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Autore: Ilenia_Pedrali    02/05/2016    3 recensioni
Clarke e Bellamy sono vicini di casa e non si sopportano. Tuttavia c'è qualcosa che li lega, qualcosa che nemmeno loro riescono a spiegarsi e che riguarda il loro passato e i loro demoni interiori.
Fanfiction tutta Bellarke!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6.
 
Bellamy si svegliò improvvisamente e la luce del sole lo accecò. Il suo corpo nudo era attorcigliato tra le lenzuola, in un groviglio bianco indistinto.
Si portò una mano alla testa indolenzita, guardandosi intorno.
Raven Reyes giaceva proprio al suo fianco, la schiena nuda ma il resto del corpo coperto, i capelli scuri sparsi sul cuscino.
Bellamy ricordava bene la notte appena trascorsa. Il sesso con Raven era stato… intenso ed eccitante, ma anche freddo. Gli era piaciuto il corpo di lei, così perfetto e sinuoso, ma entrambi stavano pensando ad altro e si era capito. Probabilmente Raven era stata ferita da Collins più di quanto le piacesse ammettere, pensò Bellamy osservandola. Aveva voluto gettarsi su di lui per vendicarsi o per cercare di colmare un vuoto interiore, questo ancora non si sapeva. Ma lui aveva colto la sua richiesta e ci era finito a letto. Un letto che la notte scorsa era stato ben felice di condividere con quella moretta tutta pepe e sarcasmo.
Ora però, si sentiva diverso. La sua presenza in quel letto lo imbarazzava in qualche modo. Nessuna ragazza aveva mai dormito nel letto di Bellamy Blake, non dopo la scopata di una notte. Ma erano entrambi talmente stanchi dopo la notte appena passata, che entrambi erano crollati appena raggiunto l’orgasmo per cui lui non aveva avuto modo di cacciarla.
Però Raven era diversa, gli piaceva. Non l’avrebbe svegliata per cacciarla come aveva fatto altre volte con altre ragazze. L’avrebbe lasciata dormire, tanto sapeva che se ne sarebbe andata senza chiedergli nulla di più di un’altra scopata. Non era una ragazza che parlasse di sentimenti o che pretendesse coccole dai ragazzi dopo una sola notte. Questo lo aveva intuito fin da subito.
Si infilò una maglietta e un paio di boxer e cercò di uscire dalla stanza senza fare alcun rumore. Octavia doveva essersi già svegliata, pensò il ragazzo, sentendo rumori in cucina.
Ma quando raggiunse il pian terreno, non fu Octavia quella che si trovò di fronte.
«Clarke» esclamò il ragazzo, sorpreso.
La bionda lo guardò.
«Cosa ci fai qui?» gli chiese, aggrottando le sopracciglia.
«Ci vivo» le fece notare lui in risposta, «Tra l’altro, potrei chiederti lo stesso»
«Sono venuta qui per Octavia, la sto aspettando» gli rispose Clarke sulla difensiva.
Bellamy la osservò innervosirsi e sentì la rabbia crescergli dentro. Ricordava la serata precedente: Clarke – Finn, i loro baci, la gelosia, lo sguardo di Clarke compiaciuto per le attenzioni di quel cretino.
Tra loro calò un silenzio carico di tensione.
 
 
****
 
Clarke si svegliò di soprassalto, inquieta. Era una di quelle rare notti in cui era riuscita a dormire. E sapeva perché: la sera precedente l’aveva esaurita talmente tanto da farle dormire ben 7 ore di fila. Un record praticamente inarrivabile per lei.
Peccato che fosse stato un sonno costellato di incubi.
Era sempre così. O non dormiva, o dormiva accompagnata da incubi feroci.
Quella era una di quelle notti. Le immagini si accavallavano nella sua mente in un mix di suoni e immagini indistinte. L’unica figura che Clarke riconosceva era quella di suo padre, grondante sangue, che la implorava di aiutarlo. Ma nel sogno Clarke era incatenata al muro e urlava e piangeva perché sapeva che sarebbe morto e che lei non sarebbe stata in grado di salvarlo.
Era un sogno ricorrente nelle notti di Clarke. Ma quella mattina non aveva voglia di affrontare i suoi incubi. Voleva solo scacciare dalla mente quelle immagini angoscianti.
Sentì la pelle umidiccia per il sudore della tensione e decise di farsi una doccia. Erano solo le 7 e mezza e avrebbe fatto in tempo a lavarsi e sistemarsi con tutta calma.
Mentre sentiva il getto dell’acqua scorrerle lungo il corpo, Clarke pensò alla sera precedente, sentendo un nodo salirle nel petto.
Bellamy e Raven che salivano le scale diretti alla camera da letto. Bellamy che le urlava contro parlandole di Finn. Bellamy che la guardava soddisfatto mentre Raven la insultava di fronte a tutti. Bellamy che la guardava con gelosia e con desiderio.
Fu quest’ultimo pensiero che le fece scorrere un brivido lungo la schiena.
Non sapeva ancora spiegarsi il come quel ragazzo riuscisse ad innervosirla e ad incuriosirla tanto. In sua presenza si sentiva vulnerabile. E anche più brutta o più stupida. Si sentiva insicura. E lei odiava sentirsi così.
Uscì dalla doccia avvolgendosi l’accappatoio sulla pelle.
“Al diavolo Bellamy Blake” si disse, asciugandosi, “è solo un cretino arrogante”.
Evitò di notare come avrebbe voluto aggiungere la parola “sexy” all’appello.
 
Alle 9 in punto, Clarke bussò in casa Blake e Octavia le venne ad aprire dicendole di accomodarsi in cucina mentre lei si sistemava. Clarke si stava giusto per sedere quando Bellamy era apparso di fronte a lei.
Aveva i capelli neri arruffati e lo sguardo di chi ha passato la notte facendo tutt’altro che dormire. La ragazza sentì la rabbia crescerle dentro.
«Cosa ci fai qui?» gli chiese, aggrottando le sopracciglia.
«Ci vivo» le fece notare lui in risposta, «Tra l’altro, potrei chiederti lo stesso»
«Sono venuta qui per Octavia, la sto aspettando» gli rispose Clarke sulla difensiva.
“Di certo non sono venuta per te” si trattenne dal dire.
Notò i muscoli del ragazzo irrigidirsi, il volto contratto in una smorfia di fastidio.
Tra i due calò un silenzio carico di tensione.
 
Clarke guardava qualsiasi altra parte della stanza che non fosse Bellamy. Si sentiva così in collera con lui da trattenere a stento gli insulti e non sapeva spiegarsi il motivo.
O meglio, non voleva spiegarselo.
Lui era appoggiato allo stipite della porta, alla fine Clarke lo guardò, incrociando i suoi occhi.  Ed era così bello in quel momento, che la carica di gelosia si fece più forte, quasi pungendole il petto.
Indossava maglietta e boxer neri, che sottolineavano ancor di più un fisico muscoloso e disegnato.
Infine Bellamy prese la parola.
«Ti va un caffè?» le chiese, avvicinandosi a lei.
Clarke lo guardò avvicinarsi, uno strano groppo in gola. L’immagine di lui e Raven che salivano le scale diretti alla camera da letto le si presentò alla mente come in un loop.
«Si, grazie» si costrinse a rispondere, scacciando con forza tutto dalla mente. Magari non ci era neanche andato a letto, pensò.
«Puoi sederti sai» le disse, indicando il tavolo.
Clarke prese posto, in silenzio, osservando Bellamy preparare il caffè. Poi, con due tazze fumanti, si sedette di fronte a lei.
«Questo è il miglior caffè della città sai» le disse, porgendole la tazza. Clarke infine sorrise, evitando di incrociare i suoi occhi neri, che sembravano emettere scintille. Aveva un’espressione strana sul volto.
«Senti, Clarke…» cominciò, ma poi fu interrotto.
«Allora, bel maschione, pronto per il secondo round?»
Raven si era materializzata in cucina, un ghigno divertito stampato sul bel volto della ragazza. Indossava una maglietta di Bellamy lunga fino alle cosce con una spalla scivolata in basso e, probabilmente, niente sotto di essa.
Clarke sentì il sangue gelarsi nelle vene e il rossore diffondersi su tutto il suo viso.
Ci era andato a letto.
Raven in quel momento spostò lo sguardo sulla ragazza.
«Che diavolo ci fai tu qui?» le domandò, ostile.
«Niente, assolutamente. Stavo giusto andando via» ribatté prontamente Clarke, raccogliendo al volo tutte le sue cose, «Devo andare ora»
«Clarke, aspetta…» la chiamò Bellamy, alzandosi.
«Ci vediamo in classe» dichiarò e, senza guardare nessuno, uscì dalla casa in tutta fretta.
 
****
 
Bellamy agì prima ancora di rendersene conto. Incurante di indossare solo boxer e maglietta, uscì di casa inseguendo la ragazza.
«Clarke» la chiamò.
Lei non si voltò, continuando a camminare imperterrita, costringendolo ad aumentare il passo.
«Clarke!» la chiamò lui infine, raggiungendola e afferrandola per il gomito.
«Lasciami stare Blake!» sibilò la ragazza, dimenandosi dalla sua presa.
«Posso spiegarti» le disse Bellamy, senza lasciarla andare.
«Non hai niente da spiegare, Blake. Non hai nessun motivo di spiegarmi nulla» gli rispose, lo sguardo furioso, riuscendo a fargli mollare la presa e allontanandosi da lui.
«Clarke…» ripeté Bellamy.
«No. Dì ad Octavia di chiamarmi. Buona giornata» e se ne andò in casa sua senza degnarlo più di uno sguardo.
Bellamy la guardò allontanarsi ed entrare in casa sbattendo la porta, sentendo dentro di sé un misto di rabbia e di frustrazione.
Quella ragazza era insopportabile.
Eppure…
Le era corso dietro come un idiota non appena lei se ne era andata. Il solo fatto che Raven fosse comparsa in cucina quando lui stava per scusarsi per il comportamento della sera precedente, gli aveva fatto gelare il sangue nelle vene. Allo stesso tempo aveva sentito qualcosa dentro di lui scaldarsi quando aveva notato lo sguardo deluso e sorpreso di Clarke alla vista di Raven accanto a lui. Possibile che fosse gelosa?
Non riusciva a capire il comportamento di Clarke e, francamente, nemmeno il suo.
Si stava facendo una miriade di problemi per una vicina di casa con cui aveva un ottimo rapporto da piccolo, ma con cui ora non riusciva a comunicare senza finire ad insulti e nervosismo.
Eppure…
Non aveva potuto non notare il rossore sulle sue guance e il modo in cui aveva sorriso quando si era vantato del suo caffè.
E il fatto che fosse scappata così di corsa non appena comparsa Raven?
Doveva chiarire quella situazione.
Rientrò in casa, dove trovò Raven in cucina a sorseggiare quello che doveva essere il caffè di Clarke.
«Allora come stanno le cose tra voi?» gli chiese.
«Non c’è nessun “noi”» ribatté Bellamy, incrociando le braccia.
«Ah no?» sorrise Raven, alzando un sopracciglio con aria di scherno.
«Non so di cosa tu stia parlando» le disse.
«Senti Blake, a me non importa. Io sono qui solo perché abbiamo scopato e mi sta bene, credimi. Ma non ci vuole un genio come me per capire che la bionda ti piace»
Bellamy la guardò fisso.
«Modesta. E non ci vuole un genio come te per capire che hai scopato con me solo per vendicarti di Collins» ribatté.
Raven sorrise.
«Tu mi piaci, Blake. Ma credo che funzioneremmo meglio se fossimo solo amici»
Lui sorrise.
 
****
 
Clarke piombò a casa come una furia. In quel momento si detestava con tutta sé stessa.
Quella sfuriata da ragazzine l’aveva fatta sembrare ancora più patetica di quanto non si sentisse già.
Ma la vista di Raven, così perfetta anche se appena alzata, l’aveva mandata fuori di testa.
Immaginare lei e Bellamy a letto insieme, con lui che affondava il volto tra i suoi capelli e sussurrava il suo nome…
Represse un brivido.
Come cazzo faceva, Bellamy Blake, a farle quell’effetto?
Si appoggiò allo stipite della porta, sospirando.
La situazione si stava facendo complicata.
Improvvisamente il cellulare squillò.
«Pronto?»
«Ciao, tesoro. Sono tua madre»
La voce di Abby sembrava lontana, me Clarke fu felice di sentirla.
«Ciao mamma» salutò Clarke.
«Stai bene tesoro?»
«Si, sono… un po’ stanca. Non ho dormito molto bene»
«I soliti incubi?»
«Già…»
«Mi dispiace tesoro»
«Non fa niente. Senti, come mai mi hai chiamata?»
«Volevo solo chiederti di venire a cena da me una sera, se ti va. Vorrei presentarti una persona»
Clarke sospirò, chiudendo gli occhi.
«Il tuo compagno?»
«Vorrei che lo conoscessi Clarke»
La voce di sua madre sembrava improvvisamente triste.
«Va bene mamma» cedette Clarke, «Quando?»
«La prossima settimana, se per te va bene»
«Si, va benissimo» rispose Clarke e, dopo averla salutata, finalmente riagganciò.
In quel momento si ricordò di Octavia.
Fece per uscire dalla porta per tornare dall’amica quando quasi sbatté contro Bellamy Blake.
«Ma che diav…» sbottò.
«Clarke» la chiamò.
Lei alzò lo sguardo su di lui, incontrando due occhi straordinariamente espressivi. La loro profondità la mise a disagio.
«Cosa c’è?» domandò.
«Sono venuto a scusarmi» confessò lui, sorprendendola.
«Scusarti… per cosa?» chiese la ragazza, il cuore improvvisamente a mille.
«Per ieri sera, io… Mi dispiace. Non volevo dirti quelle cose, solo che… la vista di te e Collins mi ha mandato fuori di testa. Non potevo credere che una come te accettasse la corte di uno così» rispose lui, stupendo Clarke con la sua sincerità.
«Finn mi stava solo facendo dei complimenti, Bellamy» gli fece notare Clarke.
«Lo so ma… temevo che potesse andare oltre»
«Com’è successo tra te e Raven?»
Le parole di Clarke uscirono prima che le potesse fermare. Si maledisse per essersi lasciata scappare quella frase. Arrossì furiosamente.
Il volto del ragazzo improvvisamente cambiò. Da serio e imbarazzato quando lei aveva aperto la porta, a rilassato e sorridente.
«È per questo che te ne sei andata?» le chiese.
«Non so perché me ne sono andata» confessò la ragazza.
Gli occhi di Bellamy non si staccavano un attimo da quelli di Clarke, che si sentiva trafitta da quello sguardo indagatore.
«C’è solo un modo per scoprirlo» sussurrò, avvicinandosi lentamente.
Clarke sentì l’eccitazione farsi sempre più forte mentre il ragazzo continuava ad accorciare le distanze tra i loro corpi. Improvvisamente, la mano di Bellamy raggiunse il volto di Clarke, scostandole una ciocca di capelli. Il ragazzo si avvicinò a lei, le labbra sempre più vicine a quelle della ragazza. Lei chiuse gli occhi, aspettando di sentire un contatto che però non avvenne.
«Mi sa che abbiamo un problema qui, Principessa» le sussurrò all’orecchio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti!
Piaciuto il capitolo??
Clarke e Bellamy sentono questo strano legame tra loro e finalmente cominciano a metterlo a fuoco… chissà che succederà? :P
Spero che vi stia piacendo il legame tra questi due personaggi!
Grazie come sempre per aver letto la mia storia e, se vi va, lasciatemi una recensione! :)
Un bacione e al prossimo aggiornamento!
Ile
   
 
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