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Autore: Black Mariah    05/05/2016    5 recensioni
-Michael è un ragazzo dell'alta borghesia di New York, erede di uno dei più ricchi banchieri d'America. Sarah lavora in un supermercato per pagarsi i materiali per i suoi dipinti e aspira a diventare un'artista. Perfetti sconosciuti, conducono stili di vita diversi, vivono in contesti sociali diversi, ma c'è qualcosa che li accomuna: un letto di ospedale.
Il destino ha deciso di farli incontrare in un momento sbagliato: non possono parlarsi, non possono toccarsi, non possono vedersi.
Sarah passa il tempo facendo volontariato al General Hospital di NY e si troverà inaspettatamente a provare dei sentimenti per quell'estraneo in coma: Michael.-
Dal primo capitolo:
"I suoi tratti somatici erano dolci, molto belli e delicati per un ragazzo. Aveva i capelli castano chiaro tendente al biondo e il mento ricoperto da una leggera barba dello stesso colore. Il suo viso in svariati punti era segnato da escoriazioni, mentre le braccia nude, presentavano fasciature, lividi e tagli.
Se non si fosse trovata in quella situazione, e se non ci fossero stati quegli evidenti segnali di incedente, avrebbe scommesso che il ragazzo stesse dormendo beatamente"
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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-Allora, ordiniamo?-
La voce di Martha, squillante più del dovuto, rimbombò nella testa di Sarah.
I secondi sembrarono passare più lenti del solito e poteva dire di avere quasi un nodo allo stomaco e alla gola: quella cena sembrava essere andata completamente a rotoli e aver preso un risvolto totalmente inaspettato.
La ragazza respirò piano, cercando di deglutire e di apparire calma, ma le si rivelò molto difficile.  Alzò piano gli occhi, ritrovandosi davanti il viso luminoso e quasi soddisfatto di Martha che faceva scorrere gli occhi blu sul menù, mentre Blake era ancora ferma a guardare Michael.
La mora guardò velocemente la ragazza, fissando tutti i tratti del viso che la rendevano praticamente perfetta: i fluenti capelli biondo scuro, il viso magro con il mento leggermente pronunciato, le due labbra carnose e rosso fuoco, per non parlare di quei luminosi e grandi occhi verdi, con ciglia lunghe e piegate che facevano risaltare ancora di più il suo sguardo felino.
Blake stava guardando Michael con occhi vispi e ammaliatori. Tutto di lei, dei suoi atteggiamenti, delle sue espressioni, stava trapelando quello: il ragazzo era sempre stato una delizia per gli occhi e lei era consapevole delle cose che lo facevano impazzire, e secondo la sua opinione sarebbe stato un gioco da ragazzi riprenderselo, così come l’aveva lasciato.
Sarah spostò lentamente gli occhi da Blake a Michael e vide che il ragazzo adesso non stava più guardando un punto indefinito della tavola, ma aveva gli occhi piantati su sua sorella, come se la volesse uccidere con lo sguardo.
Senza dire nulla, Sarah prese con una mano la cartellina di pelle che dentro conteneva il menù e iniziò a leggere i vari piatti. In realtà non aveva fame, lo stomaco le si era chiuso nell’esatto momento in cui Blake si era presentata, ma aveva bisogno di qualcosa per scrollarsi di dosso l’attenzione di tutti.
Michael sembrava essere totalmente passivo a quello che stava succedendo e soprattutto sembrava non interessarsi minimamente a lei, Martha era la più menefreghista di tutti e Blake, beh, Blake si stava comportando come se nulla fosse e come se volesse saltare addosso a Michael da un momento all’altro.
Aprì il menù e iniziò a far scorrere gli occhi sulla lunga lista di primi e secondi: dovette rileggere dieci volte per capire che piatto prendere, sia perché sulle righe in filigrana erano riportati tutti gli ingredienti che c’erano in ogni portata e sia perché faticava a pensare lucidamente in quel momento. Non capiva che cosa si intendesse per “spuma al sapore di agrumi” o “letto con petali di avocado caramellato”, era la prima volta che mangiava in un ristorante di lusso e non aveva nemmeno idea dei prezzi che ci potessero essere e tutta quella situazione le aveva causato un tremendo mal di testa. Sentiva pulsare dietro la nuca e il dolore era così fastidioso che quasi la vista le si era annebbiata.
Doveva cercare di calmarsi, di darsi una sistemata e di farsi passare o quanto meno di non far trapelare, tutte quelle emozioni contrastanti che stava provando in quel momento. Non voleva affatto passare per la fidanzata gelosa ed effettivamente non lo era in quel momento, era soltanto schiacciata dai complessi di inferiorità.
Girò pagina e lesse cosa c’era come insalate e scelse a caso la prima cosa che trovò normale, almeno per quanto riguardava gli ingredienti.
-Volete il vino?- chiese Martha, che invece era totalmente a suo agio in quell’ambiente e soprattutto con Blake al suo fianco.
-Sì- rispose Blake che dopo qualche secondo si rivolse ai due ragazzi di fronte. –Va bene il Vineyard Chardonnay? Michael, a te questo piaceva. Lo prendevi sempre…-fece la bionda, puntando per la prima volta i suoi occhi verde smeraldo in quelli blu oceano del ragazzo. Era una specie di ammiccamento? O di velata allusione al loro passato da coppia miliardaria dell’Upper East Side? Perché a Sarah sembrava proprio quello.
“Fantastico” pensò la mora, deglutendo in silenzio e continuando a tenere gli occhi bassi “Portava anche lei qui”.
Michael, sentendosi chiamare da lei, alzò lentamente lo sguardo e aspettò qualche secondo prima di rispondere.
Già, lui prendeva sempre quel vino e Blake lo sapeva perché erano soliti andare in quel ristorante quando stavano insieme.
Sarah si girò a guardare il ragazzo, di certo le parole della bionda non le sfuggirono e lei studiò per qualche secondo la reazione di Michael. Lo vide irrigidire la mascella e poi respirare piano.
-Sì, va bene- rispose lui, con una voce bassa e priva di qualsiasi tipo di emozione. Sarah per qualche ragione si aspettava che Blake chiedesse anche a lei se volesse del vino, ma così non fu. Come se lei non esistesse, la bionda chiamò il cameriere e lo fece avvicinare per prendere le ordinazioni.
-Cosa prendi?- chiese la bionda rivolta al ragazzo, accennando un sorriso e uno sguardo eloquenti.
-Non lo so- rispose Michael senza guardarla –Tu che prendi, Sarah? Hai deciso?- fece girandosi verso di lei.
Sarah aspettò qualche secondo prima di rispondergli. Si girò dalla sua parte e fece vagare velocemente gli occhi sul suo viso.
Finalmente si era deciso a rivolgerle la parola.
Michael le appariva strano, era teso come una corda di violino e i suoi lineamenti dolci e gentili apparivano induriti dalla sua espressione gelida e fredda. Per un attimo, le sembrò di rivedere Miles.
-Credo che prenderò questa…insalata mille foglie…- commentò la ragazza spicciola, mettendo il menù al centro del tavolo e versandosi un po’ d’acqua nel bicchiere. La gola era completamente arsa.
-Solo?- fece lui, che per un breve istante sembrò tornare il Michael dolce  e premuroso di sempre –In macchina mi avevi detto che avevi fam…- cercò di dire il ragazzo, ma Sarah non glielo permise. Non sapeva nemmeno lei da dove le era uscito quell’impeto, sapeva solo di sentirsi a disagio e che odiava tutta quella attenzione nei suoi confronti.
-Non ho fame- replicò secca la ragazza, spostando lo sguardo dagli occhi di Michael ad un punto indefinito della sala.
Michael respirò piano e chiuse il suo menù, alzò lo sguardo e chiese il suo piatto al cameriere che si era appena avvicinato. Sapeva perché Sarah si era irrigidita e rabbuiata in quella maniera, e lui stava odiando tutto quello: stava odiando Martha, stava odiando Blake e stava odiando anche se stesso per aver causato tutto quello. Lui avrebbe voluto solo trascorrere una serata tranquilla con la sua ragazza, non avrebbe mai voluto succedesse tutto quello, o che Sarah incontrasse Blake in quella maniera.
A dire il vero nemmeno lui avrebbe voluto rivedere Blake. La storia con lei era morta e sepolta ormai e lui nemmeno ci pensava più, nemmeno ricordava di aver provato qualcosa per la ragazza bionda di fronte, ma il pensiero di essere stato preso in giro e tradito, lo infastidiva sopra ogni cosa.
Nessuno fino a quel momento si era preso gioco di lui con così tanta sfacciataggine e l’immagine di Blake e Nolan insieme, era ancora vivida nella sua testa e gli causava ancora un certo disgusto.
Martha guardò prima Michael e poi Sarah e Michael potè quasi giurare di riuscire a vedere un velo di soddisfazione nella sua espressione, aumentata dal leggero sorriso che le sue labbra avevano assunto.
Il ragazzo scosse la testa e sospirò, cercando una soluzione a quella situazione o quanto meno cercando di reprimere gli istinti omicidi contro sua sorella.
-Allora, Sarah…- iniziò a dire Martha una volta che tutti loro presero le ordinazioni.
La ragazza mora, sentendosi chiamare, alzò la testa e guardò Martha, totalmente ignara di cosa aspettarsi. Le sembrava che la bionda si fosse particolarmente soffermata sul suo nome, o forse era solo un’impressione.
-…cosa fai nella vita? Michael non ci ha parlato molto di te. Sappiamo solo che vieni da Brooklyn- aggiunse, soffermandosi su quell’ultima frase.
Sarah respirò piano e incontrò gli occhi celesti di Martha. Erano uguali a quelli di Michael, ma se quelli del ragazzo le trasmettevano una certa estasi, quelli di Martha erano quasi inquisitori.
Già, veniva da Brooklyn.
-Sì, vivo lì, ma in realtà sono di Hoboken- rispose la ragazza, cercando di apparire calma ed educata. Sapeva o quanto meno intuiva che alla famiglia di Michael non andasse a genio quella cosa, e sapeva anche che il ragazzo aveva evitato di parlare con i suoi genitori della sua esistenza proprio per evitare quella sorta di appellativo.
-Hoboken?- Le fece eco Blake, interessata ai dettagli della sua vita per una ragione ben precisa.
-Già- commentò la mora.
-E cosa fai? Studi, lavori?- chiese Blake questa volta, ansiosa di scavare nella vita della ragazza.
Le due bionde avevano gli occhi fissi su di lei e non accennavano a voler distogliere l’attenzione, anzi, sembrava quasi stessero prendendo gusto a farle tutte quelle domande.
Sarah fece un sospiro e dischiuse un po’ le labbra prima di parlare, aveva ancora le mani sotto al tavolo per evitare di far vedere a tutti che stesse tremando. Improvvisamente sentì la mano di Michael appoggiarsi sulla sua coscia e poi prenderle una mano. Guardò il ragazzo per qualche secondo e fece un sospiro. In realtà il gesto di Michael non la tranquillizzò, né la rincuorò più di tanto, ma spinta dalla voglia di non apparire più fallita di quella che era parlò, rispondendo a quei due avvoltoi vestite in Valentino.
-Ehm…sì, lavoro in un supermercato- rispose con sincerità la ragazza, il cui cuore aveva improvvisamente iniziato a battere più forte a causa del contatto con la mano di  Michael.
A quelle parole Michael le strinse di più la mano, ma lei sembrava non voler ricambiare la presa. In quel momento era solo concentrata ad evitare di dire cose idiote.
Sentendo il tocco di Sarah impassibile sotto di lui, il ragazzo intrecciò le dita tra quelle della mora e la guardò per qualche secondo quasi a volerle fare coraggio, e lei aspettò paziente la risposta delle due ragazze.
Michael sapeva quello che Martha stava facendo, e lui avrebbe tanto voluto intervenire difendendo la sua ragazza, ma sapeva anche che se si fosse messo in mezzo, la cosa non avrebbe fatto altro che allietare sia Martha che Blake.
-In un supermercato?- le fece eco Martha, che in questo momento stava guardando sia Sarah che Michael. Questo non lo sapeva, di certo.
Come poteva suo fratello farsela con una specie di impiegata in un market?
-In realtà Sarah dipinge- disse Michael, con una voce e un tono strani, tra lo scocciato e l’infastidito –Ed è anche una fotografa-
Sarah si girò velocemente a guardarlo quasi ammonendolo con il suo stesso sguardo, ma poi fu distratta dalle altre due.
-Dipingi?- chiese Blake stupita –E cosa?- Lei aveva sempre voluto dipingere, ma non ci era mai riuscita. In realtà a parte la sua inclinazione per le cose particolarmente costose, non aveva mai avuto nessun talento in particolare, forse solo quello di far cadere tutti i ragazzi ai suoi piedi.
-Dipende da quello che mi chiedono o mi commissionano- rispose Sarah, ancora a disagio.
-Hai fatto qualche esposizione?- chiese Martha. Incuriosita e forse anche infastidita da quel talento. Aveva sempre pensato a Sarah come una insignificante e ordinaria ragazza di Brooklyn.
-Sì, alcune…- rimase Sarah sul vago. Non voleva parlare della mostra di Dicembre, anche perché era Michael ad averla organizzata e quindi si poteva dire che non valeva, però aveva fatto lavoretti negli anni passati alla fine dei corsi che aveva seguito e avrebbe potuto benissimo spacciarle per mostre.
-Quindi il quadro che Michael ha in camera l’hai fatto tu?- chiese Martha, alzando un sopracciglio e facendo spazio al cameriere per permettergli di versare il vino nel grande calice di cristallo.
Sarah fece un cenno con la testa e sorrise debolmente –Ti piace?- si permise di chiedere.
Martha non rispose subito e per alcuni istanti fece roteare gli occhi sul liquido bianco e frizzante del bicchiere e poi li piantò in quelli più scuri di Sarah, che si sentì quasi raggelare.
-Sta bene con l’arredamento, è molto classico- commentò solo la ragazza, buttando giù il vino.
Michael incurvò impercettibilmente le labbra. Sapeva quando sua sorella non voleva dare soddisfazioni e l’aveva appena fatto.
Sarah si spostò leggermente per permettere al cameriere di versarle il vino nel calice e gli sorrise ringraziandolo. Il ragazzo, vestito di nero e con una camicia bianca, sembrò quasi sorpreso di sentire quella cosa e le rivolse un sorriso sincero.
Qualche secondo dopo arrivò un altro cameriere con le portate che ciascun ragazzo aveva chiesto e si ritrovarono tutti con il piatto davanti.
-Voi, invece?- chiese Sarah, rivolgendosi prima a Martha e poi a Blake –Cosa fate? Martha,  anche tu lavori con Michael e vostro padre?- terminò di dire, cercando un qualcosa in Michael che la confortasse.
Il ragazzo aveva tolto le mani da sotto al tavolo e in quel momento era intento ad armeggiare con la sua ordinazione.
-Io?- chiese Martha, divertita dalla voglia della ragazza di sapere qualcosa in più su di loro. Evidentemente voleva essere umiliata, non c’era altra spiegazione.
-Sì, sono azionaria di una quota della società…- iniziò a dire spostando i suoi occhi su Michael –E mi occupo delle trattazioni estere…Diciamo che sono…-
-L’ambasciatrice di famiglia- concluse Michael, con una nota di stizza della voce –Non perde tempo a familiarizzare con gli usi e i costumi di tutti i paesi che visita- aggiunse eloquente, lanciando uno sguardo di disapprovazione alla sorella, che conosceva fin troppo bene.
Martha sorrise, cogliendo una nota di malizia nelle parole di Michael.
-Beh, mi piace scoprire cose nuove- commentò solo la giovane donna.
-Quindi viaggi molto? Dove sei stata?- chiese Sarah che stava solo cercando di guadagnare tempo e di far scorrere il più velocemente possibile quella serata. Nel frattempo che Martha parlava, bevve il vino nel suo calice, apprezzandone il sapore dolciastro e frizzante ed era molto buono.
-Oh, sarebbe più facile chiederci dove non siamo state- fece Blake al suo fianco per intromettersi nel discorso, lanciando un risolino a Martha.
Entrambe si guardarono complici.  
Michael guardò di sbieco tutte e due.
-Anche tu viaggi molto?- chiese allora Sarah, rivolgendosi a Blake e lanciando un’occhiata alla sua “Insalata mille foglie”.
Le mille foglie dovevano essere sicuramente un eufemismo, perché nel suo piatto c’era un po’ di erbetta unita a qualche altro ingrediente di dubbia fattezza, che Sarah riconobbe come pesce crudo, il cibo perfetto per quella serata devastante.
-Abbastanza. Anche se l’anno scorso ho viaggiato molto di più di quest’anno…- iniziò a dire la ragazza, iniziando a mangiare elegantemente quello che doveva essere un risotto ai mirtilli –Non è vero, Michael?- aggiunse, alzando gli occhi e rivolgendosi al ragazzo. Nell’esatto momento in cui i loro occhi si incontrarono, Blake si passò la lingua sulle labbra, quasi a voler stuzzicare almeno con gli occhi il ragazzo.
Michael le lanciò uno sguardo omicida e serrò la mascella. Nemmeno lui aveva molta fame e la sua solita bistecca sfumata al cognac non sembrava attrarlo più di tanto.
Sarah si girò a guardare il ragazzo, curiosa di capire cosa Michael centrasse con i viaggi di Blake, soprattutto allora che aveva assunto la sua solita espressione innervosita.
-Tuo padre ha smesso di pagarti i viaggi?- chiese inaspettatamente Michael, con tono quasi cattivo e sprezzante.
La mora fu sorpresa da quella domanda e guardò i due scambiarsi delle velate frecciatine.
Blake lo guardo e arricciò un po’ le labbra.
-Non ho più un degno compagno di viaggio. Non hai parlato a Sarah della tua passione per i viaggi dall’altro lato del mondo?- rispose per le righe la bionda, facendosi scivolare addosso tutta l’acidità di Michael.
A sentire quella frase sia Sarah che Michael si irrigidirono.
Che cosa significavano quelle parole?
Sarah girò piano la testa e incontrò Michael che con i suoi occhi blu la guardò per qualche secondo.
-Per rispondere alla tua domanda…- continuò Blake rivolta a Sarah, ma continuando ancora a guardare Michael –Siamo stati in Francia, a Londra, a Pechino, Hong Kong…- continuò a dire Blake.
Sarah deglutì a quel “siamo”. Era quasi sicura che fossero località che Blake aveva visitato con Michael e improvvisamente si sentì quasi schiacciata dalla forza e dalla bellezza delle loro esperienze. Avevano praticamente girato mezzo mondo e Michael non le aveva mai parlato della sua passione per i viaggi, e il fatto che lui avesse condiviso tutte quelle esperienze con lei, non facevano altro che farla sentire piccola e insignificante.
Masticando silenziosamente la foglia di insalata, Sarah avvertì il sapore del pesce crudo e fu colpita quasi da un conato di vomito. Smise un attimo di mangiare e si riempì con mani leggermente tremanti il bicchiere dell’acqua.
-Quello è per il vino- commentò Martha guardandola con uno sguardo strano.
-Cosa?- chiese la ragazza che sembrava non aver capito, ancora presa da un nodo allo stomaco fastidiosissimo.
-Quel calice che stai usando per l’acqua, è per il vino…- ripetè la bionda, assumendo un’espressione tra il soddisfatto e il meschino.
Sarah deglutì e respirò piano, notando solo allora che di fronte al suo piatto ci fossero due bicchieri.
-Sarah può versarsi l’acqua dove diavolo vuole- replicò Michael inaspettatamente, sporgendosi e riempiendo il calice da vino di Sarah con dell’acqua frizzante.
La mora rimase qualche secondo a guardare le bollicine dell’acqua salire a galla e scoppiare, poi alzò di nuovo lo sguardo quando Blake continuò a parlare.
-Le hai parlato del nostro viaggio in Spagna? Di quando siamo stati al Prado? Dovrebbero interessarti tutti quei quadri…- continuò a dire Blake, questa volta rivolta a Sarah, a cui la sensazione di disgusto a causa del pesce nell’insalata non era ancora passata. In realtà aveva perso del tutto ogni minimo sentore di appetito e la testa le stava davvero scoppiando, per non parlare di quel dolore allo stomaco fastidiosissimo, che però non era dovuto al cibo, ma alla situazione in generale.
Non avrebbe resistito molto tra quelle due arpie, per non parlare del fatto che si sentiva frastornata e totalmente inadatta per quella situazione. Allora che ci pensava, il viaggio più lungo che aveva fatto in tutta la sua vita era arrivare ad Orlando in macchina per passare una giornata al Disney World quando lei e sua sorella avevano rispettivamente dodici e nove anni.
-Blake, basta- sentenziò Michael con una voce seria e secca che fece ammutolire sia la ragazza di fronte a lui sia quella al suo fianco.
La bionda sorrise, continuando a tenere fisso lo sguardo su Michael.
-Dicevo giusto per fare conversazione…- replicò la ragazza, risentendosi un po’ del tono brusco di Michael, ma capendo che aveva fatto innervosire il ragazzo al punto giusto –E comunque credevo ti facesse piacere parlarne…Ci siamo divertiti parecchio- aggiunse la bionda, prendendo un altro boccone di risotto e trapelando una certa malizia.
Michael dischiuse le labbra come a voler replicare, ma il nervosismo era così tanto che quasi non ci riuscì. Non voleva fare una scenata nel ristorante, e in quel momento a dire la verità stava pensando a quali potessero essere le impressioni e i sentimenti di Sarah piuttosto che a lei.
La mora sospirò, cercando di allontanare quella maledetta sensazione di inferiorità distraendosi e iniziando a scartare il pesce crudo, che scoprì essere del polipo e dei gamberetti, anche se l’immagine di Blake e Michael insieme, in una lussuosissima stanza di albergo sulla vetta di un grattacielo di Hong Kong, nudi in un letto dalle soffici lenzuola di seta, la stava quasi uccidendo.
La  sua mente iniziò a vagare veloce sui quei viaggi, ai divertimenti sfrenati che Michael e Blake avevano potuto vivere in quelle bellissime località…Le si mozzò quasi il respiro al solo pensiero di lui con lei, in un letto, o sulla spiaggia o mano nella mano per le strade di Madrid, di Barcellona o per Regent Street, e le si strinse quasi il cuore.
Lei non avrebbe mai potuto ambire a tanto.
Deglutì, abbassando lo sguardo e dando di nuovo un sorso alla sua acqua. Si sentiva gli occhi di Michael addosso, ma anche quelli di Blake e Martha che sicuramente la stavano squadrando per carpire qualsiasi accenno di debolezza. Respirò piano e cercò di rilassare i muscoli del viso, ma non ci riuscì molto.
La vista le si era un po’ annebbiata a causa del mal di testa e si sentiva la bocca totalmente arsa, per non parlare di quel disgustoso sapore relativo al pesce.
-Certo, soprattutto quando ti aspettavo fuori ogni negozio che c’era in strada- commentò spicciolo il ragazzo per nulla entusiasmato dal ricordo. Era quello che stava facendo Blake? Giocare con il loro passato per far sentire Sarah in qualche modo inadatta? Benissimo, lui l’avrebbe ripagata con la stessa moneta.
-Da quanto tempo state insieme?- chiese improvvisamente Martha, non permettendo a Blake di replicare alla battuta del fratello.
Sia Sarah che Michael alzarono gli occhi e incontrarono quelli di Martha, intenta ad assaporare con molto gusto la sua coloratissima ordinazione.
Anche Blake guardò con attenzione i ragazzi di fronte a lei, e li trovò inaspettatamente impacciati, quasi restii a parlare di loro.
Sarah guardò prima Michael e poi guardò Martha.
Cosa avrebbe dovuto risponderle? In realtà non sapeva nemmeno lei da quand’è che stavano assieme: era successo tutto molto velocemente. Dalla mostra fino a quel momento il tempo era trascorso velocissimo e lei inaspettatamente si era ritrovata in una relazione con uno dei ragazzi più ambiti e particolari di New York, per non parlare del trascorso all’ospedale.
-Ufficialmente da Dicembre- rispose il ragazzo velocemente, tagliando un pezzo di carne e mettendosela in bocca.
-Ufficialmente?- ripetè Martha alzando un sopracciglio, che moriva dalla voglia di sapere quelle cose da tempo.
-Sì, prima ci siamo frequentati- rispose Michael, non facendo trapelare nulla di quello che stava provando.
Sarah era zitta accanto a lui e stava già pensando al tipo di frequentazione che intendesse Michael e quasi sorrise, dando atto al ragazzo di sapersi districare molto bene in situazioni scomode.
-Prima quando? Da fine settembre fino a novembre sei stato in ospedale- commentò Martha, che da sempre aveva cercato di fare luce su quel mistero, dimenticandosi del tutto di usare un po’ di tatto data la circostanza per cui suo fratello era stato in ospedale.
A quelle parole Michael si irrigidì, tornando a serrare la mascella. Sarah lo vide trattenere il respiro e assumere uno sguardo di ghiaccio, come se volesse fulminare la sorella da un momento all’altro. Avevano deciso di tenere tutti all’oscuro riguardo la faccenda delle visite in ospedale e la mora intuiva il malessere o quanto meno la voglia di riservatezza del ragazzo: quella era una cosa solo loro e anche lei evitava di parlarne con gli altri.
Michael incatenò gli occhi blu in quelli di sua sorella, che a quanto pareva non accennava a ritirarsi sul suo stupidissimo fronte di guerra, e con un tono che Sarah non gli aveva mai sentito usare, disse risoluto -Ti ho detto più volte, che non sono affari tuoi-
Martha fulminò suo fratello con lo sguardo e poi spostò lo sguardo su Sarah. La ragazza si sentì quasi intimidita da quei suoi occhi chiari come il mare e non sapeva nemmeno bene cosa risponderle.
-Spero che con te non assuma questo costante comportamento insolente…- commentò Martha, volendo quasi passare inosservata, attribuendo inconsciamente proprio alla ragazza la colpa per il comportamento di Michael.
-No. Evidentemente non gli dico nulla che lo infastidisce- replicò la ragazza con voce quasi tremante, ma alta abbastanza da farsi sentire da tutti, Michael compreso.
Il ragazzo si girò a guardarla per qualche secondo e le sorrise brevemente, soddisfatto che fosse riuscita a tenere a bada sua sorella per qualche secondo.
Martha alzò di nuovo un sopracciglio in senso di sfida, in quel momento Michael rivedeva troppo sua madre in lei, nel suo sguardo severo e nei suoi lineamenti tirati, e avrebbe scommesso anche che sarebbe scoppiata da un momento all’altro, sbraitando e iniziando a comportarsi da vera stronza.
Per una decina di secondi Sarah ebbe paura, o quanto meno si sentì intimorita dallo sguardo truce della bionda. Martha la stava guardando come se la volesse fulminare, ma per qualche strana ragione la bionda continuò a mangiare in silenzio, pensando a cos’altro avrebbe potuto dire per ferire la ragazza.
-Hai fatto la scuola d’arte?- chiese Blake qualche secondo dopo, ricordandosi di quello che Michael aveva detto qualche minuto prima riguardo la pittura –Qui a Manhattan c’è la Visual Arts-
Sarah sapeva che era rivolto a lei, e le rivolse uno sguardo tra il frustrato e il consapevole.
-Sì, lo so, ma non mi ci sono iscritta. Ho fatto solo il liceo e poi seminari e corsi semestrali- rispose la ragazza sincera che però non voleva dare molte spiegazioni a riguardo.
-Se non sbaglio anche a Princeton c’è il corso di arti visive- fece Blake.
-A Princeton c’è solo Storia dell’arte- replicò Michael spicciolo, che ancora stava guardando la faccia arrabbiata di sua sorella.
-Anche tu andavi a Princeton?- chiese Sarah, giusto per sentirsi un altro po’ più significante.
-Sì- rispose Blake soddisfatta per quella domanda –Ci siamo conosciuti tutti lì-
-Anche tu Economia?- le chiese la ragazza, quasi aspettandosi un sì di risposta, sorvolando sull’ultima parte della frase di Blake.
-No, Relazioni internazionali. Mio padre è ambasciatore- rispose Blake, guardando prima Sarah e poi Michael e accennando un sorriso.
Sarah la guardò quasi con ammirazione e solo allora si rese conto di essere circondata dall’élite di New York, non ché futura classe dirigente della città, e la sensazione che ne derivò fu delle più fastidiose mai provate.
Lei non centrava nulla con Michael, con Martha, con la stessa Blake, con Sam o con Amanda. Non c’entrava nulla con conti bancari da capogiro o con lussuosi viaggi extra continentali o con prestigiose università private.
Se fino a quel momento aveva sempre cercato di reprimere quei pensieri, allora gli erano stati serviti su un piatto d’argento ed era stata messa di fronte all’evidenza della cosa.
La mora guardò la bellissima ragazza di fronte e accennò un sorriso. Deglutì piano e sentì il disperato bisogno di alzarsi, di sciacquarsi i polsi, di respirare aria fresca: si allontanò con la sedia dal tavolo e si alzò un attimo, con la testa e lo sguardo bassi.
-Scusate, vado un attimo in bagno- disse congedandosi.
Michael la guardò e la seguì con lo sguardo fino a quando non sparì dietro il separè della sala. Avrebbe tanto voluto andare con lei e accertarsi che stesse bene, ma se si fosse alzato e l’avesse seguita avrebbe solo peggiorato le cose.
-E’ carina- commentò Blake, quando la ragazza era abbastanza lontano da non essere sentita.
Michael la fulminò con lo sguardo. Aveva anche la faccia tosta di dare giudizi sulla sua ragazza? Lei che più di tutti si era rivelata una poco di buono?
-Carina non è abbastanza per descriverla- replicò Michael, che in quel momento si trovava gli occhi chiari delle ragazze puntati su di lui.
-E comunque tra un po’ ce ne andiamo, quindi chiama il cameriere e chiedi il conto- fece Michael, rivolgendosi a sua sorella questa volta.
-Io non voglio andarmene- replicò Martha –Mi sto divertendo da morire-
Michael guardò in silenzio sua sorella per qualche secondo: quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
-Ti stai divertendo da morire?!- replicò Michael visibilmente infastidito, con una foga a cui non era preparata nemmeno Blake –Questo per te è solo un passatempo? Ti diverti a ficcanasare nella mia vita privata e a trattare con sufficienza tutte le persone che ne fanno parte? Spero tu sia soddisfatta di questa serata, avresti potuto fare una buona impressione, per una volta ti saresti potuta comportare come una ragazza quasi intelligente, e invece hai fatto la parte della solita stronza che non sei altra. Brava, davvero complimenti- sputò quasi Michael, senza nemmeno guardare Blake, che era davvero l’ultima persona che meritava attenzione.
Martha lo stava guardando con un’espressione corrucciata e severa e non poteva nascondere di sentirsi un po’ in difetto per tutto quello che aveva fatto durante quella serata, ma cocciuta com’era, rimaneva sempre sulle sue.
Michael vide Sarah tornare dal bagno e si alzò intento ad andarsene da quel posto.
-Che succede?- chiese Sarah titubante, guardando prima Michael in piedi ad aspettarla e poi le due ragazze.
-Niente, stiamo andando via- rispose brusco il ragazzo. Non avrebbe voluto risponderle male, ma in quel momento era davvero infastidito, e poi non vedeva l’ora di porre fine a tutto quel siparietto a cui anche lui aveva partecipato.
Sarah lo guardò confusa e prese un respiro profondo. Non poteva nascondere di essere sollevata da quella notizia.
-Oh, ok- commentò, guardando il suo piatto di insalata mezzo pieno e non rimpiangendolo nemmeno un po’. Non fece domande a riguardo, in cuor suo non vedeva l’ora che quella serata finisse.
-Mi ha fatto piacere conoscervi- disse la ragazza con una nota di imbarazzo, salutando le due bionde e seguendo Michael che invece si era già allontanato dal tavolo.
Salutarono il personale e scesero a prendere i cappotti e poi si rimisero in macchina.
Il viaggio di ritorno fu silenzioso, dei più silenziosi che Sarah avesse mai vissuto.
Tutto quel silenzio era quasi assordante e lei in quel momento stava solo cercando di non farsi sopraffare né dalle emozioni, né dal forte mal di testa che non accennava a volersene andare.
Anche Michael era in silenzio, intento a guidare e assorto nei suoi pensieri. Stava aspettando che Sarah dicesse o facesse qualcosa, che gli desse uno spunto ad iniziare l’inevitabile discorso che ci sarebbe stato tra loro, ma la ragazza appariva quasi stanca sul sedile del passeggero, e lui non voleva disturbare il flusso dei suoi pensieri.
La mora aveva gli occhi fissi sulla strada, era tesa ma allo stesso tempo appoggiata con la schiena al sedile di pelle chiara, le sue labbra erano quasi piegate in un’espressione di tristezza e sembrava del tutto impassibile a quello che la circondava.
Dopo un po’ di strada Michael parcheggiò il Suv nero sotto il palazzo in cui abitava la ragazza, e Sarah senza dire niente aprì lo sportello e scese dall’auto, dirigendosi verso il suo portone e intenta a cercare le chiavi per aprire.
Non aveva voglia di parlare. In realtà non aveva voglia di fare nulla e fu quasi sorpresa nel trovarsi Michael dietro le spalle che entrava con lei nell’ascensore.
Il ragazzo la guardò per tutto il tragitto nell’abitacolo. Ne studiò i lineamenti dolci, il naso leggermente all’insù, il mento tondo e gli occhi castani con degli sprazzi di verde. I suoi lunghi capelli scuri ricadevano di lato raccolti nella treccia e lei invece aveva lo sguardo basso, rannicchiata sotto il suo cappotto.
Sarah sentiva gli occhi di Michael su di sé guardarla con insistenza, e si sentì quasi in imbarazzo per quella cosa.
Che stava facendo? Stava notando le differenze tra lei e Blake? Stava notando di come i suoi occhi non fossero verdi e luminosi? O di come il suo fisico non era magro e asciutto o di come i suoi capelli non fossero luminosi e chiari?
Non appena l’ascensore si aprì, Sarah uscì di corsa e si diresse verso il suo appartamento. Michael la seguì in silenzio e si affiancò cercando di aiutarla nel prendere la chiave giusta.
-Ce la faccio da sola- commentò brusca la ragazza, togliendo le chiavi dalle mani del ragazzo e aprendo la porta del suo appartamento.
Il monolocale era illuminato dalla flebile luce dei lampioni esterni e benchè il tutto era avvolto nella penombra era comunque facilmente visibile.
Senza accendere la luce, Sarah si tolse il cappotto e si sfilò le scarpe alte e dopo qualche secondo si slacciò un bottone del vestito per sfilarselo.
Le mani di Michael che la prendevano da dietro e le sbottonavano il resto del vestito sulla schiena la colsero alla sprovvista e fu attraversata da un brivido. Sospirò e non disse nulla, aspettando che il ragazzo finisse. Aveva tante cose da dire, erano moltissimi i pensieri che le occupavano la mente in quel momento, ma il silenzio le sembrava l’unica cosa che potesse trapelare a pieno le sue emozioni.
Michael fini di staccarle i bottoni, poi le abbasso la zip fin sotto al fondo schiena e le allargò il vestito sulle spalle per sfilarglielo.
Anche lui non si sentiva di certo al meglio dopo quella pseudo cena, ma non voleva che sua sorella e la sua ex fidanzata rovinassero almeno quella parte della serata.
Sarah rabbrividì sentendo le labbra del ragazzo sul suo corpo e poi sulle sue spalle, e benchè tutto ciò che le facesse Michael le causava delle inevitabili sensazioni di piacere, quella volta fu diverso. Nel momento in cui il ragazzo la sfiorò, la sensazione di fastidio allo stomaco le ritornò e lei quasi in maniera meccanica si allontanò da lui, lasciandolo al centro della stanza.
-Sarah…- disse piano il ragazzo, cercando di convincerla a non allontanarsi, volendo capire quello che la ragazza stava pensando in quel momento.
Sarah non si girò e con ancora il vestito tutto aperto sulla schiena, iniziò a cercare la felpa con cui di solito dormiva.
-Sarah…- ripetè Michael, quando vide che la mora sembrava non dargli ascolto.
La prese da un polso e la fece girare con forza verso di lui. Non potevano andare avanti così, entrambi a crogiolarsi nei loro silenzi.
Sarah vide il viso di Michael avvolto nella penombra ma ugualmente affascinante e attraente come sempre. I suoi occhi blu quasi brillavano nel buio e Sarah riuscì a scorgere quasi un’espressione di dispiacere.
-Che c’è?- chiese la ragazza, abbassando lo sguardo e iniziando a respirare veloce.
-Io…- iniziò a dire il ragazzo quasi con cautela, senza però lasciare la presa sui polsi della ragazza –Mi dispiace…Per la cena, per mia sorella…-
Sarah con un movimento veloce si slegò dalla presa di Michael e si allontanò da lui diretta verso il letto. Se non ricordava male, la felpa doveva trovarsi sotto al suo cuscino.
-Lo so che sei arrabbiata, ma credimi, non volevo che la cena andasse in quel modo- continuò a dire il ragazzo seguendola.
Anche avvolta nell’oscurità, poteva vedere la pelle nuda della sua schiena sotto il vestito rosa antico, e in quel momento avrebbe solo voluta stringerla a sé, farle appoggiare la testa sul suo petto e farle ascoltare il battito del suo cuore.
-Non sono arrabbiata- replicò Sarah a bassa voce, con un tono piuttosto piatto –Non è di certo colpa tua se sei circondato da persone brillanti, ricche e…bellissime- aggiunse la ragazza, abbassando la voce su quell’ultimo aggettivo, ripensando ancora a Blake e al fatto che fosse figlia addirittura di un ambasciatore, senza considerare il fatto che era splendida in ogni sua parte del corpo.
Michael aggrottò un po’ la fronte a quelle parole e sembrò capire solo dopo qualche secondo.
-Bellissime?! E’ davvero questo il problema? Blake?- chiese il ragazzo, a cui non piaceva nemmeno pronunciare il nome della sua ex.
-E quale dovrebbe essere, secondo te?- replicò Sarah, questa volta un po’ più animata –Io non sono ricca, non sono nessuno, mio padre ha un lavoro umile e non ho studiato a Princeton, per non parlare del fatto che non sembro nemmeno un’attrice di Hollywood- disse, con più foga di quanto volesse. E sì, in quel modo sembrava davvero arrabbiata invece che frustrata.
Michael scosse la testa sospirando. Odiava tutto quello che sua sorella aveva fatto a Sarah, ma lui non ci aveva dato molto peso perché sapeva che bella persona era.
-A me non interessa! Quante diavolo di volte te lo devo dire?- sbottò il ragazzo, forse alzando per la prima volta la voce con la ragazza da quando si erano conosciuti.
-Non ti interessa ora, perché adesso siamo solo io e te, ma se mai inizieremo a mettere in mezzo le nostre famiglie, come credi che mi sentirei? Come credi che mi sia sentita stasera nel sentire parlare di università con una retta astronomica, o di super viaggi dall’altro lato del mondo? Vuoi sapere davvero che cosa ho provato stasera ascoltando Blake, o Martha? Mi sono sentita inadatta, non mi sono sentita abbastanza altolocata per la vostra famiglia perché ho osato mettermi dell’acqua nel calice del vino…- disse Sarah, iniziandosi ad agitare più del dovuto.
Michael stava ascoltando tutto in silenzio e gli tremarono quasi le gambe quando sentì la voce di Sarah incrinarsi per il pianto, ma quando alzò lo sguardo, la ragazza aveva solamente gli occhi lucidi, era riuscita infatti a ricacciare indietro le lacrime.
-Mi sono sentita non abbastanza bella o giusta per te- disse abbassando la voce –Perché non ho luminosi occhi verdi o fluenti capelli biondi…e perché non sono nemmeno così magra- continuò a dire, riducendo la voce ad un sussurro, quasi a non voler essere sentita da Michael, che in quel momento era immobile al centro della stanza, ancora nella penombra.
Il ragazzo sospirò e la guardò nel buio: in quel momento avrebbe tanto voluto mandare al diavolo tutto e stringerla a sé, per sentirla vicino, per farle sentire che a lui non interessava nulla di ciò che stava dicendo, perché lei era già bellissima, in tutte le piccole cose che faceva e che non le serviva di certo un abito firmato o un conto in banca da capogiri per piacerle.
-Sarah…- disse Michael con una voce comprensiva ma allo stesso tempo molto decisa. La ragazza non si girò. Era indecisa se andarsi a spogliare in bagno o sfilarsi il vestito lì davanti a lui, giusto per palesargli maggiormente la differenza tra lei e Blake.
Michael fece un passo avanti e si avvicinò di più a lei allungando una mano.
La ragazza si ritrasse.
-Non mi toccare- disse, allontanandosi nuovamente dal ragazzo. Per quello che contava, il suo silenzio la stava uccidendo, e il fatto che lui non stesse replicando né con ardore né con la minima intenzione di aggiustare le cose, non faceva altro che confermare i suoi pensieri.
Michael si sentì ferito da quelle parole, ma non era mia stato uno che si faceva impressionare o comandare. Si avvicinò di nuovo alla ragazza e questa volta allungò un braccio per prenderla sul serio e si ritrovò attaccato a lei, a pochi centimetri dal suo viso.
Michael le era così vicino che poteva sentire il suo respiro sbattere sulla sua pelle, per non parlare dell’odore di shampoo dei suoi capelli scuri e lucenti.
Le portò una mano dietro la schiena e le prese a massaggiare la pelle nuda, per farla rilassare e calmare.
Sarah rabbrividì sotto il suo tocco, ma cercò di rimanere impassibile. Non sarebbero state di certo due carezze a convincerla del contrario.
-Blake fa parte del passato…- disse Michael improvvisamente, cercando di trovare le parole adatte per far capire alla ragazza quanto lui l’amasse -…E io ho chiuso con il passato. Lo sai…-
-Questo non cambia comunque le cose- replicò la ragazza, che aveva il viso e gli occhi bassi, puntati sul maglione nero di Michael.
-Già, è vero. Ma fidati, non puoi nemmeno immaginare quanto mi senta fortunato ad averti incontrato- continuò a dire il biondo, prendendo Sarah dalle braccia e costringendola ad alzare il viso.
-Tu non te ne rendi conto, ma sei bellissima in ogni cosa che fai, in ogni cosa che dici. Sei bellissima quando sorridi, quando arrossisci, quando dipingi…E non ti rendi nemmeno conto di quanto tu sia bella e speciale…-
Sarah scosse la testa, non voleva sentire quello che Michael aveva da dirle. Non più a quel punto. Era sempre stata convinta di essersi gettata in una relazione ad un solo senso di marcia: il suo, e quella sera ne aveva avuto quanto meno la conferma.
-Non mi interessa nulla degli occhi verdi di Blake se di fronte a me, ho due splendidi occhi castano chiari, che alla luce risplendono e sembrano quasi dorati…- fece Michael, prendendole il viso con due dita e alzandoglielo.
Incatenò i suoi occhi blu in quelli di Sarah a cui tremarono un po’ le gambe quando sentì quelle parole, e continuò a parlare –Non mi interessa di Blake e di quello che pensi di lei- aggiunse con voce risoluta, chinando la testa e avvicinandosi a quella della ragazza.
Sarah era immobile, il fiato corto e le gambe e le mani tremanti. Michael era troppo vicino a lei, e il suo cuore aveva avuto più sussulti durante il suo soliloquio, ma cercò con tutta se stessa di rimanere impassibile a quelle parole.
-La ragazza che amo è una sola e di certo non è lei- disse.
Queste ultime parole furono accompagnate quasi da una eco nella testa di Sarah. Le sembrava quasi che Michael gliele stesse ripetendo all’infinito.
“La ragazza che amo
Ripensò a quelle parole, a quella parola. Era impossibile che Michael l’amasse, non ci credeva nemmeno un po’.
Sarah scosse la testa e fece per indietreggiare, ma Michael non glielo permise.
-Tu non riesci a capire quanto io tenga a te, o quanto ti voglia. Tu non riesci a capire, quanto io desideri te e il tuo corpo in ogni momento della giornata- disse il ragazzo deglutendo, un po’ imbarazzato, forse per la prima volta nella vita, di dire certe cose ad una ragazza.
-E non mi era mai capitato con nessuna, non mi era mai nemmeno capitato di preoccuparmi di far star bene qualcuno- aggiunse –La settimana scorsa, quando siamo stati qui, insieme, io non pensavo a me, pensavo a te, pensavo a trovare un modo di farti stare bene, di farti provare quello che provavo io stando con te. Blake è bellissima, è vero. Mentirei se dicessi il contrario. Ma sei bellissima anche tu e Blake, una personalità come la tua, la tua tenacia, la tua gentilezza, la tua bontà d’animo, può solo immaginarsele, e lì non c’è conto in banca che tenga. Con queste qualità ci nasci, e tu sei migliore di lei, di Martha, perfino di me- disse il ragazzo, per la prima volta completamente messo a nudo di fronte a qualcuno. Stava parlando con il cuore in mano e in quel momento si sentiva vulnerabile, privo di difese. Per la prima volta aveva abbandonato la sua immagine da ragazzo sicuro, malizioso e senza scrupoli e si stava rivelando per quello che in realtà era: un ragazzo profondo, con i piedi per terra e intento a trovare la persona più giusta per lui.
Sarah ascoltò tutto in silenzio. Aveva abbassato lo sguardo, non ce la faceva a guardare Michael negli occhi mentre parlava, ma comunque risultò tutto molto intenso. Stava respirando piano, benché il cuore le stava per esplodere nel petto, e si sentiva frastornata a causa degli eventi, del mal di testa e dalle parole del giovane.
Michael deglutì piano e Sarah gli era così vicino da sentirlo. Il ragazzo aspettò qualche secondo di tempo per permettere a Sarah di chiarirsi le idee e di parlare.
-E’ che…- disse la ragazza, questa volta reprimendo le lacrime a fatica. Non avrebbe voluto piangere, ma i suoi sentimenti per il ragazzo e le impressioni riguardo la cena appena trascorsa la stavano schiacciando –Io non ho nulla da offrirti- iniziò a dire con voce tremante.
Michael aggrottò la fronte e le prese il viso tra le mani, cercando sia di guardarla negli occhi, sia di calmarla in qualche modo.
-Non posso darti nulla che tu già non abbia, non posso farti fare nessuna esperienza che tu non abbia già fatto. Sono solo io, con la mia vita incasinata, con il mio imbarazzo e con i mille problemi che mi faccio su ogni cosa. Io ti guardo e anche se sei la persona a cui tengo di più al mondo adesso, mi ripeto sempre che dovresti ambire a qualcosa di meglio- fece la ragazza.
-Ambire a qualcosa di meglio?!- ripetè incredulo il ragazzo. Ma come solo faceva a pensarle certe cose? –Dio, Sarah ma ti senti quando parli?-
Sarah lo guardò un po’ presa alla sprovvista. Non si aspettava tutta quella foga alle sue parole.
-Che cosa c’è di strano in quello che dico? Sono pensieri legittimi- commentò la ragazza, un po’ imbarazzata.
Michael scosse la testa un po’ adirato. Era davvero quello che pensava? Che avrebbe dovuto trovarsi qualcuna di meglio?
-No, affatto- replicò il ragazzo, questa volta lasciandola andare e allontanandosi di qualche passo da lei –Quindi secondo te dovrei frequentare le persone che mia madre e mio padre mi sbattono in faccia da una vita, è questo che mi stai dicendo?-
Sarah sospirò –No, non ti sto dicendo questo-
-A me sembra proprio questo, invece. Preferiresti vedermi con una ricca ereditiera che magari sta con me solo per aumentare il suo patrimonio? E solo perché tu hai troppa paura di ammettere che ci tieni a me?- chiese il ragazzo. Non era arrabbiato, però era infastidito da quella cosa. Erano già troppe le persone che avevano il controllo sulla sua vita, e proprio allora che ne aveva trovata una che gli permetteva di fare tutto ciò che voleva e con cui stava bene, lei voleva decidere per lui?
-Io non ho paura di dire che ci tengo a te- replicò Sarah a voce bassa.
-Sì invece- fece Michael, che sembrava aver centrato a pieno il problema di Sarah –Tu hai paura di lasciarti andare, hai paura di affezionarti a qualcuno, hai paura che qualcuno riesca a vedere quello che davvero c’è di speciale in te, solo perché non vuoi soffrire, solo perché così ti sentiresti vulnerabile- disse Michael risoluto. Non aveva mai parlato a nessuno in quel modo, ma davvero avrebbe voluto far capire a Sarah che lui avrebbe preferito lei a tutti gli altri.
Sarah ascoltò tutto in silenzio e gli occhi le si riempirono di nuovo di lacrime al sentire quelle parole. Michael era riuscito a capire cosa la spaventava di più di ogni altra cosa al mondo, e contemporaneamente le stava cercando di far capire quanto invece tenesse a lei. Il cuore non accennava a diminuire il suo battito, sembrava le stesse galoppando a tutta velocità nel petto e lei per qualche secondo rimase zitta, nell’attesa i trovare delle parole adatte da dire.
-Puoi biasimarmi?- chiese Sarah con una voce ridotta ad un sussurro.
-No, ma posso farti capire che non devi avere paura di aprire il tuo cuore a qualcuno. Non devi avere paura di aprire il tuo cuore a me- fece il ragazzo avanzando di nuovo verso di lei.
Era ancora buio nella stanza ma le figure dei due erano illuminate dalle luci dei lampioni all’esterno, e forse era anche quella la ragione per cui Sarah riusciva a dire quelle cose. Non vedeva Michael nitidamente, poteva solo scorgerne i lineamenti generali. Probabilmente se fosse stata costretta a guardarlo negli occhi, non ce l’avrebbe mai fatta.
La ragazza sospirò, cercando di calmare il respiro e il tremore alle gambe: lei aveva già aperto il suo cuore al ragazzo, ed era quella la cosa che più la spaventava. Michael era entrato nella sua vita dal momento esatto in cui l’aveva visto per la prima volta su quel letto d’ospedale, e nell’esatto momento in cui le aveva sfiorato la mano, mentre era ancora in coma, aveva capito che non vi avrebbe più rinunciato.
Michael si avvicinò di nuovo, prendendola dai fianchi e avvicinandosela a sé. Con una mano le prese il viso e la fece appoggiare sul suo petto.
Sarah sentiva il freddo pizzicarle dietro la schiena, aveva ancora indosso il vestito della serata slacciato, ma non se ne curò e si lasciò cullare per qualche istante dal rumore dei battiti cardiaci del ragazzo.
-Per favore, possiamo dimenticarci di questa serata? Dimenticati di mia sorella, di Blake e di tutto quello che è successo. Facciamo finta che la nostra serata inizi ora…- disse il ragazzo a bassa voce, solleticandole con il fiato l’orecchio.
Dimenticare? Sarebbe stato molto difficile farlo per Sarah, ma si sarebbe sforzata. Odiava che tra lei e Michael ci fosse tutta quella tensione e soprattutto non voleva che la causa del loro litigio fossero degli estranei alla loro storia piuttosto che loro stessi.
La ragazza fece cenno con la testa e poi rimase qualche altro secondo tra le braccia del biondo. Si sentiva bene, stretta nel suo abbraccio, quasi protetta e serena, per non parlare del fatto che adora il profumo di Michael, soprattutto quando poi le rimaneva addosso.
Michael le portò le mani dietro la schiena e le diede un bacio in fronte.
-E’ meglio che ti rivesti, inizia a fare freddo- commentò il ragazzo, aiutandole a sfilare il vestito e facendo vagare per qualche istante gli occhi sul corpo della ragazza.
Sarah sentì il vestito scivolare a terra e poi fu colpita da un’ondata di freddo che le fece venire la pelle d’oca. Notò Michael sostare di fronte a lei e guardarla senza nulla addosso, solo con le calze velate e il completo intimo color cipria che indossava, e sentì le guance andare a fuoco. Non voleva sapere cosa Michael stava pensando di lei in quel momento, soprattutto se stava facendo un paragone tra lei e Blake, così si girò e si infilò la maglia della felpa, poi si sfilò delicatamente le calze e indossò un pantalone morbido per la notte.
Ripose il vestito in maniera ordinata sulla spalliera del divano, tutto sotto gli occhi vigili e attenti di Michael, che invece si trovava ancora al centro della stanza, immobile e avvolto dalla penombra.
Sarah gli rivolse uno sguardo veloce e lo trovò intento a fissarla come mai aveva fatto fino a quel momento e la mise quasi in soggezione. Per cercare una fonte di distrazione iniziò a slegarsi la treccia, ma fu allora che Michael le si avvicinò e la bloccò nuovamente.
Senza dire una parola, prese le mani della ragazza tra le sue, e poi delicatamente prese a scioglierle la treccia e a passarle le mani tra i capelli lunghi e morbidi per smuoverli.
Dopo che ebbe finito, glieli risistemò di nuovo, facendoli cadere in avanti sul petto, e senza mai smettere di massaggiarle la nuca e di intrecciare le sue dita tra i suoi capelli, disse con voce bassa –Sai che adoro quando porti i capelli sciolti…-
Sarah sospirò e girando lievemente la testa, gli lasciò un bacio sul polso e poi si diresse verso il suo armadio.
-C’è un tuo completo per la notte nell’armadio. Te lo prendo- fece la ragazza, ancora un po’ imbarazzata e spossata dalle parole del ragazzo.
-No, non ce n’è bisogno- rispose il ragazzo avvicinandosi a lei e tirandola verso il letto –Non rimango a dormire, domani devo andare in banca- aggiunse, aprendo le coperte e facendo sedere Sarah sul letto.
La ragazza fraintese e con un po’ di imbarazzo accompagnato da un improvviso rossore delle guance, disse –Michael, non mi va molto…dopo quello che è successo non sono in vena-
Il ragazzo la guardò confuso. Che cosa voleva dire?
-Non sei in vena di dormire?- chiese il biondo con tono quasi ilare.
Sarah aspettò qualche secondo prima di rispondere. Che cosa stava facendo? La stava confondendo.
-Tu non vuoi…insomma…- iniziò a dire Sarah imbarazzata, fraintendendo le intenzioni di Michael.
A quella frase balbettata il ragazzo non riuscì a non trattenere una risata.
-Non avrai davvero pensato che dopo questa disastrosa serata e con il tuo umore adatto ad un funerale, voglia fare sesso?- chiese il ragazzo, quasi stupito dal fatto che Sarah avesse potuto intendere una cosa del genere –Non credevo mi facessi così perverso-
Sarah si sentì avvampare per l’imbarazzo e cercò di rimediare in qualche modo, anche se non riusciva a non balbettare –Ehm, no…è che…mi hai detto che non ti serviva il pigiama e hai aperto le coperte…io non volevo…-
Michael trattenne una risata e spinse Sarah nel letto, avvolgendola tra le coperte.
-Sì, certo!- commentò sorridendo –E comunque per la cronaca, volevo solo metterti a letto- fece il ragazzo, chinandosi su di lei e dandole un bacio sulla guancia.
Sarah sentì l’umido delle sue labbra contro la sua pelle e per un attimo il punto in cui Michael le aveva dato il bacio, le bruciò intensamente.
Il ragazzo si alzò e fece il giro del letto, togliendosi le scarpe e sdraiandosi sulle coperte accanto a Sarah.
-Rimarrò qui fino a quando non ti sarai addormentata- sussurrò nell’orecchio della ragazza, solleticandoglielo con le labbra. Si sporse di più e appoggiò il mento sul collo della ragazza e poi la abbracciò, percependo anche da sotto la coperta le sue forme femminili. Le diede qualche bacio spaiato sulla pelle nuda visibile e poi prese ad accarezzarle la schiena e i capelli.
Sarah all’inizio cercò di resistere alla sensazione di stanchezza e spossatezza, ma poi le mani dolci e leggere di Michael la fecero rilassare a tal punto che il sonno prese il sopravvento, catapultandola nel bel mezzo dell’oscurità.

 
***
Ciao stelline!! Finalmente anche questo capitolo è arrivato! Lo so, c'è stato un po' di ritardo, però capitemi, ho fatto il mio penultimo esame e quindi ora sono a -1!!!! 
vabbe, felicità universitarie a parte, questo è il 23° capitolo, che davvero, credetemi quando vi dico che è stato un parto da scrivere! Sarà perchè mi dispiaceva di scrivere di Sarah e Michael in questo modo, ma davvero non ce la facevo ed è anche per questo motivo che la scrittura si è protratta così tanto a lungo! 
Per prima cosa devo fare dei ringraziamenti generali: 
Anestesia è preferita da 61 persone ed è seguita da 100! Cioè 100 persone!!! Non potrei essere più soddisfatta di così! 
Ringrazio ovviamente tutti i recensori della storia, con cui sto instaurando davvero un bel rapporto di amicizia e ne vado molto fiera, e poi ammetto che senza di voi non avrei mai continuato la storia fino a questo punto, quindi siete parte della stesura di Anestesia! 
Per quanto riguarda il capitolo, non mi soffermo molto, la situazione è quella che è, e spero di essere riuscita a descrivere i sentimenti e le impressioni di Sarah, ma anche quelli di Michael, che poverino, anche lui sta affrontando per la prima volta una cosa del genere, quindi si sente a disagio quasi quanto Sarah. 
Posso dirvi che i capitoli successivi saranno un po' più hot del solito (:S) ma sempre in maniera moderata ovviamente e andranno a concludere la seconda parte della storia, per aprire quella finale che invece avrà un risvolto del tutto diverso, molto simile ai capitoli iniziali (che sono da sempre i miei preferiti) -questo ovviamente non significa che Michael sarà di nuovo in coma-.
Detto ciò posso solo darvi appuntamento alla settimana prossima con il 24 capitolo, in cui torneranno un bel po' di personaggi amati! 
Lasciatemi una recensione e fatemi sapere quello che pensate! 
Un bacio! 
xoxo
M.
   
 
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