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Autore: Wings_of_Glass    30/04/2016    1 recensioni
Avevo paura del buio. Cosa del tutto normale vista la mia natura. La luce della stanza filtrava a malapena sotto quelle lenzuola spesse. Lui mi bloccava praticamente ogni via d'uscita stando sopra di me, ma almeno anche se era una leggera barriera, quello con cui mi ero coperta fino alla punta dei capelli mi faceva da scudo. Non lo vedevo, lui non vedeva me.. ed era un bene. Mille pensieri mi si affollarono in testa. Chiusi gli occhi concentrandomi su come potevo fuggire da quella prigione. Ma.. poi le sentii attraverso il tessuto. Le sue labbra premere dolcemente sulle mie. Erano calde e mi scaldavano, anche se non toccavano davvero la mia pelle. Era così, non avrei mai scoperto il suo cuore, per quanto avessi voluto farlo. Non so perché mi venne quell'idea in testa. Spinsi leggermente le mani sul suo petto da sotto il mio nascondiglio, per fargli capire che volevo farla finita con tutto quel gioco. Tutto era già stato deciso da ciò che eravamo e saremo stati sempre, quindi infierire non aveva alcun senso.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Capitolo 5 – I Cacciatori di luna

Aspettare è doloroso. Dimenticare è doloroso.
Ma non sapere quale
decisione prendere è la peggiore delle sofferenze" Paulo Coelho

Mi svegliò una luce bianca che filtrava leggermente tra delle tende leggere color porpora, e un profumo che sembrava di fiori di lavanda intriso nel cuscino. Ero avvolta in calde e morbide coperte e non capivo dove mi trovavo. Sembrava una stanza fatta di legno, piccola e spoglia con pochi mobili. Mi alzai a fatica, sembrava non esserci nessuno. Ma avevo una strana sensazione di sicurezza e calma inspiegabile addosso. Facendo uno sforzo mi misi a sedere, avevo il braccio sinistro fasciato e mi pulsava la schiena. Sapevo che le ali facevano guarire più in fretta gli angeli, per cui optai che fosse dovuto a quello. Sicuramente il mio corpo le stava facendo ricrescere per potersi guarire velocemente. Chiusi gli occhi. L'incidente sembrava un ricordo di molto tempo fa. Non avevo nemmeno la forza di preoccuparmi in quel momento. Fuori dall'enorme finestra si stagliava un cielo grigio, a tratti arancione, che faceva da tela a un bellissimo bosco di abeti e montagne ricoperti di neve. Qualcuno mi aveva portato al sicuro. Lontano. Era quello che speravo. Stavo iniziando a chiedermi dove mi trovavo.

Guardai la stanza, in cerca di qualche segno. Accanto alla porta giacevano degli scatoloni in cui riconobbi alcune delle cose che avevo a casa mia, ma forse me lo stavo solo immaginando, e poi una maestosa libreria colma di volumi faceva da signora nella camera, al lato opposto della finestra. La mia attenzione venne calamitata sul ripiano all'angolo della finestra. Sul comodino, accanto al grande letto dove ero seduta, c'erano dei fogli, un candelabro spento da cui colava della cera indurita dal tempo e un pacco regalo dall'aria conosciuta e familiare.

Era ancora chiuso nella sua carta di stelline blu.

Mi sforzai di prenderne uno di quei fogli, slanciandomi con il braccio “sano” verso il comodino, capendo che erano solo spartiti musicali. Non sapevo suonare, quindi quel miscuglio di note sul pentagramma era nuovo per me. Sotto alle palline scure compariva il testo di una canzone, scritto con una calligrafia che sembrava tesa e tremolante. Incomprensibile. Socchiusi gli occhi per cercare di mettere a fuoco quelle parole. Non erano canzoni, sembravano più delle poesie scritte su delle righe fatte a mano. Un colpo di tosse sciolse la mia concentrazione ed i miei occhi incontrarono il ragazzo che avevo sperato di vedere, anche se non ne sapevo il motivo.

-Alex? - chiesi come se faticassi a crederci, facendomi scivolare i fogli in grembo.


 

Alex's pov

-No, sono Babbo Natale- risposi ridendo, appoggiandomi allo stipite della porta. Accidenti, quella ragazza era proprio uno spasso.

-Dove sono? Perché?.. - attaccò subito con l'interrogatorio post trauma incidente.

Mi sedetti alla fine del letto, compiendo in poco tempo la distanza che ci separava -Con calma, ora ti spiegherò tutto quello che vuoi sapere-.

La vidi rilassarsi, mi piaceva vederla calma e non agitata o impaurita da me. Ma era normale che lo fosse, lei doveva avere paura di me. Non capivo come avevo fatto a non rendermi conto che fosse un angelo. Lei era angelica in ogni lineamento del suo corpo, sembrava quasi eterea e fragile. Come se bastasse un soffio per spezzarla. Sembrava così pura ed innocente e ora che l'avevo vista capivo sempre più perché Noct avesse deciso di proteggerla.

-Ti ricordi qualcosa dell'incidente?- le chiesi piano, quasi sussurrando, e la vidi annuire. -Ecco, l'auto è ridotta male- sospirai ricordando la scena, ma le sorrisi per non farla preoccupare troppo. Per colpa sua non avevo potuto partecipare alla battaglia e prendere a calci Noah, ma anche se non mi era bene chiaro chi fosse lei, perché Noct non aveva voluto spiegarmi la faccenda fino in fondo, avevo intuito che era importante e particolare, soprattutto perché Noah le aveva messo gli occhi addosso. Lui non sceglie mai prede facili o inutili.

-E Noct?- mi chiese impaziente verso il mio poco tatto.

-Noct diciamo che sta bene. L'auto è l'unica che ha subito danni, principessa- guardai la fasciatura che le avevo fatto -Eccetto il tuo braccio, ma guarirai in fretta-. Ancora non avevo capito come aveva fatto a ferirsi solo al braccio, probabilmente aveva a che fare col suo potere.

La vidi tirare un sospiro di sollievo -Noct dove è?- mi chiese poi, con due occhi speranzosi.

-Lo tengono in ostaggio gli angeli, vogliono sapere dove sei. Per questo gli sto facendo il favore di nasconderti qui-. In realtà gli stavo ripagando più favori tenendola d'occhio da quando lui era dovuto partire qualche giorno fa, ma mi sembrava brutto dirglielo in quel frangente.

Ora i suoi occhi si riempirono di agitazione di nuovo -Alex tu chi sei davvero?-.

-Non credo che lo vorresti sapere- risposi stringendomi nelle spalle.

-Sei un angelo?- provò di nuovo, con un'espressione confusa che bramava di sapere.

-No. Non insistere e dimmi il tuo nome piuttosto-.

-Potresti chiedermi per favore e se sei amico di Noct dovresti saperlo- mise il broncio.

-Non siamo amici. E poi vorrei sentirlo dalle tue labbra, infine sono accorso a salvarti-.

La vidi rimuginare e fissare il soffitto, come se fosse indecisa se dirmi una bugia o dirmi davvero il suo nome -Mi chiamo Honey-.

-Bel nome- cercai di sorridere. Poi mi ricordai di una cosa e mi venne di nuovo da ridere. In realtà sapevo un po' di cose su di lei, il minimo indispensabile, ma mi piaceva stuzzicarla. Il suo sguardo divagò per la stanza di nuovo e si fermò proprio sugli scatoloni che avevo preso dal suo appartamento. Non molto sinceramente, qualche vestito e bene di prima necessità, cosi non le avrei dovuto prestare le mie cose. Noct mi aveva detto di tenermi pronto a portarla via quel giorno, però non mi ero aspettato che Noah fosse così spericolato da lanciarsi contro di lei con la sua macchina di lusso per fermare la sua fuga.

-Non credo tornerai alla normalità molto presto-. Sapevo di dare voce ai suoi pensieri, ma doveva sapere la verità -Se Noah ti vuole allora farà di tutto per catturati. Pensa che io credevo fossi una semplice ragazza protetta da Noct e volevo divertirmi con te per farlo arrabbiare quando siete arrivati in questa città. Lui mi ha fatto rinunciare e mi ha fatto capire che dovevo starti lontano, però ora diciamo che gli sto ripagando un favore-. Incrociai le braccia al petto aspettando la sua reazione, anche se ormai doveva averlo capito che era in pericolo.

 

Honey's pov

-Cosa?- Sentii quella affermazione tagliarmi come una lama. Era uno stronzo. Strinsi i pugni, ora avevo veramente voglia di dargli uno schiaffo, ma chi si credeva di essere? Io stavo ripensando al mio lavoro, alla scuola, e al fatto che avrei perso tutto. Avrei dovuto ricominciare di nuovo tutto. Ma la cosa che mi aveva colpito era che lui voleva divertirsi con me, che mi teneva d'occhio da quando ero arrivata in quel posto, cioè da mesi. Mi sentivo in qualche modo violata.

-Non mi aspettavo di incontrarti di nuovo così- disse poi con inaspettata dolcezza e tristezza, come per cancellare quello che aveva detto prima. Mi appoggiò la mano sulla fasciatura del braccio. Riuscivo a sentire il calore che emanava anche attraverso le bende e la rabbia scemò via, come sabbia trasportata dal vento. Non capivo perché mi sentivo sempre così strana quando si trattava di lui. Era come essere su un'altalena, forse perché lui era così. Sembrava provare tre mila emozioni contrastanti al secondo. Sospirai. Se conosceva Noct non avevo motivo di preoccuparmi di lui. Dopotutto non si sarebbe fidato a lasciarmi lì con lui.

-E ora?- provai a chiedere. Sentivo la testa scoppiarmi.

-E ora aspettiamo che torni Noct, con buone notizie si spera-.

Annuii. Non avevamo un'altra scelta. Stavano accadendo così tante cose tutte insieme, ci sarebbe stata una buona notizia prima o poi? Vidi Alex alzarsi e uscire dalla stanza per poi tornare con un pacco di biscotti tra le mani. O quella casa in mezzo alle montagne era piccola come il foro di un ago, oppure lui era dotato di super velocità o cose simili. Aprì il pacchetto e lo appoggiò sopra le mie gambe, coperte da quella trapunta rossa come le tende.

-Allora?- chiese alzando il sopracciglio, vedendo che non mi muovevo – Non vorrai mica che ti imbocchi-. Mi lanciò il sorriso malizioso che gli avevo già visto in faccia.

-Grazie- risposi, prendendo incerta un biscotto.

-Devi rimetterti in forze presto, perché se non l'avessi capito siamo ricercati su doppi fronti-.

Ancora mi risultava tutto così strano. Soprattutto il fatto che Noct ed Alex si conoscessero. Ma avevo capito cosa stava succedendo ed ero spaventata.

Prese i fogli che avevo lasciato sul letto per rimetterli con gli altri simili sul comodino, mentre mi accingevo ad addentare un biscotto. Aveva delle noci come decorazione nell'impasto e sembrava invitante, ma dopo il primo morso lo sentii un po' gommoso. Peccato che non potevo sputarlo, quindi lo mandai giù senza troppi complimenti. Avrei preferito delle patatine fritte in quel momento, piuttosto che qualcosa di dolce, ma non volevo essere lamentosa.

-Secondo te tornerà presto Noct?- chiesi finendo quel biscotto al limite del commestibile.

-A giudicare dalle maniere degli angeli- si cercò attorno, come se la risposta fosse scritta nell'aria -Non credo, sono tre giorni che dormi e non lo ho ancora visto-.

Tre giorni? Wow. Non riuscivo ancora a crederci, mi stropicciai gli occhi.

-Se avessi tenuto le ali non sarebbe successo, ti stanno anche ricrescendo lo sai?-.

-Come?- cercai di tastarmi la schiena, preoccupata, sentendo un rigonfiamento sotto il pigiama. Maledizione, ma alla fine non so perché me lo aspettavo. Intuii che se mi aveva cambiata e sapeva delle ali, allora doveva avermi vista al naturale e arrossii violentemente. Lui sembrò fortunatamente non badarci.

-Almeno abbiamo tempo per conoscerci meglio, non credi?- mi chiese a un certo punto, fissando il parquet, come se fosse imbarazzato anche lui. Avrei voluto conoscerlo, davvero. Cercai di non pensare a cosa avevo visto di me. Cercai di non pensare a tutto quello che stava succedendo e di auto convincermi che quando sarebbe tornato Noct, le cose si sarebbero aggiustate in qualche modo. Almeno non ero da sola, ma ormai ero certa che la persona di cui mi fidavo di più al mondo, la persona a cui tenevo di più, mi aveva tenuto nascoste troppe cose e quando sarebbe tornato avrei preteso di saperle. Perché non ne potevo più. Era la mia vita ed io ero all'oscuro di tutto ciò che mi circondava. Qualcuno tesseva le fila per me e io mi sentivo quasi come una marionetta. Qualcuno teneva d'occhio le mie mosse da sempre, come se fossi una serie televisiva. E questo lo odiavo, perché io volevo essere libera. Sospirai. C'erano così tante cose da sopportare. Così tante persone da combattere. Quello da cui scappavo tornava sempre a cercarmi. Non so per quanto avrei resistito.

Lo guardai meglio e notai un particolare che non avevo mai notato sul suo viso, o forse era solamente nuovo. Aveva un piercing sul sopracciglio che lo rendeva ancora più tetro, ma mi sentivo stranamente al sicuro con lui. Sentivo che era dalla nostra parte eppure avevo pensato che fosse amico di Noah, visto che lo avevo incontrato per la prima volta alla sua festa. Ma troppe cose mi erano state nascoste, troppi legami, troppi segreti. Con la mente tornai al lago, e mi ricordai di Lucy, chi era? E da che parte stava? Quando era iniziata la battaglia non l'avevo più vista. E in che rapporti era con Noct?

-Comunque questa è una delle mie tante case, e mi hai fatto dormire sul divano-. Ancora una volta ruppe il flusso delle mie riflessioni, sembrava piacergli farlo a quanto pareva.

Mi sorrise ma sembrava triste, come se dormire sul divano gli fosse costata tanta fatica o forse era il fatto di aiutarmi che lo turbava. -Mi spiace- dissi quasi mortificata, stringendo il pacco di biscotti.

-Ma dai, ho deciso io di aiutare Noct, la vita stava iniziando a farsi monotona-.

Avrei tanto voluto capire chi era Alex, lo avrei chiesto a Noct appena sarebbe tornato dal paradiso. E poi ero io la strana? A me sembrava strano lui, che continuava a cambiare atteggiamento e la cosa mi faceva ridere, tanto che la risatina mi uscii spontanea.

-Sono contento di averti strappato un sorriso- mi disse e si avvicinò sedendosi al mio fianco, accarezzandomi la guancia e poi le labbra col pollice molto lentamente.

-Che fai?- chiesi spezzando la magia di quel tocco magnetico.

-Ok non ti piacciono le coccole- alzò le mani in segno di resa.

-N..no- risposi io, riprendendomi. Ormai era chiaro che Alex aveva qualcosa di speciale che mi faceva uno strano effetto, dovevo scoprire cosa fosse, era come se mi annullasse, non sapevo spiegarlo, ma accanto a lui mi sentivo quasi me stessa, quasi come chiunque altro. Ed era qualcosa di impagabile. -Ancora non hai dato il regalo a tua cugina?- chiesi cercando di cambiare argomento, come aveva fatto lui prima quando si era accorto che mi aveva fatto arrabbiare.

Accarezzò distrattamente il pacco che avevo fatto io, accanto a lui, sul fianco opposto.

-Non era per mia cugina, forse un giorno ti racconterò la mia storia, ma non oggi-.

-Va bene, allora parlami del mio nemico visto che sembri sapere tante cose su di lui-. Decisi di non insistere con la sua vita, ma volevo assolutamente saperne di più sul presente.

Lui mi guardò evidentemente sorpreso dalla mia richiesta, ma tirandosi un po' lontano, verso la fine del letto, iniziò a raccontare. - Noah non è un demone comune. E' un angelo rinnegato, proprio come te. E' il capo di un potente clan ereditato, ha molte anime infernali al suo seguito. Ma non è questo a renderlo temuto. Possiede un arcano sortilegio che inglobava da sempre la sua casata, ma che si è risvegliato soltanto nel suo dna. Una magia che permette di rubare il potere degli altri angeli. Lui non ti vuole portare dalla sua parte, sarebbe troppo faticoso, avrebbe fatto in modo che tu gli cedessi il tuo potere, rendendolo la creatura malvagia più forte di sempre. Mi sorprendo che tu non lo sappia, Noct avrebbe dovuto parlartene-. Ci eravamo guardati tutto il tempo e mi stava rivelando davvero troppe cose tutte insieme, così mi fissai il braccio fasciato, per non fissare i suoi occhi e concentrarmi su quello che mi stava facendo sapere. -Non potrei nemmeno dirti queste cose, visto che non sono schierato, ma diciamo che mi stai simpatica e non voglio che Noah ti tocchi. E se lo stai chiedendo, io non sono amico si Noah. Ero alla sua festa soltanto perché dovevo tenerti d'occhio-.

Cercai di non arrabbiarmi per l'ultimo dettaglio e chiusi un attimo gli occhi per digerirlo meglio.

-Che vuol dire “non essere schierato”?- chiesi, non volendo sapere altro su di Noah e cercando di non ricordare la festa. Il mio nemico mi sembrava già abbastanza pericoloso e forte.

-Che sono come te, nemmeno tu sai da che parte stare-.

Quelle parole mi colpirono. -Io un posto lo ho- dissi di rimando, senza pensare. Il mio posto era in paradiso, era la mia casa, anche se cercavo di rinnegarla. No in realtà non avevo esattamente un vero posto dove vivere. Aveva ragione. -Scusa- sussurrai piano, non volevo prendermela con lui solo perché ero in pena per tutto quello che stavo passando. Dopotutto mi stava aiutando.

Lui si avviò verso la porta, improvvisamente cupo e scuro in volto, lasciandomi sola nella stanza, in compagnia solo di quei biscotti gommosi, che accidenti potevano essere pure per cani da quanto ne sapevo. Di certo non volevo farlo rattristare e non sapevo cosa dire per rimediare. Alex diventava sempre più misterioso e la cosa mi stava appassionando. Di certo conosceva bene il mondo degli angeli e dei demoni da quanto avevo capito. Ora però avevo altri pensieri che mi attanagliavano come se fossi chiusa in una morsa.

Un demone mi inseguiva per rubarmi il mio potere e poi uccidermi molto probabilmente, ucciderci tutti. E mi stavano ricrescendo le ali, significava che il mio potere si sarebbe risvegliato del tutto presto se non le tagliavo di nuovo. Ma volevo veramente tagliarle?

Rabbrividii ricordando di nuovo quel dolore.

E se... un'idea fece improvvisamente capolino nella mia testa, sapevo che era una soluzione pessima, ma una buona parte di me non voleva scartarla. Mi accoccolai al cuscino, ora come ora non sapevo nemmeno io come volevo procedere. Mi sembrava tutto un groviglio tremendo dal quale non potevo scappare, ma una decisione sapevo che dovevo prenderla per forza.

Poi mi alzai con la voglia e il bisogno di sgranchirmi le gambe. Feci qualche passo per la stanza di Alex. Il pavimento era freddo sotto i miei piedi nudi. La mia attenzione fu attirata ancora da un oggetto, un piccolo libro chiuso sulla scrivania. “I cacciatori di Luna” citava il titolo dorato su sfondo nero. Non era molto spesso. Chissà se era un racconto fantasy o un semplice resoconto sulle esplorazioni lunari. Lo aprii su una pagina indicata da un post-it azzurro e mi misi a leggere silenziosamente.

I cacciatori di Luna sono anime immortali, come angeli e demoni, detti anche dal cuore di marmo, nate dall'unione di un angelo e un demone. Essendo parte di entrambe le nature equivalenti, come gli uomini, sono incapaci di riuscire a restare solamente in una delle due parti. Nel bene e nel male, vagano per la terra perché rinnegati sia dal paradiso che dall'inferno. Ma al contrario dei semplici umani, nascono incapaci di provare emozioni, come se non possedessero cuore, niente li può scalfire. Se lasciassero qualcosa trapassare la loro corazza questo segnerebbe la loro morte. Soltanto le emozioni possono porre fine alla loro immortalità. Per cui possono essere feriti fisicamente, ma come angeli e demoni non muoiono. Soltanto le emozioni li uccidono”.

Aveva tutta l'aria di un saggio scritto da un pazzo che si era inventato un sacco di cose e non seppi se crederci o darci importanza. Chissà perché Alex aveva certe letture. Come possono le emozioni uccidere? Questo lo rendeva ancora più strambo. Cercai sulla copertina l'autore ma non vi era riportato nulla in merito. Se fosse rimasta in paradiso un po' di più avrei scoperto tante cose di cui ignoravo l'esistenza, ma sarei anche dovuta andare a combattere contro i demoni. Per cui ero contenta così. Quello che mi serviva ero convinta me lo spiegasse Noct, ma a quanto sembrava non lo faceva spesso.

-Honey, è pronta la cena- sentii Alex chiamarmi da un'altra sala. Aveva lasciato la porta aperta. Presa di sorpresa mi affrettai a raccogliere il libro che mi era scivolato a terra per lo spavento. -Devo venirti a prendere in braccio?- mi chiese poi, visto che non mi vedeva ancora arrivare. Ci mancava solo che venisse a prendermi per davvero. Alex che cucinava non riuscivo a immaginarmelo, ma speravo che qualunque cosa avesse preparato fosse migliore dei biscotti, dato che morivo di fame. E per me era stranissima come sensazione, ma mi faceva sentire molto più umana di quanto non sono.

-Arrivo- risposi alzando la voce perché mi potesse sentire. Posai il libro sulla scrivania, dove lo avevo trovato, e ripensai all'altra persona che avevo bisogno di vedere in quel momento e che avrebbe potuto incastrare tutti i pezzi del puzzle che mi mancavano ancora. Noct. 

  
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