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Autore: HatsuneNMiku    04/05/2016    2 recensioni
Quando la pazzia divora il tuo essere, diventi un vero e proprio pazzo psicopatico.
E se questo pazzo fosse anche un padre?
Sarebbe... un padre pazzo.
Aya è una ragazzina di undici anni, che vive insieme al padre e la sua assistente in una grande villa. Una notte, un urlo disturba il riposo della piccola, e ad urlare era proprio suo padre.
~Un viaggio tra bambole che camminano, tizi senza un occhio, persone inquietanti che parlano da sole, corpi mutilati che ti inseguono,pazzi psicopatici, mogli gelose e molto altro ancora!
Divertitevi!~
||Versione scritta del gioco Mad Father di Sen||
Genere: Avventura, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alfred Drevis, Aya Drevis, Dio, Maria, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3-LA CASSAFORTE

 

Aya uscì dalla camera da letto camminando lentamente.

Passò davanti all'archivio ed entrò nella stanza accanto, la "cabina armadio"

Ebbe una fugace visione di se stessa sullo specchio, il corpo insanguinato. Il vetro riflettente si ruppe,facendo rabbrividire Aya.

Non trovando nulla di utile, uscì nuovamente.

Era rimasta solo una stanza nel lato ovest. La stanza delle bambole.

La porta si aprì cigolando.

La bambina avanzò fino al trono di velluto rosso. Si era sempre chiesta perché si trovasse lì. Un trono di velluto, al centro della stanza, inutilizzato.

Alzò le spalle notando dei rigonfiamenti dietro la tenda,anch'essa rossa.

Si avvicinò per scostarla, rivelando due bambole rosse, una seduta e una supina. Sembravano normali, non fosse per il sorriso inquietante stampato sul volto. Non volendo rimanere ancora lì, Aya tornò alla Hall.

Solo allora si ricordò del foglietto trovato nel libro degli esperimenti.

Lo cacciò fuori dalla tasca.

 

"1- Barili nella Hall ad Est del 1° piano.

2- Lampadari nell'entrata.

3- Bambole rosse nella stanza delle bambole.

4- Dipinti nella stanza degli ospiti."

 

Fissò le parole a lungo,cercando di trovarci un senso.

Poi la lampadina si accese nel suo cervello.

"Ma certo! E' il codice della cassaforte della mamma!"

Solo che... la Hall ad est... si trovava al primo piano... quindi dove i mostri si aggiravano in tranquillità.

Il suo pensiero corse al ragazzo. Perché non l'aveva seguito? Magari avrebbe potuto aiutarla.

Tornò al corridoio dove l'aveva trovato, solo che non c'era nessuno. Entrò lentamente nell'attico.

Non poteva nemmeno salire, mancava metà della scala.

Abbassò gli occhi e tornò alla Hall.

Deglutendo sonoramente scese la scala di destra, correndo più velocemente possibile.

Il primo mostro, quello tagliato a metà cominciò ad inseguirla.

Riuscendo ad evitarlo si rifugiò nella stanza.

Normalizzò il respiro appoggiandosi al muro.

Una volta calmata, contò i barili.

Sette in tutto.

La porta sulla parete di fronte a lei era bloccata, mentre dall'altro lato c'era il corridoio verso i sotterranei.

"Papà! Era nel laboratorio!"

Aprì la porta dei sotterranei e arrivata a metà scala si bloccò di botto.

"C'è qualcosa qui..."

Avanzò oltre l'angolo e vide un gigantesco mostro viola formato da corpi che si agitava furiosamente bloccando la strada, urlando terribilmente.

Cacciando un urlo si nascose dietro la parete.

-COS'E' QUESTO?!-

Terrorizzata tornò indietro e uscì dalla stanza.

Stavolta nessuno dei due mostri la notò.

"Allora...sette barili. Poi... i lampadari qui all'entrata sono quattro. Quindi sette, quattro.."

Si incamminò verso la stanza delle bambole.

"Allora... sono... sei! Ma forse dovrei contare anche quelle dietro la tenda... otto! Sette, quattro, otto..."

Rimanevano solo i dipinti della stanza degli ospiti. Questo significava scendere nuovamente al primo piano.

Sospirando si fece coraggio.

Anche stavolta i mostri non la notarono.

"Che fortuna!"

Entrò a rotta di collo nella stanza degli ospiti.

I dipinti erano due, perfetto.

"Sette, quattro, otto, due!"

Fece per andarsene, quando qualcosa attirò la sua attenzione.

Il dipinto della Monna Lisa si muoveva.

Si avvicinò cautamente. Qualcosa bucò il quadro atterrando la ragazza.

-Ah!-

Il mostro cercava in tutti i modi di morderla, mentre lei si dibatteva furiosamente.

Riuscendo a liberarsi scappò dalla stanza senza incontrare ulteriore resistenza.

Fece un grosso respiro mentre il suo petto si alzava e si abbassava velocemente.

Dovette fare del suo meglio per trattenere le lacrime, scuotendo la testa.

Non sentiva più alcun rumore proveniente dall'interno, infatti il mostro era già scomparso. Si avvicinò al camino cercando di calmarsi, quando sentì qualcosa.

"Credo... di aver sentito.. qualcuno... Forse era solo la mia immaginazione..."

Si avvicinò all'ormai distrutto quadro della Monna Lisa, notando di poterlo rimuovere.

Dietro c'era una porta.

La attraversò lentamente. Portava al giardino, solo che non c'era nulla da fare lì.

Uscì dalla stanza degli ospiti ed entrò nella stanza da bagno.

Dalla vasca riempita di sangue uscì un corpo, anch'esso insanguinato, ma rimase fermo lì, sul pavimento.

Cercando di non farsi prendere dal panico aggirò il corpo e si inginocchiò sul pavimento, afferrando qualcosa che luccicava. La chiave della caffetteria.

Decisa ad usarla, uscì dal bagno proprio mentre il corpo prendeva vita.

Ma quando uscì si bloccò sul posto.

Qualcuno... anzi, qualcosa, stava camminando lentamente.

Una bambola rossa. Fece una risatina ed uscì.

Aya rimase paralizzata.

-Perché quella bambola si muoveva?? Fa anche lei parte della maledizione...?-

Evitò per un soffio i mostri e tornò nella camera di sua madre. Inserì il codice nella cassaforte.

"Sette.... quattro... otto....due..."

La cassaforte si aprì.

"Profuma di mamma... Oh? C'è una lampada dentro. Potrebbe essermi utile...la prenderò! Solo questo.. mamma..."

Rimuovendo la lampada, qualcosa cadde dalla cassaforte.

-Questo è... il profumo di mamma...-

 

 

 

 

Aya camminava nei sotterranei.

-Starà lavorando?- si chiese riferendosi al padre.

Arrivò di fronte alla porta, trovandola socchiusa. Fece per bussare, quando qualcosa attirò la sua attenzione.

-…mo,Maria...-

-Dottore...-

-Eh?- disse Aya aggrottando le sopracciglia.

-Pa...pà?-

Fece un passo indietro.

La mamma arrivò da dietro l'angolo.

-Aya,sei qui! Tuo padre non ti ha sempre detto di non venire nei sotterranei?- domandò mentre si avvicinava.

-M..mamma...-

La donna la guardò interrogativa, mettendosi a spiare dietro la porta.

-Lui... lo sapevo! Mi sta tradendo con quella! Non posso crederci...una ragazza pescata dalla strada! Non posso perdonarlo...-

E se ne andò di corsa, con Aya che la seguiva un po' a distanza.

Monika Drevis entrò nella sua camera camminando avanti e indietro, afferrando un oggetto dalla sua toilette.

-Rrgh... questo stupido oggetto...!!-

Lo lanciò con tutta la sua forza attraverso la porta aperta.

Aya si inginocchiò, raccogliendolo, sorpresa del fatto che fosse ancora integro.

 

Mamma di solito era così buona, ma da allora sembrava così diversa...

 

 

-Questo profumo... l'ho rimesso sulla sua toilette dopo quello che era successo, ma...se l’ha riposto nella cassaforte, vuol dire che ci teneva*... è una cosa bella...Dopo tutto, mamma l'ha ricevuto da papà per il loro anniversario... quindi sono sicura che mamma ha amato papà fino alla fine...- disse ad alta voce Aya, mentre il ricordo svaniva dolcemente e un sorriso le inteneriva il viso.

-Lo prenderò come portafortuna, va bene, mamma?-

 

Note

*In realtà dice letteralmente: “si è presa cura di quello” ma, onestamente, faceva schifo come frase quindi l’ho riadattata così.

Mi ero dimenticata del mostro dietro la Monna Lisa, quindi sono stata un po’ in ritardo nel premere “Z”.

Mentre andavo nelle varie stanze al primo piano, i mostri non mi hanno cagata minimamente quindi ho scritto appunto questo C:

Ah! La frase tagliata a metà del padre è “…ve you, Maria” quindi “Ti amo, Maria” ho cercato di adattarla C:

 

 

 

 

 

   
 
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