto nuova, la fece tornare sui suoi passi. Si guardò intorno, distinguendo, a malapena, una figura nascosta nell’ombra. “Chi siete?”
“La stavo cercando”
Un uomo sulla trentina mosse un passo in avanti, mostrandosi, in tutto il suo splendore, alla luce del giorno. La pelle, bianca come un foglio immacolato, risplendeva sotto il sole cocente, dando vita ad un forte contrasto di colori.
“Che cosa volete?”
“Dovete seguirmi”
“Non posso”
“Mi manda Sua Maestà il Re. Ho l’ordine di portarvi a palazzo”
Elena, per un istante, fece mente locale. Doveva fidarsi? Probabilmente, non aveva capito con esattezza dove e quando si sarebbero dovuti incontrare. Eppure, e il suo sesto senso non sbagliava mai, quell’uomo misterioso emanava negatività. Non sapeva bene come spiegarlo, ma era come se qualcosa in lui fosse, completamente e irrimediabilmente, fuori posto. Forse, stava diventando paranoica. O forse, in un modo o nell’altro, il caldo le aveva dato alla testa. Per un attimo soltanto, ad Elena sembrò che i suoi occhi avessero cambiato colore. Avrebbe giurato che, nonostante la distanza che vi era tra di loro, fossero verdi. Invece, adesso, le sembravano gialli fosforescenti.
“Non penso sia una buona idea”
E non lo pensava davvero. Come poteva andare con lui? E se si fosse trattato di un impostore? Il solo pensiero di ciò che sarebbe potuto succedere alla sua famiglia, la faceva rabbrividire. Il rischio, che stava correndo, era troppo alto. Indietreggiò di qualche centimetro, progettando, in fretta e furia, un piano di fuga. Eppure, non c’erano vie d’uscita. Le sue gambe snelle e corte non le avrebbero concesso di arrivare lontano. Ad occhio e croce, avrebbe potuto raggiungerla in un battito di ciglia. Era spacciata. Imprigionata nella sua stessa città.
“La mia pazienza ha un limite, signorina Montgomery. O verrete con me con le buone, oppure dovrò ricorrere alle cattive. E, sono piuttosto sicuro, che non vi piacerebbero per niente”
Si morse il labbro inferiore, spostando, freneticamente, lo sguardo da una parte all’altra. Aveva le mani sudate e il battito cardiaco accelerato.
“Io credo che..”
Non ebbe neanche il tempo di terminare la frase. I suoi occhi furono testimoni di qualcosa che, ci avrebbe scommesso tutto l’oro del mondo, se avesse raccontato in giro, nessuno le avrebbe creduto. L’uomo, con un unico balzo, si spostò di circa cinque metri in avanti, raggiungendola nell’arco di pochi secondi. Senza che neanche se ne accorgesse, si ritrovò tra le sue braccia, tenuta ferma dalla sua presa salda e costante. Come diavolo aveva fatto? Era piuttosto certa di non aver mai visto nulla del genere. Il movimento fluido le era sembrato simile a quello di un gatto. La velocità impressionante con cui si era mosso non era lontanamente paragonabile a niente che potesse sembrare essere terreno.
“Se non vi dispiace, i borsoni non sono inclusi nel pacchetto”
Elena non ebbe nemmeno il coraggio di replicare. In che guaio si era andata a cacciare? La sua mente, nonostante si sforzasse, non riusciva a metabolizzare quanto aveva appena assistito. Riflettendo, si rese conto che un essere umano non era in grado di compiere azioni simili. Ma come spiegarlo? Per un attimo, aveva completamente dimenticato il motivo per il quale era giunta fino a lì.
“Che cosa sei?”
La domanda le uscì spontanea, senza che lei potesse, in qualche modo, controllarla. Era spaventata, indubbiamente, ma, allo stesso tempo, non poteva fare a meno di accarezzare con sollecitudine l’adrenalina che, piano piano, la avvolgeva in un abbraccio difficile da sopportare. L’uomo le sorrise, mettendola, se possibile, maggiormente in soggezione. Non era un sorriso spontaneo, quello che stava guardando. Piuttosto, aveva assunto le sembianze di un ghigno, a dir poco, inquietante.
“Lo scoprirai presto”
Elena, dal canto suo, rimase piuttosto delusa dalla risposta che, quasi a fatica, era riuscita ad ottenere. Non le interessava venirlo a scoprire poi. Lei voleva scoprirlo adesso. La curiosità, lenta ed inesorabile, le stava corrodendo lo stomaco. Moriva dalla voglia di saperne di più.
“Dove stiamo andando?”
“Te l’ho già detto. A palazzo.”
“E che cosa faremo, una volta lì?”
Sapeva che, se avesse continuato a giocare con il fuoco, probabilmente, si sarebbe bruciata. Ma non le importava. Quante più informazioni riusciva ad ottenere, più preparata si sarebbe presentata al cospetto di Sua Maestà. Onestamente, non capiva perché il Re in persona si fosse, per così dire, scomodato tanto. Infondo, lei non era altro che una comune mortale. Eppure, si sentiva importante. Sapeva che, bene o male, la sua fine sarebbe stata tutt’altro che nobile, ma, per certi versi, si sentiva fin gratificata da cotante attenzioni nei suoi confronti.
“Non spetta a me informarti di ciò che sarà”


Elena prese un bel respiro profondo. Per quanto volesse scendere e camminare da sola, l’uomo non sembrava affatto incline a lasciarla andare. Probabilmente, temeva che, una volta appoggiata per terra, lei se la sarebbe data a gambe levate. E, detto fra sé e sé, non aveva tuti i torti. Certo, ne aveva già calcolato le probabilità di riuscita, ma ciononostante, se ne avesse avuto la possibilità, avrebbe, ad ogni modo, fatto un tentativo. Non sapeva nulla dell’uomo che, sgraziatamente, la stava conducendo a quella che Elena sperava si rivelasse essere la carrozza giusta. Non conosceva né il suo nome, né tantomeno che ruolo avesse all’interno della Contea. Non che fossero elementi fondamentali, certo. Semplicemente, non le sarebbe dispiaciuto fare un po’ di conversazione. Nonostante il rancore che provasse era forte, la solitudine si era rivelata essere un peso più difficile da sopportare. Elena, da quando aveva memoria, non si era mai sentita sola. Sebbene le sue amicizie si potessero contare sulle dita di una mano, aveva sempre trovato il modo per colmare i vuoti, che la sua infanzia le aveva procurato. E in questo, la sua famiglia non aveva mai smesso, neanche per un attimo, di sostenerla.
“Allora..”
Si vergognò, quasi fin da subito, di quel maldestro tentativo di approccio. D’altro canto, però, si rese conto che, ultimamente e un po’ troppo spesso, si dimenticava di azionare il filtro bocca-cervello. L’uomo non la degnò neanche di uno sguardo. Continuò imperterrito a camminare, tenendo il cipiglio puntato verso l’orizzonte. Elena si chiese, ancora una volta, quanto tempo avrebbe dovuto trascorrere tra le sue braccia. Era stufa di essere trattata come una bambola di pezza.
“Posso sapere almeno come ti chiami?”
“No”
Josh, quello era il suo nome, sentì un moto di irritazione percuotergli il corpo. Perché si era offerto di accompagnarla? A quest’ora, se tutto fosse andato secondo i suoi piani, anziché essere lì con lei, avrebbe avuto l’occasione di godersi, in santa pace, un buon bicchiere di sangue fresco in compagnia di fanciulle, a dir poco, graziose. Si maledisse, per l’ennesima volta, mentalmente. Da sempre, o almeno, per quanto la sua mente riuscisse a ricordare, era stato un ragazzo impulsivo. Fin da piccolo, non era mai stato in grado di ponderare sulle decisioni che, anche se stupide, avrebbe dovuto prendere in seguito. Nessuno, fino a quel momento, era riuscito a raddrizzare il suo caratteraccio. Eppure, e ciò lo faceva ridere, in molti ci avevano provato. Lui era fatto così. Uno spirito libero al quale era, pressoché, impossibile tarpare le ali.
“Beh, sai..”
“Oh, vuoi stare zitta?”
Se non avesse smesso di parlare, e di questo Josh ne era sicuro, sarebbe arrivato a casa con un gran mal di testa. Non era abituato alle chiacchiere. Non era nemmeno abituato, se per questo, a portare qualcuno in braccio. Si sentiva un’idiota. Doveva ricordarsi che, volente o nolente, una volta giunto a palazzo, avrebbe detto a suo padre, il Re, che non aveva la benché minima intenzione di ripetere una simile esperienza. Si era offerto, perché, erroneamente, aveva creduto che, in un modo o nell’altro, si sarebbe potuto divertire. I nuovi giocattolini, soprattutto per quanto riguardava le sue abitudini, erano sempre ben accetti. La sfortuna, se così si poteva chiamare, però, aveva deciso che, nonostante l’impegno che Josh aveva impiegato nel convincere suo padre, il vero divertimento sarebbe toccato a suo fratello Harry. “Maledetto,” mormorò a denti stretti. Riflettendoci, non gli sarebbe affatto dispiaciuto banchettare su questo delizioso corpicino. L’odore del suo sangue doveva, sicuramente, essere un potente afrodisiaco. Nonostante la lingua biforcuta e suo fratello di mezzo, ci avrebbe fatto volentieri un pensierino. Eppure, suo padre glielo aveva severamente proibito.
“Come dici?”
Elena colse l’occasione al volo. Era certa che, sebbene non avesse capito, l’uomo misterioso avesse detto qualcosa.
“Fatti i fatti tuoi”
Josh, che dal canto suo stava esaurendo la pazienza, intravide la carrozza che, guidata da un servo, li stava aspettando. Non avrebbe retto un’altra ora di viaggio insieme a lei. Sarebbe impazzito ancor prima. O peggio. L’avrebbe mangiata in un sol boccone, senza neanche pensarci due volte.
“Aggrappati a me”
E non aggiunse altro. Prese la rincorsa e partì.


Spazio autrice:
Ma bene bene, ciao a tutte!
Allora, cosa ne pensate? Certo, è ancora l'inizio, ma credetemi, ci saranno molti colpi di scena :)
Spero, con tutta me stessa, che questo primo capitolo vi sia piaciuto! Se è così, non abbiate timore di farmelo sapere, lasciando una piccola recensione, se vi va :)
Un bacione.

 
   
 
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