Twenty-second
Shirai correva verso Itachi,
mentre il resto degli shinobi si raggruppava per andare a controllare cosa stesse
succedendo ed alcuni si dirigevano dalla Godaime per informarla dell’accaduto e
attendere ordini.
Shizune nel frattempo aveva
notato una cosa particolare nelle sbarre di ferro che stava analizzando. Dopo
la prima esplosione, talmente forte che l’aveva sentita anche lei, avevano
iniziato a vibrare leggermente come se rispondessero a un segnale e alla fine
capì: colui che aveva attaccato Konoha era sicuramente Pain, capo dell’Akatsuki
e assassino di Jiraiya.
Ino, Sakura e Hinata erano
poco lontane dal luogo dell’esplosione e furono le prima a giungere in
soccorso: alcuni dei civili, purtroppo, erano al di là delle loro possibilità,
poiché già deceduti, ma riuscirono a salvare parecchie persone tirandole fuori
dalle macerie.
Mentre Ino stava sistemando
una gamba rotta, un enorme essere simile a un gigantesco millepiedi, di colore
arancio e con occhi viola, fece la sua apparizione: mentre Sakura caricava il
colpo, qualcuno la anticipò tagliando la testa dell’animale di netto.
Su uno dei palazzi ancora in
piedi vi era Sasuke dalla cui mano destra usciva ancora qualche scintilla: la
sua Chidori Eisō aveva ucciso il millepiedi.
«Sakura va’ all’ospedale! Li
avranno bisogno di te sia per curare i feriti sia per dirigere tutto:
Shizune-sama è ancora impegnata con l’autopsia. Va’, veloce» le disse Sasuke,
prima di aggiungere «Stai attenta» e sparire.
Ino e Hinata, dopo avere
aiutato Sakura a portare i feriti all’ospedale e affidati quelli in grado di
camminare ad Iruka, che si stava preoccupando di portare la popolazione civile
nei rifugi sulla montagna degli Hokage, si diressero al palazzo della Godaime
per sentire gli ordini.
Purtroppo qualcuno le
attaccò prima e si ritrovarono davanti un ragazzo dai capelli arancioni corti e
otto barre di metallo piantate ai lati del naso.
Le due kunoichi si fermarono
di colpo sentendo una strana aura provenire dal ragazzo loro dinnanzi: Hinata
decise di controllarlo con il Byakugan e rimase senza parole.
Quel ragazzo aveva del
chakra, ma non scorreva all’interno dei suoi canali.
Quel ragazzo era morto e si
muoveva solo grazie a quei pezzi di metallo conficcati nel suo corpo di
cadavere.
*
Il Clan degli Uchiha era già
in assetto da guerra dopo la seconda esplosione: avevano mandato i civili con
il resto della popolazione del villaggio e ora coloro che erano in grado di
battersi si stavano dirigendo verso il luogo dell’esplosione.
«Saori!» chiamò la voce
autoritaria di Hideki «Dov’è Itachi-san?».
«Doveva incontrarsi con la
sua compagna di Team per gli allenamenti al campo zero: probabilmente si sarà
già diretto verso il luogo dell’esplosione» disse la ragazza, mentre il padre
borbottava sulla perdita di tempo per allenare una kunoichi poco dotata come
Shirai.
Shisui e Ayane erano come
sempre vicini: il ragazzo aveva già il Mangekyō pronto e ciò preoccupò ancora
di più la sua compagna di Team.
Shisui volse il suo sguardo
terrificante verso di lei e le sorrise: «Neh, Ayane-chan. Se Konoha sopravvivrà
a tutto questo e noi saremo qui per vedere l’alba di domani, ci sono molte cose
che devo dirti».
Ayane annuì e rispose:
«Credo di avere anche io qualcosa da dire, Shisui».
E poi entrambi partirono
verso la battaglia, consapevoli che, forse, quella era l’ultima volta che si
sarebbero visti.
Sakura aveva preso in mano
le redini dell’ospedale ormai da quasi un’ora quando sentì i chakra di tanti
aumentare, segno che stavano combattendo: soprattutto quello di Kakashi le
sembrava particolarmente attivo.
«Stai attento,
Kakashi-sensei» sussurrò la kunoichi dai capelli rosa, ormai completamente
madidi di sudore, prima di iniziare a curare un altro ferito, l’ennesimo e
sicuramente non l’ultimo di quella giornata.
Tsunade, dopo aver decretato
lo stato di emergenza, si era posizionata sul tetto del palazzo e da lì aveva
evocato la sua lumaca gigante Katsuyu, la quale si era divisa in tante altre di
dimensioni minori, che si erano riversate in paese per prestare soccorso ai
vari feriti e anche per fungere da filo di comunicazione.
Shirai correva verso il
campo zero quando sentì il chakra di Itachi avvicinarsi: decise di aspettare il
suo capitano così da sentirne gli ordini.
Peccato che quando la vide
la prima cosa che controllò fu che fosse viva e senza ferite, lasciandola un
attimo basita: dove era finito il freddo capitano Anbu per il quale la missione
e la protezione di Konoha veniva prima di tutto?
«Itachi! Sto bene, dimmi
cosa dobbiamo fare» disse la ragazza, scostando la mano dell’Uchiha che stava
controllando se avesse ferite alla testa.
«Kakashi-san sta combattendo
contro due di loro, mentre Ino-san e Hinata-san ne hanno incontrato un terzo.
So che sono sei gli invasori, quindi dobbiamo scoprire dove sono gli altri tre.
Non ti preoccupare, il mio clan si è già mobilitato e presteranno aiuto a
tutti. Andiamo, dobbiamo trovare gli altri tre».
*
Kakashi nel frattempo, anche
con l’aiuto di Chōji e Chōza, era in evidente difficoltà: nonostante lo
avessero imbrogliato cercando di tenerlo fermo prima di attaccarlo, il jutsu
usato dal nemico era troppo potente e imprevedibile.
Era riuscito a scoprire
solamente che tra un uso e l’altro di quella strana forza respingente passavano
cinque secondi, un tempo esiguo, ma sapeva che c’era qualcuno in grado di
usarli al meglio.
Shunshin no Shisui lascio il
resto a te.
A
questo pensò Kakashi che, scioccando chiunque fosse in grado di leggere le
tracce di chakra, si spense quando il Pain che aveva affrontato gli trafisse il
cranio con un semplice chiodo.
Nel
contempo la donna che accompagnava Pain era impegnata a interrogare e uccidere
chiunque trovasse sul suo cammino: fu intercettata da Saori Uchiha, la quale
capì immediatamente che quella sarebbe stata la sua battaglia.
«Una
Uchiha. Bene. Se ti interrogherò saprò esattamente dove si trova Uzumaki
Naruto» disse il membro dell’Akatsuki, prima di scagliare i suoi origami verso
Saori, la quale cercò di bruciarli con il katon, ma con scarsi risultati.
«È
inutile che opponi resistenza. I miei origami non hanno ceduto al fuoco di Jiraiya-sensei,
come credi di avere qualche possibilità?» le disse, lanciando un’altra orda di
origami.
Questa
volta vennero spazzati via da una corrente potente, causata da Ayane, giunta in
aiuto alla sua compagna.
«Saori,
sei ferita?» le chiese, vedendo che l’altra scuoteva il capo in segno di
diniego.
«Il
fuoco non funziona su quei pezzi di carta che lancia».
«Allora
li devieremo con il vento» rispose Ayane, caricando un’altra raffica di aria
intrisa di chakra.
Konan
rimase comunque impassibile, anche se ogni suo attacco andava a vuoto e le due
kunoichi di Konoha non capirono come potesse rimanere perfettamente calma.
«I
vostri attacchi sono deboli e inutili» disse Konan, prima di attaccare di
nuovo.
Choji,
dopo essersi finto morto e una volta che il Pain contro cui stava combattendo
se ne fu andato con il compagno, scattò verso il palazzo dell’Hokage e qui
diede tutte le informazioni scoperte alla Godaime, la quale lo informò di
tornare immediatamente da suo padre che era sopravvissuto allo scontro, a
differenza di Kakashi.
Lo
shinobi quindi tornò sul luogo in cui avevano combattuto, mentre da un’altra
parte Shisui era intervenuto per aiutare Hinata e Ino: le due ragazze erano
riuscite a sfuggire dal farsi afferrare dal nemico che usava un jutsu
sconosciuto, il quale pareva uccidere senza nemmeno ferire l’avversario.
«Andate,
a lui ci penso io» disse Shisui.
«Stai
attento a non farti afferrare» gli disse Ino, vedendo che Shisui sorrideva.
«Non
ci riuscirà» rispose convinto l’Uchiha prima di sparire alla loro vista e
ingaggiare il combattimento contro il nemico.
Shisui
usava, oltre al fuoco, anche l’elemento vento, proprio come Ayane: le sue fiamme
bruciavano alte e calde, distruggendo qualunque cosa capitasse loro a tiro.
Dopo
pochi minuti il corpo del nemico giaceva carbonizzato a terra e, mentre Shisui
si stava voltando per andare da un’altra parte –sentiva il chakra di Ayane in
diminuzione- avvertì una nuova presenza: voltandosi, Sharingan attivo, vide
un’enorme testa alle spalle del cadavere, che lo ingoiò completamente.
Rimase
fermo Shisui per capire cosa stava succedendo e quando vide il nemico uscire
come nuovo dalla bocca di quella strana creatura, disse:
«Cosa
diavolo siete?» e ingaggiò di nuovo il combattimento.
*
Il
Pain che aveva combattuto e ucciso Kakashi si trovava in quel momento al
cospetto di Tsunade, alla quale chiese dove si trovasse Naruto.
La
donna non rispose, ovviamente, anche se aveva riconosciuto in quel Pain il
bambino del villaggio della pioggia che Jiraiya aveva salvato ed addestrato.
«Come
hai potuto uccidere Jiraiya? Era il tuo sensei e ti ha salvato la vita!» gli
gridò contro la Godaime.
«Nessuno
di voi conosce il vero dolore» rispose l’altro, senza dire altro che potesse
aiutare chi lo ascoltava a comprendere cosa intendesse con quella frase.
«Non
ti lasceremo prendere Naruto» ribadì la donna.
«Se
credi che Konoha possa proteggerlo ti sbagli. Il villaggio non è in grado di
fermarci, soprattutto ora che abbiamo raccolto quasi tutti i Bijū».
«Sei
tu quello in errore. Non saremo noi a proteggere Naruto. Lui è forte».
*
Itachi
e Shirai si erano divisi e la ragazza si trovava poco lontano dalla sala degli
interrogatori poiché aveva visto una dei nemici andare verso quella direzione:
vide poi Ino, separatasi da Hinata la quale era andata a cercare il cugino
uscito in missione con il suo Team e in procinto di tornare, in compagnia di
Inoichi, Shizune e Sasuke scappare lontano dal luogo dove erano comparse un
numero infinito di evocazioni.
Decise
di seguire il gruppo, attirando la loro attenzione e chiedendo informazioni una
volta raggiunto il luogo dove venivano decrittati i messaggi in codice.
Qui
Shizune spiegò loro che le barre di metallo erano una sorta di recettori di
chakra che un mittente emetteva per controllare gli invasori. Inoichi spiegò
che la ragazza con la capacità di evocare qualunque tipo di bestia era
sicuramente già morta: questo gli avevano mostrato i ricordi dello shinobi
della pioggia che avevano interrogato.
«Mi
state dicendo che questo Pain riesce a controllare sei persone morte da
lontano? E che potrebbero essercene altri?» chiese Shirai per conferma.
Prima
che Inoichi potesse risponderle un ragazzo dai capelli arancio molto lunghi
arrivò al centro del gruppo: nemmeno Sasuke lo aveva sentito arrivare.
Shirai
vide il nemico mirare proprio all’Uchiha e, con uno spintone, lo allontanò
dalla presa del Pain, che afferrò lei saltando su uno dei tetti spioventi vicini
e poggiandole una mano sulla testa.
Shirai
sentì un’ondata di disgusto invaderla, talmente forte che le veniva da
vomitare, ma i suoi muscoli, volontari o meno, non rispondevano: cercò di
liberarsi usando il fulmine, ma una voce le parlò nella testa.
«Lascia
perdere, Shirai Nakamura di Konoha. Niente riuscirà a salvarti ora che so dove
si trova Uzumaki Naruto» le disse e fu un quel momento che Shirai sentì il
freddo avvolgerla: partì dalla punta dei piedi, per poi risalire rapido per
tutto il corpo fino ad arrivare ai polmoni, impedendole di respirare, e al
cuore che rallentò i battiti al minimo.
Quando
quel freddo innaturale arrivò al cervello seppe di essere spacciata.
Itachi, mi dispiace.
Fu
l’ultimo pensiero di Shirai prima di essere avvolta dal completo silenzio e dal
buio assoluto.
Ino
e il resto del gruppo vide Shirai completamente alla mercé del nemico: era
immobile con gli occhi sbarrati e il respiro affannoso.
«No!
Non lo fare!» gridò per primo Sasuke, vedendo il Pain estrarre qualcosa dal
corpo di Shirai: una sostanza lattiginosa di colore bianco. Il corpo di Shirai
divenne floscio e cadde dal tetto: Sasuke scattò in avanti, afferrandola prima
che toccasse terra.
Peccato
che non servì a nulla: Shirai Nakamura era morta.
Sasuke non fece nemmeno in
tempo a guardare il Pain colpevole che questi sparì in una nuvola di fumo
bianco, seguito da tutti gli animali evocati dalla Pain femmina.
Shisui si ritrovò,
dall’altra parte del villaggio, a scagliare fiamme contro il nulla, mentre
Ayane e Saori sospirarono di sollievo nel vedere quella donna sparire.
Saori aveva un brutto
squarcio all’addome e doveva essere portata all’ospedale: Ayane si voltò pronta
a camminare fino al suddetto luogo, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
«Non lo sento più» sussurrò
Saori, sputando sangue «Non sento più il chakra di Shirai».
Ayane spalancò gli occhi dal
terrore: doveva solo sperare che la sua amica lo avesse completamente
mascherato, anche se sapeva che Shirai non ne era in grado.
*
Sasuke stava cercando in
tutti i modi di rianimare Shirai, ma nemmeno le lumache di Tsunade potevano
fare qualcosa: l’Uchiha era disperato, poiché sapeva che se lei non lo avesse
scansato, sarebbe stato lui quello morto.
Sentì poi il chakra di suo
fratello in avvicinamento e capì che per Itachi sarebbe stato devastante sapere
che Shirai era morta e si preparò ad affrontarlo.
Pochi secondi dopo Itachi
era lì, Sharingan attivo e sguardo indecifrabile puntato sul corpo esanime che
suo fratello stringeva ancora.
«Sasuke, lasciala» disse perentorio,
avvicinandosi e togliendo dalle mani del fratello le spoglie mortali della sua
amica.
«È colpa mia nii-san» disse
Sasuke «Mi ha salvato la vita perché ero disattento».
«Non è colpa di nessuno. È
stata una sua scelta» disse Itachi, prima di allontanarsi.
«Dove la porti?» chiese Ino.
«In un posto dove nessuno
oserà toccarla di nuovo» rispose, prima di sparire nel nulla.
*
Sul tetto del palazzo
dell’Hokage Tsunade stava cercando di comprendere come mai Yahiko, che Jiraiya
descriveva come una copia adulta di Naruto, si fosse trasformato in un tale
mostro, ma le sue parole e domande non trovarono né appiglio né risposta: lo
vide levarsi verso il cielo con le braccia spalancate e, lei non poteva
saperlo, gli altri corpi usati da Pain si afflosciavano poco fuori da Konoha
sotto lo sguardo preoccupato di Konan.
«Sta’ attento, Nagato» disse
la ragazza, consapevole che lui non potesse sentirla.
L’unico Pain rimasto, quello
con le sembianze di Yahiko, era ormai talmente in alto che poteva scorgere
tutta Konoha o ciò che i suoi stessi poteri avevano lasciato in piedi.
«Shinra Tensei» disse con la
voce bassa che lo contraddistingueva.
E fu il caos.
Un’enorme forza distruttiva
si abbatté sul villaggio di Konoha, spazzando via tutto ciò che incontrava sul
suo cammino e lasciando un cratere enorme e morte, tanta.
Alcuni shinobi, tra cui
Sakura, erano sopravvissuti poiché le lumache di Tsunade li avevano avvolti e
protetti dall’impatto: quando si ripresero dalla shock capirono che Konoha non
esisteva più.
Hinata, Ino, Sakura,
Inoichi, Shikamaru, Shikaku, Shino e i suoi famigliari, Tsunade, Itachi,
Sasuke, Ayane e Saori rimasero fermi a contemplare l’enorme distruzione che un
solo uomo aveva portato al loro amato villaggio.
Itachi guardò ancora una
volta il corpo esanime di Shirai e sentì uno strano pizzicore agli occhi, che
si trasformò ben presto in dolore: sentì i bulbi oculari andare in fiamme, come
se fossero trafitti da spilli bollenti e dovette accucciarsi per far fronte al
male che sentiva.
Durò pochi attimi e quando
riaprì gli occhi Itachi non aveva più lo stesso Sharingan di prima, ma come
Shisui aveva sviluppato il Mangekyō .
Ayane non sentiva più il
chakra di Shisui e, dopo aver lasciato Saori con Iruka era corsa a cercarlo: lo
trovò steso a terra circondato da macerie, mentre un bambino piangeva vicino.
«Nee-chan! Shisui-nii non risponde più» disse il bambino «Si è
messo davanti a me!».
Ayane guardò il corpo
esamine del suo migliore amico, di colui di cui era innamorata da anni ormai e
pianse insieme al bambino: non cercò di consolarlo, poiché in mezzo a tutto
quel dolore non ve n’era alcuna.
Sakura era rimasta
pietrificata davanti a quel disastro e l’unica cosa che riuscì a fare con le
poche forze rimastegli fu gridare il nome di Naruto.
E come se il biondo shinobi l’avesse sentita
apparve proprio nel cratere creato da Pain, di fronte al nemico.
Naruto chiese ai rospi che
lo avevano accompagnato come mai non si trovassero a Konoha, ma la moglie di
Fukasaku li informò che quello era il villaggio, o ciò che era rimasto.
Naruto si volse verso il
nemico trovando davanti a sé Tsunade, ormai completamente priva di chakra,
tanto che il segno che portava in fronte era sparito.
«Baa-chan. Lascia fare a me.
Questo nemico non è abbastanza per far scomodare l’Hokage di Konoha» disse
Naruto, che attraverso le lumache di Tsunade informò gli altri di restarne
fuori.
Sasuke non aveva la minima
intenzione di lasciare tutto nella mani di Naruto e scese nel campo di
battaglia, seguito da suo fratello.
«Ehi dobe. Non vorrai tutta
la gloria per te» disse Sasuke, accorgendosi che Naruto era diverso dal solito:
fu Itachi a sciogliere i suoi dubbi.
«Vedo che hai imparato il
senjutsu, Naruto-san».
«Ottima osservazione,
Itachi! E io vedo che i tuoi occhi sono diversi» disse il ragazzo, notando che
lo Sharingan di Itachi era davvero potente. Lo videro poi incupirsi e chiedere:
«Kakashi-sensei e Shirai sono in missione fuori?».
«No. Shirai mi ha salvato la
vita e Kakashi-sensei ha combattuto per darci le informazioni necessarie a
combattere quel mostro» disse Sasuke, senza guardare l’amico negli occhi,
poiché sapeva già che vi avrebbe scorto molto dolore: dopo la perdita di
Jiraiya, Kakashi era l’altro sensei più importante per il biondo, mentre Shirai
era l’unica che lo avesse sempre trattato da essere umano e non come
Jinchūriki.
I tre si misero in posizione
di attacco e si scagliarono contro il nemico: le informazioni recuperate li
aiutarono molto, poiché la prima ad essere eliminata fu colei che aveva il
potere dell’evocazione, così da lasciare campo libero ai rospi giganti.
Naruto stupì molto i due
Uchiha, scagliando un Rasen Shuriken potentissimo che colpì in pieno il Pain
più importante, cioè colui che riportava in vita i morti.
Ne rimanevano solo due
all’appello, poiché anche quello che aveva ucciso Shirai era stato eliminato da
Itachi, che lo aveva intrappolato in un genjutsu e ucciso senza problemi.
I due rimasti erano Tendo,
il Pain che aveva distrutto Konoha con un solo jutsu, e Gakidō quello che
assorbiva il chakra.
«Dovremo impegnarci
parecchio» disse Sasuke.
«Naruto. Lascia questi due a
noi. Tu devi trovare chi li controlla» disse Itachi.
«No! Ucciderò quel mostro!»
protestò il Jinchūriki, ma Itachi gli mise le mani sulle spalle, obbligandolo a
calmarsi.
«Se trovi ed elimini chi
guida questi corpi, tutto finirà. Sei l’unico in grado di farlo in fretta con
la modalità Sennin. Quindi, per favore, vai!» gli disse, porgendogli una barra
di metallo, identica a quelle conficcate nei vari Pain.
Naruto fissò un attimo quell’oggetto
che prese a vibrare e decise di ubbidire agli ordini di Itachi: sapeva che i
due Uchiha avrebbero ucciso i nemici.
Non aveva dubbi che lo
stesso dolore li animasse entrambi: avevano perso tutto, compreso Shisui.
«Vado. Vedete di non farvi
uccidere, dattebayo» disse il biondo, partendo poi verso il luogo in cui il
nemico era nascosto.
Venne però intercettato da
Hinata, la quale prese a correre al suo fianco, Byakugan attivo:« Non ho
intenzione di rimanere indietro anche se me lo chiedi. E inoltre con il
Byakugan faremo più in fretta» disse la ragazza, facendo sorridere soddisfatto
Naruto, che ripartì con nuovo vigore verso la sua meta.
*
Itachi aveva lasciato il
corpo senza vita di Shirai in casa sua: il quartiere Uchiha era molto distante
dal centro di Konoha e protetto da molti jutsu, quindi il colpo di Pain aveva
avuto meno effetto.
Le case erano comunque in
condizioni disastrose e Mikoto, che si era rifiutata categoricamente di seguire
i civili nei nascondigli, stava recuperando alcuni oggetti per lei importanti.
Entrando con difficoltà
nella camera di Itachi, vide Shirai stesa sul letto di suo figlio e capì
subito.
Fugaku, entrato per vedere
dove fosse finita sua moglie, la trovò sulla porta con la mano premuta sulla
bocca, lo sguardo sconvolto e il volto cinereo.
«Mikoto, cosa è successo?»
le chiese allarmato, guardando dentro la camera di Itachi e pensando ci fosse
uno dei suoi figli ferito o deceduto: quando vide il corpo della ragazza che
tanto detestava non poté trattenere un sospiro di sollievo.
«Non osare essere contento
per questo, Fugaku Uchiha» disse la voce roca e rotta dal pianto di Mikoto
«Come puoi non capire quanto stia soffrendo tuo figlio ora che lei se n’è
andata dove non può raggiungerla? Come puoi gioire per una vita così giovane
sprecata?».
«Sono solo sollevato che non
sia uno dei miei figli, Mikoto, e non posso essere biasimato per questo. Non
comprendo l’affetto di nostro figlio verso quella ragazza, ma cercherò di
comprendere il dolore per la sua scomparsa» le disse, abbracciandola, mentre la
donna si lasciò andare ad un pianto liberatorio.
«Dobbiamo andare dove stanno
combattendo i nostri figli, Mikoto. Lei starà bene qui» disse ancora, prima di
andarsene con la moglie.
Sasuke e Itachi intanto
combattevano contro uno solo dei Pain, Tendo: non riuscivano a colpirlo e
nemmeno i genjutsu avevano effetto su di lui.
Itachi sapeva che il
Mangekyō aveva qualche particolare abilità, ma lo aveva acquisito da troppo
poco tempo per conoscerla e Shisui non era lì ad aiutarlo.
Sasuke lanciò una palla di
fuoco, la quale venne nuovamente deviata dal nemico e l’Uchiha minore fu
costretto a scansare un colpo saltando e affiancando il fratello.
«Cinque secondi sono troppo
pochi per i nostri attacchi, Itachi. Ci vorrebbe..-»
«La velocità di Shisui. Lo
so, ma lui non può più aiutarci, dobbiamo trovare il modo di eliminarlo da
soli» disse Itachi iniziando a riflettere e cercando di capire quale potesse
essere l’abilità nascosta del suo Mangekyō.
In quel momento gli vennero
in menti alcuni ricordi di suo padre che gli spiegava quali potessero essere le
abilità di un Mangekyō e decise di provare qualcuno di quelli elencati.
Fece i simboli necessari, ma
non successe nulla: il primo tentativo era andato a vuoto.
Provò di nuovo e questa
volta sentì qualcosa di strano all’occhio destro e sentì del liquido colare,
denso e dall’odore ferroso: toccandosi la guancia si accorse che sanguinava.
«Itachi!» lo chiamò proprio la
voce di suo padre, appena giunto sul luogo dello scontro «Quello è l’Amaterasu!».
E il ragazzo capì: ora niente sarebbe sfuggito al suo sguardo.
Ok. Sono tipo in mega ritardo. Non ho molte scusanti a parte impegni vari e anche la pigrizia. Sappiate che il capitolo non l'ho riletto molto bene e spero non ci siano troppi errori. Spero che lo leggiate!
Lena