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Autore: malmins    03/05/2016    0 recensioni
Mentre attendevo arrivò un ragazzo, più alto di me, dai capelli sbarazini castani e un look decisamente british.
« Buongiorno, sono qui per la lezione di Cameron » disse con tanta confidenza.
« Certo, attenda un attimo. Anche questa ragazza ci deve andare e appena finisco con le sue carte vi accompagno » rispose
« Bene, tanto vale che mi presenti. Sono Alex, piacere » mi porse la mano e io devo aver indugiato sui suoi occhi verdi per rendermi conto che dovevo stringergliela. Non so cosa mi fece tornare alla realtà e gliela porsi sorridendo.
« Piacere, sono Carol » sperai vivamente che non mi prese per pazza.
Sorrise, e che sorriso. Questo ragazzo è decisamente la cosa più bella che mi sia capitata dall'uscita del taxi.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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E' passata una settimana esatta da quando l'ho conosciuto. Una settimana da quando tutto quel turbinio di emozioni era arrivato. E lui non si è più fatto sentire.
Non capisco se è per via della mia reazione all'articolo del giornale o perché ho tentato di sviare l'argomento "Cosa siamo noi due adesso?", come se io potessi saperlo. Vorrei non essere stata talmente tanto stupida da aver lasciato che finissimmo a letto insieme. Di sicuro non sarei stata qui a crearmi film mentali.
Nonostante tutto, però, ho continuato con la mia vita. Università, casa - casa, università..
Stavo seguendo l'ultima lezione di recitazione della giornata quando ad un tratto la porta del teatro si spalancò con impeto facendo sobbalzare tutta classe, compresa la sottoscritta. Non riuscii ad individuare bene la persona che vi fosse appena entrata, ne tantomeno avrei immaginato che cercasse me.
- Carol, dai andiamo. - Alex tutto affanato stava salendo le scale che portavano al palco.
- Alex, ehi amico! Bello rivederti, ma siamo nel bel mezzo di una lezione. - disse Cameron.
Le parole mi morirono in bocca, mi sentii avvampare tutta. Le ragazze, presupponevo sapessero, mi stavano fissando con astio. E io continuavo a tenere la testa abbassata.
- Posso almeno sapere il motivo per cui sei qui? - Patrick allontanò Alex dal palco per chiarire la situazione, a occhi e orecchie indiscrete. Mentre io, come un emerita deficiente, stavo subendo quella situazione a dir poco imbarazzante.
- Carol, potresti venire? - Patrick uscì dalla penombra del backstage.
- C-certo.. - mi alzai con fatica dalla sedia.
Notai Alex scrutarmi, e poi parlò: - Prendi le tue cose, vieni con me. - disse sorridendo straffotente.
- Scusami? - chiesi sgranando gli occhi.
- Hai capito bene, ce ne andiamo. - mi indicò l'uscita come se fossi una bambina che non capiva.
- Non vedo ragione. Sto frequentando una lezione, non posso andarmene come mi pare e piace solo perché tu me lo imponi. Signor Cameron? - dissi puntandogli un dito e girandomi verso il professore.
- Veramente, Carol, gli ho dato il permesso. Non mi sono potuto opporre, il motivo è valido. - disse alzando le spalle, come a scusarsi.
Sbuffai contrariata.
- In questo preciso istante sei la persona più detestabile di questo mondo. - e quella che vorrei baciare, pensai.
Sorrise. Nonostante fossi incazzata, lui rideva. Ed era più bello che mai. Con quei jeans neri e la maglietta dei Beatles addosso, che avrei voluto più che volentieri, togliere.
Mi tese la mano, gliela presi e quel calore era così famigliare da sentire. Cosa mi stavi facendo, Alex?
Uscimmo da dietro il backstage, con Patrick che sorrideva e gli sguardi invidiosi dei miei compagni, o meglio dire compagne, di corso.
Ma questa faccenda non sarebbe finita qui.
Ero pronta a urlargli tutte le ragioni possibili per cui tutto questo era assurdo quando, non ebbi nemmeno il tempo di proferire parola, lui mi baciò.
Mi sentii percossa da una scarica di calore. Ci sapeva fare, non potevo negarlo, ma non sarebbe riuscito a cavarsela così.
Si staccò quel poco che ci permettesse di riprendere fiato.
- Ciao. - mi disse a fior di labbra.
- Ti odio. - risposi fissandolo negli occhi, quei fantastici occhi verdi.
- Possibile, ma non lo farai più quando scoprirai perché ti ho "sequestrato". - mimò le virgolette a mezz'aria.
- Sì, ma non vedo come questo sia una buona ragione. Alex, io non credo..insomma, non mi conosci nemmeno, come prima cosa. Poi, solo una settimana.. e guarda tutto questo. - ci indicai - E ho domande che mi attanagliano: perchè io? Cosa mi rende diverse dalle altre, centinaia oserei dire,ragazze che ti muoiono dietro? - sarei voluta crollare per terra.
- Primo, ho tutto il tempo di questo mondo per conoscerti. - posò un leggere bacio sulla punta del mio naso - Secondo, non ci sto capendo niente di tutto questo nemmeno io. Sinceramente, non ci sto badando molto. - sorrise, accarezzandomi la guancia - E terzo, tu hai tutto quello che cercavo. Volevo capire fino a che punto ti saresti spinta. Mi hai dato la prova di non essere assillante. Non mi hai mai contattato una sola volta, il che mi ha fatto rimanere male, ma non tanto da farmi capire che sei tu quella che vorrei conoscere fino in fondo. - e riprese quel bacio che se prima mi aveva lasciato senza fiato adesso mi ci sarebbe voluta una bombola d'ossigeno.
- Lo sai che non puoi risolvere tutto questo con un bacio? - sorrisi.
- Ah no? - ricambiò.
Scossi la testa. Dove sei stato fino a tutto questo tempo?
- Allora, qual'era il tanto frettoloso motivo per cui mi hai sottratta? - stavamo camminando verso la sua macchina.
- Capirai. Adesso andiamo a casa tua. Devi recuperare alcuni vestiti e le tue cose personali. - mi aprì la portiera.
Non volle dirmi niente, e questo decisamente mi stava incuriosendo in maniera positiva. Non riuscivo a vedere cose negative con Alex.
Una volta saliti nel mio appartamento, per fortuna in ordine, corsi in camera e tirai fuori una borsa abbastanza grande da contenere un paio di vestiti.
Alex stava girovagando e mi raggiunse con in mano una cosa che a prima vista non riconobbi.
- Ti servirà. - mi disse porgendomela.
- Una sciarpa? - dissi scettica.
- Fidati. - annuì.
Mi prese la valigia e prima di uscire raccolsi i miei oggetti personali che buttai in borsa.
Viaggiamo per una ventina di minuti, capivo che strada fosse, ma non avevo idea di dove ci avrebbe condotti.
Voltai la testa sulla sinistra per leggere qualche cartello quando, finalmente, ne scorsi uno.
AEREOPORTO DI HEATHROW, citava l'insegna.
Balzai meglio a sedere e mi voltai di scatto verso Alex.
- Heathrow? - esclamai.
- E' quello più vicino e si vola meglio. - disse noncurante del mio stupore.
- Sì, ma.. non avevo idea..cioè, stiamo per partire? - balbettai confusa.
- Esatto! - esclamò alzando il pugno in aria e rise.
- Alex! - gli colpii il braccio.
- E questo perché?- disse mentre accostava la macchina nel parcheggio di fronte all'entrata.
- Forse perché mi tieni nascosto che andiamo da qualche parte, adesso? - dissi ovvia.
- Non vedo nulla di male. - si tolse la cintura e si avvicinò al mio viso. Non capii più niente.
- Alex.. - tentai di usare un tono ammonitorio.
Ma lui non si lasciò prendere dalla mia confusione, mi scoccò un bacio veloce e uscì dalla macchina, lasciandomi in uno stato di trance.
Lo seguii a mia volta e chiudendo la portiera notai che lui si era già portato la sua valigia. Il furbetto aveva architettato tutto.
Tese la sua mano in modo che la prendessi e, così insieme, ci dirigemmo nella hall dell'aeroporto. Io ancora mi sentivo smarrita.
- Vado a ritirare i biglietti. Aspettami qua. - mi voltai verso l'enorme vetrata sui cui sporgeva la zona riservata agli aerei.
Sono in giro con Alex. Un attore famoso, miseriaccia. Sento già un pizzico d'ansia alleggiare dentro di me.
- Sei pronta? - sentii la sua voce e gli sorrisi quando incontrai il suo sguardo.
Mi porse il biglietto che presi con titubanza. Strabuzzai gli occhi quando lessi.
- IRLANDA? - quasi urlai.
- Felice giorno di San Patrizio, Carol! - esultò Alex.

  
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