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Autore: LyraB    08/04/2009    3 recensioni
Per salvare Narnia non basterà recuperare il Calice della Creazione: bisognerà distinguere gli amici dai nemici, scoprire di chi ci si può fidare, affrontare i propri sentimenti e sconfiggere le proprie paure... anche quelle inconfessabili.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Peter Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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disperazione
XVIII
Disperazione
Non credevo alle mie orecchie. Il silenzio attorno a me era assoluto, perfino il bosco aveva deciso che non voleva disturbare.
Accarezzai il viso di Peter con le mani che tremavano.
- Peter... non puoi andare via, ti prego. Non lasciarmi sola. -
Gli scostai i capelli dalla fronte, e gli sfiorai le labbra, piegate in quello che sembrava un'ombra di sorriso. Se ne era andato abbracciandomi, e per questo sorrideva.
- Ti prego, apri gli occhi. Non lasciarmi sola in questo posto... non lasciarmi sola in questo mondo. Ho bisogno di qualcuno vicino. Adesso ti sveglierai, vero? Mi stai solo prendendo in giro, lo so... -
La mia voce voleva essere divertita, ma le lacrime ormai mi avevano riempito gli occhi.
Appoggiai la testa sul suo torace, con la vana speranza di sentire anche il minimo palpito del suo cuore. Ma, dentro e fuori di lui, il silenzio era l'unico rumore presente.
Mi aggrappai alla sua casacca. Le lacrime iniziarono a scorrere dai miei occhi, anche se cercavo di trattenermi. A quel punto non era più necessario trattenersi:
- Avevi detto che volevi portare avanti quello che era iniziato tra di noi! E adesso te ne sei andato! Sei un bugiardo, Peter, avevi promesso che saremmo andati avanti insieme! - Gridai.
Una folata di vento fischiò attorno all'albero, e nel buio sceso attorno a noi un flash viola rese ancora più spettrale la notte.
Continuai a piangere, e lasciai che i singhiozzi si mescolassero ai tuoni che rotolavano nell'aria calda e buia della notte fuori dal Salice.
- Lo so che è colpa mia, ma perchè l'hai lasciato morire? Perchè lui e non io? Lui era forte, bello, coraggioso, buono... tanta gente aveva bisogno di lui, tanta gente lo amava... e invece hai portato via lui e non me! Perchè? Perchè? - Gridai, rivolta al cielo che si intravvedeva tra le foglie d'argento del Salice.
La pioggia iniziò a scrosciare: anche il cielo piangeva per Peter.
La rabbia, con il passare del tempo e con lo scorrere delle lacrime, si trasformò in dolore, infine in disperazione.
Non volevo fare nulla, non volevo muovermi, né mangiare, né bere. Volevo stare lì, piangere finchè non si sarebbero consumate tutte le mie lacrime e restare con lui.
Forse volevo anche morire, perchè no? Dopotutto, se lui era morto, il mondo non era giusto, e allora potevo anche io lasciarmi andare, nessuno avrebbe potuto dirmi che “avevo sbagliato”.
In fondo però sapevo che non ne sarei stata capace.
Volevo vivere, e portarmi dentro Peter. Vicino, vicinissimo al cuore.
Volevo fare vivere, almeno nei miei ricordi, il suo sorriso luminoso, i suoi limpidi occhi azzurri, quel modo noncurante e adorabile di passarsi le mani nel ciuffo dorato che gli cadeva di continuo gli occhi, la sua voce musicale. Volevo ricordarlo sorridente e felice, con la divisa della scuola e anche con l'abito da principe che tanto gli si addiceva.
Non volevo morire, perchè se io fossi morta lui sarebbe stato triste.
- Ti amerò per sempre Peter. - Dissi mettendomi in ginocchio, e asciugandomi gli occhi. - Ti amerò per sempre e non potrò mai dimenticare quanto mi hai donato. Ti prego, perdonami per tutto quello che non ti ho detto. Ma ti giuro, davvero, che questa bambina è diventata una ragazza grazie a te. Ho imparato ad amare grazie a te. Non potrò mai amare nessuno con l'innocenza, la purezza e la profondità con cui ho amato te. L'unica cosa che mi rimprovero è quella di non averti detto queste cose quando potevi sentirmi. -
La pioggia continuava a scorrere fuori di lì, e i tuoni e i fulmini si susseguivano in maniera spaventosa. La pioggia e il vento non arrivavano nel cerchio protettivo del Salice d'Argento.
All'improvviso una folata di vento fece volteggiare decine di minuscole foglie d'argento attorno a me. Si posarono sul prato scuro, luccicando d'argento come frammenti di stella.
Una minuscola fogliolina si fermò davanti a me.
Proprio così, si fermò davanti a me.
E allora vidi le minuscole braccia e le gambe, la testolina con i lunghi capelli d'argento e gli occhi neri di quel piccolo essere, che indossava un'abito in tutto e per tutto uguale a una foglia di salice.
Il piccolo essere non aprì la bocca, ma sentii nella mia testa un suono simile al fruscio dell'aria tra le foglie del bosco, che diceva più o meno così:
“Possiamo aiutarti.”
- Cosa? -
“Noi possiamo salvarlo.”
- Ma... come potete? Lui.. lui è... - Ma le parole mi morirono in bocca.
“C'è una sola cosa più forte della morte. È l'amore.”
- Ma può davvero riportarlo in vita? -
“Non sarebbe la prima volta che l'amore vi fa sopravvivere alle avversità del vostro viaggio.”
- Ma tu chi sei? -
“Noi fate ci siamo nascoste, in attesa della vittoria di Narnia su Calormen. Ora possiamo aiutarti, usando la nostra magia.”
- Io... farò qualunque cosa posso per aiutarvi. -
“Noi lo riporteremo in vita, ma tu non devi mai lasciarlo solo. Se se ne andrà di nuovo nessuno potrà più riportarlo da te.”
Mi sentivo davvero strana. Potevo riavere Peter anche ora che mi ero convinta di averlo perso per sempre? Ma ci volevo credere? Non sarebbe stata solo un'altra illusione?
Il solo pensiero di riavere Peter vicino mi dava alla testa.
- Ci sto. - Risposi.
La minuscola foglia sparì, cadendo ai miei piedi.
Una folata di vento entrò da fuori, e spazzò il prato con la sua forza fresca e pulita. L'aria aveva il profumo del mondo rinfrescato dal temporale che si stava allontanando.
Le foglie d'argento si alzarono da terra tutte insieme, in un turbine color acciaio. Lentamente scomparvero, una dopo l'altra.
Un tuono lontano rimbombò dietro le montagne, e io mi avvicinai a Peter trattenendo il respiro.
Volevo sperarci.
Nell'eterno istante che seguì, osservai le ciglia brune di Peter immobili.
Poi, un lieve movimento. Uno spiraglio di cielo tra le sue palpebre, e due stanchi occhi azzurri mi fissarono.
- Elie... hai paura del temporale? - Disse con un sussurro, un sorriso vago sulle labbra.
Mi gettai su di lui, abbracciandolo e piangendo disperatamente.
Il suo braccio sano mi strinse e mi accarezzò i capelli.
- Va tutto bene, è passato. - Disse sottovoce.
Appoggiai il viso nell'incavo del suo collo e rimasi abbracciata a lui.
- Ti amo, Peter. Ti amo davvero. -
- Anche io ti amo, mia Elie. -
Le sue labbra sfiorarono la mia fronte, e io trattenni un'altra ondata di lacrime di felicità.
Qualche ora dopo mi svegliai, sempre abbracciata a lui.
Ricordavo la voce della piccola fata: non dovevo lasciarlo solo.
Gli presi una mano, e Peter si mosse appena.
Iniziai a cantare una canzone che mia madre mi cantava da bambina, mentre mi faceva le trecce prima di andare a scuola.
Gli cantai tutte le canzoni che conoscevo, una dopo l'altra, e poi gli raccontai tutte le favole che sapevo, e ne inventai altre. Oppure gli parlavo dei miei genitori, di Juliet, della nostra infanzia, dei giochi che facevamo. E quando ero troppo stanca per parlare, mi stendevo accanto a lui e lo abbracciavo.
Per giorni parlavo e parlavo, mangiavo pochissimo, e dormivo altrettanto poco.
Una mattina, era da poco passata l'alba, mi sentivo troppo spossata per aprire bocca, così rimasi abbracciata a Peter, godendomi il suo profumo e ascoltando il battito del suo cuore con la testa appoggiata alla sua spalla.
Uno scalpiccio di zoccoli mi fece sussultare.
Le fronde del Salice si scostarono e la luce bianca del mattino inondò il Salice. La figura che era entrata si chinò verso di noi e riconobbi la barba rossa – ormai molto grigia – di re Aldian.
- Lady Elizabeth? -
- Maestà, dobbiamo fare presto, Peter non sopravvivrà molto a lungo. - Esclamai.
Il re si chinò su Peter, e poi annuì.
In quel momento una calda luce dorata illuminò il Salice.
Aslan entrò con un sorriso tra i baffi.
- Aslan! - Gridai, gettandomi ad abbracciarlo stretto.
- Le fate hanno fatto un buon lavoro, a quanto vedo. - Disse lui.
- Oh, non puoi sapere quanto io sia loro grata... - Risposi io.
- Avete salvato Narnia, riprendendo il Calice. In qualche modo vi erano debitrici. Ora torniamo a palazzo. - Disse Aslan.
Con un'occhiata mi fece cenno di salirgli in groppa e poi Aldian mise Peter davanti a me. Aveva ripreso i sensi e si guardava intorno con aria spaesata e molto stanca.
Aldian prese i nostri bagagli, compreso il preziosissimo Calice, e li caricò su Aslan. Poi salì dietro di me, sorridendomi benevolo.
- Tenetevi forte! - Esclamò Aslan. - Aldian, è tutto pronto? -
- Quando vuoi, Aslan! - Rispose il re.
Aslan ruggì in un modo che non si può nemmeno descrivere. Un ruggito così potente e bello non l'avevo mai sentito. Il mondo scorreva velocissimo attorno a me, e qualche minuto dopo eravamo a Narnia.
Non appena vidi le bianche mura di casa, la stanchezza mi prese all'improvviso, e chiusi gli occhi. Non volevo fare né dire nulla. Volevo solo riposarmi un po'.
Eravamo al sicuro, a casa.
Finalmente.

--***--
NdA: ok, come promesso ci ho meso meno ad aggiornare! Che ne pensate? Come ci siete rimasti quando avete capito che Peter era morto davvero? Beh, per fortuna che c'erano le fate!!! Fatemi sapere che ne pensate, mi piacerebbe saperlo!
Ah,
vorrei fare dei ringraziamenti, alle porte del ventesimo capitolo (mai scritto una storia così lunga!):
- a Jiu, ovviamente.. la mia recensitrice ufficiale! Il prossimo capitolo sarà per te!
- a Benedetta, perchè ha recensito anche lei! *me commossa*  - hai visto, Peter non è morto! Ma ci saranno ancora alcuni problemucci da risolvere, prima della fine della storia!
Poi vorrei ringraziare quelli che hanno messo la storia nei preferiti, e per la precisione: Anonimated, Aquizziana, Babylaura, Bella95, Nemothenameless, ovviamente PrincessJiu e QueenBenedetta, Sole a Mezzanotte ed Ellie! Grazie mille, mi fa piacere che la storia piaccia!
Grazie a chiunque legga, recensisca o apprezzi!
Al prossimo capitolo! (no, non è finita così XD)
baci baci! *Flora*
   
 
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