CAPITOLO 3-LA CASSAFORTE
Aya uscì dalla camera da
letto
camminando lentamente.
Passò davanti
all'archivio ed entrò
nella stanza accanto, la "cabina armadio"
Ebbe una fugace visione di se
stessa
sullo specchio, il corpo insanguinato. Il vetro riflettente si
ruppe,facendo
rabbrividire Aya.
Non trovando nulla di utile,
uscì
nuovamente.
Era rimasta solo una stanza nel
lato
ovest. La stanza delle bambole.
La porta si aprì
cigolando.
La bambina avanzò fino
al trono di
velluto rosso. Si era sempre chiesta perché si trovasse
lì. Un trono di velluto,
al centro della stanza, inutilizzato.
Alzò le spalle notando
dei rigonfiamenti
dietro la tenda,anch'essa rossa.
Si avvicinò per
scostarla, rivelando due
bambole rosse, una seduta e una supina. Sembravano normali, non fosse
per il
sorriso inquietante stampato sul volto. Non volendo rimanere ancora
lì, Aya
tornò alla Hall.
Solo allora si ricordò
del foglietto
trovato nel libro degli esperimenti.
Lo cacciò fuori dalla
tasca.
"1-
Barili nella Hall ad Est del 1° piano.
2-
Lampadari nell'entrata.
3-
Bambole rosse nella stanza delle bambole.
4-
Dipinti nella stanza degli ospiti."
Fissò le parole a
lungo,cercando di
trovarci un senso.
Poi la lampadina si accese nel suo
cervello.
"Ma certo! E' il codice della
cassaforte della mamma!"
Solo che... la Hall ad est... si
trovava
al primo piano... quindi dove i mostri si aggiravano in
tranquillità.
Il suo pensiero corse al ragazzo.
Perché
non l'aveva seguito? Magari avrebbe potuto aiutarla.
Tornò al corridoio dove
l'aveva trovato,
solo che non c'era nessuno. Entrò lentamente nell'attico.
Non poteva nemmeno salire, mancava
metà
della scala.
Abbassò gli occhi e
tornò alla Hall.
Deglutendo sonoramente scese la
scala di
destra, correndo più velocemente possibile.
Il primo mostro, quello tagliato a
metà
cominciò ad inseguirla.
Riuscendo ad evitarlo si
rifugiò nella
stanza.
Normalizzò il respiro
appoggiandosi al
muro.
Una volta calmata, contò
i barili.
Sette in tutto.
La porta sulla parete di fronte a
lei
era bloccata, mentre dall'altro lato c'era il corridoio verso i
sotterranei.
"Papà! Era nel
laboratorio!"
Aprì la porta dei
sotterranei e arrivata
a metà scala si bloccò di botto.
"C'è qualcosa qui..."
Avanzò oltre l'angolo e
vide un
gigantesco mostro viola formato da corpi che si agitava furiosamente
bloccando
la strada, urlando terribilmente.
Cacciando un urlo si nascose dietro
la
parete.
-COS'E' QUESTO?!-
Terrorizzata tornò
indietro e uscì dalla
stanza.
Stavolta nessuno dei due mostri la
notò.
"Allora...sette barili. Poi... i
lampadari qui all'entrata sono quattro. Quindi sette, quattro.."
Si incamminò verso la
stanza delle
bambole.
"Allora... sono... sei! Ma forse
dovrei contare anche quelle dietro la tenda... otto! Sette, quattro,
otto..."
Rimanevano solo i dipinti della
stanza
degli ospiti. Questo significava scendere nuovamente al primo piano.
Sospirando si fece coraggio.
Anche stavolta i mostri non la
notarono.
"Che fortuna!"
Entrò a rotta di collo
nella stanza
degli ospiti.
I dipinti erano due, perfetto.
"Sette, quattro, otto, due!"
Fece per andarsene, quando qualcosa
attirò la sua attenzione.
Il dipinto della Monna Lisa si
muoveva.
Si avvicinò cautamente.
Qualcosa bucò il
quadro atterrando la ragazza.
-Ah!-
Il mostro cercava in tutti i modi
di
morderla, mentre lei si dibatteva furiosamente.
Riuscendo a liberarsi
scappò dalla
stanza senza incontrare ulteriore resistenza.
Fece un grosso respiro mentre il
suo
petto si alzava e si abbassava velocemente.
Dovette fare del suo meglio per
trattenere le lacrime, scuotendo la testa.
Non sentiva più alcun
rumore proveniente
dall'interno, infatti il mostro era già scomparso. Si
avvicinò al camino
cercando di calmarsi, quando sentì qualcosa.
"Credo... di aver sentito..
qualcuno... Forse era solo la mia immaginazione..."
Si avvicinò all'ormai
distrutto quadro
della Monna Lisa, notando di poterlo rimuovere.
Dietro c'era una porta.
La attraversò
lentamente. Portava al
giardino, solo che non c'era nulla da fare lì.
Uscì dalla stanza degli
ospiti ed entrò
nella stanza da bagno.
Dalla vasca riempita di sangue
uscì un
corpo, anch'esso insanguinato, ma rimase fermo lì, sul
pavimento.
Cercando di non farsi prendere dal
panico aggirò il corpo e si inginocchiò sul
pavimento, afferrando qualcosa che
luccicava. La chiave della caffetteria.
Decisa ad usarla, uscì
dal bagno proprio
mentre il corpo prendeva vita.
Ma quando uscì si
bloccò sul posto.
Qualcuno... anzi, qualcosa, stava
camminando lentamente.
Una bambola rossa. Fece una
risatina ed
uscì.
Aya rimase paralizzata.
-Perché quella bambola
si muoveva?? Fa
anche lei parte della maledizione...?-
Evitò per un soffio i
mostri e tornò
nella camera di sua madre. Inserì il codice nella cassaforte.
"Sette.... quattro...
otto....due..."
La cassaforte si aprì.
"Profuma di mamma... Oh?
C'è una
lampada dentro. Potrebbe essermi utile...la prenderò! Solo
questo..
mamma..."
Rimuovendo la lampada, qualcosa
cadde
dalla cassaforte.
-Questo è... il profumo
di mamma...-
Aya
camminava nei sotterranei.
-Starà
lavorando?- si chiese riferendosi al padre.
Arrivò
di fronte alla porta, trovandola socchiusa. Fece per bussare, quando
qualcosa
attirò la sua attenzione.
-…mo,Maria...-
-Dottore...-
-Eh?-
disse Aya aggrottando le sopracciglia.
-Pa...pà?-
Fece
un passo indietro.
La
mamma arrivò da dietro l'angolo.
-Aya,sei
qui! Tuo padre non ti ha sempre detto di non venire nei sotterranei?-
domandò
mentre si avvicinava.
-M..mamma...-
La
donna la guardò interrogativa, mettendosi a spiare dietro la
porta.
-Lui...
lo sapevo! Mi sta tradendo con quella! Non posso crederci...una ragazza
pescata
dalla strada! Non posso perdonarlo...-
E
se ne andò di corsa, con Aya che la seguiva un po' a
distanza.
Monika
Drevis entrò nella sua camera camminando avanti e indietro,
afferrando un
oggetto dalla sua toilette.
-Rrgh...
questo stupido oggetto...!!-
Lo
lanciò con tutta la sua forza attraverso la porta aperta.
Aya
si inginocchiò, raccogliendolo, sorpresa del fatto che fosse
ancora integro.
Mamma
di solito era così buona, ma da allora sembrava
così diversa...
-Questo profumo... l'ho rimesso
sulla
sua toilette dopo quello che era successo, ma...se l’ha
riposto nella
cassaforte, vuol dire che ci teneva*... è una cosa
bella...Dopo tutto, mamma
l'ha ricevuto da papà per il loro anniversario... quindi
sono sicura che mamma
ha amato papà fino alla fine...- disse ad alta voce Aya,
mentre il ricordo
svaniva dolcemente e un sorriso le inteneriva il viso.
-Lo prenderò come
portafortuna, va bene,
mamma?-
Note
*In realtà dice
letteralmente: “si è
presa cura di quello” ma, onestamente, faceva schifo come
frase quindi l’ho
riadattata così.
Mi ero dimenticata del mostro
dietro la
Monna Lisa, quindi sono stata un po’ in ritardo nel premere
“Z”.
Mentre andavo nelle varie stanze al
primo piano, i mostri non mi hanno cagata minimamente quindi ho scritto
appunto
questo C:
Ah! La frase tagliata a
metà del padre è
“…ve you, Maria” quindi “Ti
amo, Maria” ho cercato di adattarla C: