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Autore: SagaFrirry    02/05/2016    1 recensioni
Esattamente come per il numero 2, il 3 non era previsto ma alla fine la follia ha avuto la meglio. Il tempo è trascorso e Apollo, colui che ha preso il posto del defunto padre Zeus sulla cima dell'Olimpo, vuole finalmente mettere a tacere le voci che lo definiscono "inadeguato a quel ruolo". Per farlo, seguirà il consiglio della gemella Artemide ed organizzerà una grande sfida fra Dei e loro Campioni. In tutto questo ovviamente verranno coinvolte vecchie conoscenze, nuovi arrivi e personaggi ormai già noti. Una corsa per raggiungere e conquistare la cima del Monte più ambito del mondo Greco, per svelare inganni e sotterfugi e scoprire che l'Olimpo fa gola a molte più persone del previsto! E voi per chi fate il tifo?
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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XXIX

IMPROVVISARE

 

Kanon guardava verso l’alto. Accanto a sé, Eris e Larya.

“Ma sei sicura?” domandò lui, rivolto a Discordia.

“Li ho visti svanire” confermò lei.

“Assurdità! In questa casa succedono sempre assurdità!”.

D’un tratto, l’occhio del Dio delle illusioni riapparve in cielo e da esso ne uscirono il Dio stesso, assieme a Keros, Eleonore e tutti gli altri. Kanon e le due donne furono travolti e non riuscirono a schivare la folla di gente.

“Bentornati!”  rise Larya, quando si accorse di quanto successo.

“Che è successo? Dove siamo?” si guardò attorno Milo, rialzandosi.

“Dovrai spiegarmelo..” mormorò Lucifero al nipote “E dirmi quel che è reale e quel che ti sei inventato”.

“A che ti riferisci?” ghignò Arles.

Pioveva ancora ed il Dio sbuffò un “basta” stizzito, facendo smettere un po’.

“E questi chi sono?” chiese Kanon, notando molte facce nuove.

“Creature prigioniere assieme a me. Ora sono libere. Andate pure!”.

Gli uomini e le donne si inchinarono dinnanzi ai loro salvatori e si dispersero, ancora confusi. I cavalieri si dissero che era il caso di tornare da Atena e comunicarle che tutto era andato a buon fine.

“Siamo vivi?” si chiese Mihael “Non ho capito molto bene che è successo..”.

“I giochetti di mio padre sono esilaranti, vero?” sorrise Sophia.

Il Dio si era alzato e si stava dirigendo verso casa, con Eleonore fra le braccia. Keros, rimasto seduto fra Mihael e Lucifero, sorrise. Accanto a sé, alcuni dei bimbi della casa erano venuti a salutarlo.

“Hai ancora le ali d’angelo?” domandò l’arcangelo.

“Sì..” rispose il mezzosangue, che in quel momento le celava, come per buona parte del viaggio.

“Immagino che..il tuo signore dovrà insegnarti a volare”.

“Sinceramente..” ammise Keros, vedendo il corpo mezzo scoperto dalle vesti stracciate del Dio delle illusioni “In questo momento vorrei tanto che mi insegnasse qualcos’altro”.

“Keros! Ci sono i bambini!” ridacchiò Lucifero e Mihael non capì.

“Dai, rientriamo. Voglio farmi una doccia” ghignò il sanguemisto e tutti seguirono il suo esempio.

 

Dopo una doccia e qualche pezzo di dolce, si sentivano tutti molto meglio. I bambini a fatica erano stati rimessi a dormire, nonostante l’entusiasmo per aver riavuto i genitori.

“Keros..” mormorò Eleonore, comparendo nella sala del camino “..perché non porti una fetta di dolce ad Ary?”.

“È nella sua stanza. Starà riposando..” rispose il mezzo demone.

“Sì, ma non dirà mai di no ad un dolcetto”.

Keros non comprese del tutto lo strano sorriso di Eleonore, misto fra la tenerezza ed il sollievo. Incoraggiato da quello sguardo, il sanguemisto prese un piatto con un po’ di torta e si alzò, raggiungendo le sale del suo signore. Nel buio, lo vide assopito fra i cuscini. Poggiò il piattino, il più delicatamente possibile, ma il Dio aprì comunque gli occhi.

“Scusatemi..” mormorò Keros, con un mezzo sorriso.

“Per cosa?”.

“Per avervi svegliato”.

“Non importa. Come stai?”.

“Sono stanco. Ho dovuto fare il forte e indistruttibile per troppo tempo. Ora voglio solo che tutto torni come prima..”.

“È quel che accadrà. Solo io, te ed Eleonore. Ed i ragazzi, ovviamente”.

“Me lo potete promettere?”.

“No..ma ora ho un po’ più di certezze”.

“Davvero?”.

Keros era serio e si chinò sul suo signore, baciandolo. Non si sollevò, e rimase a fissarlo, con un lieve sorriso.

“Che cosa c’è? Hai voglia di un po’ di coccole?” mormorò Arles.

“Devo mostrarvi una cosa..”.

“Oh..va bene..”.

Keros salì a cavalcioni sul suo padrone e scostò la veste, scoprendo la schiena. Poi chiuse gli occhi qualche istante e fece comparire le ali d’argento. Il Dio rimase immobile, a fissare meravigliato quelle ali.

“Keros..” parlò piano “..sei un angelo!”.

“Più o meno” ghignò il sanguemisto, baciando di nuovo il suo signore, questa volta con molta più passione.

“Non andare mai più via da me, Arikien” aggiunse e si sentì abbracciare da Arles.

Il Dio si lasciò baciare e strinse forte il mezzo demone.

“Siamo in tre ora” furono le parole del Dio “Io, te ed Eleonore. Siamo noi tre. Nessuno ci dividerà mai, splendidi amori miei!”.

Keros sorrise sinceramente ed il suo sguardo brillò: era il momento di accantonare per un attimo la natura angelica e sfoggiare tutta la sua passione demoniaca!

 

“Perdona l’intrusione..” mormorò  Lucifero, entrando in una delle sale dove, in una grande vasca, Eris stava facendo il bagno “..ma ho saputo che intendi andar via da qui ed io ho delle faccende da sbrigare. Perciò..volevo salutarti, prima di prendere la mia strada”.

“Che cosa farai?” domandò lei, per nulla imbarazzata.

“Per prima cosa, andrò all’Inferno a sistemare un po’ di faccende”.

“Tornerai a regnare su di esso?”.

“No. Ho intenzione di tornarci per sistemare qualche benpensante e vendicarmi di un paio di torti. Poi metterò sul trono una persona a me fidata ed andrò in cielo a riferire la mia decisione, in modo che non vengano più a tormentarmi con le loro faccende angeliche”.

“Mi pare un bel piano. Funzionerà?”.

“In che senso?”.

“Esiste qualcuno con le tue capacità? Pare che il cielo abbia donato i poteri di Mihael a Camael. Tu puoi fare lo stesso con un demone?”.

“Non del tutto. Ma la guerra del cielo non mi interessa più..”.

“E poi?”.

“Poi? Improvviserò. Tu che farai?”.

“Tornerò al mio tempio, accanto a quello di mio fratello. Ci sono i miei sottoposti che mi aspettano. Potrai venirmi a trovare, se vuoi”.

“In montagna? Fa freddo, non è il clima per me”.

“Capisco..”.

“Pensavo..” riprese il demone, dopo aver versato una manciata di sali da bagno profumati fra la schiuma, nell’acqua della Dea “..di costruirmi una casa in riva al mare, non distante da questo tempio. In questo luogo in cui le persone non possono accedervi, se non su mio invito. Con una piscina. Ed una stanza per la musica”.

“Ed un giardino?”.

“Perché no? Con tanti fiori e colori, che all’Inferno avevo dimenticato. Però vi porterei anche le mie amate rose nere, come ricordo. Il loro profumo, mi riporterà in mente tante cose..”.

“E alberi? Alberi con tanti frutti succosi? Ho sempre voluto un giardino, ma al mio tempio fa troppo freddo”.

“E che altro?”.

“Che altro?”.

“Che altro vorresti?”.

“Una vasca come questa, tanto per cominciare. Una grande camera da letto, lussuosa e piena di specchi dove potermi ammirare. Una stanza con abiti ed accessori ed una con le armi, dove potermi esercitare senza che mio fratello mi stressi. E tu? Che altro?”.

“Voglio che, ad una particolare ora della notte, i raggi della luna entrino ed incontrino un singolare gioco di cristalli, ricreando il cielo stellato per i corridoi”.

“Bello..”.

“Dicono che io sia della stessa sostanza delle stelle, che mio padre mi abbia generato con una manciata di quella stessa luce con cui sono illuminate le costellazioni. Per questo mi piace guardarle..mi sembrano quasi le mie sorelle e le vorrei guardare sempre”.

“Romantico. Quasi..”.

“E vorrei..vorrei potermi svegliare in un grande e lussuoso letto con a fianco una bellissima donna, che si alzerà e si rimirerà negli specchi della stanza”.

“Tu..mi stai proponendo di venire a vivere con te, Figlio dell’Aurora?”.

“Non chiamarmi così, ti prego..”.

“E come, allora? Stella del Mattino?”.

“Lucifero non ti sta bene?”.

“Come preferisci. Comunque..quanto tempo ti ci vorrà?”.

“Per cosa?”.

“Per sistemare le faccende..”.

“Dunque..” il demone versò del vino in un calice e lo porse ad Eris “..Inferno e Paradiso non dovrebbero impegnarmi troppo a lungo. Però la casa va costruita. Non è che schiocco le dita e compare..”.

“E se io non vorrò aspettarti?”.

“Lo hai fatto fin ora. Ma ovviamente non sei obbligata..la mia era solo un’idea”.

“Magari..” aggiunse lei, con aria sognante “..un giorno mi presenterai tuo padre..”.

Lucifero rimase in silenzio, con sul viso un’espressione mista fra lo sconcerto e la paura. La Dea lo rassicurò, dicendo che era uno scherzo, ma la faccia del demone non mutò. Eris allora sorrise, giocherellando con la coda del demone, che tentò invano di riprendersela. Poi lei si rigirò, allungando le mani lungo il corpo di Lucifero, certo che questo lo avrebbe distratto.

“Ho già buttato via un paio di scarpe, mia cara..” ghignò infatti lui “..avvisami, se intendi che butti anche il vestito”.

“Per quel che mi riguarda, del vestito puoi farci anche coriandoli. Basta che lo togli..e vieni a farmi compagnia. Ma ovviamente non sei obbligato..”.

“Come potrei mai resistere ad un simile invito?”.

 

Era trascorso qualche tempo ed alcune cose erano cambiate. Erano stati eretti tre grandi templi, uno per Keros, uno per Eleonore ed uno per Arikien, comunicanti fra loro e con un giardino comune. A volerli era stato il gruppo di persone intrappolato nel corpo di Ananke, che per ringraziare aveva deciso di diffondere la parola di quelle nuove divinità. Sophia e Mihael erano a capo e guida di quei templi, lei per la madre e lui per il figlio. Lucifero, dopo aver passato un po’ di tempo all’Inferno ed aver messo Azazel al suo posto sul trono, ed aver massacrato buona parte dei demoni che avevano osato sfidarlo, era passato in cielo e poi, come previsto, si era costruito casa. Però ancora non aveva compreso molte cose. Provava un desiderio che non riusciva del tutto a soddisfare. Curioso, passò per il tempio del nipote, per vedere come fosse. Era carino, nulla di eccezionale, ma passabile per una religione appena nata. Ed il simbolo, quei tre occhi spalancati, era decisamente pittoresco.

“E così..” commentò Lucifero “..questa è la tua chiesa”.

“Non la definirei così..” si sentì rispondere, nella testa, con voce profonda.

“E come la definiresti? E perché sento la tua voce, Ary?”.

“Sei nel mio tempio e vuoi parlare con me, ergo ti rispondo”.

“Che carino..”.

“Hai finito il tuo vagare per la Terra?”.

“Non lo so. Non sono ancora convinto..”.

“Perché non ti giri?”.

Il demone si voltò e vide che una donna lo stava fissando. Dietro di lei, un gruppetto di altre persone. Lucifero sospirò, aspettandosi le solite reazioni strane. Anche se il suo aspetto da diavolo era celato, la gente provava sempre paura quando lo vedeva.

“Voi siete quella creatura!” mormorò la donna “Quella creatura che stava accanto al nostro signore. Voi avete contribuito alla nostra salvezza”.

“Eh?”.

Il demone non capì ma vide la donna prostrarsi, e così fecero anche tutti gli altri presenti.

“La vostra luce riscalda il nostro cuore” continuò la donna “Vi prego, illuminateci! Parlate del nostro salvatore, parlateci di coloro in cui crediamo”.

“Siete disposti ad ascoltarmi?”.

“Che le vostre parole ci guidino!”.

“Ed io che dovrei mai dirvi..?”.

“Improvvisa!” parlò Arles, nella testa del demone “A me il potere non interessa, dì loro ciò che vuoi. Sono disposti ad adorarti come messaggero di Dio, come mio parente e consigliere. Dà loro ciò che vogliono!”.

Lucifero li fissò perplessi. Ma che bella sensazione, però! Dopotutto, doveva solo dire la verità! Si accese, mostrando la sua vera natura e la gente lo fissò con ancora più ammirazione, volendone sfiorare le ali e volendo sentire il calore di quella luce. Sedette ed iniziò a raccontare. Raccontò del viaggio intrapreso con Mihael e Sophia e di molte altre cose, rendendosi conto che quelle creature non lo temevano, ma lo ammiravano. Ed era una bella sensazione. Così nacque uno strano culto fatto di danze, rituali con il fuoco, canzoni e musica: alla ricerca continua di quel bagliore e di quelle stelle, che contenevano il cosmo del loro signore e la luce di colui che diffondeva il suo messaggio. Era assurdo, era curioso ed era forse privo di senso ma a Lucifero piaceva.

“Dici che ce la farà?” sorrise Mihael, vedendo il fratello circondato dalle persone.

“Ma certo” gli rispose Sophia, sfiorandone la mano.

I due si scambiarono un sorriso dolce, che valeva più di migliaia di parole, e poi ognuno rientrò al suo tempio.

 

“Allora, Kiki, come se la cavano Iravan ed Iravat come cavalieri dei Gemelli?” domandò Arles, in visita al tempio.

“Direi egregiamente” ammise il Sacerdote “E la loro parentela con Athena li rende doppiamente fedeli e legati ad essa. Penso potrebbero avere un futuro come Sacerdoti di questo luogo. Quando io sarò morto, ovviamente. Tanto, come figli tuoi, dovrebbero vivere parecchio. Dico bene?”.

“Se non restano coinvolti in qualche missione suicida..”.

“E Sophia? Ho saputo che è sacerdotessa di sua madre Eleonore”.

“Già. Le piace, o così mi dice”.

“Una religione nuova è sempre qualcosa da osservare con curiosità..”.

“Sì, preferirei che la gente si limitasse a guardare. Invece infierisce, specie al tempio che guida Lucifero”.

“Ho saputo. Dare fuoco ad un luogo di culto in nome dell’unico Dio. Che cosa assurda..”.

Il Dio non rispose. Osservò il grande tempio, da quel terrazzino da cui tanti anni fa si affacciava, in attesa di Saori. Sembrava trascorsa un’eternità.

“Milo è tornato con suo figlio e Mirina al tempio di Ares..” riprese Kiki “..e pare che sia stato seguito dal figlio di Camus. La figlia di Aphrodite è nell’oltretomba, assieme al figlio di Eleonore ed Hades. Ma immagino che tu questo lo sappia..”.

“In realtà..è bello sentirsi raccontare le cose”.

“Coloro che già avevano lasciato questo tempio si sono allontanati, anche se so che risponderanno ad un eventuale richiamo della Dea”.

“Quindi qui vi sono solo Aiolos, Camus ed Aiolia?”.

“Sì, esatto. Mur è tornato nel suo Paese. Shaka ha parlato con Maya, la consorte di tuo figlio Tolomeo, ed ha ottenuto il permesso di sostare nel tempio della Trimurti. Aphrodite va e viene assieme a Persefone, è mutevole come le stagioni. Deathmask e Shura sono tornati nelle loro residenze estive, stessa cosa vale per Aldebaran. Dohko è già tanto se abbia mosso il culo per venire fin qui. Star seduto su quel sasso a Goro Ho gli piace proprio..”.

“Spero siano tutti felici”.

“Hanno ricevuto in dono una vita ben più lunga di quel che gli spettava”.

“Lo so..”.

“E Zeus..che ha detto? Ha tentato di imprigionarti”.

“Ha tentato di infierire, ma alla fine ha compreso che quel che io sono può coesistere perfettamente con ciò che è lui”.

“Immagino che ora avrai tante cose da fare. Non avrai più tempo per noi..”.

“Avrò sempre tempo per voi. Faccio una promessa: ogni anno, al mio compleanno, vi porterò dolci e vino. Anche quando sarete tutti ai Campi Elisi”.

“Ci conto, sai?”.

“Vedrai. Io rispetto le promesse!”.

 

“Non passerai mai!” ringhiò Ares.

“Scommettiamo?” ghignò Lucifero.

“Ti distruggerò!”.

“Scansati, ciccione!”.

Il Dio della guerra lanciò un grido e corse verso il demone, che scattò di lato, lanciando un poderoso calcio ad una palla che finì in rete.

“Inchinati, Greco!” gridò, alzando le braccia al cielo.

“Roba da matti..” si limitò a commentare Eris, distesa su una sdraio accanto alla piscina della casa di Arles “Dai una palla ad un uomo, e lo vedrai regredire a livello Neanderthal!”.

Sophia, stesa accanto a lei, rise. Poco più in là, le figlie di Eris, che la Dea aveva avuto millenni indietro senza congiungersi con uomini, si stancarono di stare a guardare e si unirono al divertimento. Le grida dei giocatori, fra cui figuravano i vari figli del Dio delle illusioni, Mihael ed alcune divinità, erano piuttosto fastidiose ma discordia e Sophia riuscivano comunque a rilassarsi. Era estate, e si stavano tutti godendo il sole, con poco addosso e nessun pensiero in particolare per la testa. Il padrone di casa non si vedeva, era dentro assieme alla moglie e Keros gironzolava, cercando di godersi una granita.

“Ragazzi!” chiamò Eris, rivolta ad Ares e Lucifero “State diventando color aragosta! Mettete la crema quando state tanto tempo sotto il sole! Vi state bruciando la pelle..”.

I due si misero a ridere, commentando che i veri uomini non avevano bisogno di certe cose.

“Guarda che io stasera non voglio sentire lamentele, Lucy” informò lei, tornando a leggere.

“Non ne sentirai, donna. Sono stato fra le fiamme dell’inferno”.

“Appunto. Al sole mai..”.

Con un mezzo sorriso, la Dea già si aspettava di vedere entrambi di un colore simile ad una fragola in cerca di sollievo. La partita continuava e volarono diversi insulti, specie fra Ares e Lucifero.

“Fanno sempre così?” domandò Sophia.

“Sì, giocano come bambini” ridacchiò la Discordia.

“Come capisci quando fanno sul serio?”.

“Semplice: mio fratello muta colore degli occhi, come tuo padre. E Lucifero punta la coda”.

“Punta la coda?!”.

“Sì..non so come altro spiegarlo”.

“Ares è più grosso di Lucifero..”.

“Sì. Ma è anche più stupido..si compensano”.

Dopo l’ennesimo insulto, Sophia comprese le parole di Eris. La coda del demone, che solitamente si arricciava tranquilla, si era irrigidita e piegata verso il “nemico”, come un’arma. La Dea non riuscì a pronunciare una sola parola e li vide finire nell’acqua della piscina, minacciandosi di affogarsi a vicenda. Scosse la testa, non trovando che altro fare se non ruotare gli occhi al cielo. Keros, sul bordo della piscina, rise. La palla della partita finì a sua volta in acqua e le squadre si tuffarono, gridando assurdità.

“Il sole fa male al cervello..” commentò il mezzo demone.

“Vieni anche tu?” lo invitò Mihael “Che fai lì fermo?”.

“Ho la testa altrove..” ammise Keros.

“Non ne hai motivo. Andrà tutto bene. E poi..non sono propriamente affari tuoi, giusto? Si tratta di faccende che riguardano Ary ed Ely”.

“Arikien ed Eleonore, prego”.

“Oh, che pigna che sei..”.

L’angelo sobbalzò, mentre il fratello maggiore piantava gli artigli sul bordo della piscina, nel tentativo di non farsi di nuovo trascinare di sotto da Ares. Mihael ghignò e lo allontanò, spingendo la mano sulla faccia del demone. Keros sorrise poi si voltò verso l’ingresso di quel giardino, vedendo avvicinarsi il suo signore.

“Ary!” sorrise, questa volta in modo molto più sincero.

“Ecco che arriva il mio papà!” si entusiasmò Sophia, rigirandosi “Allora? È maschio? Ho indovinato?”.

“Quanta impazienza” mormorò il Dio delle illusioni, con fra le braccia un fagottino “Sono due. Due maschi, non identici”.

“Avevo indovinato! Iravan, mi devi pagare!”.

“Complimenti” ghignò Lucifero “A che numero sei arrivato?”.

Arles non rispose, non sapendo sinceramente che rispondere , invitando Keros ad avvicinarsi con il dito indice. Il mezzo demone obbedì, felice.

“Ti dispiace scostare la copertina dal capo di questi due cuccioli?” domandò il Dio.

“Ma certo. Avranno caldo, con questo sole!”.

Il sanguemisto obbedì. E si immobilizzò, all’istante. Uno aveva gli inconfondibili capelli neri di Arikien e due piccolissime ali come quelle del padre. Ma l’altro..sbadigliando, mostrò un piccolo dentino a punta ed un grosso ciuffo rosso acceso sul capo. Keros lo guardò, senza capire del tutto.

“Lo sapevo che voi facevate le cose a tre” ridacchiò Lucifero “Congratulazioni, papà Keros”.

“Ma..che ..” il mezzo demone non sapeva cosa dire e seguì il consiglio del suo signore, che lo vide leggermente pallido.

Seduti uno accanto all’altro, su una sdraio, il piccolo dai capelli rossi finì fra le braccia di Keros, che lo fissò. Dapprima perplesso, notò che il neonato lo fissava a sua volta e lo vide arricciare il naso un paio di volte. Attento a non rovinare le delicatissime ali d’argento del piccolo, il sanguemisto rise orgoglioso.

“È splendido” commentò Arles, dando un bacio sulla fronte di Keros.

“Sono splendidi” rispose il sanguemisto “E dovrei andare da Eleonore..immagino..”.

“Lasciala riposare. Poi ci andremo assieme. Come una famiglia..”.

Il sanguemisto rispose con un sorriso ed un bacio sulle labbra.

“Posso?” domandò Eris, sollevando il piccolo dai capelli neri.

La Dea lo cullò, ripetendo che era una meraviglia. Accanto a lei, Sophia salutò il fratellino. Il bambino ignorò tutti e con un espressione di totale indifferenza si mise a dormire.

“Nonno Mihael” ghignò Lucifero “Posso essere il primo a chiamarti così?”.

“Arriva per tutti quel momento..” gli rispose l’angelo, sedendosi a bordo piscina.

“Quale momento?”.

“Quello in cui si cresce e si smette di fare i deficienti donnaioli”.

“Non stai parlando né di Keros né di te, vero?”.

“Già..”.

Lucifero, ancora in acqua, si poggiò al bordo con entrambe le braccia. Ares ed Eris erano vicini, che osservavano quel piccolo fagottino dai capelli neri, mentre Keros mostrava il suo piccolo agli altri bimbi della casa, dicendo loro che i due nuovi arrivati si sarebbero chiamati Koknos, il rosso, e Mavros, il nero.

“E se non fosse possibile?” parlò poi il demone.

“Che cosa?”.

“Quel che pensi..”.

“Allora dovresti parlarne con Eris, perché i segnali che lancia sono inequivocabili”.

“Ma cosa vuoi saperne tu?!”.

“Fai come vuoi. Dai sempre solo voce al tuo orgoglio..”.

“Affoga!”.

“Sei tu quello in acqua, non io” concluse l’angelo ghignando, raggiungendo il figlio ed il nipote neonato.

 

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