XXIX
IMPROVVISARE
Kanon
guardava verso l’alto. Accanto a sé, Eris e Larya.
“Ma
sei
sicura?” domandò lui, rivolto a Discordia.
“Li
ho
visti svanire” confermò lei.
“Assurdità!
In questa casa succedono sempre assurdità!”.
D’un
tratto, l’occhio del Dio delle illusioni riapparve in cielo e
da esso ne
uscirono il Dio stesso, assieme a Keros, Eleonore e tutti gli altri.
Kanon e le
due donne furono travolti e non riuscirono a schivare la folla di
gente.
“Bentornati!” rise Larya, quando si
accorse di quanto
successo.
“Che
è
successo? Dove siamo?” si guardò attorno Milo,
rialzandosi.
“Dovrai
spiegarmelo..” mormorò Lucifero al nipote
“E dirmi quel che è reale e quel che
ti sei inventato”.
“A
che ti
riferisci?” ghignò Arles.
Pioveva
ancora ed il Dio sbuffò un “basta”
stizzito, facendo smettere un po’.
“E
questi
chi sono?” chiese Kanon, notando molte facce nuove.
“Creature
prigioniere assieme a me. Ora sono libere. Andate pure!”.
Gli
uomini
e le donne si inchinarono dinnanzi ai loro salvatori e si dispersero,
ancora
confusi. I cavalieri si dissero che era il caso di tornare da Atena e
comunicarle che tutto era andato a buon fine.
“Siamo
vivi?” si chiese Mihael “Non ho capito molto bene
che è successo..”.
“I
giochetti di mio padre sono esilaranti, vero?” sorrise Sophia.
Il
Dio si
era alzato e si stava dirigendo verso casa, con Eleonore fra le
braccia. Keros,
rimasto seduto fra Mihael e Lucifero, sorrise. Accanto a sé,
alcuni dei bimbi
della casa erano venuti a salutarlo.
“Hai
ancora
le ali d’angelo?” domandò
l’arcangelo.
“Sì..”
rispose il mezzosangue, che in quel momento le celava, come per buona
parte del
viaggio.
“Immagino
che..il tuo signore dovrà insegnarti a volare”.
“Sinceramente..”
ammise Keros, vedendo il corpo mezzo scoperto dalle vesti stracciate
del Dio
delle illusioni “In questo momento vorrei tanto che mi
insegnasse
qualcos’altro”.
“Keros!
Ci
sono i bambini!” ridacchiò Lucifero e Mihael non
capì.
“Dai,
rientriamo. Voglio farmi una doccia” ghignò il
sanguemisto e tutti seguirono il
suo esempio.
Dopo
una
doccia e qualche pezzo di dolce, si sentivano tutti molto meglio. I
bambini a
fatica erano stati rimessi a dormire, nonostante l’entusiasmo
per aver riavuto
i genitori.
“Keros..”
mormorò Eleonore, comparendo nella sala del camino
“..perché non porti una
fetta di dolce ad Ary?”.
“È
nella
sua stanza. Starà riposando..” rispose il mezzo
demone.
“Sì,
ma non
dirà mai di no ad un dolcetto”.
Keros
non
comprese del tutto lo strano sorriso di Eleonore, misto fra la
tenerezza ed il
sollievo. Incoraggiato da quello sguardo, il sanguemisto prese un
piatto con un
po’ di torta e si alzò, raggiungendo le sale del
suo signore. Nel buio, lo vide
assopito fra i cuscini. Poggiò il piattino, il
più delicatamente possibile, ma
il Dio aprì comunque gli occhi.
“Scusatemi..”
mormorò Keros, con un mezzo sorriso.
“Per
cosa?”.
“Per
avervi
svegliato”.
“Non
importa. Come stai?”.
“Sono
stanco. Ho dovuto fare il forte e indistruttibile per troppo tempo. Ora
voglio
solo che tutto torni come prima..”.
“È
quel che
accadrà. Solo io, te ed Eleonore. Ed i ragazzi,
ovviamente”.
“Me
lo
potete promettere?”.
“No..ma
ora
ho un po’ più di certezze”.
“Davvero?”.
Keros
era
serio e si chinò sul suo signore, baciandolo. Non si
sollevò, e rimase a
fissarlo, con un lieve sorriso.
“Che
cosa
c’è? Hai voglia di un po’ di
coccole?” mormorò Arles.
“Devo
mostrarvi una cosa..”.
“Oh..va
bene..”.
Keros
salì
a cavalcioni sul suo padrone e scostò la veste, scoprendo la
schiena. Poi
chiuse gli occhi qualche istante e fece comparire le ali
d’argento. Il Dio
rimase immobile, a fissare meravigliato quelle ali.
“Keros..”
parlò piano “..sei un angelo!”.
“Più
o
meno” ghignò il sanguemisto, baciando di nuovo il
suo signore, questa volta con
molta più passione.
“Non
andare
mai più via da me, Arikien” aggiunse e si
sentì abbracciare da Arles.
Il
Dio si
lasciò baciare e strinse forte il mezzo demone.
“Siamo
in
tre ora” furono le parole del Dio “Io, te ed
Eleonore. Siamo noi tre. Nessuno
ci dividerà mai, splendidi amori miei!”.
Keros
sorrise sinceramente ed il suo sguardo brillò: era il
momento di accantonare
per un attimo la natura angelica e sfoggiare tutta la sua passione
demoniaca!
“Perdona
l’intrusione..” mormorò
Lucifero,
entrando in una delle sale dove, in una grande vasca, Eris stava
facendo il
bagno “..ma ho saputo che intendi andar via da qui ed io ho
delle faccende da
sbrigare. Perciò..volevo salutarti, prima di prendere la mia
strada”.
“Che
cosa
farai?” domandò lei, per nulla imbarazzata.
“Per
prima
cosa, andrò all’Inferno a sistemare un
po’ di faccende”.
“Tornerai
a
regnare su di esso?”.
“No.
Ho
intenzione di tornarci per sistemare qualche benpensante e vendicarmi
di un
paio di torti. Poi metterò sul trono una persona a me fidata
ed andrò in cielo
a riferire la mia decisione, in modo che non vengano più a
tormentarmi con le
loro faccende angeliche”.
“Mi
pare un
bel piano. Funzionerà?”.
“In
che
senso?”.
“Esiste
qualcuno con le tue capacità? Pare che il cielo abbia donato
i poteri di Mihael
a Camael. Tu puoi fare lo stesso con un demone?”.
“Non
del
tutto. Ma la guerra del cielo non mi interessa
più..”.
“E
poi?”.
“Poi?
Improvviserò.
Tu che farai?”.
“Tornerò
al
mio tempio, accanto a quello di mio fratello. Ci sono i miei sottoposti
che mi
aspettano. Potrai venirmi a trovare, se vuoi”.
“In
montagna? Fa freddo, non è il clima per me”.
“Capisco..”.
“Pensavo..”
riprese il demone, dopo aver versato una manciata di sali da bagno
profumati fra
la schiuma, nell’acqua della Dea “..di costruirmi
una casa in riva al mare, non
distante da questo tempio. In questo luogo in cui le persone non
possono
accedervi, se non su mio invito. Con una piscina. Ed una stanza per la
musica”.
“Ed
un
giardino?”.
“Perché
no?
Con tanti fiori e colori, che all’Inferno avevo dimenticato.
Però vi porterei
anche le mie amate rose nere, come ricordo. Il loro profumo, mi
riporterà in
mente tante cose..”.
“E
alberi?
Alberi con tanti frutti succosi? Ho sempre voluto un giardino, ma al
mio tempio
fa troppo freddo”.
“E
che
altro?”.
“Che
altro?”.
“Che
altro
vorresti?”.
“Una
vasca
come questa, tanto per cominciare. Una grande camera da letto, lussuosa
e piena
di specchi dove potermi ammirare. Una stanza con abiti ed accessori ed
una con
le armi, dove potermi esercitare senza che mio fratello mi stressi. E
tu? Che
altro?”.
“Voglio
che, ad una particolare ora della notte, i raggi della luna entrino ed
incontrino un singolare gioco di cristalli, ricreando il cielo stellato
per i
corridoi”.
“Bello..”.
“Dicono
che
io sia della stessa sostanza delle stelle, che mio padre mi abbia
generato con
una manciata di quella stessa luce con cui sono illuminate le
costellazioni.
Per questo mi piace guardarle..mi sembrano quasi le mie sorelle e le
vorrei
guardare sempre”.
“Romantico.
Quasi..”.
“E
vorrei..vorrei
potermi svegliare in un grande e lussuoso letto con a fianco una
bellissima
donna, che si alzerà e si rimirerà negli specchi
della stanza”.
“Tu..mi
stai proponendo di venire a vivere con te, Figlio
dell’Aurora?”.
“Non
chiamarmi così, ti prego..”.
“E
come,
allora? Stella del Mattino?”.
“Lucifero
non ti sta bene?”.
“Come
preferisci. Comunque..quanto tempo ti ci vorrà?”.
“Per
cosa?”.
“Per
sistemare le faccende..”.
“Dunque..”
il demone versò del vino in un calice e lo porse ad Eris
“..Inferno e Paradiso
non dovrebbero impegnarmi troppo a lungo. Però la casa va
costruita. Non è che
schiocco le dita e compare..”.
“E
se io
non vorrò aspettarti?”.
“Lo
hai
fatto fin ora. Ma ovviamente non sei obbligata..la mia era solo
un’idea”.
“Magari..”
aggiunse lei, con aria sognante “..un giorno mi presenterai
tuo padre..”.
Lucifero
rimase in silenzio, con sul viso un’espressione mista fra lo
sconcerto e la
paura. La Dea lo rassicurò, dicendo che era uno scherzo, ma
la faccia del
demone non mutò. Eris allora sorrise, giocherellando con la
coda del demone, che
tentò invano di riprendersela. Poi lei si rigirò,
allungando le mani lungo il
corpo di Lucifero, certo che questo lo avrebbe distratto.
“Ho
già
buttato via un paio di scarpe, mia cara..” ghignò
infatti lui “..avvisami, se
intendi che butti anche il vestito”.
“Per
quel
che mi riguarda, del vestito puoi farci anche coriandoli. Basta che lo
togli..e
vieni a farmi compagnia. Ma ovviamente non sei obbligato..”.
“Come
potrei mai resistere ad un simile invito?”.
Era
trascorso qualche tempo ed alcune cose erano cambiate. Erano stati
eretti tre
grandi templi, uno per Keros, uno per Eleonore ed uno per Arikien,
comunicanti
fra loro e con un giardino comune. A volerli era stato il gruppo di
persone
intrappolato nel corpo di Ananke, che per ringraziare aveva deciso di
diffondere la parola di quelle nuove divinità. Sophia e
Mihael erano a capo e
guida di quei templi, lei per la madre e lui per il figlio. Lucifero,
dopo aver
passato un po’ di tempo all’Inferno ed aver messo
Azazel al suo posto sul trono,
ed aver massacrato buona parte dei demoni che avevano osato sfidarlo,
era passato
in cielo e poi, come previsto, si era costruito casa. Però
ancora non aveva
compreso molte cose. Provava un desiderio che non riusciva del tutto a
soddisfare. Curioso, passò per il tempio del nipote, per
vedere come fosse. Era
carino, nulla di eccezionale, ma passabile per una religione appena
nata. Ed il
simbolo, quei tre occhi spalancati, era decisamente pittoresco.
“E
così..”
commentò Lucifero “..questa è la tua
chiesa”.
“Non
la
definirei così..” si sentì rispondere,
nella testa, con voce profonda.
“E
come la
definiresti? E perché sento la tua voce, Ary?”.
“Sei
nel
mio tempio e vuoi parlare con me, ergo ti rispondo”.
“Che
carino..”.
“Hai
finito
il tuo vagare per la Terra?”.
“Non
lo so.
Non sono ancora convinto..”.
“Perché
non
ti giri?”.
Il
demone
si voltò e vide che una donna lo stava fissando. Dietro di
lei, un gruppetto di
altre persone. Lucifero sospirò, aspettandosi le solite
reazioni strane. Anche
se il suo aspetto da diavolo era celato, la gente provava sempre paura
quando
lo vedeva.
“Voi
siete
quella creatura!” mormorò la donna
“Quella creatura che stava accanto al nostro
signore. Voi avete contribuito alla nostra salvezza”.
“Eh?”.
Il
demone
non capì ma vide la donna prostrarsi, e così
fecero anche tutti gli altri
presenti.
“La
vostra
luce riscalda il nostro cuore” continuò la donna
“Vi prego, illuminateci!
Parlate del nostro salvatore, parlateci di coloro in cui
crediamo”.
“Siete
disposti ad ascoltarmi?”.
“Che
le
vostre parole ci guidino!”.
“Ed
io che
dovrei mai dirvi..?”.
“Improvvisa!”
parlò Arles, nella testa del demone “A me il
potere non interessa, dì loro ciò
che vuoi. Sono disposti ad adorarti come messaggero di Dio, come mio
parente e
consigliere. Dà loro ciò che vogliono!”.
Lucifero
li
fissò perplessi. Ma che bella sensazione, però!
Dopotutto, doveva solo dire la
verità! Si accese, mostrando la sua vera natura e la gente
lo fissò con ancora
più ammirazione, volendone sfiorare le ali e volendo sentire
il calore di
quella luce. Sedette ed iniziò a raccontare.
Raccontò del viaggio intrapreso
con Mihael e Sophia e di molte altre cose, rendendosi conto che quelle
creature
non lo temevano, ma lo ammiravano. Ed era una bella sensazione.
Così nacque uno
strano culto fatto di danze, rituali con il fuoco, canzoni e musica:
alla
ricerca continua di quel bagliore e di quelle stelle, che contenevano
il cosmo
del loro signore e la luce di colui che diffondeva il suo messaggio.
Era
assurdo, era curioso ed era forse privo di senso ma a Lucifero piaceva.
“Dici
che
ce la farà?” sorrise Mihael, vedendo il fratello
circondato dalle persone.
“Ma
certo”
gli rispose Sophia, sfiorandone la mano.
I
due si
scambiarono un sorriso dolce, che valeva più di migliaia di
parole, e poi
ognuno rientrò al suo tempio.
“Allora,
Kiki, come se la cavano Iravan ed Iravat come cavalieri dei
Gemelli?” domandò
Arles, in visita al tempio.
“Direi
egregiamente” ammise il Sacerdote “E la loro
parentela con Athena li rende
doppiamente fedeli e legati ad essa. Penso potrebbero avere un futuro
come
Sacerdoti di questo luogo. Quando io sarò morto, ovviamente.
Tanto, come figli
tuoi, dovrebbero vivere parecchio. Dico bene?”.
“Se
non
restano coinvolti in qualche missione suicida..”.
“E
Sophia?
Ho saputo che è sacerdotessa di sua madre
Eleonore”.
“Già.
Le
piace, o così mi dice”.
“Una
religione nuova è sempre qualcosa da osservare con
curiosità..”.
“Sì,
preferirei che la gente si limitasse a guardare. Invece infierisce,
specie al
tempio che guida Lucifero”.
“Ho
saputo.
Dare fuoco ad un luogo di culto in nome dell’unico Dio. Che
cosa assurda..”.
Il
Dio non
rispose. Osservò il grande tempio, da quel terrazzino da cui
tanti anni fa si
affacciava, in attesa di Saori. Sembrava trascorsa
un’eternità.
“Milo
è
tornato con suo figlio e Mirina al tempio di Ares..” riprese
Kiki “..e pare che
sia stato seguito dal figlio di Camus. La figlia di Aphrodite
è
nell’oltretomba, assieme al figlio di Eleonore ed Hades. Ma
immagino che tu
questo lo sappia..”.
“In
realtà..è bello sentirsi raccontare le
cose”.
“Coloro
che
già avevano lasciato questo tempio si sono allontanati,
anche se so che
risponderanno ad un eventuale richiamo della Dea”.
“Quindi
qui
vi sono solo Aiolos, Camus ed Aiolia?”.
“Sì,
esatto. Mur è tornato nel suo Paese. Shaka ha parlato con
Maya, la consorte di
tuo figlio Tolomeo, ed ha ottenuto il permesso di sostare nel tempio
della
Trimurti. Aphrodite va e viene assieme a Persefone, è
mutevole come le
stagioni. Deathmask e Shura sono tornati nelle loro residenze estive,
stessa
cosa vale per Aldebaran. Dohko è già tanto se
abbia mosso il culo per venire
fin qui. Star seduto su quel sasso a Goro Ho gli piace
proprio..”.
“Spero
siano tutti felici”.
“Hanno
ricevuto in dono una vita ben più lunga di quel che gli
spettava”.
“Lo
so..”.
“E
Zeus..che ha detto? Ha tentato di imprigionarti”.
“Ha
tentato
di infierire, ma alla fine ha compreso che quel che io sono
può coesistere
perfettamente con ciò che è lui”.
“Immagino
che ora avrai tante cose da fare. Non avrai più tempo per
noi..”.
“Avrò
sempre tempo per voi. Faccio una promessa: ogni anno, al mio
compleanno, vi
porterò dolci e vino. Anche quando sarete tutti ai Campi
Elisi”.
“Ci
conto,
sai?”.
“Vedrai.
Io
rispetto le promesse!”.
“Non
passerai mai!” ringhiò Ares.
“Scommettiamo?”
ghignò Lucifero.
“Ti
distruggerò!”.
“Scansati,
ciccione!”.
Il
Dio
della guerra lanciò un grido e corse verso il demone, che
scattò di lato,
lanciando un poderoso calcio ad una palla che finì in rete.
“Inchinati,
Greco!” gridò, alzando le braccia al cielo.
“Roba
da
matti..” si limitò a commentare Eris, distesa su
una sdraio accanto alla
piscina della casa di Arles “Dai una palla ad un uomo, e lo
vedrai regredire a
livello Neanderthal!”.
Sophia,
stesa accanto a lei, rise. Poco più in là, le
figlie di Eris, che la Dea aveva
avuto millenni indietro senza congiungersi con uomini, si stancarono di
stare a
guardare e si unirono al divertimento. Le grida dei giocatori, fra cui
figuravano i vari figli del Dio delle illusioni, Mihael ed alcune
divinità,
erano piuttosto fastidiose ma discordia e Sophia riuscivano comunque a
rilassarsi. Era estate, e si stavano tutti godendo il sole, con poco
addosso e
nessun pensiero in particolare per la testa. Il padrone di casa non si
vedeva,
era dentro assieme alla moglie e Keros gironzolava, cercando di godersi
una
granita.
“Ragazzi!”
chiamò Eris, rivolta ad Ares e Lucifero “State
diventando color aragosta!
Mettete la crema quando state tanto tempo sotto il sole! Vi state
bruciando la
pelle..”.
I
due si
misero a ridere, commentando che i veri uomini non avevano bisogno di
certe
cose.
“Guarda
che
io stasera non voglio sentire lamentele, Lucy”
informò lei, tornando a leggere.
“Non
ne
sentirai, donna. Sono stato fra le fiamme
dell’inferno”.
“Appunto.
Al sole mai..”.
Con
un
mezzo sorriso, la Dea già si aspettava di vedere entrambi di
un colore simile
ad una fragola in cerca di sollievo. La partita continuava e volarono
diversi
insulti, specie fra Ares e Lucifero.
“Fanno
sempre così?” domandò Sophia.
“Sì,
giocano come bambini” ridacchiò la Discordia.
“Come
capisci quando fanno sul serio?”.
“Semplice:
mio fratello muta colore degli occhi, come tuo padre. E Lucifero punta
la
coda”.
“Punta
la
coda?!”.
“Sì..non
so
come altro spiegarlo”.
“Ares
è più
grosso di Lucifero..”.
“Sì.
Ma è
anche più stupido..si compensano”.
Dopo
l’ennesimo insulto, Sophia comprese le parole di Eris. La
coda del demone, che
solitamente si arricciava tranquilla, si era irrigidita e piegata verso
il
“nemico”, come un’arma. La Dea non
riuscì a pronunciare una sola parola e li
vide finire nell’acqua della piscina, minacciandosi di
affogarsi a vicenda.
Scosse la testa, non trovando che altro fare se non ruotare gli occhi
al cielo.
Keros, sul bordo della piscina, rise. La palla della partita
finì a sua volta
in acqua e le squadre si tuffarono, gridando assurdità.
“Il
sole fa
male al cervello..” commentò il mezzo demone.
“Vieni
anche tu?” lo invitò Mihael “Che fai
lì fermo?”.
“Ho
la
testa altrove..” ammise Keros.
“Non
ne hai
motivo. Andrà tutto bene. E poi..non sono propriamente
affari tuoi, giusto? Si
tratta di faccende che riguardano Ary ed Ely”.
“Arikien
ed
Eleonore, prego”.
“Oh,
che
pigna che sei..”.
L’angelo
sobbalzò, mentre il fratello maggiore piantava gli artigli
sul bordo della
piscina, nel tentativo di non farsi di nuovo trascinare di sotto da
Ares. Mihael
ghignò e lo allontanò, spingendo la mano sulla
faccia del demone. Keros sorrise
poi si voltò verso l’ingresso di quel giardino,
vedendo avvicinarsi il suo
signore.
“Ary!”
sorrise, questa volta in modo molto più sincero.
“Ecco
che
arriva il mio papà!” si entusiasmò
Sophia, rigirandosi “Allora? È maschio? Ho
indovinato?”.
“Quanta
impazienza” mormorò il Dio delle illusioni, con
fra le braccia un fagottino
“Sono due. Due maschi, non identici”.
“Avevo
indovinato! Iravan, mi devi pagare!”.
“Complimenti”
ghignò Lucifero “A che numero sei
arrivato?”.
Arles
non
rispose, non sapendo sinceramente che rispondere , invitando Keros ad
avvicinarsi con il dito indice. Il mezzo demone obbedì,
felice.
“Ti
dispiace scostare la copertina dal capo di questi due
cuccioli?” domandò il
Dio.
“Ma
certo.
Avranno caldo, con questo sole!”.
Il
sanguemisto obbedì. E si immobilizzò,
all’istante. Uno aveva gli inconfondibili
capelli neri di Arikien e due piccolissime ali come quelle del padre.
Ma
l’altro..sbadigliando, mostrò un piccolo dentino a
punta ed un grosso ciuffo
rosso acceso sul capo. Keros lo guardò, senza capire del
tutto.
“Lo
sapevo
che voi facevate le cose a tre” ridacchiò Lucifero
“Congratulazioni, papà
Keros”.
“Ma..che
..” il mezzo demone non sapeva cosa dire e seguì
il consiglio del suo signore,
che lo vide leggermente pallido.
Seduti
uno
accanto all’altro, su una sdraio, il piccolo dai capelli
rossi finì fra le
braccia di Keros, che lo fissò. Dapprima perplesso,
notò che il neonato lo
fissava a sua volta e lo vide arricciare il naso un paio di volte.
Attento a
non rovinare le delicatissime ali d’argento del piccolo, il
sanguemisto rise
orgoglioso.
“È
splendido” commentò Arles, dando un bacio sulla
fronte di Keros.
“Sono
splendidi” rispose il sanguemisto “E dovrei andare
da Eleonore..immagino..”.
“Lasciala
riposare. Poi ci andremo assieme. Come una famiglia..”.
Il
sanguemisto rispose con un sorriso ed un bacio sulle labbra.
“Posso?”
domandò Eris, sollevando il piccolo dai capelli neri.
La
Dea lo
cullò, ripetendo che era una meraviglia. Accanto a lei,
Sophia salutò il
fratellino. Il bambino ignorò tutti e con un espressione di
totale indifferenza
si mise a dormire.
“Nonno
Mihael” ghignò Lucifero “Posso essere il
primo a chiamarti così?”.
“Arriva
per
tutti quel momento..” gli rispose l’angelo,
sedendosi a bordo piscina.
“Quale
momento?”.
“Quello
in
cui si cresce e si smette di fare i deficienti donnaioli”.
“Non
stai
parlando né di Keros né di te, vero?”.
“Già..”.
Lucifero,
ancora in acqua, si poggiò al bordo con entrambe le braccia.
Ares ed Eris erano
vicini, che osservavano quel piccolo fagottino dai capelli neri, mentre
Keros
mostrava il suo piccolo agli altri bimbi della casa, dicendo loro che i
due
nuovi arrivati si sarebbero chiamati Koknos, il rosso, e Mavros, il
nero.
“E
se non
fosse possibile?” parlò poi il demone.
“Che
cosa?”.
“Quel
che
pensi..”.
“Allora
dovresti parlarne con Eris, perché i segnali che lancia sono
inequivocabili”.
“Ma
cosa
vuoi saperne tu?!”.
“Fai
come
vuoi. Dai sempre solo voce al tuo orgoglio..”.
“Affoga!”.
“Sei
tu
quello in acqua, non io” concluse l’angelo
ghignando, raggiungendo il figlio ed
il nipote neonato.
Pronti
per il gran finale?