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Autore: past_zonk    03/05/2016    0 recensioni
Aveva 40 anni o cosi’ diceva alla gente; parlava a voce bassa,occhi bassi; anche l’anima seguiva quel flusso migratorio, e scendeva sempre piu’ giu’, in un assolo di toni bassi, cosi’ bassi da toccare la moquette; solo l’angolo della bocca si curvava all’insu’, in un sorrisetto che parlava di molto altro. Ero solo una ragazza, e sapevo che non c’era molto altro di lui dal quale essere attratta. Nessun mistero. Non era nulla, quell’uomo. Ti serviva tutto cio’ che era su un piatto ben visibile, non si nascondeva, fluiva insieme alle sue parole davanti ai tuoi occhi. E sorrideva poco.
Forse fu quello ad attrarmi.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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chiunque vi dica che l'erasmus e' qualcosa di sballato - credeteci. stesso problema con gli accenti sulla tastiera britannica. piccola nota: chiunque mi conosca e legga questa storia, vi vorrei ricordare che non deve essere necessariamente vera, e i fatti narrati accaduti. Insomma. potrebbe come no. non stressatevi.


listen to: Llamame from Amparo.



Mesi prima.

Una sera che avevo la mano ferita – perche’ l’avevo raschiata forte contro i muri di mattoni di Sirdar Road – ero in cucina e non riuscivo a salire le scale. Tutto di me urlava il suo nome; pregai ogni dio, e mia nonna, e piangevo nella mia mente, chiedendo che lui scendesse. Volevo che notasse le egocentriche ferite sulle mie nocche e mi consolasse. Pensai, vi prego, qualsiasi cosa esista, vi prego, fatelo venire qui. Lui scese. Era un tantino ubriaco. Mi lancio’ un peluche dalle scale e gia’ mi sentii da ridere. Non lo feci. Volevo sapesse quanto fossi disperata.
“Come stai?”
“Mhm...non bene.” Mi guardai la mano velocemente.
“Cos’hai fatto?” mormorai qualcosa di incomprensibile in risposta, un niente cosi’ basso che neanche io potei percepirlo lasciare le mie labbra.
“Hai dato un pugno al muro?” annuii. Lui annui’.
Ando’ in cucina a farsi una camomilla, poi rollo’ una sigaretta. Camminai verso le sue spalle e gli chiesi se potessi fumare con lui. “Non e’ tabacco, disse, ma se vuoi puoi fumare questa con me.”
“No, la ho anche io, sopra, ma al momento non mi sembra una buona idea.”
“Fatti una sigaretta.”
Rollai velocemente ed uscimmo fuori a fumare. Lui era seduto sulla sedia bianca di plastica, proprio di fronte alla porta che dava sul giardino posteriore; io, poco aggraziatamente, con i miei pantaloni del pigiama con le fragole, sul gradino della porta. Lui aveva i piedi nudi. Gli chiesi se non avesse freddo. Era cresciuto, indossando infradito. Mi toccavo di continuo la gamba, mi grattavo, nervosa.
“Stop that.”
Gli dissi che ero triste, senza alcun motivo, a volte. Il mio umore volava da un estremo all’altro senza che io lo potessi controllare; mi sentivo debole, instabile. Lui parlava con un tono calmo, comprensivo. Non provava pieta’ per me – nulla. Solo un senso di calma. Mi fece ridere.
“It is good, that you’re laughing, now.” Tremavo ancora. Era bello che fossi pazza. La soluzione non era farmi del male, lo sapevo, vero?
Rientrammo in cucina. Parlammo cosi’ tanto, e ridemmo. Poi lui si guardo’ un po’ attorno. “Non sto a mio agio qui, chiunque potrebbe sentirci. Ti va di salire sopra?”
Il cuore mi salto’ in petto. Mi stava invitando in camera sua. Ero cosi’ enormemente attratta da lui, che vedevo tutto il pericolo della situazione. Perche’ lui aveva un’aura cosi’ fottutamente invitante, uno splendore che andava al di la’ di ogni paura. Si’, gli dissi, si’ mi farebbe piacere. Entrammo in camera. Rilassati, borbotto’. Mi sedetti sul suo letto. Tremila volte piu’ comodo del mio, cazzo. I’ll put some music on. Do you want to drink something? Una parte di me sperava facessimo l’amore. Volevo bere della sua luce. Ero cosi’ assetata di avere un qualche contatto – spirituale, non necessariamente fisico – con quell’uomo.
Presi la mia erba, iniziammo a fumare, bere, parlare. Musica. E lui ballava, si muoveva con piccoli movimenti, avanti e indietro, ondeggiava a gambe unite, il cervello in alto, su, in un altro mondo. Mi apriva la porta a quel cielo, un po’ alla volta. Spense la luce e sentimmo la musica.
“I never had a girlfriend like this, I mean, not a girlfriend. A girl…friend. I feel very comfortable with you.”
“Me too…”
Mi fece ascoltare un pezzo – Casting lazy shadows, dei Puressence – che mi apri’ il cuore. Quando rideva mi sentivo cosi’ impotente. La notte passo’ cosi’, fino a quando – alle quattro, dopo avergli scattato tre fotografie ed avere ottenuto la sua email e numero di cellulare – non andai in camera mia. Cercai di ringraziarlo, ma lui disse di non farlo, cosi’ non lo feci. Gli diedi la buonanotte, e con il cuore che tremava mi misi a letto. Pensai un po’ al mio ragazzo, sensi di colpa imminenti, ma mi addormentai col sorriso sulle labbra. Cosi’ caldo. Cosi’ immensamente...caldo.












 
   
 
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