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Autore: Anemone Grace    01/05/2016    1 recensioni
[Pathfinder]
“Tu… ci hai ingannati!”
La balestra era puntata davanti a sé, gli occhi grandi e carichi di dolore.
Era ferita al braccio sinistro e una freccia ancora le penetrava la coscia, poco sopra il ginocchio. Davanti a lei c’era Demetrius, in piedi, lo sguardo triste pieno di scuse e verità che non avrebbe mai potuto negare. La spada grande si reggeva a stento nella sua mano, andando a poggiarsi a terra dove a pochi metri stava il cadavere dell’uomo che lo aveva tenuto in catene fino a quel momento.
[ 969 parole - triste/sentimentale/romantica ]
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE AUTORE:
Dedicata a: Federica, la player di Fuineth.
AVVERTENZA&NOTE: I personaggi si sono ritrovati in uno scontro all'ultimo sangue con dei nani schiavisti. L'imboscata è stata organizzata da Demetrius, schiavo mezzelfo, che è entrato nel gruppo di Fuineth, Quickmind, Haruni, Rillo e Pitsa da qualche giorno, solo per ricavare informazioni su di loro e poi tradirli. Essendo uno schiavo Demetrius esegue solo ciò che gli dice il suo padrone, tuttavia non si aspettava di trovarsi così bene con loro, conoscendo un briciolo di quella che è la libertà e l'amore.

Buona lettura!

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Sale e ferro.

“Tu… ci hai ingannati!”

La balestra era puntata davanti a sé, gli occhi grandi e carichi di dolore. 

Era ferita al braccio sinistro e una freccia ancora le penetrava la coscia, poco sopra il ginocchio. Davanti a lei c’era Demetrius, in piedi, lo sguardo triste pieno di scuse e verità che non avrebbe mai potuto negare. La spada grande si reggeva a stento nella sua mano, andando a poggiarsi a terra dove a pochi metri stava il cadavere dell’uomo che lo aveva tenuto in catene fino a quel momento.

“Come hai potuto??”

Demetrius socchiuse le palpebre e sospirò piano, il sangue a macchiargli i vestiti, la pelle liscia ma piena di segni.

“Mi dispiace.”

Alle spalle di Fuineth c’erano cadaveri di alcuni nani, oltre che qualche elfo schiavo ormai morto. Pozze di sangue macchiavano il terreno umido, facendo annegare i cadaveri stesi; presto avrebbe cominciato a piovere e tutto sarebbe stato lavato via. Sarebbe stato lavato via il dolore, la menzogna di quei giorni passati insieme.

Demetrius chiuse gli occhi mentre la mano destra lasciava scivolare la grande spada. 

Quickmind se ne stava in piedi a sorreggere Haruni insieme a Rillo, entrambe ferite dopo quel combattimento, ma almeno ancora forti abbastanza da sorreggere l’anziana elfa. Pitsa era a terra, appoggiato ad un albero, ferito e troppo stanco per riuscire a fare qualcosa, ma dentro di lui una grande rabbia aveva cominciato a bollire. Vedere Haruni ferita, vedere le sue altre amiche ferite, lo rendeva furioso. Tuttavia non poteva ignorare, proprio come Fuineth, il cuore stanco e ferito di Demetrius. 

Nessuno dei due avrebbe potuto non notare la sofferenza che si diramava sul suo viso, le pesanti catene che ancora si stringevano ai suoi polsi e gli rendevano impossibile sorreggere la sua stessa arma. Erano catene invisibili, al contrario di quei segni, ma erano così presenti in quel momento, così vivide mentre le braccia si allargavano e il corpo tremante e stanco si esponeva davanti a lei, pronto a essere colpito.

“Non ti scuserò così facilmente.”

Disse severa ma con la voce scossa da singulti che stavano segnando l’arrivo di alcune lacrime. Demetrius non avrebbe aperto gli occhi, gli avrebbe fatto quel favore: non l’avrebbe guardata negli occhi mentre lasciava scoccare la freccia dalla propria balestra. 

Ma Fuineth non lo stava facendo, non stava scoccando quella freccia, continuava a tenerla dritta verso di lui, tremante e con le lacrime sempre più vicine a bagnarle le guance.

“Fallo.”

Sussurrò a voce bassa, facendo un passo in avanti e fermandosi poco dopo. Adesso c’erano solo due metri a separarli.

“Liberati di me, io… ti ho solo ingannato.”

“NO! Non ti permetterò di lasciare che sia io a liberarti dal tuo peso.”

La voce arrabbiata, alta, carica di rabbia e di dolore, mentre la balestra veniva sbattuta per terra. Demetrius aprì gli occhi, incontrando quelli chiari di lei. Oh…se faceva male vederli così lucidi, così arrossati a causa di quelle lacrime trattenute. Strinse i pugni ai lati del corpo, odiando se stesso e odiando il suo averle mentito in quel modo. Ma non poteva restargli accanto, non poteva stare accanto a nessuno di loro.

L’espressione si fece seria, arrabbiata, mentre con grandi falcate si avvicinava all’elfa, azzerando in fine la distanza tra loro. La mano destra andò con forza sul collo di lei e si strinse quel tanto che bastava per toglierle il respiro.

“È QUESTO QUELLO CHE VUOI?!? È un mostro che vuoi al tuo fianco? Un assassino?!? Un…Un traditore?!?”

“Lasciala andare!!”

La voce di Quickmind si levò in lontananza: arrabbiata, pronta a combattere ancora. Demetrius lasciò la presa sul collo sottile della ragazza, abbassando di nuovo il braccio lungo il proprio fianco, continuando a fissarla negli occhi con sguardo severo e crucciato.

“Devi uccidermi.”

Fuineth tossì appena, portando la mano sinistra a toccarsi il collo, mentre l’altra si andava ad aggrappare al braccio di Demetrius, stringendo forte il muscolo rilassato.

“Non lo farò.”

Sussurrò con voce leggermente strozzata, continuando a fissarlo in quelle pozze scure e piene di dolore.

“Perché mi fai questo?”

Un soffio spezzato dal dolore, mentre gli occhi si chiudevano stretti, carichi di lacrime che lentamente cominciarono a scivolare lungo il suo viso.

“Io ti ho quasi ucciso…ti ho ferito, io…”

“Sssh…”

Le mani di Fuineth andarono entrambe verso il viso del mezzelfo, accarezzandogli dolcemente i tratti duri e spigolosi.

“Tu non l’hai fatto. Io sono ancora qua e adesso puoi essere libero, Demetrius. Puoi decidere cosa fare della tua vita e in cosa credere, chi proteggere, chi amare…”

I loro sguardi si incontrarono ancora e ora anche sul viso dell’elfa delle calde lacrime avevano preso a scendere lente, andando a cancellare alcuni schizzi di sangue che le impregnavano la pelle candida. Il cuore di Demetrius si strinse, cominciando a bruciare dolorosamente dentro al proprio petto, facendogli provare emozioni che mai prima di allora aveva provato, se non in un vago ricordo di un sogno lontano. Si chinò, inginocchiandosi davanti alla ragazza e prendendole il viso tra le mani gli si avvicinò, premendo piano la fronte contro quella di lei. Rimase fermo per diversi istanti, prima di stendere le labbra in un sorriso tremante.

Avrebbe potuto dirgli qualsiasi cosa: come i forti sentimenti che provava per lei, gli stessi che lo avevano spinto a proteggerla dall’attacco del suo padrone e andare contro a tutto ciò in cui aveva creduto fino a quel momento. Spezzando parte di quelle catene che lo avevano tenuto stretto per tutti quegli anni. 

Avrebbe potuto dire quanto quel gruppo lo avesse fatto sentire diverso e vivo, restituendogli parte di quella felicità che mai gli era stata concessa. 

Ma non disse niente. 

Si limitò a chiudere gli occhi e premere le proprie labbra su quelle di lei. Si scambiarono un bacio lento, umido.

Un bacio che sapeva di sale e di ferro.

   
 
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