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Autore: Sandra Sammito    02/05/2016    2 recensioni
Da quando Stiles è stato paralizzato da quattro ragazzi sconosciuti, vive in un mondo parallelo, in cui lui si chiama Dylan O'Brien e in cui i suoi amici, in realtà, fanno parte di una serie TV chiamata Teen Wolf. Riuscirà a tornare alla vera normalità in cui viveva?
Tratto dal primo capitolo:
«Scott, io non capisco cosa stia…»
«Tyler.»
«Dannazione! Perché “Tyler”?»
«Perché è il mio nome? Tyler Garcia Posey?»
AVVERTENZA: Potrebbe esserci la presenza di SPOILER!
Genere: Comico, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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10. MISSIONE COMPIUTA
 
Nella roulotte di Dylan non si sentiva volare una mosca. Britt era distesa sul letto, immersa nei pensieri che, molto probabilmente, erano legati al comportamento scorretto di Stiles. Holland, seduta sul divano, guardava Stiles che, come una tigre in gabbia, faceva avanti e indietro ininterrottamente.
«Se vuoi me ne vado e torno quando avrai la mente più lucida» optò Holland, che in realtà si sentiva solo in imbarazzo di fronte a Britt, la quale secondo lei era infastidita dalla sua presenza.
«No. Ho già in mente un piano, ma non so se riuscirà» rispose Stiles, continuando la sua camminata schizofrenica.
«Illuminami allora» disse Holland, accavallando le gambe.
«Se, con nostra fortuna, Russell ha infilato il cellulare in tasca, sarà facile sfilarglielo senza che se ne accorga.»
«Se Russell ha il cellulare in tasca… Questo non lo sappiamo» rettificò Holland, scettica nei confronti di quel pessimo piano.
«Perché ci tieni così tanto a recuperare quel cellulare e a controllare se ci siano indizi? Ci penserà la polizia. Sicuramente l’avranno già chiamata» chiese Britt, con le mani giunte sul petto.
«Ecco perché voglio attuare immediatamente il piano, così da arrivare prima della polizia.»
«Da quando in qua ti occupi di depistaggio?» domandò ancora Britt, ancora arrabbiata.
«Co… Depistaggio? Io non…»
«Okay sbrighiamoci e andiamo» lo interruppe Holland, prima che egli desse inizio a un’inutile lite.
«E tu lo aiuterai pure? Sbaglio o sei stata tu a consegnare il cellulare a Russell» inveì Britt contro Holland.
«Sì, ma ciò non toglie che non sia d’accordo con la decisione di Dylan.»
«Tutto questo ti sembrerà privo di logica, ma fidati di me. So quello che faccio» disse Stiles a Britt. «Andiamo.»
Stiles e Holland uscirono dalla roulotte e si incamminarono alla ricerca di Russell. Quando lo videro, mentre parlava con due tecnici, Stiles tirò Holland per il braccio, inducendola a nascondersi con lui dietro a un muretto.
«Okay, questo è il piano» iniziò Stiles, elencandole tutti i passi da seguire.
 
Holland Roden sgambettava sensualmente in direzione di Russell, tenendo le braccia morbide lungo i fianchi e con lo sguardo indifferente, rivolto all’orizzonte. Lo scontro tra lei e il regista fu progettato, ma Russell neanche lo intuì.
«Ops! Scusami Russell, avevo la testa per aria» civettò Holland.
«Tranquilla.». E Russell tornò a guardare dei dati scritti su un foglio volante.
«Ehm… Notizie di Shelley?»
«Abbiamo chiamato la polizia, cinque minuti fa. A breve dovrebbe essere qui.»
«Nessuna traccia, a parte il suo cellulare?»
«Sì. Menomale che Dylan l’ha trovato. Anzi, non so cosa gli sia passato per la testa. Voleva tenerlo lui! Bah, che sciocchezze! Sai che cosa gli stia prendendo a quel ragazzo?»
«È solo preoccupato per Shelley. Be’, menomale che te l’ho consegnato, altrimenti non l’avrebbe mai mollato.»
«Ecco, grazie. Ora è al sicuro, lontano dalle sue mani.»
«Ma dai! Sei arrivato persino a nasconderlo da Dylan?»
«Non si è mai troppo cauti. Credo che la mia cassetta di sicurezza sia il posto più sicuro.»
«Oh» espresse Holland con stupore. Poi serrò le labbra, notando un mazzo di chiavi, visibile dalla tasca dei bermuda.
«Bene. Io allora… Vado» disse Holland, urtando nuovamente Russell in modo sbadato e facendogli scivolare dalle mani i fogli volanti. Russell, indispettito, si chinò per raccoglierli e anche Holland fece lo stesso per aiutarlo.
«Stai più attenta» le disse Russell, moderandosi con il tono di voce.
«Sì, scusami.»
 
Stiles attese il ritorno di Holland, seduto dietro al muretto e mordicchiandosi le unghie. Attese dei minuti, finché Holland non lo fece sobbalzare, apparendo dal nulla come un fantasma.
«Mi hai fatto prendere un colpo» gracchiò Stiles, con una mano sul petto e boccheggiando.
«Ho scoperto qualcosa.»
«Cosa?»
«Il cellulare è nascosto dentro la sua cassetta di sicurezza.»
«Dentro la sua… Oh!» esclamò Stiles, sbuffando.
«Che c’è ora?»
«Spero che tu sappia scassinare una cassetta di sicurezza.»
«E chi ti dice che la scassineremo?»
Holland fece penzolare dinanzi agli occhi di Stiles un mazzo di chiavi, lo stesso che traboccava dalla tasca dei pantaloni di Russell.
«Sono riuscita a sfilargliele dai pantaloni e mi stupisco di me stessa» asserì Holland, quasi orgogliosa di aver agito da brava ladruncola.
«Io ti adoro. Posso adottarti?»
«Smettila e andiamo. Abbiamo poco tempo. La polizia sarà qui a momenti.»
Corsero fino alla roulotte di Russell, ben diversa dalle altre roulotte. Era più piccola, meno arredata e, soprattutto, meno lustra e ordinata.
«Che macello, santo dio!» esclamò Holland, disgustata. Richiusero la porta alle loro spalle e Holland decise di fare da vedetta.
«Dov’è la cassetta di sicurezza?»
«Non sono mai entrata qui dentro, ma penso che debba essere incassata nella parete.»
Stiles non dovette cercare molto per scovare una serratura sulla parete, accanto al letto. Prese il mazzo di chiavi e…
«Quale diavolo è la chiave adesso?»
«Questo non lo so. Devi provarle tutte.»
Stiles gettò su Holland un’espressione imbronciata. «Certo, facile come cercare un ago in un pagliaio.»
Iniziò a provare, una per una, ogni chiave di quel mazzo. Almeno le chiavi non erano tante!
«Sbrigati! Sento dei passi che si avvicinano» lo avvertì Holland, appiattita alla porta.
«Be’ non è colpa mia se… Oh, eccola!». Incastrò perfettamente una chiave nella serratura e girò. La cassetta si aprì e, oltre a delle cartelle e dei borselli, c’era il cellulare di Shelley. Lo acchiappò frettolosamente e accese lo schermo.
«Stiles! C’è qualcuno» sussurrò Holland, con lo sguardo ansioso.
«Dannazione. Il codice di sblocco!»
«2187.»
«Ti adoro ancora di più.»
«SBRIGATI!»
Stiles inserì il codice, lo schermo si sbloccò e aprì la sezione messaggi. Ma prima che potesse giungere a delle conclusioni, Holland si gettò su di lui, sbattendo la cassetta di sicurezza e trascinandolo in bagno.
«Ma che diavolo…»
«Shh. C’è Russell» lo interruppe Holland, tappandogli la bocca con una mano. In quell’istante entrò qualcuno nella roulotte – probabilmente Russell – e i suoi passi si fermarono proprio di fronte al bagno.
«Cazzo! Cazzo! Sono finita. Ho perso il lavoro!» esclamò sommessamente Holland, lamentandosi e quasi scoppiando a piangere. Stiles intanto, per non perdere tempo, controllò i messaggi. Quello ad aver catturato la sua attenzione fu proprio l’ultimo, ricevuto da un numero sconosciuto sulla rubrica.
 
Incontriamoci dietro le cucine. Devo parlarti in privato.
Stiles

15/02 tue 21:03
 
Era certo di non averle inviato alcun messaggio. Adesso sapeva che qualcuno le aveva teso una trappola e anche che era sparita dalla sera precedente, ancor prima che Stiles venisse trasportato a Beacon Hills. Eliminò il messaggio e, controllando anche le chiamate e non trovando più niente di insolito, spense il cellulare. Ma fuori lo attendeva qualcosa di peggiore. Russell li avrebbe cacciati dal set se li avesse scoperti sulla sua roulotte con in mano il cellulare di Shelley.
La maniglia della porta del bagno si girò e Holland si aggrappò alla felpa di Stiles, affondando le sue unghie. Stiles gemette per un attimo, ma il timore di essere scoperto soverchiò ogni dolore.
«Ehi Russell. È arrivata la polizia». Si udì una voce dall’esterno della roulotte e, proprio quando la porta del bagno si era socchiusa per il passaggio di Russell, si richiuse nuovamente. Non appena nella roulotte non ci fu più la presenza del proprietario, Holland liberò tutta la cassa toracica, rilassando i muscoli addominali. Stiles, invece, abituato ai momenti di suspense, si rilassò prestissimo e uscì dal bagno. Pulì il cellulare con la camicia, per cancellare le sue impronte digitali e lo posò di nuovo dentro la cassetta, richiudendola con la chiave.
«Queste lasciamole qui, almeno Russell penserà che le abbia dimenticate» disse Stiles, poggiando il mazzo di chiavi sulla scrivania.
«Andiamo via. Immediatamente!» esclamò Holland, con i capelli elettrizzati dalla paura.
 
Giunti di fronte alla roulotte di Dylan e dopo la totale ripresa di Holland, Stiles espose alla ragazza ciò che scoprì.
«È scomparsa ieri sera e qualcuno l’avrà rapita, traendola in inganno con un messaggio che, astutamente, era firmato con il mio nome.»
«Quindi è stata rapita?» domandò Holland, allarmata.
«Tra tutti i mali più grandi, spero che sia stata rapita, perché non vorrei mai che le torcessero un capello.»
«Pensi che la polizia riuscirà a trovarla?»
«Non so precisamente che genere di malato mentale l’abbia rapita, so solo che bisogna trovarla al più presto» disse Stiles.
«Speriamo che non le succeda niente. Sarebbe la fine per Teen Wolf se accadesse una tragedia del genere sul set» disse Holland. «Adesso però vado nella mia roulotte perché la giornata è stata di gran lunga faticosa e spaventosa.»
«Okay. Ci vediamo più tardi» disse Stiles, facendo per entrare nella roulotte. «A proposito. Perché 2187?»
«È la sua data di nascita» rispose Holland, andando via.
Stiles sgranò gli occhi e arricciò il naso. «Malia in questa dimensione ha ventinove anni?!» esclamò, meravigliato.  
   
 
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