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Autore: Lena Mason    02/05/2016    2 recensioni
Konohagakure è il villaggio più grande e potente nella terra del fuoco e di quelle limitrofe: qui convivono alcuni dei clan più importanti nell’ambiente degli shinobi. Clan con grandi abilità: gli Uchiha con lo Sharingan, gli Hyūga con il Bykugan, gli Aburame con la capacità di controllare gli insetti a loro piacimento e gli Inuzuka, grandi addestratori di cani ninja, sono solo alcuni tra i più importanti. Dopo lotte intestine, tradimenti e un tentativo di rovesciare l’Hokage, la popolazione degli shinobi di Konoha dovrà unirsi, combattere a fianco con gli altri villaggi e fermare a tutti i costi la guerra che incombe. [Spoiler per chi segue l'edizione italiana]
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden, Dopo la serie
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Twentysecond

Twenty-second

 

Shirai correva verso Itachi, mentre il resto degli shinobi si raggruppava per andare a controllare cosa stesse succedendo ed alcuni si dirigevano dalla Godaime per informarla dell’accaduto e attendere ordini.

Shizune nel frattempo aveva notato una cosa particolare nelle sbarre di ferro che stava analizzando. Dopo la prima esplosione, talmente forte che l’aveva sentita anche lei, avevano iniziato a vibrare leggermente come se rispondessero a un segnale e alla fine capì: colui che aveva attaccato Konoha era sicuramente Pain, capo dell’Akatsuki e assassino di Jiraiya.

 

Ino, Sakura e Hinata erano poco lontane dal luogo dell’esplosione e furono le prima a giungere in soccorso: alcuni dei civili, purtroppo, erano al di là delle loro possibilità, poiché già deceduti, ma riuscirono a salvare parecchie persone tirandole fuori dalle macerie.

Mentre Ino stava sistemando una gamba rotta, un enorme essere simile a un gigantesco millepiedi, di colore arancio e con occhi viola, fece la sua apparizione: mentre Sakura caricava il colpo, qualcuno la anticipò tagliando la testa dell’animale di netto.

Su uno dei palazzi ancora in piedi vi era Sasuke dalla cui mano destra usciva ancora qualche scintilla: la sua Chidori Eisō aveva ucciso il millepiedi.

«Sakura va’ all’ospedale! Li avranno bisogno di te sia per curare i feriti sia per dirigere tutto: Shizune-sama è ancora impegnata con l’autopsia. Va’, veloce» le disse Sasuke, prima di aggiungere «Stai attenta» e sparire.

Ino e Hinata, dopo avere aiutato Sakura a portare i feriti all’ospedale e affidati quelli in grado di camminare ad Iruka, che si stava preoccupando di portare la popolazione civile nei rifugi sulla montagna degli Hokage, si diressero al palazzo della Godaime per sentire gli ordini.

Purtroppo qualcuno le attaccò prima e si ritrovarono davanti un ragazzo dai capelli arancioni corti e otto barre di metallo piantate ai lati del naso.

Le due kunoichi si fermarono di colpo sentendo una strana aura provenire dal ragazzo loro dinnanzi: Hinata decise di controllarlo con il Byakugan e rimase senza parole.

Quel ragazzo aveva del chakra, ma non scorreva all’interno dei suoi canali.

Quel ragazzo era morto e si muoveva solo grazie a quei pezzi di metallo conficcati nel suo corpo di cadavere.

 

*

Il Clan degli Uchiha era già in assetto da guerra dopo la seconda esplosione: avevano mandato i civili con il resto della popolazione del villaggio e ora coloro che erano in grado di battersi si stavano dirigendo verso il luogo dell’esplosione.

«Saori!» chiamò la voce autoritaria di Hideki «Dov’è Itachi-san?».

«Doveva incontrarsi con la sua compagna di Team per gli allenamenti al campo zero: probabilmente si sarà già diretto verso il luogo dell’esplosione» disse la ragazza, mentre il padre borbottava sulla perdita di tempo per allenare una kunoichi poco dotata come Shirai.

Shisui e Ayane erano come sempre vicini: il ragazzo aveva già il Mangekyō pronto e ciò preoccupò ancora di più la sua compagna di Team.

Shisui volse il suo sguardo terrificante verso di lei e le sorrise: «Neh, Ayane-chan. Se Konoha sopravvivrà a tutto questo e noi saremo qui per vedere l’alba di domani, ci sono molte cose che devo dirti».

Ayane annuì e rispose: «Credo di avere anche io qualcosa da dire, Shisui».

E poi entrambi partirono verso la battaglia, consapevoli che, forse, quella era l’ultima volta che si sarebbero visti.

 

Sakura aveva preso in mano le redini dell’ospedale ormai da quasi un’ora quando sentì i chakra di tanti aumentare, segno che stavano combattendo: soprattutto quello di Kakashi le sembrava particolarmente attivo.

«Stai attento, Kakashi-sensei» sussurrò la kunoichi dai capelli rosa, ormai completamente madidi di sudore, prima di iniziare a curare un altro ferito, l’ennesimo e sicuramente non l’ultimo di quella giornata.

Tsunade, dopo aver decretato lo stato di emergenza, si era posizionata sul tetto del palazzo e da lì aveva evocato la sua lumaca gigante Katsuyu, la quale si era divisa in tante altre di dimensioni minori, che si erano riversate in paese per prestare soccorso ai vari feriti e anche per fungere da filo di comunicazione.

 

Shirai correva verso il campo zero quando sentì il chakra di Itachi avvicinarsi: decise di aspettare il suo capitano così da sentirne gli ordini.

Peccato che quando la vide la prima cosa che controllò fu che fosse viva e senza ferite, lasciandola un attimo basita: dove era finito il freddo capitano Anbu per il quale la missione e la protezione di Konoha veniva prima di tutto?

«Itachi! Sto bene, dimmi cosa dobbiamo fare» disse la ragazza, scostando la mano dell’Uchiha che stava controllando se avesse ferite alla testa.

«Kakashi-san sta combattendo contro due di loro, mentre Ino-san e Hinata-san ne hanno incontrato un terzo. So che sono sei gli invasori, quindi dobbiamo scoprire dove sono gli altri tre. Non ti preoccupare, il mio clan si è già mobilitato e presteranno aiuto a tutti. Andiamo, dobbiamo trovare gli altri tre».

*

Kakashi nel frattempo, anche con l’aiuto di Chōji e Chōza, era in evidente difficoltà: nonostante lo avessero imbrogliato cercando di tenerlo fermo prima di attaccarlo, il jutsu usato dal nemico era troppo potente e imprevedibile.

Era riuscito a scoprire solamente che tra un uso e l’altro di quella strana forza respingente passavano cinque secondi, un tempo esiguo, ma sapeva che c’era qualcuno in grado di usarli al meglio.

Shunshin no Shisui lascio il resto a te.

A questo pensò Kakashi che, scioccando chiunque fosse in grado di leggere le tracce di chakra, si spense quando il Pain che aveva affrontato gli trafisse il cranio con un semplice chiodo.


Nel contempo la donna che accompagnava Pain era impegnata a interrogare e uccidere chiunque trovasse sul suo cammino: fu intercettata da Saori Uchiha, la quale capì immediatamente che quella sarebbe stata la sua battaglia.

«Una Uchiha. Bene. Se ti interrogherò saprò esattamente dove si trova Uzumaki Naruto» disse il membro dell’Akatsuki, prima di scagliare i suoi origami verso Saori, la quale cercò di bruciarli con il katon, ma con scarsi risultati.

«È inutile che opponi resistenza. I miei origami non hanno ceduto al fuoco di Jiraiya-sensei, come credi di avere qualche possibilità?» le disse, lanciando un’altra orda di origami.

Questa volta vennero spazzati via da una corrente potente, causata da Ayane, giunta in aiuto alla sua compagna.

«Saori, sei ferita?» le chiese, vedendo che l’altra scuoteva il capo in segno di diniego.

«Il fuoco non funziona su quei pezzi di carta che lancia».

«Allora li devieremo con il vento» rispose Ayane, caricando un’altra raffica di aria intrisa di chakra.

Konan rimase comunque impassibile, anche se ogni suo attacco andava a vuoto e le due kunoichi di Konoha non capirono come potesse rimanere perfettamente calma.

«I vostri attacchi sono deboli e inutili» disse Konan, prima di attaccare di nuovo.

 


Choji, dopo essersi finto morto e una volta che il Pain contro cui stava combattendo se ne fu andato con il compagno, scattò verso il palazzo dell’Hokage e qui diede tutte le informazioni scoperte alla Godaime, la quale lo informò di tornare immediatamente da suo padre che era sopravvissuto allo scontro, a differenza di Kakashi.

Lo shinobi quindi tornò sul luogo in cui avevano combattuto, mentre da un’altra parte Shisui era intervenuto per aiutare Hinata e Ino: le due ragazze erano riuscite a sfuggire dal farsi afferrare dal nemico che usava un jutsu sconosciuto, il quale pareva uccidere senza nemmeno ferire l’avversario.

«Andate, a lui ci penso io» disse Shisui.

«Stai attento a non farti afferrare» gli disse Ino, vedendo che Shisui sorrideva.

«Non ci riuscirà» rispose convinto l’Uchiha prima di sparire alla loro vista e ingaggiare il combattimento contro il nemico.

Shisui usava, oltre al fuoco, anche l’elemento vento, proprio come Ayane: le sue fiamme bruciavano alte e calde, distruggendo qualunque cosa capitasse loro a tiro.

Dopo pochi minuti il corpo del nemico giaceva carbonizzato a terra e, mentre Shisui si stava voltando per andare da un’altra parte –sentiva il chakra di Ayane in diminuzione- avvertì una nuova presenza: voltandosi, Sharingan attivo, vide un’enorme testa alle spalle del cadavere, che lo ingoiò completamente.

Rimase fermo Shisui per capire cosa stava succedendo e quando vide il nemico uscire come nuovo dalla bocca di quella strana creatura, disse:

«Cosa diavolo siete?» e ingaggiò di nuovo il combattimento.

*

Il Pain che aveva combattuto e ucciso Kakashi si trovava in quel momento al cospetto di Tsunade, alla quale chiese dove si trovasse Naruto.

La donna non rispose, ovviamente, anche se aveva riconosciuto in quel Pain il bambino del villaggio della pioggia che Jiraiya aveva salvato ed addestrato.

«Come hai potuto uccidere Jiraiya? Era il tuo sensei e ti ha salvato la vita!» gli gridò contro la Godaime.

«Nessuno di voi conosce il vero dolore» rispose l’altro, senza dire altro che potesse aiutare chi lo ascoltava a comprendere cosa intendesse con quella frase.

«Non ti lasceremo prendere Naruto» ribadì la donna.

«Se credi che Konoha possa proteggerlo ti sbagli. Il villaggio non è in grado di fermarci, soprattutto ora che abbiamo raccolto quasi tutti i Bijū».

«Sei tu quello in errore. Non saremo noi a proteggere Naruto. Lui è forte».

*

Itachi e Shirai si erano divisi e la ragazza si trovava poco lontano dalla sala degli interrogatori poiché aveva visto una dei nemici andare verso quella direzione: vide poi Ino, separatasi da Hinata la quale era andata a cercare il cugino uscito in missione con il suo Team e in procinto di tornare, in compagnia di Inoichi, Shizune e Sasuke scappare lontano dal luogo dove erano comparse un numero infinito di evocazioni.

Decise di seguire il gruppo, attirando la loro attenzione e chiedendo informazioni una volta raggiunto il luogo dove venivano decrittati i messaggi in codice.

Qui Shizune spiegò loro che le barre di metallo erano una sorta di recettori di chakra che un mittente emetteva per controllare gli invasori. Inoichi spiegò che la ragazza con la capacità di evocare qualunque tipo di bestia era sicuramente già morta: questo gli avevano mostrato i ricordi dello shinobi della pioggia che avevano interrogato.

«Mi state dicendo che questo Pain riesce a controllare sei persone morte da lontano? E che potrebbero essercene altri?» chiese Shirai per conferma.

Prima che Inoichi potesse risponderle un ragazzo dai capelli arancio molto lunghi arrivò al centro del gruppo: nemmeno Sasuke lo aveva sentito arrivare.

Shirai vide il nemico mirare proprio all’Uchiha e, con uno spintone, lo allontanò dalla presa del Pain, che afferrò lei saltando su uno dei tetti spioventi vicini e poggiandole una mano sulla testa.

Shirai sentì un’ondata di disgusto invaderla, talmente forte che le veniva da vomitare, ma i suoi muscoli, volontari o meno, non rispondevano: cercò di liberarsi usando il fulmine, ma una voce le parlò nella testa.

«Lascia perdere, Shirai Nakamura di Konoha. Niente riuscirà a salvarti ora che so dove si trova Uzumaki Naruto» le disse e fu un quel momento che Shirai sentì il freddo avvolgerla: partì dalla punta dei piedi, per poi risalire rapido per tutto il corpo fino ad arrivare ai polmoni, impedendole di respirare, e al cuore che rallentò i battiti al minimo.

Quando quel freddo innaturale arrivò al cervello seppe di essere spacciata.

Itachi, mi dispiace.

Fu l’ultimo pensiero di Shirai prima di essere avvolta dal completo silenzio e dal buio assoluto.

Ino e il resto del gruppo vide Shirai completamente alla mercé del nemico: era immobile con gli occhi sbarrati e il respiro affannoso.

«No! Non lo fare!» gridò per primo Sasuke, vedendo il Pain estrarre qualcosa dal corpo di Shirai: una sostanza lattiginosa di colore bianco. Il corpo di Shirai divenne floscio e cadde dal tetto: Sasuke scattò in avanti, afferrandola prima che toccasse terra.

Peccato che non servì a nulla: Shirai Nakamura era morta.

 

 

Sasuke non fece nemmeno in tempo a guardare il Pain colpevole che questi sparì in una nuvola di fumo bianco, seguito da tutti gli animali evocati dalla Pain femmina.

Shisui si ritrovò, dall’altra parte del villaggio, a scagliare fiamme contro il nulla, mentre Ayane e Saori sospirarono di sollievo nel vedere quella donna sparire.

Saori aveva un brutto squarcio all’addome e doveva essere portata all’ospedale: Ayane si voltò pronta a camminare fino al suddetto luogo, quando qualcosa attirò la sua attenzione.

«Non lo sento più» sussurrò Saori, sputando sangue «Non sento più il chakra di Shirai».

Ayane spalancò gli occhi dal terrore: doveva solo sperare che la sua amica lo avesse completamente mascherato, anche se sapeva che Shirai non ne era in grado.

*

Sasuke stava cercando in tutti i modi di rianimare Shirai, ma nemmeno le lumache di Tsunade potevano fare qualcosa: l’Uchiha era disperato, poiché sapeva che se lei non lo avesse scansato, sarebbe stato lui quello morto.

Sentì poi il chakra di suo fratello in avvicinamento e capì che per Itachi sarebbe stato devastante sapere che Shirai era morta e si preparò ad affrontarlo.

Pochi secondi dopo Itachi era lì, Sharingan attivo e sguardo indecifrabile puntato sul corpo esanime che suo fratello stringeva ancora.

«Sasuke, lasciala» disse perentorio, avvicinandosi e togliendo dalle mani del fratello le spoglie mortali della sua amica.

«È colpa mia nii-san» disse Sasuke «Mi ha salvato la vita perché ero disattento».

«Non è colpa di nessuno. È stata una sua scelta» disse Itachi, prima di allontanarsi.

«Dove la porti?» chiese Ino.

«In un posto dove nessuno oserà toccarla di nuovo» rispose, prima di sparire nel nulla.

*

Sul tetto del palazzo dell’Hokage Tsunade stava cercando di comprendere come mai Yahiko, che Jiraiya descriveva come una copia adulta di Naruto, si fosse trasformato in un tale mostro, ma le sue parole e domande non trovarono né appiglio né risposta: lo vide levarsi verso il cielo con le braccia spalancate e, lei non poteva saperlo, gli altri corpi usati da Pain si afflosciavano poco fuori da Konoha sotto lo sguardo preoccupato di Konan.

«Sta’ attento, Nagato» disse la ragazza, consapevole che lui non potesse sentirla.

L’unico Pain rimasto, quello con le sembianze di Yahiko, era ormai talmente in alto che poteva scorgere tutta Konoha o ciò che i suoi stessi poteri avevano lasciato in piedi.

«Shinra Tensei» disse con la voce bassa che lo contraddistingueva.

E fu il caos.

Un’enorme forza distruttiva si abbatté sul villaggio di Konoha, spazzando via tutto ciò che incontrava sul suo cammino e lasciando un cratere enorme e morte, tanta.

 

Alcuni shinobi, tra cui Sakura, erano sopravvissuti poiché le lumache di Tsunade li avevano avvolti e protetti dall’impatto: quando si ripresero dalla shock capirono che Konoha non esisteva più.

Hinata, Ino, Sakura, Inoichi, Shikamaru, Shikaku, Shino e i suoi famigliari, Tsunade, Itachi, Sasuke, Ayane e Saori rimasero fermi a contemplare l’enorme distruzione che un solo uomo aveva portato al loro amato villaggio.

Itachi guardò ancora una volta il corpo esanime di Shirai e sentì uno strano pizzicore agli occhi, che si trasformò ben presto in dolore: sentì i bulbi oculari andare in fiamme, come se fossero trafitti da spilli bollenti e dovette accucciarsi per far fronte al male che sentiva.

Durò pochi attimi e quando riaprì gli occhi Itachi non aveva più lo stesso Sharingan di prima, ma come Shisui aveva sviluppato il Mangekyō .

 

Ayane non sentiva più il chakra di Shisui e, dopo aver lasciato Saori con Iruka era corsa a cercarlo: lo trovò steso a terra circondato da macerie, mentre un bambino piangeva vicino.

«Nee-chan! Shisui-nii  non risponde più» disse il bambino «Si è messo davanti a me!».

Ayane guardò il corpo esamine del suo migliore amico, di colui di cui era innamorata da anni ormai e pianse insieme al bambino: non cercò di consolarlo, poiché in mezzo a tutto quel dolore non ve n’era alcuna.

 

Sakura era rimasta pietrificata davanti a quel disastro e l’unica cosa che riuscì a fare con le poche forze rimastegli fu gridare il nome di Naruto.

 E come se il biondo shinobi l’avesse sentita apparve proprio nel cratere creato da Pain, di fronte al nemico.

Naruto chiese ai rospi che lo avevano accompagnato come mai non si trovassero a Konoha, ma la moglie di Fukasaku li informò che quello era il villaggio, o ciò che era rimasto.

Naruto si volse verso il nemico trovando davanti a sé Tsunade, ormai completamente priva di chakra, tanto che il segno che portava in fronte era sparito.

«Baa-chan. Lascia fare a me. Questo nemico non è abbastanza per far scomodare l’Hokage di Konoha» disse Naruto, che attraverso le lumache di Tsunade informò gli altri di restarne fuori.

Sasuke non aveva la minima intenzione di lasciare tutto nella mani di Naruto e scese nel campo di battaglia, seguito da suo fratello.

«Ehi dobe. Non vorrai tutta la gloria per te» disse Sasuke, accorgendosi che Naruto era diverso dal solito: fu Itachi a sciogliere i suoi dubbi.

«Vedo che hai imparato il senjutsu, Naruto-san».

«Ottima osservazione, Itachi! E io vedo che i tuoi occhi sono diversi» disse il ragazzo, notando che lo Sharingan di Itachi era davvero potente. Lo videro poi incupirsi e chiedere: «Kakashi-sensei e Shirai sono in missione fuori?».

«No. Shirai mi ha salvato la vita e Kakashi-sensei ha combattuto per darci le informazioni necessarie a combattere quel mostro» disse Sasuke, senza guardare l’amico negli occhi, poiché sapeva già che vi avrebbe scorto molto dolore: dopo la perdita di Jiraiya, Kakashi era l’altro sensei più importante per il biondo, mentre Shirai era l’unica che lo avesse sempre trattato da essere umano e non come Jinchūriki.

I tre si misero in posizione di attacco e si scagliarono contro il nemico: le informazioni recuperate li aiutarono molto, poiché la prima ad essere eliminata fu colei che aveva il potere dell’evocazione, così da lasciare campo libero ai rospi giganti.

Naruto stupì molto i due Uchiha, scagliando un Rasen Shuriken potentissimo che colpì in pieno il Pain più importante, cioè colui che riportava in vita i morti.

Ne rimanevano solo due all’appello, poiché anche quello che aveva ucciso Shirai era stato eliminato da Itachi, che lo aveva intrappolato in un genjutsu e ucciso senza problemi.

I due rimasti erano Tendo, il Pain che aveva distrutto Konoha con un solo jutsu, e Gakidō quello che assorbiva il chakra.

«Dovremo impegnarci parecchio» disse Sasuke.

«Naruto. Lascia questi due a noi. Tu devi trovare chi li controlla» disse Itachi.

«No! Ucciderò quel mostro!» protestò il Jinchūriki, ma Itachi gli mise le mani sulle spalle, obbligandolo a calmarsi.

«Se trovi ed elimini chi guida questi corpi, tutto finirà. Sei l’unico in grado di farlo in fretta con la modalità Sennin. Quindi, per favore, vai!» gli disse, porgendogli una barra di metallo, identica a quelle conficcate nei vari Pain.

Naruto fissò un attimo quell’oggetto che prese a vibrare e decise di ubbidire agli ordini di Itachi: sapeva che i due Uchiha avrebbero ucciso i nemici.

Non aveva dubbi che lo stesso dolore li animasse entrambi: avevano perso tutto, compreso Shisui.

«Vado. Vedete di non farvi uccidere, dattebayo» disse il biondo, partendo poi verso il luogo in cui il nemico era nascosto.

Venne però intercettato da Hinata, la quale prese a correre al suo fianco, Byakugan attivo:« Non ho intenzione di rimanere indietro anche se me lo chiedi. E inoltre con il Byakugan faremo più in fretta» disse la ragazza, facendo sorridere soddisfatto Naruto, che ripartì con nuovo vigore verso la sua meta.

*

Itachi aveva lasciato il corpo senza vita di Shirai in casa sua: il quartiere Uchiha era molto distante dal centro di Konoha e protetto da molti jutsu, quindi il colpo di Pain aveva avuto meno effetto.

Le case erano comunque in condizioni disastrose e Mikoto, che si era rifiutata categoricamente di seguire i civili nei nascondigli, stava recuperando alcuni oggetti per lei importanti.

Entrando con difficoltà nella camera di Itachi, vide Shirai stesa sul letto di suo figlio e capì subito.

Fugaku, entrato per vedere dove fosse finita sua moglie, la trovò sulla porta con la mano premuta sulla bocca, lo sguardo sconvolto e il volto cinereo.

«Mikoto, cosa è successo?» le chiese allarmato, guardando dentro la camera di Itachi e pensando ci fosse uno dei suoi figli ferito o deceduto: quando vide il corpo della ragazza che tanto detestava non poté trattenere un sospiro di sollievo.

«Non osare essere contento per questo, Fugaku Uchiha» disse la voce roca e rotta dal pianto di Mikoto «Come puoi non capire quanto stia soffrendo tuo figlio ora che lei se n’è andata dove non può raggiungerla? Come puoi gioire per una vita così giovane sprecata?».

«Sono solo sollevato che non sia uno dei miei figli, Mikoto, e non posso essere biasimato per questo. Non comprendo l’affetto di nostro figlio verso quella ragazza, ma cercherò di comprendere il dolore per la sua scomparsa» le disse, abbracciandola, mentre la donna si lasciò andare ad un pianto liberatorio.

«Dobbiamo andare dove stanno combattendo i nostri figli, Mikoto. Lei starà bene qui» disse ancora, prima di andarsene con la moglie.

 

Sasuke e Itachi intanto combattevano contro uno solo dei Pain, Tendo: non riuscivano a colpirlo e nemmeno i genjutsu avevano effetto su di lui.

Itachi sapeva che il Mangekyō aveva qualche particolare abilità, ma lo aveva acquisito da troppo poco tempo per conoscerla e Shisui non era lì ad aiutarlo.

Sasuke lanciò una palla di fuoco, la quale venne nuovamente deviata dal nemico e l’Uchiha minore fu costretto a scansare un colpo saltando e affiancando il fratello.

«Cinque secondi sono troppo pochi per i nostri attacchi, Itachi. Ci vorrebbe..-»

«La velocità di Shisui. Lo so, ma lui non può più aiutarci, dobbiamo trovare il modo di eliminarlo da soli» disse Itachi iniziando a riflettere e cercando di capire quale potesse essere l’abilità nascosta del suo Mangekyō.

In quel momento gli vennero in menti alcuni ricordi di suo padre che gli spiegava quali potessero essere le abilità di un Mangekyō e decise di provare qualcuno di quelli elencati.

Fece i simboli necessari, ma non successe nulla: il primo tentativo era andato a vuoto.

Provò di nuovo e questa volta sentì qualcosa di strano all’occhio destro e sentì del liquido colare, denso e dall’odore ferroso: toccandosi la guancia si accorse che sanguinava.

«Itachi!» lo chiamò proprio la voce di suo padre, appena giunto sul luogo dello scontro «Quello è l’Amaterasu!».

E il ragazzo capì: ora niente sarebbe sfuggito al suo sguardo.







Ok. Sono tipo in mega ritardo. Non ho molte scusanti a parte impegni vari e anche la pigrizia. Sappiate che il capitolo non l'ho riletto molto bene e spero non ci siano troppi errori. Spero che lo leggiate!

Lena

   
 
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