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Autore: Sandra Sammito    01/05/2016    3 recensioni
Da quando Stiles è stato paralizzato da quattro ragazzi sconosciuti, vive in un mondo parallelo, in cui lui si chiama Dylan O'Brien e in cui i suoi amici, in realtà, fanno parte di una serie TV chiamata Teen Wolf. Riuscirà a tornare alla vera normalità in cui viveva?
Tratto dal primo capitolo:
«Scott, io non capisco cosa stia…»
«Tyler.»
«Dannazione! Perché “Tyler”?»
«Perché è il mio nome? Tyler Garcia Posey?»
AVVERTENZA: Potrebbe esserci la presenza di SPOILER!
Genere: Comico, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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9. ALLA RICERCA DI… SHELLEY
 
«Dove stai andando?» domandò Britt a Stiles, mentre quest’ultimo scattò fulmineamente dalla sedia e si diresse nel cuore del set. Esattamente non era certo di dove stesse andando, perché l’agitazione per la scomparsa improvvisa di Shelley gli confuse le idee. E se le fosse successo qualcosa di grave? Se fosse stata rapita perché divenuta complice di ciò che sosteneva Stiles? Egli non avrebbe mai superato il rimorso dei sensi di colpa per aver messo dei guai una ragazza che, gentilmente, gli aveva offerto il suo benevolo aiuto. Gli aveva dato man forte di fronte a Britt, gli aveva indicato i quattro ragazzi insopportabili, dandogli qualche consiglio; gli aveva suggerito di parlare con l’ideatore della serie TV… E lì la risposta apparve lampante nella testa di Stiles. Il tizio di cui gli parlò Shelley avrebbe dovuto essere presente proprio quel giorno e in quell’istante sembrò l’unica fonte utile per essere a un passo dalla soluzione. Il problema era riconoscerlo. Stiles non sapeva che aspetto avesse, né tanto meno se fosse giovane o di mezz’età. E ovviamente non poteva andarsene in giro a chiedere alla gente di indicarglielo, poiché Dylan avrebbe già dovuto conoscerlo in partenza. Poteva, però, contare solo su una persona in quel momento, levando Shelley che, misteriosamente, si era dissipata chissà dove. E finalmente trovò la sua meta: Holland.
Gli occhi verdi della ragazza notarono l’avvicinamento di Stiles e, nuovamente, finse uno smodato interesse per il copione.
«Ciao Holland. So che hai detto di non volermi aiutare, ma adesso ho bisogno del tuo immediato aiuto» esordì Stiles, guadagnandosi la completa attenzione della bella ragazza dai capelli color rosso fragola.
«Cosa ti serve?» chiese.
«Sai dov’è Jeff Davis?»
«Perché vuoi saperlo?»
«Perché lo devo ringraziare per avermi trasformato in un personaggio di una serie TV… Per parlarci, mi sembra ovvio» ironizzò Stiles.
«Stesso sarcasmo. Comunque non è ancora arrivato.»
«E sai quando verrà?»
Holland fece spallucce.
«Va bene. Allora quando sarà qui, puoi dirmelo per favore?»
«Okay.»
Stiles ringraziò e stava per andarsene, quando Holland lo fermò dicendogli: «Hai idea di dove sia Shelley?»
«È quello che voglio scoprire.»
 
Sul set le riprese vennero sospese e il cast fu invitato a sostenere la ricerca dell’attrice scomparsa. Intanto Stiles, che non riuscì a starsene con le mani in mano, si diresse verso la roulotte di Shelley per cercare qualche indizio, sfuggito agli occhi svelti dell’assistente di Russell. Britt gli andò dietro come un cagnolino, stando faticosamente al passo con lui.
«Dylan! Vuoi rallentare?» gridò Britt.
«Dobbiamo trovare Shelley.»
«Ho capito. Ma ci stanno pensando anche gli altri. Cos’è? Vuoi trovarla prima di loro?»
«No, ma ho la sensazione che solo io potrò riuscire a trovarla.»
«Solo tu? Perché solo tu? Mi nascondi qualcosa?»
Stiles si voltò improvvisamente verso Britt, puntandole un dito contro. «Non è il momento di fare scenate di gelosia.». E ritornò sui suoi passi, raggiugendo la roulotte.
Entrò e, vedendo tutto in pieno ordine, non seppe da dove cominciare. Iniziò a frugare nei cassetti della scrivania, nell’armadio, tra i vestiti, persino nella cesta della roba sporca; sotto il letto, tra le coperte, nel bagno, sotto un tappeto, nel comodino… Britt scrutava il suo ambiguo comportamento tipico di un detective in piena indagine e aggrottò le sopracciglia.
«Dylan. Santo cielo! Che cosa stai cercando precisamente?»
«Il suo cellulare.»
«Perché proprio il suo cellulare?»
«Perché se è qui vuol dire che non è con lei.»
Britt alzò un sopracciglio, aprendo le braccia in segno di ovvietà.
«Cioè… Al giorno d’oggi nessuno va in giro senza il proprio cellulare. Quindi se è qui, vuol dire che Shelley non è andata via di sua spontanea volontà, altrimenti avrebbe portato con sé il suo cellulare.»
«Ma… Dylan, non starai mica insinuando che sia stata rapita, spero?»
«Hai capito benissimo.»
«Be’, a quanto pare non lo stai trovando. Quindi no che non è stata rapita. Sarà semplicemente andata chissà dove senza avvertire nessuno» ipotizzò Britt, facendo per uscire dalla roulotte. «Ora, per favore, ti vuoi decidere a uscire di qui o no?»
Stiles sbuffò visibilmente e, per non apparire più spostato del solito, si trasportò lentamente fuori dalla roulotte. Camminò accanto a Britt, scavalcando la torma di gente indaffarata a fare del suo… peggio. Secondo Stiles la loro capacità nello scovare una ragazza scomparsa era pari all’umorismo spiccato di Derek Hale: zero.
«Ho provato a chiamarla, ma c’è la segreteria telefonica» disse un tizio a un altro, davanti a cui Stiles passò origliando. “E ti pareva? Vuol dire che è stato maciullato dal suo rapitore per depistare le tracce” pensò. Poi, rendendosi conto che stava cercando in luoghi già ispezionati da altre persone, decise di spostarsi in un altro punto della location: verso la periferia. E Britt lo seguì nuovamente, stranendosi sempre di più dell’apprensione del suo ragazzo.
Lontani dal set, dall’accampamento e dalle altre strutture e impalcature, il brusio della gente cominciò a diminuire. Al limitare della location non c’era altro che… nulla. Stiles credette di agire inutilmente e decise di tornare indietro, e vide Britt con il telefono all’orecchio.
«A chi chiami?» chiese.
«A Shelley.»
«È inutile. Non hai sentito quel tizio poco fa. Ha provato a chiamare, ma c’è la segreteria telefonica.»
«Veramente sta squillando» ammise Britt.
«Che cosa?» scattò Stiles. «Dà qui.»
Stiles sottrasse il cellulare dalle mani di Britt e se lo portò all’orecchio. Effettivamente il cellulare di Shelley squillava, ma nessuno rispose. Provò e riprovò altre tre volte, riavvicinandosi al brusio della location. Ma la fortuna volle che, proprio quando chiamò per la quarta volta, una suoneria echeggiò nell’aria.
«La senti anche tu?» chiese Stiles a Britt. Quest’ultima annuì, cercando anch’essa di individuarne la provenienza. Ampliando l’udito, capirono che provenisse dalla loro destra, in direzione di un bagno pubblico. Stiles continuò a chiamare e a inseguire il suono, finché la chiamata fu staccata volutamente. Accelerò il passo e raggiunse il punto in cui doveva trovarsi il telefono. Quando svoltò sul retro del bagno pubblico, si trovò davanti a qualcuno che avrebbe voluto non incontrare mai più, neanche incrociando il suo sguardo. Questo teneva il cellulare di Shelley in mano, con un ghigno sulle labbra. Da ciò Stiles riconobbe la crudeltà e la perfidia che di lui conosceva benissimo, e non trattenne l’impulso.
«Theo?» ringhiò Stiles, fulminandolo con uno sguardo severo.
Il ragazzo alzò lo sguardo dallo schermo, ricambiando l’occhiata di Stiles, seppur mantenendo lo stesso sorrisetto malefico.
«Brutto figlio di…»
Stiles si lanciò su Theo, colpendolo con un sinistro sullo zigomo destro. Non contento del suo primo attacco, gettò il telefono a Britt e afferrò il ragazzo per la camicia con entrambe le mani, protendendolo verso di lui e ringhiando come una belva famelica.
«Dov’è Shelley?» sbraitò Stiles.
«Dylan, ma che cavolo stai facendo? Smettila!» urlò Britt, tirandolo da dietro per porre fine a quell’assurda lite.
«Sei impazzito? Perché ti stai alterando così duramente? La sto cercando anche io da quando mi hanno detto che era sparita» rispose Theo, visibilmente intimidito.
«Non me la bevo. Sei un bravo ingannatore e imbroglione, e sai che di te non mi fido»
«Dylan, non hai le rotelle al loro posto. Ingannatore? Ma per chi mi hai preso?»
«Ti ho preso per quello che sei. Sei uscito da Beacon Hills e sei giunto qui, insieme a me, perché hai stretto un complotto con gli Spettri Illusionisti, così come avevi fatto con i Dottori della Morte. Ammettilo! Sei sempre stato dalla parte del male, incline alla disonestà. E non chiamarmi Dylan, come se ora vorresti farmi credere che sei un attore come tutti gli altri.»
«Che? Ma… Mi vuoi lasciare andare gentilmente?»
«No, prima dimmi dov’è Shelley, o giuro che ti uccido qui. E non me ne frega se sei un lupo mannaro fasullo.»
«Dylan! Ma che diavolo stai blaterando?» gridava ancora Britt, distraendolo invano.
«Ha ragione la tua ragazza. Dylan! Sono Cody. C’è bisogno che te lo rammenti?» specificò il ragazzo. Ma Stiles non era deciso a mollare la presa.
«Cody un corno. Hai il cellulare di Shelley e sorridevi come un maniaco. Perciò dimmi dov’è. ORA!»
«Ora mi hai fatto incazzare» gracchiò Cody, dando un calcio sulla coscia di Stiles, costringendolo ad arretrare. Difatti Stiles si staccò da lui, agonizzando di dolore e soccorso da Britt. «Ora siamo pari. Che cazzo ti prende? Avevo sentito delle voci sul tuo ambiguo comportamento, ma non pensavo che fossi degenerato a tal punto.»
«E io non pensavo che tu potessi essere così stupido da credere che me la beva» ribatté Stiles, continuando a massaggiarsi la coscia indolenzita. «Ripeto, hai il cellulare di Shelley e…»
«Certo, idiota. L’ho trovato qui. Sentivo che stava squillando e l’ho raccolto da terra» lo interruppe Cody, sistemandosi la camicia spiegazzata e passandosi una mano tra i voluminosi capelli a chiodino.
«Sì, e perché stavi sorridendo?»
«Non ti risponderei solo perché mi stai facendo perdere tempo, ma per compatirti… Ho guardato la foto sul blocca schermo e mi è scappata una risata» rispose Cody, mostrando la foto anche a Stiles e a Britt. Ritraeva Shelley con una cuffietta in testa, una pinza stretta al naso e con una smorfia spiritosa.
A quel punto Stiles si ricompose e capì di aver fatto sul serio la figura dell’idiota e che quello lì era un altro attore che impersonava il terribile Theo Raeken. In fondo, pensò, per una volta poté vedere Theo rendersi utile in qualcosa. Aveva trovato il cellulare di Shelley e, situato dietro a un bagno pubblico e lontano da Shelley, rendeva la situazione più temibile e Stiles cominciò ad avvalorare la sua ipotesi di sparizione per rapimento o chissà quale altro atto criminale. Sperava solo di non trattarsi di omicidio.
«Ora, però, vuoi dirmi che ti succede?» chiese Cody.
«Un’altra volta ne parleremo seduti a un tavolino con una bella tazza di camomilla davanti. Adesso, però, scusami, ma…» Stiles sottrasse il cellulare di Shelley dalle mani di Cody. «Devo trovare Shelley. E perdona il pugno!»
 
Dall’accampamento delle roulotte, una voce ovattata fuoriusciva da un megafono e risuonava ad alto volume. Stiles e Britt si avvicinarono alla calca che si era formata attorno a colui che parlava a pieni polmoni.
«Shelley non è stata trovata da nessuna parte e la faccenda sta risultando essere molto seria. La responsabilità è sia mia che di tutti i presenti. Se Shelley non dovesse ancora uscire allo scoperto, bisognerà chiamare la polizia, sperando di evitare che l’allarme si diffonda tra i media. Sarebbe uno scandalo. Magari, nelle prossime ore, l’allarme potrebbe risultare falso. Spero che si tratti solo di uno scherzo di cattivo gusto. Ma nel frattempo vi chiedo gentilmente di continuare a cercare nei dintorni» annunciò Russell al megafono.
«Non dovremmo avvertire la sua famiglia?» chiese una voce tra la folla.
«Ho incaricato già la mia assistente per questo e sappiamo per certo che Shelley non è a casa. I genitori non l’hanno sentita nelle ultime ore» disse Russell.
«Ehi» disse Holland, avvicinandosi a Stiles. «Pensi che c’entri qualcosa con la tua storia?»
«Credo che la sua sparizione sia stata causata dalle stesse persone che mi hanno portato qui.»
«Hai trovato qualcosa?»  
«Sì, il suo cellulare. Ma per ora voglio tenerlo io, all’oscuro di tutti.»
«Perché? Se chiameranno la polizia, dovrai consegnarlo a loro. È una prova.»
«Lo so, ma prima voglio controllare io stesso se ha ricevuto qualche chiamata o qualche messaggio insoliti.»
«…sì, riprova pure, ma mi sembra inutile». Russell continuava ancora a parlare al megafono, rivolto alla folla.
«Fino a quando ce l’ho io, la situazione sarà meno complicata» precisò Stiles, con il cellulare di Shelley in mano. A un tratto, però, questo squillò e la suoneria sormontò il brusio, il quale si zittì.
«Ehi ma… Sta suonando qui, da qualche parte» urlò qualcuno tra la calca.
Mille occhi furono puntati su Holland e Stiles e da subito si sentirono come se avessero rubato un oggetto di valore al presidente degli Stati Uniti. Stiles soprattutto tenne il cellullare sul palmo della mano, osservandolo con disprezzo. Staccò la telefonata e rivolse un sorriso a quella marea di gente che lo guardava con accortezza.
«Dylan O’Brien ha il cellulare di Shelley» annunciò qualcuno tra l’affollamento, forse lo stesso impiccione rovina piani.
«Dovresti consegnarlo a Russell» gli consigliò Britt.
«No, dovrei darmela a gambe levate» ribatté Stiles.
Russell nel frattempo si faceva spazio tra la gente per raggiungere Stiles.
«Se glielo consegnerai, non avrai più possibilità di fare quello che avevi programmato di fare» ribadì Holland.
«Devi darglielo, così poi la polizia saprà da che parte cominciare» disse Britt.
«E se dovesse trattarsi dei casi sovrannaturali che pensi tu, non credo che la polizia riuscirà a cavarsela» precisò Holland.
In quella circostanza, Stiles si sentì prigioniero tra la sua vocina interiore buona e la sua vocina interiore cattiva. Britt gli consigliava di fare la cosa più giusta, Holland invece di fare la cosa meno corretta, anche se coincideva con le intenzioni di Stiles. Con l’arrivo di Russell, le due ragazze si zittirono e Stiles si impettì.
«Dylan. Hai trovato il cellulare di Shelley?» chiese Russell.
«Cosa? Oh, questo? S-sì, non sapevo che fosse di Shelley…» mentì Stiles.
«Certo. Perché tu, solitamente, quando trovi un cellulare te ne appropri senza informarti di chi sia? E comunque è strano che tu non ti sia accorto che, sul retro del cellulare, ci sta scritto proprio il suo nome glitterato». Russell parve spazientito. «Smettila di dire cazzate e consegnami quel cellulare.»
«Posso tenerlo io al sicuro e, non appena troveremo Shelley, glielo ridarò.»
«Non farmi perdere la pazienza. Su, dammelo»
Holland glielo sfilò di soppiatto dalle mani e lo diede a Russell, e Stiles si soprese di quell’atteggiamento da vera traditrice, tant’è che le gettò un’occhiata funesta.
«Questo lo tengo io, Dylan. Se proprio vuoi renderti utile, torna nella tua roulotte e riprenditi perché domani ricomincerai le riprese.»
Russell si allontanò e il resto della gente ritornò alle ricerche, alcune decisero anche di spostarsi in macchina.
«Ma che cavolo hai fatto? Gliel’hai dato?» urlò Stiles a Holland.
«Tanto gliel’avresti dovuto dare comunque.»
«Appunto» sostenne Britt. «Comunque dovresti seguire il consiglio di Russell. Torniamo in roulotte. Poco fa ti sei comportato…»
«Britt!» la interruppe Stiles, severamente. Poi si addolcì per non sembrare impertinente. «Okay, torna in roulotte e io ti raggiungo dopo.»
Britt annuì un po’ crucciata, salutò Holland e si incamminò verso la roulotte.
«Lei ancora non lo sa?» chiese Holland, allertata.
«No, ma glielo dirò presto. Anzi, prestissimo» rispose Stiles. «Avevo completamente dimenticato che sono scaduti i giorni di ferie. E adesso che faccio? Sono negato in questo lavoro.»
«Fai del tuo meglio.»
«Devo recuperare quel cellulare.»
«E come pensi di fare?»
«Lo sottraggo a Russell di nascosto e glielo ridarò quando finirò e lui neanche se ne accorgerà.»
«E come? Sentiamo.»
«Con il tuo aiuto, ovviamente» concluse Stiles, dandole le spalle e tornando nella sua roulotte. Holland, invece, inclinò indietro la testa, scrollandola per la pessima proposta di Stiles che, più che proposta, apparve un’imposizione. Aveva il presentimento che quella faccenda le avrebbe giocato il suo posto di lavoro e, spontaneamente, disse: «Maledetto Stiles!»

 
ANGOLO DELL'AUTRICE
Direi che Holland, alla fine, dissociandosi dalla
strana situazione di Stiles, si è ritrovata comunque
a dovergli il suo aiuto. E va be' dai, chi è che resiste a Stiles?
Sandra Sammito
   
 
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