Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Lena_Railgun    04/05/2016    1 recensioni
"Ivan mi stava aspettando: il suo sguardo da prima perso nel vuoto si posò su di me e mi sorrise.
-Bravissima Mary- mi disse evidentemente fiero di me. Si avvicinò e mi scompigliò i capelli mentre io abbassavo il capo.
-Grazie- feci teneramente. Non l'avevo notato, ma nella mano destra teneva un'orchidea.
-è..è per me?- chiesi sorpresa.
-No guarda, per mia cugina che abita Torino che evidentemente frequenta l'accademia. Certo che è per te- fece ironicamente alzando il sopracciglio.
Gli feci la linguaccia:
-Ma dai! Non serviva!- feci quando me la porse.
-Viene sempre dato un fiore a chi si esibisce no?- mi disse lui mettendo le mani in tasca.
-Dove l'hai tirata fuori questa?- chiese divertita.
-Da qualche film- disse lui alzando le spalle. Osservai l'orchidea e sorrisi:
-é...perfetta. È tutto perfetto- "
Marina Rinaldi è una ragazza di sedici anni, che lascerà la sua normale vita da liceale, per accettare una borsa di studio per un'accademia di musica a Firenze. Per fare ciò, verrà ospitata da amici del padre, la famiglia Innocenti, con i loro due figli, Ivan e Celeste. Nonostante Ivan sembri molto diffidente, piano si avvicineranno molto. Cosa succederà tra i due?
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
12- LA MIGLIORE PAZZIA
 
Il treno frenò rumorosamente e le porte automatiche si aprirono. Trascinai la grande valigia, borse e lo zaino fuori dal treno e respirai profondamente l'aria di Padova, che mi avvolse ed entrò dentro il mio cuore, come se cercasse di scagliare via l'odore fiorentino che è impregnato in me. Mi dispiace, Padova, ma non puoi farlo. Mi avviai verso la biglietteria e, non appena vidi mia madre, sorrisi dolcemente. Le mani in tasca e lo sguardo che guizzava e,quando mi trovò, sorrise dolcemente. Mi fiondai tra le sue braccia ancora prima che lei se ne rendesse conto.
-Ciao mamma- mormorai.
-Ciao Marina- esclamò lei, felice di vedermi. Mi aiutò con le valigie mentre eravamo immerse in chiacchiere tra madre e figlia, io avevo molte cose da raccontarle. Prima tra tutte: la relazione tra me ed Ivan.
-E quindi state insieme?- mi chiese un po' sorpresa. Io annuii imbarazzata, con lo sguardo basso.
-Sono così felice per te tesoro- esclamò mentre guidava per tornare a casa.
-G-grazie- balbettai io. E così le raccontai tutto di noi, da quel 7 febbraio ai momenti in cui si era preso cura di me.
-è davvero un tesoro- commentò lei, mentre cercava le chiavi di casa. Io annuii e osservai casa mia con una nostalgia davvero forte e, appena la porta si aprii, sentii un tuffo al cuore: si, mi era mancata. Come mi era mancato vedere il mio fratellone venirmi in contro ed abbracciarmi forte.
-Ciao sorellina- esclamò dandomi un bacio sulla nuca -Mi sei mancata tantissimo-
-Anche tu- feci io, lasciandomi coccolare.
Dopo un giro di chiacchiere con tutta la famiglia, passò più o meno un'ora e io raggiunsi la mia camera: era il momento di riempirla. Ci misi un po' per sistemare tutto ma, appena finii, potei osservare la mia stanza soddisfatta. Mi buttai sul letto, le lenzuola pulite che sapevano di fresco ma...non c'era il mio odore. Era come se non fossero...mie. Scossi la testa: sempre più paranoica Marina.
Presi il telefono dalla borsa e chiamai Ivan. Mi rispose quasi subito.
-Ehi piccola, sei arrivata?- mi chiese.
-Si, sono in camera, ho appena finito di sistemare le mie cose-
-Hai fatto un buon viaggio?-
-Si tesoro- risposi con dolcezza. Era un amore, si preoccupava sempre per me. -Cosa stai facendo?- chiesi curiosa.
-Mi stavo preparando per uscire con Daniele, Erica e Rosalba-
-Salutameli tanto- feci io. In quei mesi io e Rosalba eravamo diventate molto amiche. Ci sentivamo spesso ed uscivamo insieme ogni tanto. Era venuta a casa Innocenti per salutarmi il giorno prima e mi aveva portata in una pasticceria per mangiare insieme qualche dolce.
-Sicuramente- mi rispose lui -Sai che...mi manchi già?- riprese, con un filo di voce.
-Anche tu- mormorai io giocherellando con i miei capelli. -Ma...è come se tu fossi qui accanto a me, non mi sentirò mai davvero sola-
-Marina...Mary io...-
Sentivo che doveva dirmi qualcosa di importante ma sentii la voce di mia madre chiamarmi per dirmi che era pronta la cena.
-Scusami devo andare- dissi -Ci sentiamo. Divertiti questa sera, fai il bravo.-
-Certo scema! Ti...ti adoro, ciao- e riagganciò. Mi sembrava un po' strano, ma se mi mettevo anche a preoccuparmi per lui, essendo così distanti, sarei andata in panico. Quindi scesi semplicemente a mangiare, decisa non pensarci.
Giusto il tempo di finire di mangiare, che sentii il campanello suonare: aprii la porta e tirai un urlo estasiato nel vede Mara, Caterina e Lucia davanti al nostro cancello, con sorrisi da copertina. Corsi lungo il vialetto per abbracciarle.
-Ciao ragazze- feci stringendomi a loro.
-Ciao Mary- fece Mara guardandomi. -Oddio non ci credo che sei davvero qui-
-Invece si, sono qui con voi- esclamai guardandole con un sorriso.
Rimanemmo sotto il mio portico a parlare e raccontarci di tutto ciò che mi ero persa in quei mesi. Qualcosa mi avevano accennato al telefono e nelle mail ma era bello poter sentire tutto dal vivo.
-E quindi...con Ivan?- mi chiese Mara ad un certo punto.
-Tutto bene- feci semplicemente. Non ero andata molto nei dettagli, anche perché erano capitate certe situazioni particolari che era quasi difficile spiegarle senza vedersi davanti ad un bicchiere di the freddo.
-Ho visto la foto che ha messo lui. Quella dove sei vestita con un vestito celeste- fece Caterina, alludendo alla foto che ci fece Aria il giorno prima dl white day -Siete troppo carini-
Arrossi a quella affermazione e la ringraziai.
-Pensa che sono svenuta in mezzo al palco appena finii l'esibizione- raccontai, e le mie amiche mi guardarono sbalordite.
-Cosa ti era successo?-
-Avevo la febbre, non stavo bene. E Ivan si è occupato di me tutto il giorno seguente- feci, ricordando quel 14 marzo. -è un amore-
-Si vede che ti piace davvero molto- fece Lucia sorridendo -Sono quattro mesi?-
Io annuii:
-E sarà dura non vederlo fino a settembre- feci con una nota triste nella voce. Ma sapevo che pensarci così assiduamente sarebbe stato solo peggio, perciò cambiai discorso e cominciai a chiedere a Caterina come andava con il suo nuovo ragazzo ma, mentre mi stava raccontando nei dettagli la loro storia travagliata, una voce mi distrasse:
-Guarda un po' chi è tornata!-
Riconobbi subito la voce squillante di Niccolò, e mi voltai sorridendo. Mi alzai dalla sedia e corsi verso il citofono per aprire il cancello e gli corsi incontro, buttandomi tra le sue braccia.
-Ciao Nic- esclamai mentre lui mi stringeva forte a se.
-Ciao Mary, come stai?-
-Bene, bene! Sono felice di vederti! E tu?-
-Un po' stressato causa maturità ma non c'è male-
-Ricordati che devi uscire con l'80 per me- feci scioccando la lingua.
-Ti odio- sibilò lui mentre io me la ridevo.
Rimase lì con noi per un po', ormai conosceva anche Mara e Caterina anche se non frequentavano la mia ex scuola come lui e Lucia, quindi non c'era neanche una traccia di imbarazzo. Verso le dieci e mezza, le mie amiche mi salutarono dandomi appuntamento al giorno successivo e tornarono a casa. Niccolò, invece, rimase lì con me ancora per un po'.
-Come va con il fidanzato?- mi chiese mentre si accendeva una sigaretta.
-Tutto bene. Mi piace davvero molto- feci abbassando lo sguardo. Mi risultava difficile parlare con lui di Ivan, sapendo che provava qualcosa per me. Lui se ne accorse.
-Puoi parlarmene tranquillamente Mary, non provare imbarazzo-
Io annuii, e gli raccontai in sintesi ciò che era successo in quei mesi.
-Ti meriti di essere felice- mi disse buttando fuori l'ultima nuvoletta di fumo per buttare il mozzicone sulla strada. -Spero che lui sia migliore di chi sai tu...-
-A proposito...come...come sta?- chiesi titubante.
Niccolò scrollò le spalle:
-è stato promosso agli esami. Almeno quello. Però...esce con una ragazza mora con gli occhi verdi- mi guardò dritto negli occhi -Ho il sentore che gli manchi sul serio-
-Tsk, troppo tardi- feci io con la voce carica di astio.
-Già- fece Niccolò sorridendomi. Si chinò e mi diede un bacio sulla fronte -Ciao Mary vado a casa. Buona notte-
-Notte Nic- dissi, posando a mia volta un bacio sulla guancia e salutandolo mentre si allontanava nell'oscurità.
Tornata in camera, mi buttai sul mio lettone su cui non dormivo da mesi e mi addormentai quasi subito, stanca e confusa.
Con i giorni successivi, si tornò al periodo di "uscite tutti i giorni con le amiche". Semplicemente girovagavamo per Padova un po' come fossimo nomadi, o organizzavamo qualcosa di carino insieme, come delle gite. Sentivo Ivan, Aria, Elisa ed Amanda tutti i giorni, anche solo per messaggio o per e-mail, e mi raccontavano cosa stavano facendo, se sarebbero partite, se si stavano divertendo.
Rimasi accanto a Niccolò per i suoi esami, e riuscii a farlo studiare e tirare fuori le sue potenzialità con qualche piccola minaccia e così giugno volò, lasciando spazio ad un caldo ed afoso luglio.
Era un banalissimo pomeriggio dove avevo deciso di rimanere spaparanzata sul letto  a divorarmi episodi di "Golden Time". Mio fratello era all'università per dare un esame e i miei genitori erano, ovviamente, a lavoro. Ero quindi immersa nella tranquillità di una casa vuota quando sentii il campanello suonare. Un po' scocciata, misi in pausa l'episodio che stavo guardando e scesi le scale. Aprii la porta:
-Si chi...- mi bloccai appena mi fu chiaro cosa avevo davanti. Anzi, chi.  Avevo la bocca spalancata per lo stupore, tremavo quasi per la paura che fosse un miraggio. No, non poteva essere...ma era così: capelli ricci sempre caotici, due grandi occhi grigi, un viso stupendo. Il mio Ivan era lì, con un sorriso sghembo stampato sulle labbra. Aprii il cancello e corsi lungo il vialetto. Sembrava la scena di un film: mi buttai tra le sue braccia mentre lui lasciò cadere la valigia sul marciapiede per stringermi e farmi girare.
-Sei...sei qui...tu...- balbettavo, non riuscivo proprio a parlare.
-Sono qui piccola, qui con te-
-Ma..ma cosa?-
Mi guardò negli occhi.
-Ho preso il primo treno che ho potuto...so che sono passate tre settimane ma...mi mancavi- mi disse accarezzandomi la guancia con il pollice -Avevo tanta voglia di vederti e volevo farti una sorpresa-
-é la migliore sorpresa di sempre- sussurrai ancora immersa nel suo calore.
Sorrisi:
-Vieni dai- gli presi la mano e lo trascinai verso casa.  Si pulì le scarpe sullo zerbino ed entrò:
-Permesso- fece educatamente.
-Sono sola- feci prendendo il telefono -Chiamo mamma, le chiedo se puoi restare qui-
-Ma vado in un albergo scema- protestò lui, ma ormai avevo già composto il numero.
-Ciao Graziella, sono Marina. Mia mamma è lì?- chiesi alla segretaria. Aspettai qualche secondo e poi sentii la voce squillante di mia madre.
-Dimmi Marina-
-Mamma, Ivan è venuto a trovarci! Può rimanere da noi?- chiesi con fare supplichevole.
-Oh che gentile. Va bene, prepara il letto nella camera degli ospiti- fece e, dopo avermi dato qualche istruzione su delle cose da fare, riagganciò.
Mi voltai verso Ivan sorridente:
-Sei un tesoro lo sai?-
Lui si avvicinò a me:
-E allora dammi il mio ringraziamento-
Sorrisi mordendomi il labbro inferiore, mentre lui si avvicinava a me. Appena le nostre labbra si incontrarono cominciai a fremere. Gli cinsi le vita con le braccia, così da potermi stringere sempre di più a lui. Tre settimane e avevo bisogno dei suoi baci come si ha bisogno di respirare. Quanto amavo il suo modo di mordermi le labbra teneramente. Ci staccammo per la necessità di prendere fiato, ma subito si rituffò tra le mie labbra, se possibile, con ancora più voglia di me.
-Sai...- feci appena ci staccammo -Non avrei mai creduto che potessi piacere così tanto a qualcuno- lo dissi con timidezza, non avevo ancora sviluppato fiducia in me stessa, sul mio essere, sul mio fisico.
-Dovresti imparare ad amarti di più. Se solo potessi guardarti come ti guardo io e tanti altri ragazzi, capiresti quanto sei bella. E capiresti quanto io sia fortunato-
Quelle parole mi stupirono e non poco: le aveva dette con uno sguardo dolce e sincero, mentre mi stringeva le mani guardandomi dritta negli occhi. Non lo diceva per dire.
-Io...io non so cosa ho fatto per meritarti. Ma qualunque cosa sia, sono felice che tu sia mio- mormorai e lui mi sorride, dandomi un altro bacio.
-Dai, usciamo! Ti faccio vedere Padova- dissi con un sorriso e lui annuì.
-Solo fammi cambiare- feci, ricordandomi di essere in "divisa da casa" ovvero pantaloni larghi da basket, canottiera sgualcita e capelli raccolti in una coda disordinata.
Lui rise ed acconsentì, così lo presi per mano e lo guidai fino in camera mia. Lo vidi sorridere appena varcò la soglia: osservava la mia stanza con curiosità, era così diversa da quella che aveva a Firenze.
-Potresti...ehm voltarti che mi cambio?- feci con un po' di imbarazzo.
-Certo- disse lui, dandomi le spalle. Sorrisi ed aprii l'armadio, prendendo un paio di jeans corti e una canottiera rosa che indossai in fretta.
-Ok ho fatto, grazie- dissi, mentre cercavo la spazzola per capelli.
-Marina...-
Mi voltai verso di lui, e notoai che aveva in mano una cornice per foto, quella che tengo sul comodino. Sorrisi e mi avvicinai a lui:
-L'ho fatta sviluppare appena sono tornata...ne avevo bisogno-
La foto raffigurava me, Ivan e Celeste, e così ripensai al giorno in cui è stata scattata.
Le vacanze di Pasqua erano troppo brevi perché io potessi tornare a casa, perciò avevo deciso di rimanere a Firenze e conoscere così i parenti della famiglia Innocenti. La mattina di Pasqua avevo indossato un vestito bianco e rosa chiaro, sembravo una bomboniera. Il vestito era a maniche lunghe di pizzo rosa, il corpetto bianco era decorato da delle decorazioni floreali. La gonna mi arrivava fino al ginocchio ed era di una stoffa leggera. Celeste si era divertita a farmi i boccoli, che mi ricadevano morbidi sulle spalle. Indossai un paio di ballerine rosa per andare prima in chiesa, poi per il pranzo con i nonni di Ivan e Celeste ed alcuni zii.
Mi sentivo davvero un'estranea appena misi piede lì, ma furono tutti molto gentili e curiosi.
-Tu sei Marina?- mi chiese Nonna Rita, prendendomi le mani ed io annuii con un sorriso.
-è un piacere conoscerla- feci timidamente.
-Piccolina, dammi del tu, su- mi disse e io annuii nuovamente.
Mi sedetti tra Ivan e Celeste e, appena furono tutti a tavola, cominciarono le domande che mi vedevano protagonista.
-Marina, allora, come va qui a Firenze? Come ti trovi?- fece Natasha, la sorella di Serena.
-Bene, mi trovo molto bene rispetto ai primi mesi.- risposi un po' imbarazzata.
-Serena dice che sei davvero brava- intervenne Ruggero, il fratello di Pietro.
-Bhe ecco...-
-è bravissima- confermò Ivan sorridendomi mentre le mie guance si coloravano di un rosso intenso.
-E Ivan, hai trovato una ragazza?- chiese nonno Felice. Ora fu il suo turno di arrossire.
-Ecco...si- rispose lui e i nostri occhi si incrociarono.
-Quando ce la presenti?- chiese Rita.
-La conoscete già- fece Celeste, giocherellando con la forchetta. -Ce l'avete di fronte- e mi indicò.
Tutti gli sguardi si posarono su di me, volevo scomparire.
-Ivan!! Ma non ci dici niente? Congratulazioni!-esclamò Felice battendo le mani. La sala da pranzo venne sommersa da un caos assordante e da tante domande, che ci fecero solo arrossire ancora di più.
Pranzo finito, io, Ivan, Celeste e i loro cugini andammo nel salotto per chiacchierare un po' in santa pace. I più piccolini giocavano per i fatti loro mentre io, Ivan, Celeste e i loro cugini Chiara ed Alberto chiacchieravamo. Ad un tratto, Chiara si rivolse a me:
-è stato difficile lasciare tutto per venire qui?-
-Bhe sicuramente. Non è semplice come vorremmo purtroppo. Però se sei determinata, allora vai- feci.
-Sei stata coraggiosa- mi disse con un sorriso.
-Ho anche ricevuto tanto sostegno. E poi...ormai la famiglia Innocenti è un'altra famiglia per me- dissi mentre Celeste ed Ivan sorridevano. La piccola Innocenti mi abbracciò con affetto:
-Sei una sorella ormai- disse e io le diedi un bacio sulla guancia.
-Siete dolcissimi- fece Alberto ridacchiando.
-Vi faccio una foto- fece Chiara prendendo il telefono.
Con Celeste seduta in braccio mio e Ivan accanto a me, sorrisi stringendo la mia "sorellina" a me.
Avevo deciso di far stampare quella foto perché sapevo che averli lì vicino a me sarebbe stato molto meglio.
Ivan la guardò con un sorriso e la ripose nuovamente sul comodino proprio quando finii di sistemarmi i capelli.
-Andiamo- feci, prendendo la borsa. Uscimmo di casa e chiusi la porta a chiave. Faceva caldo ma era sopportabile, inoltre una brezza ci colpiva di tanto in tanto. Aprii il cancello e lo richiusi appena Ivan lo superò.
-Allora...- feci guardandomi intorno. -Andiamo verso il centro- esclamai ma notai subito che Ivan aveva uno sguardo inquieto. Qualcosa lo turbava.
-Ivan...?-
Mi prese la mano, la strinse a se e la guardava come se la stesse studiando.
Poi il suo sguardo si posò sui miei occhi confusi.
-Marina...- si avvicinò a me, sentivo il suo fiato sul mio volto. -C'è una cosa che io...vorrei dirti...-
-Ivan, mi stai spaventando- feci io allarmata.
Lui scosse la testa:
-Sai, in queste settimane ho capito una cosa. Anzi, no, l'ho capito appena sei partita. Io cercavo disperatamente la tua presenza, il tuo profumo, tanto che ormai vivo in camera tua, annuso quei vestiti che sono rimasti lì solo sperando di poterti abbracciare, di poterti sentire. Così... io l'ho capito-
-Che...cosa hai capito?-  chiesi mentre sentivo il cuore accelerare.
-Che ti amo-
Tre parole. Semplici da capire, semplici in se. No, per me non lo erano. Per me significavano molto. Lui, che mi aveva fatto provare una marea di emozioni in soli quattro mesi, lui che ormai era la mia aria, il mio ossigeno...stava confessando di amarmi. Non gli piacevo e basta, non mi adorava soltanto...lui mi amava.
Non esitai: mi alzai sulla punta dei piedi per dargli un bacio sulla fronte.
-Ti amo anch'io, amore- sussurrai vicino al suo orecchio. Lo sentii sobbalzare e mi prese subito il viso tra le mani.
-Dimmelo ancora ti prego...- mi implorò
-Ti amo, ti amo...ti amo- ripetei, non mi stancavo, volevo che lo sapesse, che non se lo potesse dimenticare neanche per un minuto.
-Sono così felice di aver preso quel treno- mi disse sorridendo.
-Anche io...è stata la migliore pazzia che tu abbia mai fatto.- mi strinsi a lui, nonostante la giornata afosa non avrei mai rinunciato ai suo abbracci, alle sue carezze.
Camminammo in giro per Padova mano nella mano, e io avevo un meraviglioso sorriso sulle labbra post "Ti amo" che non accennava a diminuire. Sarebbero stati giorni indimenticabili ed ero decisa a godermi ogni minimo istante. Stare insieme a lui era così facile, era bello poter parlare con lui di ogni cosa senza vergogna, senza timore di venire giudicata.
-Sai che ho incontrato Aria ed Alex l'altro giorno?- mi disse ad un tratto. Io lo guardai:
-Oddio, dovevamo uscire in quattro con loro- esclamai, ricordandomi di quell'idea che mi aveva dato la mia amica.
-Appena torni a Firenze ci andremo- mi disse con un sorriso -Alex sembra una persona molto in gamba, e Aria è davvero innamorata- fece ridacchiando.
-Stanno insieme da quasi due anni, Aria ha sempre un'espressione così sognante quando parla di lui.-
Ivan mi guardò mentre continuavamo a camminare:
-Chissà se...avrai anche tu quell'espressione quando parli di me...-
Sorrisi:
-Dicono che sembro fiera di te, completamente presa ed imbarazzata allo stesso tempo- dissi. Mara me lo diceva da un po' ogni volta che parlavamo in web cam e anche Elisa lo aveva confermato qualche tempo prima: "hai una luce negli occhi quando parli di lui che non avevo mai visto prima in nessun altra persona".
-E comunque dovrei chiederlo io a te visto che sei reduce da una storia importante- feci un po' imbronciata.
Mi prese il viso tra le mani con una velocità tale che ci impiegai qualche secondo a capire:
-Chi è che ha preso un treno da Firenze fino a qui solo per vedere la sua ragazza?-
Chiusi gli occhi:
-Sai che amo quando dici "la mia ragazza"?- feci ridendo. Quattro mesi e tutto mi sembrava ancora così nuovo, così strano per me.
-La mia ragazza- accentuò quel mia e mi guardò dritto negli occhi mentre lo disse.
Mi diede un casto bacio sulle labbra prima di riprendere a camminare e gironzolare.
-Ivan- chiamai e lui posò i suoi occhi meravigliosi sui miei -Posso chiederti...si insomma....quando ti sei accorto che...ti piacevo io?- chiesi imbarazzata.
-Da quei giorni passati a fare i finti fidanzati- mi rispose subito senza esitare -Ma provavo un certo affetto per te già da quando abbiamo cominciato a conoscerci meglio-
Io sorrisi, appoggiando la mia testa alla sua spalla:
-Vale lo stesso- mormorai, ripensando a quei giorni. In fondo, July una cosa positiva l'aveva fatta.
-Però eri uscita comunque con un altro- mi lanciò un'occhiataccia e io risi.
-Non volevo complicare la situazione in famiglia. Cercai di lasciar perdere la mia cotta ma...non potevo sopprimerla. E lo misi in chiaro subito...io volevo e voglio solo te-
Arrossi davvero molto nel dire quelle parole, facevo ancora tanta fatica a dire chiaramente ciò che provavo senza arrossire o vergognarmi almeno un po' e lui lo sapeva. Infatti, mi guardò sorpreso ma molto compiaciuto. Mi diede un bacio sulla nuca:
-Ti amo, non mi stancherò mai di ripetertelo- e io sorrisi, felice come non mi ero mai sentita.
-Marina-
Mi voltai sentendo qualcuno che mi stava chiamando e vidi Mara venirmi incontro.
-Ciao Mara- feci con un sorriso -Già tornata dal mare?-
Lei annuii:
-Si, sono di ritorno. Sto aspettando Andrea che è andato a prendere le pizze ed andiamo a mangiare insieme-
Sorrisi, Andrea e Mara stavano insieme da tre anni, erano davvero molto teneri.
-Mara, lui è Ivan- feci presentandoli -Lei è la mia migliore amica-
Mara lo guardò strabuzzando gli occhi.
-Ma...Ivan il tuo ragazzo?- fece sbalordita stringendogli la mano.
-Bhe si, chi altri se no?- chiesi divertita.
-Ma...cioè..- era senza parole e la cosa mi fece ridere.
-è venuto a trovarmi- spiegai con dolcezza. Mara ci guardò intenerita e ci regalò un sorriso davvero felice.
-Che dolce. Bhe...è un piacere conoscerti finalmente, Marina parla così tanto di te-
Ivan sorrise lusingato:
-Vale lo stesso-
-Vi lascio allora- mi fece l'occhiolino prima di darmi un bacio sulla guancia come era solita a fare e si allontanò.
-Le cose tra di voi sono sistemate?- mi chiese Ivan guardandola andare via.
-Bhe...sicuramente sono cambiate ma...si c'è ancora molto affetto tra noi quattro- risposi. Sapevo che era difficile mantenere i contatti e, soprattutto, rimanere molto legate essendo così lontane, ma facevano troppo parte di me perché potessi lasciarle andare così.
Ivan mi diede un tenero buffetto sulla guancia e io sorrisi:
-Torniamo a casa?- chiesi. Si erano fatte ormai le sei e mia madre era sicuramente tornata da lavoro. Volevo che passasse almeno un po' di tempo con Ivan così che si abituasse alla sua presenza e lo conoscesse così che potesse darmi completamente la sua approvazione.
Ripercorremmo i nostri passi e ci allontanammo dal centro per imboccare la strada verso casa.
-Ben tornati- sentii dire da mia mamma appena aprii la porta. Appoggiai le chiavi sul tavolo mentre Ivan si puliva educatamente le scarpe sullo zerbino. Vidi mia madre comparire sulla soglia del salotto:
-Ciao Ivan-
-Buona sera signora Rinaldi-
Vidi mia madre sorridere:
-Chiamami Giorgia. Infondo, potresti essere il mio futuro genero- fece strizzando l'occhio.
-mamma!- esclamai, diventando color pomodoro.
-Bhe, potrebbe essere cosi!- si giustificò lei tornando in cucina.
Guardai Ivan imbarazzata:
-ecco...scusala, sai le mamme- feci una risata nervosa ma lui scosse la testa.
-Stai tranquilla- rise, ma era una risata simpatica, non altezzosa.
La cena fu uno dei momenti più imbarazzanti della mia vita: mi ero dimenticata di quanto i padri potessero essere protettivi nei riguardi della loro figlia. Il mio, poi, un caso disperato. Appena ci sedemmo, cominciò a porre una serie di domande a me e ad Ivan riguardanti la nostra relazione: da quanto stiamo insieme, come si è sviluppata la situazione a casa giù a Firenze, come hanno reagito Pietro e Serena. Quando, dopo un altro boccone di riso freddo, ci scrutò e chiese: "avete per caso dormito insieme?" io e Ivan ci guardammo subito dopo essere sbiancati. Non stavamo ancora insieme ma era successo a causa di July. Nello stesso letto per una settimana, nonostante lui avesse insistito per dormire per terra.
-Ehm...è una lunga storia- feci vaga. Mio padre perse la presa della forchetta e ci guardò:
-Voi...voi due...-
-No papà!- mi affrettai a dire. -è davvero una lunga storia-
Ripercorsi gli eventi di quella settimana frenetica, raccontando di July e del nostro piano, in collaborazione con Serena. Mio padre continuava ad annuire ma si era calmato e la cosa mi fece tirare un sospiro di sollievo. Alzati da tavola, io e Ivan ci dirigemmo con una ciotola di ciliegie sul portico, seduti vicini. Appoggiai la testa alla sua spalla ed inspirai l'aria di quella giornata che stava per finire in compagnia dell'unica persona che volevo davvero fosse vicino a me.
 
-Noi usciamo -
Erano le tre del pomeriggio, ed avevamo deciso di andare nella piscina comunale, tanto per rinfrescarci visto che il caldo non ci dava tregua. Preparammo un borsone ciascuno in fretta ed uscimmo di casa, salutando mia madre. Infilai gli occhiali da sole per poi afferrare la mano del mio pigrone preferito e ci dirigemmo verso la fermata dell'autobus più vicina per poter arrivare alla piscina comunale. Una decina di minuti più tardi stavamo varcando la soglia diretti verso il banco per pagare l'entrata.
-Ci vediamo all'uscita- feci, dirigendomi verso lo spogliatoio femminile. Mi infilai in un box per poter indossare il mio bikini blu in tranquillità. Raccolsi le mie cose e camminai verso l'uscita.
-Eccomi qua- feci con un sorriso. Ed arrossii, rimanendo a bocca aperta. Non mi ero mai resa conto di quanto fosse dannatamente bello Ivan, di quanto il suo fisico fosse perfetto, asciutto. Le sue spalle larghe, gli addominali abbastanza accentuati e quelle adorabili fossette che segnavano l'inizio dell' inguine...bhe erano la parte che amavo di più. I suoi occhi grigi stavano indugiando su di me, e mi sembrò di notare un certo imbarazzo: era la prima volta che ci vedevamo così.
-Andiamo?- chiesi, cercando di ricompormi.
-Sicuro-
Mi prese nuovamente la mano ed uscimmo verso la piscina esterna, piena di urla entusiaste dei bambini e di ragazzi. L'odore del cloro arrivò forte alle mie narici che dovettero abituarsi in fretta a quell'odore. Distendemmo i nostri asciugamani in una zona abbastanza all'ombra, essendo che non ero un'amante del prendere il sole. Neanche il tempo di voltarmi che Ivan mi aveva preso in braccio e si avvicinava minaccioso al bordo della piscina.
-Ivan!!- esclamai appendendomi al suo collo -Mettimi giù- piagnucolai.
Lui rise. La sua risata per me, era come un tintinnio di campanelli, ne rimanevo affascinata ogni volta.
-Va bene- mi fece la linguaccia e,come promesso, mi mise giù. Entrai in acqua scendendo per la scaletta lentamente in modo che l'impatto con l'acqua fredda non fosse troppo diretto. Il freddo dell'acqua mi diede un immediato sollievo da quella giornata afosa e cominciai piano piano a nuotare e ad immergermi completamente. Ivan mi raggiunse e nel vederlo con i ricci appiccicati alla fronte risi.
-Non sembri neanche tu amore- feci con la voce inframmezzata dalle risate.
Lui, fintamente offeso dalle mie parole, mi colse di sorpresa schizzandomi con l'acqua, dando inizio ad una pseudo guerra tra noi due.
-Basta, basta Ivan- feci ridendo mentre lui stava avendo la meglio su di me. Sorrise soddisfatto e mi afferrò i polsi.
-Dì, "Ivan sei il migliore"-
Lo fissai corrucciata:
-A giocare con il fuoco si rischia di bruciarsi- feci alludendo alla mia pazienza.
Sorrise sgembo avvicinandosi al mio orecchio:
-Bhe, se tu sei il fuoco allora amo bruciarmi- sussurrò facendomi arrossire.
-Ivan, sei il più forte- mormorai, infine, imbarazzata.
Sorrise soddisfatto e si riavvicinò al mio volto, per darmi un bacio sulla fronte, socchiudendo gli occhi.
-La mia piccolina- mi strinse a se con dolcezza e passione:
-Il mio scemo- dissi, schernendolo.
-Questo scemo ti fa impazzire, io lo so- e io annuii, infondo era la più grande verità.
I suoi occhi grigi mi accarezzarono dolcemente, mi osservavano pieni di desiderio ma conservando il mio pudore.
-Prima sei arrossita- mi disse ad un tratto.
-Mmm?-
-Quando mi hai vista in costume-
-Bhe ecco...io..- balbettai indietreggiando. Mi prese per le spalle tirandomi a se.
-Anche tu non sei niente male-
Lo guardai confusa.
-Il tuo fisico- insistette lui e io rimasi scioccata.
-Ma...sei un pervertito- esclamai mentre le mie guance si tingevano nuovamente di rosso. Lui scoppiò a ridere e mi abbracciò felice.
 
Tornammo a casa verso le cinque e trovammo un biglietto di mia madre che diceva di essere uscita.
-Allora, io mi faccio la doccia giù. Tu usa pure il bagno di sopra-
Lui annuì e mi schioccò un bacio sulle labbra lasciandomi con il sorriso.
L'acqua scivolò sul mio corpo, togliendo il cloro dalla mia pelle e dandomi una sensazione di pulizia. Misi un po' di bagnoschiuma alla vaniglia sul palma della mano e lo strofinai delicatamente. Grattai la cute delicatamente con uno shampoo all'aloe e, dopo essere sciacquata, uscii dalla doccia avvolta da un telo bianco. Salii le scale tamponando i capelli con un asciugamano ed entrai in camera mia, per prendere biancheria pulita. Mi vestii con una canottiera viola e un paio di pantaloni corti. Mentre mi dirigevo verso il bagno per prendere una spazzola, lo incrociai nella sua bellezza da divinità greca. Ivan uscì dal bagno con indosso un  paio di jeans, a torso nudo e i piedi scalzi: sexy era l'unico aggettivo che mi venne in mente. Si avvicinò a me sorridendo mentre io cercavo di riprendermi.
-Devo...devo prendere la spazzola- feci entrando in bagno. Mi guardai allo specchio: avevo nuovamente le guance rosse. Perché riusciva a ridurre così le mie difese?
-Vieni, te li spazzolo io- mi propose e io annuii. Entrammo in camera mia e ci sedemmo sul mio letto. Ivan cominciò a spazzolarmi i capelli delicatamente mentre io pensavo, pensavo a tante cose su di noi...su di lui, in realtà. La sua voce mi distrasse:
-ecco qua- mi scioccò un bacio sulla cute umida e io sorrisi.
-Grazie-
Esitai un secondo prima di guardarlo negli occhi e chiedergli il permesso per fargli una domanda per me importante. Lui mi guardò un po' preoccupato ma acconsentì.
-Quando...ecco si quando tu e Rosalba stavate insieme- cominciai balbettando e leggermente imbarazzata -Voi due...avete....lo avete fatto?- finii la frase quasi sussurrando. Mi stavo pentendo di averglielo chiesto: in fondo, era la sua intimità e non era affar mio.
La mia domanda lo mi in imbarazzo, me ne accorsi. Aveva sbarrato i suoi bellissimi occhi grigi e mi guardava sorpreso.
-Scusami io...-
-Non preoccuparti- mi interruppe subito lui -Non me lo aspettavo, tutto qua-
Prese un gran respiro prima di rispondermi.
-Si...lo abbiamo fatto-
La sua risposta non mi aveva lasciata indifferente. Insomma, in tre anni di relazione non ci si può tenere solo per mano. Ma mi infastidiva lo stesso.
-E...se posso sapere, dopo quanto tempo dal vostro fidanzamento?-
-Dopo due anni. Ci siamo fidanzati a tredici anni, eravamo piccoli. Lo abbiamo fatto quando anche lei compì quindici anni...si insomma, a pensarci bene era presto comunque- fece riflettendo ma il rossore sulle sue guance non era ancora sparito.
-Scusami per la domanda- feci -Non volevo metterti in imbarazzo-
Scosse la testa e mi sorrise.
-Va tutto bene- si distese sul letto puntellandosi con i gomiti -E tu invece? Con...il tuo ex?-
Scossi la testa:
-Non me la sentivo. è per quello che mi ha tradita e io l'ho lasciato-
Ivan mi osservò sorpreso e sconvolto:
-Ti ha tradita perché non te la sentivi di farlo? Ma...ma è un bastardo- sibilò a denti stretti e io concordai con lui con un cenno con la testa.
-Quindi...nemmeno con gli altri ex? Insomma...- insistette riprendendo l'argomento.
-Gabriele è il mio unico ex- feci giocherellando con i capelli.
Ivan mi fissò nuovamente, queste volta molto sorpreso:
-Stai scherzando?-
-Bhe no...-
-Ma la gente in questo paese è stupida?- si sedette a gambe incrociate.
-Come possono non accorgersi di una ragazza bella come te?- mi sfiorò le guance con l'indice facendomi rabbrividire.
-Sei sempre il solito esagerato- borbottai ma in realtà ero molto lusingata.
-Quindi...- fece ritraendo la mano e sogghignando -Sei vergine...-
Gli diedi una spinta che lo fece barcollare.
-Stupido!- esclamai irritata e nuovamente imbarazzata.
-Ehi scema!- fece con sguardo serio. In un attimo, mi spinse giù sul materasso e quando aprii gli occhi, che avevo chiuso nel mentre, lui mi sovrastava.
-Sono davvero felice di questo- mi disse guardandomi negli occhi.
-Perché così...posso essere io il primo a farti mia, completamente mia- fece con voce roca e dannatamente sexy. I nostri occhi si incastonavano alla perfezione, il cielo grigio e il verde della natura, infiniti e vasti.
 
Loving him is like driving a new Maserati down a dead-end street
Faster than the wind, passionate as sin, ending so suddenly
Loving him is like trying to change your mind once you're already flying through the free fall
Like the colors in autumn, so bright just before they lose it all

 
Si avvicinò a me e io sorrisi: non avrei mai creduto che l'amore potesse essere così forte. Non lo avrei mai pensato se non avessi incontrato lui, ne ero sicura.
Le nostre labbra si incontrarono ma subito cercammo di rendere quel bacio più profondo, intenso e passionale. Quel giorno volevo spingermi oltre.
Catturai la sua lingua non appena mi fu libero l'accesso alla sua bocca. Vorticavano insieme con più lussuria del solito. Ivan si staccò dalle mie labbra per dedicarsi al mio collo, tracciando una scia di baci umidi e scese fino all'incavo dei miei seni. Esitò un po', lo notai subito.
-Non...non fermarti-
-Marina...-
-Non fraintendermi!- esclamai rossa in volto -Non...insomma non me la sento ancora. Ma...puoi conoscere il mio corpo con il tatto ecco-
Mi sorrise.
-Io ti aspetterò piccola. Non ti metterò fretta e tu non preoccuparti...perché voglio che tu sia mia e di nessun altro. Ti aspetterò tutto il tempo necessario-
E con quelle parole capii davvero cos'era l'amore.
 
Losing him was blue like I'd never known
Missing him was dark grey all alone
Forgetting him was like trying to know somebody you never met
But loving him was red

------------------------------------------
Oddio la sdolcinatezza di questo capitolo! I miei piccoli ahaha la canzone alla fine è "Red" di Taylor Swift, a me piace tantissimo! La trovo un sacco adatta...e per molti altri capitoli ho usato dei pezzi suoi, vi avviso!
un bacio
Lena
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Lena_Railgun