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Autore: Marta_N    05/05/2016    3 recensioni
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Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rimasto solo, si era ritrovato a pensare a come riuscire a comunicare con Camilla.
Chiamarla per telefono sarebbe stato troppo banale, e andare da lei era fuori discussione; il giorno del matrimonio gli sposi non si possono vedere e lui lo sapeva bene.
Poi l'illuminazione, proprio come Camilla la sera prima, anche lui sarebbe riuscito ad incontrarla senza vederla, e con il sorriso stampato in volto, si preparò per andare da lei, perdendosi nei ricordi della giornata precedente.
***
Era stata lunga, dura e faticosa, ma i preparativi erano finiti, l'attesa era finalmente arrivata al termine e il giorno dopo si sarebbero sposati.
 
Si erano svegliati prima del solito, entrambi un po' straniti, ed erano rimasti così, semi abbracciati, a guardarsi negli occhi, senza bisogno di parlare, con la sola necessità di accarezzarsi e di giocherellare con i capelli dell'altro.
Dopo un tempo che nessuno dei due avrebbe saputo quantificare, fatto di sguardi, sorrisi e sospiri, fu Gaetano a parlare per primo
"Oggi è l'ultimo giorno."
"Lo so" persino le loro gambe si erano allacciate.
"Che facciamo stasera?"
"In che senso?" occhi negli occhi, come calamite a cui è impossibile sfuggire.
"Per festeggiare; domani è il grande giorno, potremmo fare qualcosa di speciale, solo noi due ..."
"Non se ne parla proprio!" - un espressione sinceramente perplessa di Gaetano a farle da rimando - "E' la notte prima delle nozze ... lo sposo non può vedere la sposa!" aggiunse lei al suo sguardo interrogativo.
"Camilla ma ...  noi abitiamo insieme! Come facciamo a ..." non riuscì neanche a finire la frase che Camilla lo aveva già interrotto "Ho già parlato con Livietta, stanotte ti lascio casa, mentre io dormirò da loro nella sua vecchia camera."
"Ah ... vedo che hai già organizzato tutto ... e io che volevo organizzare qualcosa di romantico per l'occasione ... " assunse un'aria di finta offesa.
"E dai su, non te la prendere, per quello ci sarà tempo ... ma le tradizioni vanno rispettate, su questo non si discute!"
"Perché, quando mai con te è possibile discutere di qualcosa?" un sorriso divertito in contrasto alle braccia conserte.
"Mai!" un pizzicotto sul fianco per fargli aprire le braccia e potercisi rintanare, per godere degli ultimi minuti di meravigliosa quiete, prima di quella che sarebbe stata una lunga giornata.
 
*
 
Quella sera stava rientrando in casa alla solita ora, anche se sapeva che non avrebbe trovato Camilla ad aspettarlo con il loro Vermuth, come era diventata una piacevole abitudine tutta loro, cosa che lo fece rendere conto di quanto le più piccole cose assumessero un sapore speciale se fatte insieme a lei.
Immerso in quei pensieri non si accorse quando, sul pianerottolo di casa, andò quasi a sbattere contro Livietta e George, con in braccio la piccola Camilla addormentata
"Gaetano!"
"Oh scusatemi ragazzi, non vi avevo proprio visto; state uscendo?"
"Si" risposero all'unisono.
"... e lasciate tua madre tutta sola, proprio stasera?"
"Si ... cioè, no! Stiamo uscendo, ma solo per fare una passeggiata con Camilla." aggiunse Livietta
"... che sta dormendo ..." imbeccò Gaetano un po' perplesso.
"Si, ma ho letto che ai bambini fa bene respirare aria serale mentre dormono" chiarì un impacciato George, che probabilmente aveva trovato questa informazione in qualche strana rivista per giovani genitori
"Ok, noi adesso andiamo eh" tagliò corto Livietta "Ciao Gaetano ... a domani!"
"Buona notte ragazzi"
 
Certo che, con il senno del poi, il comportamento evasivo dei due ragazzi avrebbe trovato una spiegazione, anche se lì per lì Gaetano non ci fece più di tanto caso, dato che i due, in quanto a mode e tendenze genitoriali, gli erano sempre sembrato un po' stravaganti.
 
Entrato in casa e sistemato il cappotto, l'unica cosa che aveva intensione di fare nella sua ultima serata da scapolo d'oro,era quella di mangiarsi un piatto di pasta, e dopo un bel bagno caldo, andarsene a letto a cercare di ristabilire un po' di equilibrio smarrito, a causa dell'adrenalina per la giornata seguente.
Mentre già pregustava il relax di cui avrebbe goduto al caldo del bagno, la sua attenzione venne colta da un biglietto, all'apparenza bianco, ripiegato e posto sul tavolo di cucina, in modo che fosse ben visibile anche dal corridoio; avvicinandosi a quel pezzo di carta, non poteva certo immaginare che la sua serata avrebbe preso una piega totalmente diversa da quella da lui immaginata:
 
Io non sono brava con questo genere di cose.
Ma hai detto che stasera volevi qualcosa di speciale tutto per noi e io, per te, ci voglio provare.
Vieni dove ci siamo dati il primo bacio torinese, io ti aspetterò lì.
C.
 
Un sorriso difficile da trattenere e occhi scintillanti di emozione, su di un Gaetano incredulo, che ci mise giusto il tempo di riordinare le idee, per sapere di non sbagliarsi e decidere di dirigersi in un posto ben preciso.
 
*
 
"Vieni, vieni mimetizziamoci"
"Eh? ... Eh?"
"Siediti, siediti!"
E poi l'aveva fatto ...
 
Erano stati pochi attimi in cui, forse per la prima volta, Gaetano aveva preso in mano la situazione e per non ritrovarsi in guai seri, aveva agito d'impulso, trovando il coraggio di buttarsi in quello che solamente un'altra meravigliosa volta era riuscito a fare: l'aveva baciata.
Era stato quello il loro primo bacio torinese, prima del quale forse Gaetano si era davvero illuso di non provare più niente per lei; ma il semplice accostare le proprie labbra alle sue, gli aveva risvegliato sensazioni che solo Camilla poteva dargli e questo, a lui, era bastato per rassegnarsi all'idea che niente, né il tempo né la distanza, sarebbero mai serviti a fargliela dimenticare.
 
Ancora perso nei ricordi agrodolci di quel bacio a cui lei non aveva voluto dare un seguito, si era ritrovato davanti a quella panchina, ma di Camilla non c'era nessuna traccia.
Si era guardato bene intorno aspettandosi di vedersela arrivare incontro, tutta trafelata ed in perenne ritardo come sempre, ma quando la sua attenzione si era diretta nuovamente a quella panchina aveva notato che poggiato su di essa c'era il draghetto che Tommy teneva a casa loro, legato ad uno dei guinzagli di Potty, accanto ad un altro piccolo biglietto colorato, che non poteva essere altro che opera di Camilla:
 
Su questa panchina ho avuto la forza di respingerti, ma solo dopo troppo tempo ho capito che quella che mi aveva fatto allontanare dalle tue labbra, non era forza di respingerti, ma la paura di viverti;
la stessa che mi ha impedito di cedere alla tentazione di lasciarmi andare al tuo bacio e farmi cullare dalle tue braccia.
P.S. C'è un'altro posto in cui solo le coincidenze volute dal destino hanno impedito, o forse è meglio dire rimandato, l'inevitabile.
Il draghetto e il guinzaglio ti saranno d'aiuto.
C.
 
Non era possibile, lo stava facendo davvero? La sua piccola Camilla, molte volte incapace persino di parlare dei suoi sentimenti, si stava spogliando di tutte le sue fragilità e, forse proprio perché divisi da un pezzo di carta, gli stava donando tutte le sue più intime debolezze.
 
In una mano il pezzo di carta e nell'altra il peluche con ancora il guinzaglio al collo.
Come non collegare quello strano puzzle, al quadretto familiare di cui lui stesso aveva parlato, in quella sera, su quel divano?
Proprio quando si era sbilanciato un po' troppo, e solo il tempismo imperfetto dell'abbaiare di Potty, aveva svegliato Tommy, spezzando l'incantesimo fiabesco che era riuscito a creare.
Sapeva dove andare, e la cosa lo stava decisamente divertendo.
 
*
 
 Uscito dall'ascensore, aveva suonato alla porta in segno di rispetto, anche se, dopo la fuga repentina di Livietta e George, che adesso assumeva davvero un senso, era sicuro che nessuno sarebbe venuto ad aprirgli. Non ricevendo nessuna risposta, si era chinato a colpo sicuro verso il vaso di terracotta posizionato a fianco della porta d'ingresso della casa che ora era abitata dalla giovane famiglia; si ricordava, a buona memoria, che in una fessura interna, data da una malformazione di fattura, era tenuta una copia della chiave di casa; cosa che, per un ovvia deformazione professionale, non aveva mai approvato, ma che adesso benediceva.
 
Si era precipitato in salotto, sicuro che gli indizi lasciati da Camilla lo volessero proprio lì; e proprio lì trovò un pacchetto con sopra un altro biglietto ripiegato:
 
Qui, forse davvero per la prima volta, non avrei saputo respingerti; forse per il troppo Vermuth che avevo già bevuto e che mi aveva fatto abbassare le difese che avevo innalzato verso di te o forse semplicemente per l'atmosfera così dolce che si era creata, ancora così fragile tra di noi, che la minima incertezza è riuscita a spezzare.
Ma sono contenta che non sia successo nulla quella sera, e sai perché? Perchè quando ti sei avvicinato a me, con la tua dolcezza, tanto delicata da chiedermi quasi il permesso di andare avanti e che si aspettava solo un mio ennesimo passo indietro, ho sentito che non sarei riuscita a decidere niente, ti avrei lasciato fare, perché non ero in grado di scegliere neanche per me stessa ... e non sarebbe stato giusto Gaetano; non ti saresti meritato di avere una donna per il semplice fatto che era in balia delle onde ed incapace di scegliere.
Ti meritavi, e ti meriti, una donna che ti scelga, che scelga di dormire e di svegliarsi con te, che scelga di passare il resto della sua vita con te;
Ti meriti una donna che scelga di pronunciare quel "lo voglio" insieme a te. 
C.
 
Completamente stupito da quella dichiarazione spogliata di ogni barriera, travolto dalla curiosità di aprire il pacchetto e incantato dalla meraviglia di trovarci dentro un dei suoi accappatoi e un foulard.
La mente che vola a quel pomeriggio, a quell'armadio e a quella situazione così paradossale, seminudo e legato a Camilla, che neanche nelle sue fantasie più remote e nei suoi sogni più intimi si era mai ritrovato ad immaginare.
Un sorriso troppo difficile da trattenere e l'incredulità nel constatare come Camilla avesse potuto pensare anche a quella situazione piena di imbarazzo come a qualcosa che li aveva, indissolubilmente, legati.
 
Arrivato davanti a quell'armadio non era sicuro di quello che ci avrebbe trovato, dopotutto adesso era pieno delle cose di Livietta e George, ed aprirlo era come entrare un po' nel loro mondo; ma se era arrivato fino a lì, e Camilla aveva organizzato tutto quanto, un motivo doveva pur esserci e fu proprio con questa convinzione che si decise ad aprirlo.
Quando, aperto l’armadio, si ritrovò davanti soltanto camicie e vestiti ingrucciati, si trovò a domandarsi se forse non avesse sbagliato ad interpretare il messaggio di Camilla.
 
Ma come era possibile che si riferisse ad un’altra situazione? Solamente in un’altra occasione si erano ritrovati entrambi in accappatoio, ma non erano certo imbavagliati e poi erano nella sua vecchia casa nella palazzina di fronte a cui adesso, per loro, era impossibile accedere.
No. La chiave del messaggio lasciatogli da Camilla doveva essere per forza in quell’armadio, e proprio mentre cercava qualche indizio, la sua attenzione fu catturata da un indumento in particolare fra tutte le altre grucce.
Un accappatoio, anzi per meglio dire, un’altro dei suoi accappatoi.
E, anche se in quell’armadio non era il suo quello che indossava, come poteva non essere un altro chiaro messaggio ad opera di Camilla?
Lo prese fra le mani e quasi in maniera naturale si ritrovò a frugare nelle tasche; se c’era un altro messaggio, doveva essere nascosto lì.
E proprio dalla tasca destra del suo accappatoio estrasse una confezione di bustine di camomilla.
La risata che seguì fu di estremo gusto.
Come poteva non essere riconoscente a vita alla camomilla?
Intuendo già dove recarsi per la tappa successiva, aprì la scatolina, e al posto delle classiche bustine, trovò un altro bigliettino colorato:
 
Quando ci hanno chiuso in questo armadio, non sapevo di amarti.
Forse ancora non ti amavo davvero, o almeno non come sento di amarti adesso … con ogni fibra del mio corpo e della mia anima … e me ne accorgo solo adesso che ti ho qui,vicino a me, e che posso viverti e amarti veramente tutti i giorni, come il più bel regalo che la vita mi abbia fatto, dopo mia figlia.
Perché sai, i regali migliori sono quelli che non ti aspetti, che arrivano nei momenti meno scontati e che senti di non meritarti.
Io non ti meritavo Gaetano, non meritavo la tua devozione così pura, eppure mi lusingava a tal punto da non riuscire a farne a meno e di sentirne la mancanza quando ti stavo troppo lontano.
E forse era proprio questa dipendenza che mi faceva più paura e che mi allontanava da questo NOI che siamo adesso e che forse siamo sempre stati.
Questo NOI che ancora non sapevo di desiderare così tanto ma di cui avevo già  un disperato bisogno.
C.
 
Mise il biglietto in tasca, insieme a tutti gli altri, e si diresse verso l’altro appartamento, dall’altra parte del pianerottolo, che da qualche tempo era diventato il loro nido d’amore, e che dal giorno dopo, sarebbe finalmente stata la casa dei Signori Berardi.
Sullo stipite della porta c’era la lavagnetta a forma di cagnolino che Gaetano le aveva provocatoriamente regalato, dopo l’ennesima dimenticanza di Camilla, e che adesso stazionava sul frigo di casa loro.
Non avrebbe saputo dire se quando era uscito di corsa per precipitarsi alla loro panchina, la lavagnetta fosse ancora al suo posto, ma sicuramente ancora non era stata posizionata sullo stipite della porta, e questo poteva solo voler dire che oltre a Camilla, che aveva organizzato tutto alla perfezione, avrebbe dovuto ricordarsi di ringraziare anche Livietta e George che dovevano essere per forza complici di tutto quanto il piano, a cominciare dall’aver accettato di lasciare campo libero in casa propria, fino ad aver probabilmente posizionato la lavagnetta dove ora si trovava.
 
“Ovunque tu vada …”
C.
 
Una mezza frase, di una dolcezza disarmante, proprio come lo era stato quel pomeriggio perfetto, interrotto solo dalla chiamata insistente di Torre.
Per Gaetano fu immediatamente chiaro quale dovesse essere la tappa successiva.
 
Non aveva mai amato dover attraversare Torino a quell’ora tarda, troppo traffico e troppa gente smaniosa di rientrare a casa, ma quella sera aveva solo un pensiero in testa, che gli permetteva di star imbottigliato nel traffico torinese, con un sorriso che gli attraversava il viso da parte a parte.
 
Giunto in piazza C.L.N. si meravigliò di quanto quel posto fosse così poco frequentato dopo il calar del sole; solo qualche presenza in qua e là che certo non dava attenzione a lui, che si avvicinò alla fontana raffigurante l’allegoria della Doria Riparia, dove vi trovo, poggiati sul bordo della vasca, l’ennesimo biglietto colorato nascosto all’interno di una sciarpa ripiegata; la stessa che Camilla aveva cominciato a rubargli nei primi tempi in cui stavano insieme.
 
Come nessuno l’avesse notata e spostata di lì, per Gaetano rimase un mistero … forse per una volta il destino aveva deciso che era arrivato anche per loro il momento di avere un po’ di fortuna e aveva deciso di non mandare nessuno a curiosare proprio nei pressi di quella fontana.
 
Si mise a sedere su una panchina lì vicino, per godersi a pieno la meraviglia di quell’ennesimo pezzettino di cuore che, sapeva, Camilla aveva deciso di donargli:
 
“Ovunque tu vada, io vengo con te” era vero sai? Quel pomeriggio sentivo di essere invincibile per il semplice fatto che ero vicino a te.
Avevo addosso una leggerezza che da tanto tempo non faceva più parte di me … e di questo non potevo che ringraziare unicamente te, e quello che mi stavi facendo vivere.
Dopo … è successo così tanto e così in fretta, che non so neanche io quello che mi è successo; so solo che mi sono persa e che tu mi hai ritrovato ancora una volta … ma ne abbiamo già parlato, e ora voglio solo pensare che tutto quello che ci è capitato ci ha portato qui, oggi … ed è proprio da oggi che inizia la nostra nuova vita insieme.
C.
 
“Oggi? Come oggi?”
Gaetano non capiva, si ritrovò a guardare l’orologio e a sorridere scoprendo che le lancette segnavano 00.24 … era davvero oggi …
Oggi avrebbe sposato Camilla, oggi tutti i suoi tentativi di rincorrerla avrebbero raggiunto il traguardo, oggi i suoi desideri avrebbero davvero preso forma, e lui era ancora lì a meravigliarsi di come Camilla avesse progettato talmente bene quella serata, da riuscire a fargli trovare il biglietto che stava stringendo fra le mani, alla mezzanotte scoccata.
 
Sul foglietto non c’era scritto nient’altro, ma quella sciarpa, la stessa che li aveva, in qualche modo, fatti avvicinare di nuovo nel buio del loro ingresso di casa, che adesso troneggiava sul loro letto, drappeggiata ad opera d’arte, come a suggellare proprio quel loro amore ritrovato, era un chiaro indizio su dove dovesse dirigersi questa volta; e per la seconda volta nel giro di poco tempo, fu felice di dover attraversare in macchina l’intera città.
   
 
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