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Autore: il dolce bacio di Harry    05/05/2016    1 recensioni
Stephanie trema di paura al sol pensiero che lui, la sua unica ragione di vita possa andarsene e lasciarla senza un motivo preciso tanto da chiedersi cosa fare, dire e di conseguenza come agire.
Tom non facilita decisamente le cose, anzi...
Esce di casa in piena notte di fretta e furia e girovaga per la città senza una meta o una data destinazione.
Lei è lì ad attenderlo; non vede l'ora di riabbracciarlo e di riabbracciarlo piena di sogni, speranze ed aspettative di vita.
Cosa dovrà dirle Tom alla persona più importante della sua vita?
E perché si sente un emerito vigliacco a dover dire quelle fatidiche parole alla sua Steph?
E lei che da sempre lo segue e lo ama come reagirà ad una notizia inaspettata?
Quando ami ti perfori l'anima, è inutile.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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< Stephanie > ripete Tom per l'ennesima volta da almeno dieci minuti se non di più.
< Mhh > mugugno girandomi verso l'altra parte chiaro segno che non ho la minima voglia di alzarmi o fare qualsiasi altra mossa.
< Stephanie devi alzarti e subito > marca bene Tom concentrandosi sull'ultima parola come se fosse di vitale importanza.
Anche se a fatica mi volto e alzando un sopracciglio chiedo nervosa < che c'è? >.
Vedo Tom indicare la porta e asserire < devi andare a vedere di chi si tratta, ora >.
Sbuffo sonoramente e mi tiro su da quello che è stato il mio compagno questa notte salvandomi da morte certa ossia il divano di casa di Tom; dopo aver infilato le ciabatte mi volto e arcigna punto un dito contro il moro < se non è un'urgenza e tu mi hai chiamato così senza un valido motivo, ricordati Tom Kaulitz che ti strapperò le budella e me le mangerò >.


Oh diamine.

Porca miseria, questa non ci voleva ma proprio no.

< Papà?! > chiedo perplessa una volta aver realizzato che non si tratta di un sogno o di una qualche sorta di allucinazione dovuta all'alcool che ho trangugiato allegramente ieri sera.
< Eccoti, pensavo fossi morta > sbotta con un tono misto al preoccupato e al furioso.
< Bhè, forse dormivo? > domando alzando le braccia.
< Oh cara la mia Stephanie perdonami se ho provato a chiamarti e non ho ricevuto risposta > afferma avvicinandosi di qualche centimetro; poi sorridendo continua < così ho avuto la brillante idea di chiamare Tom che fortunatamente mi ha risposto; non iniziare con la predica sul 'ci siamo lasciati e blablabla' che per carità mi viene mal di testa >.
< Tu sei completamente fuori > enfatizzo portando una mano sulla tempia dolorante.
< Io? La fuori di testa sei tu che ti riduci in quello stato > ribatte deciso e fermo come una roccia.
< In che modo mi riduco scusami? > domando allibita guardandomi da capo a piedi.
< Bhè, ti ubriachi come una merda figlia mia e poi pretendi che il mondo stia zitto, cauto ed aspetti che sua maestà si riprenda per bene >.
Scuoto la testa più volte facendo sì che grugnisca a causa del troppo dolore.
< Ecco, lo vedi? > domanda ironico prima di abbracciarmi e stritolarmi per dei secondi che sembrano interminabili.
Poi spostandosi confessa < puzzi di alcool talmente tanto da sembrare una distilleria, dovresti farti una doccia cara >.
< Non mi sembra il caso adesso, dopo provvederò grazie > rispondo acidamente prima di annusarmi i capelli che effettivamente sanno di long island ormai secco.
< Allora si fa colazione? > domanda mio padre avviandosi in cucina lasciando me e Tom spiazzati completamente.
Mi avvicino a Tom e gli chiedo scusa < Tom scusami ma papà si comporta come se fosse casa sua e non lo è; speriamo finisca presto questa tortura che dopo voglio ributtarmi nel letto e salutare il mondo per almeno ventiquattro ore se non di più >.
< Stephanie cara, metti su il caffè > impone mio padre facendomi storcere il naso.
< Ah, uno anche per Tom > riordina come se niente fosse.
< Non sono una cameriera > borbotto abbassando il volume della voce mentre preparo i caffè richiesti per i due uomini presenti all'interno della stanza, mentre per me preparo un cappuccino abbondante.
Senza aspettare che il signorotto ordini altro mi affretto a preparare delle fette biscottate con sopra la marmellata di fragole.
< Allora Tom come va? Tutto apposto? > chiede mio padre intanto che io finisco di preparare la colazione.
< Bhè, tutto bene non mi lamento > risponde educatamente.
< E tra voi due? > domanda mentre sistemo le varie cose sulla tavola.
Lo fulmino con lo sguardo e mi impongo di restare calma anche se già so in partenza che questa cosa non accadrà.
< Tra noi due... Tutto bene direi > esplica Tom prendendo il suo caffè fumante mentre mio padre ritorna all'attacco chiedendo < quindi non state insieme giusto? >.
< Esatto > sbotto sedendomi di fronte a lui e addentando un pezzo di fetta biscottata con la speranza di non rimettere qualcos'altro.
< E come mai hai dormito qui Stephanie? > domanda osservandomi attentamente.
< Bhè > prova a dire il chitarrista prima che io prenda la parola < vedi le mie condizioni da come hai capito non erano le migliori allora Tom mi ha fatto il grandissimo favore di ospitarmi e concedermi il divano.
Fine della storia, punto >.
< Quindi cosa siete? > chiede zuccherando il caffè con due o tre cucchiaini di fruttosio che tanto ama e che invece io tanto detesto.
< Nulla papà > espongo guardandolo di traverso.
< Siete scopamici? Questo è il termine che usate voi giovani d'oggi giusto? > domanda scoppiando a ridere come se questo gli perdonasse la gaffe appena fatta.
< Papà! > grido pulendomi la bocca; guardo Tom e gli mimo un scusa per poi scoppiare < senti papà se sei venuto fin qui per parlare di queste cose abbastanza private possiamo anche saltare grazie >.
< Quanto sei scontrosa ed acida, proprio uguale a tua madre > ripicca facendo segno di calmarmi.


Calmarmi?

Come diavolo faccio a calmarmi se questo piomba qui e non si fa i benedettissimi affaracci suoi?



Come?


< Non mettere in mezzo la mamma ti prego > sbuffo portando un altro pezzo di fetta alla bocca.
< Non l'ho mica insultata eh?
Ho detto solo che siete spiccicate ed identiche > lamenta sistemandosi i capelli brizzolati dietro le orecchie.
< Va bhè, va bhè > taglio corto passando al sodo < allora che ci fai qui? La storia della chiamata non me la bevo >.
< Come? Il tuo caro paparino non può venirti a trovare? > domanda offeso come un bambino di cinque anni quando gli si viene detto qualcosa di inconcepibile per le sue orecchie.
Scuoto la testa e ripeto < avanti, sputa il rospo >.
< Ehm va bene ma non so da dove iniziare > tenta di dire autoritario fallendo miseramente.
< Innanzitutto di che campo stiamo parlando?
Va male il lavoro? >.
Vedo mio padre scuotere animatamente la testa così domando ancora < allora cosa c'è che non va? >.
< Ho conosciuto una signora vedova e...
> balbetta incomprensibilmente più a se stesso che a noialtri.
< Non ho capito > affermo aspettando quella che tra poco sarà la risposta più sconvolgente della giornata.
< Che ho conosciuto una signora, vedova come me e nulla... >.
< E nulla? > domando esasperata.
< E nulla, ci stiamo frequentando; so che magari non te lo saresti mai aspettato > prova a dire prima di essere fermato dalla sottoscritta che domando quasi urlando < cosa? Tu cosa hai appena detto? >.
< Stephanie calmati > dice Tom posando un braccio sul mio braccio nudo.
< Calma? Come posso stare calma?
Ti rendi conto di quello che ha appena detto? > rispondo fucsia in volto a causa della troppa agitazione.
Poi senza aspettare un attimo in più riprendo inveendo contro mio padre < cioè dovrei essere contenta di questa cosa?
Come puoi fare una cosa del genere alla mamma?
Come ti è saltato in mente dopo così poco tempo? Cristo! >.
Mi alzo e inizio a far su e giù per la cucina mentre diverse idee mi frullano nella testa.
< Puoi ascoltarmi un attimo? > domanda mio padre provando a fermarmi non riuscendo nell'intento.
< Ti ho già ascoltato e quello che ho sentito non mi piace per niente > sbotto scontrosa come non mai.
Mi asciugo velocemente una lacrima che purtroppo cade lungo la mia guancia.
So che mia madre sarebbe felice per mio padre e di questo sono più che sicura; il problema è il mio.


Non credo di riuscire a vedere mio padre con un'altra donna.


Sarà la milionesima volta che lo ripeto ma è così.
Mi sento male al sol pensiero.
< Stephanie ti prego non fare così > mi riporta alla realtà mio padre scuotendomi leggermente.
'Ti stai comportando come una stronza' mi ripete più volte la solita vocina odiosa che tanto odio.
Di questo sono più che consapevole ma cavoli è più forte di me.
Ho sempre ammirato i miei genitori come coppia oltre che come persone.
Da bambina andavo in giro gridando a tutti che la mia famiglia era come quella dei film Disney e che ero la bimba più fortunata del mondo.
Ed era vero, dannazione se era vero.
I miei si amavano all’infinito e bastava un solo sguardo per capirlo fino in fondo; i loro occhi brillavano, le loro anime combaciavano perfettamente e in una maniera che potrei definire ‘eterna’ o qualcosa giù di lì.
Ed ora lui, proprio lui, mi viene a dire che sta uscendo con un’altra.
L’altra non è mia madre e mai lo sarà.


Mai.

Guardo Tom che mi fa segno di chiedere scusa.
Ha ragione.
Ed io ho torto ma di brutto proprio.
Dovrei essere felice per mio padre ed appoggiarlo; invece mi ritrovo a scaldarmi come un fuoco scoppiettante.
Capisco che per lui è stata dura per tutto questo tempo, lo so per certo; la sua unica figlia in un’altra città, la donna che ha amato per tantissimi anni sbattuta nella terra a marcire al freddo.
Cosa doveva fare?
Piangersi addosso?
Per sempre?
Vivere col profondo rimpianto di non aver vissuto abbastanza?
No, non è giusto; non per una persona buona e disponibile come mio padre.
‘Dovresti scusarti’ intima la mia coscienza facendomi sentire piccola piccola.
‘Ora’ continua imperterrita più volte.
Sentimenti contrastanti percorrono la mia mente in un vortice che apparentemente non trova via d’uscita.


Delusione, compassione, rabbia e soprattutto tristezza.



T r i s t e z z a.

‘Scusati!’ impone autoritaria.
Sbuffo e pentita mi scuso con mio padre che mi abbraccia e mi tranquillizza dolcemente.
< Scusami tanto papà, è che io devo abituarmi... > dico singhiozzando come una bambina.
< Shh tranquilla, tranquilla è tutto ok ti capisco > sussurra mio padre tra i miei capelli.
< Proverò ad abituarmi > asserisco asciugandomi una lacrima con la manica della mia maglia sporcandola di mascara.
< So che ce la farai, come sempre; Stephanie sei una ragazza veramente forte ed io sono così orgoglioso di averti perchè... > tenta di dire mio padre prima che il suo telefono inizi a squillare insistentemente.
< Dovresti rispondere > balbetto pulendomi il naso gocciolante.
Mio padre scuote la testa e fa segno di lasciarlo squillare.
< Papà e se è una cosa urgente? > chiedo allarmata dal suono del telefono che squilla senza sosta.
< L’unica cosa che mi importa sei tu Stephanie e basta; voglio parlare con te, confidarmi con te perché sei l’unica cosa di bello che mi sia rimasta nella mia vita >.
Lo guardo compassionevole e provo a dire qualcosa ma il cellulare ricomincia con la solita tiritera così impongo a mio padre di rispondere una volta per tutte.
< Cosa? Ma come è possibile? Ok, ok arrivo subito > spiega brevemente richiudendo subito dopo.
< Che succede? > chiedo preoccupata prima di sentire la risposta di mio padre < a casa si è rotta la tubatura dell'acqua e sta facendo un casino; Jane è arrivata adesso e sta cercando di raccogliere l'acqua nel frattempo che arrivi >.
Annuisco e incito < allora vai metti caso ne butta ancora >.
< Io no, volevo stare un altro po’ con te > prova a dire mio padre prima che io dica < devi andare, è una cosa seria; facciamo così in questi giorni ti chiamo e ne riparliamo ok? >.
< Sicura sicura? > chiede osservandomi poi vedendo la mia espressione saluta < bene, allora vado > asserisce abbracciandomi; poi mi osserva e mi informa < ne riparleremo un'altra volta per ora cerca di mandarla giù, soltanto questo ti chiedo >.
Mi volto verso Tom, sbuffo e senza dire nulla mi avvio verso il balconcino della cucina raccogliendo i capelli in una crocchia abbastanza schifosa.
Sento Tom avvicinarsi e una volta al mio fianco domanda se sto bene.
< Io non... Lo so > spiego velocemente.
< Steph, mi rendo conto che può essere dura però non fare così >.
< Cosa dovrei fare sentiamo?! > dico ironica ed impettita.
< Potresti capire > ribatte scrutandomi mentre io domando arrabbiata < chi dovrei capire? Mio padre? Perché? Me lo spiegheresti per favore? >.
< So che non te lo saresti mai aspettata ma nella vita tutto può succedere > enuncia Tom facendomi ridere.
Ecco ci risiamo!
La rabbia ha preso il sopravvento, di nuovo.
Al diavolo la compassione o no?!
Posso fare finta che non sia successo nulla?
Che mia madre sia ancora qui?

N o.

E allora bene!
Non posso accettare questa situazione o meglio non voglio.



Non voglio e punto.


‘Dovresti invece’ sussurro tra me e me ripensando un attimo alla profonda tristezza di mio padre quando mia madre è morta.
Ai suoi pianti in silenzio, alle sue nottate insonne, alla sue lunghe giornate trascorse in solitudine al cimitero.
L’unico luogo dove poteva stabilire un contatto diretto con la mamma.
L’unico luogo dove poteva sfogarsi, arrabbiarsi senza essere giudicato dalle persone comuni.
Oggi l’ho visto così felice invece.
Si vede che sta bene ora.
Ma non lo so, c’è quella punta di…
Cos’è?
Come posso definirla?


G e l o s i a?



< Oh certo che tutto può succedere ma non pensavo che si sarebbe messo con una donna che non è mia madre >.
< Steph > mi tocca un braccio per farmi calmare.
< Tu non puoi capire > dico di sasso.
< Ti capisco eccome invece > ripete mentre io mi ritrovo a scuotere la testa più volte; poi si giustifica < bhe ti capisco che tu lo voglia o meno ti capisco, guarda mia madre e Gordon... Ero piccolo quando i miei hanno divorziato e all'inizio non ho accettato un nuovo compagno ma adesso vedendo mia madre così felice devo ammettere di aver sbagliato enormemente >.
< Non è la stessa cosa > ribatto voltandomi appena.
Tom annuisce e prova a spiegare la sua teoria ma fallisce dato che prendo la parola urlando < tua madre Tom è viva; la mia no!
È morta cazzo, non è la stessa cosa di tua madre.
No Cristo Santo, mia madre è morta fottuti anni fa e questa cosa non mi va giù e mai lo farà.
Smettila di dirmi che mi capisci, non lo hai mai fatto e mai lo farai Thomas
>.



Thomas?


Ho capito bene o l’ho chiamato veramente Thomas?
'Stephanie lo hai davvero chiamato Thomas?' sussurro dentro di me.

< Thomas? > domanda il moro aggrottando la fronte; poi sbotta < neanche nelle discussioni più accese mi hai chiamato con il mio nome intero >.
< Bhè tu lo hai fatto > replico osservando il suo viso teso e poi sentenzio con un a bomba < quando mi hai lasciato lo hai fatto, dovresti ricordarti >.
Detto ciò vedo Tom rientrare in cucina senza dire una parola.
L'ho offeso, di questo sono più che certa ma ovviamente non volevo farlo.
Il fatto è che sono veramente arrabbiata con mio padre e più ripenso a quello che poco fa mi ha confidato e più mi infervoro.
Anche con una persona che non c'entra nulla e che non ha fatto nulla di male se non starmi accanto ed aiutarmi.
Sbuffo esasperata ed alzo il viso per guardare il cielo plumbeo e carico di quella che sarà sicuramente una pioggia.
Con la coda dell'occhio mi accorgo che sul tavolino Tom ha lasciato involontariamente le sue sigarette così senza pensarci due volte ne prendo una e la accendo respirando a pieni polmoni quella che so essere la sostanza più pericolosa portatrice di malattie e tante baggianate varie che non sto qui ad elencare.
So che non dovrei fumare e so anche che se in questo momento mi vedesse Tom me ne direbbe quattro ma non mi frega più di tanto ad essere sincera.
Non ho il vizio del fumo, quello no ma in questo momento ne ho veramente bisogno perchè sono nervosa come non mai.
Nervosa ma profondamente addolorata per il mio comportamento di poco fa.
Mi sono comportata male con mio padre e poi con Tom.
Bene, bingo Stephanie!
Due su due insomma.


Complimenti, ti sei davvero superata.


Dovrei chiamare mio padre per sentire come vanno le cose a casa e per scusarmi di nuovo ma adesso non ne ho la benché minima voglia; l’unica cosa certa che so è che devo scusarmi con la persona di là.
Solo con lui.
Per, ora certo…
Butto la sigaretta nel posacenere e rientro in cucina dove non vi è nessuna traccia di Tom.
Aguzzo l’udito e mi avvio sicura verso lo studio dove son sicura di trovarlo intento a sfogarsi con qualche base remixata.
Infatti, eccolo lì nella sua maestosità.
Cuffie alle orecchie, occhi incollati allo schermo.
È così bello, così perfetto che…
Diamine Stephanie!
Dovresti scusarti e non pensare a quanto sia bello, perfetto e blablabla no?!.
Sì, è così.
Mi avvicino con cautela e mi siedo accanto a lui che non mi degna di uno sguardo.
< Quante volte ti ho detto che non devi fumare? > chiede all’improvviso facendomi sorridere.
< Mh mh lo so ma > tento di dire prima che il moro domandi < ma? >.
< Ma ne avevo bisogno > dico guardando lo schermo pieno di linee di suoni a me completamente sconosciuti.
< Ti fa male Steph > asserisce con fare protettivo.
< Lo so… >.
Poi mi scuso < Tom, io non volevo aggredirti e prendermela con te, è solo che sono così… Stupida? Non so bene come definirmi in realtà >.
< Non sei stupida, basta a dire che sei stupida Stephanie > mi rimprovera severo togliendosi le cuffie e girandosi per guardarmi bene in viso.
Abbasso gli occhi e continuo < non volevo ferirti e dirti quelle cose, mi dispiace tanto ma veramente tanto che adesso mi sento una grandissima stronza >.
< Non lo sei > sentenzia prima di prendermi il viso con due dita, poi riprende il discorso < anche io dovrei scusarmi con te per prima; non dovevo andarmene così, sapevo che eri arrabbiata e confusa ed io dovevo starti vicino anche se mi ricoprivi di insulti >.
< Sei tremendo, riesci sempre a far ricadere la colpa su di te quando invece sai benissimo che la colpevole sono io e soltanto io >.
Ride ed io mi ritrovo a fare la stessa identica cosa.
Con lui è così.
Si litiga, ci si insulta ma poi si finisce sempre col ridere.
< Comunque resta il fatto che non devi fumare > torna a dire mentre io alzo gli occhi al cielo.
< Ho capito Tom, basta; e poi parli tu il fumatore per eccellenza > lo picco con un dito facendolo sobbalzare.
< Ah, ah, ah spiritosa >.
Poi sorridendo sgancia la bomba < almeno io non vomito dopo essermi fatto una bevuta, leggerina >.
< Ancora con sta parola? > chiedo ruotando la sedia girevole.
< Esattamente, leggerina > rimarca bene l’appellativo fermandomi la sedia.
< E poi la bevuta non era solo una caro il mio macho man ma almeno cinque > numero con il dito cercando di ricordare l’alcool ingurgitato ieri sera.
Poi asserisco < meglio non ricordare la serata in cui tu hai vomitato Tom, o vuoi ricordarla? >.
Il chitarrista scuote la testa ed io scoppio a ridere rivedendo mentalmente le diverse immagini della serata denominata ‘salviamo il sexGott da morte certa’.
Quanto cavolo aveva bevuto il signorino ancora non lo so, fatto sta che l’ho dovuto soccorrere e portarlo a casa letteralmente in braccio o quasi.
Fortuna Bill che mi ha aiutato altrimenti sarei morta prima di giungere a casa.
< Quanto avevi bevuto? > chiedo al moro che sorridendo esplica < non lo so, ma tanto credo >.
Poi si giustifica < volevo conquistarti, ho alzato il gomito solo per essere più disinvolto >.
< Bhè, bel modo per conquistare una ragazza > giudico dandogli un buffetto leggero sulla spalla.
Alza le spalle e continua con la sua teoria < intanto sono riuscito a portarti a casa quella sera, diciamo che sono stato bravo nel mio intento >.
< Oh, sì sì certo complimenti davvero… Non sai le dichiarazioni d’amore che mi hai fatto mentre ti tenevo la testa > bluffo spudorata per vedere la sua reazione.
< Non può essere vero >.
Annuisco più volte mentre vedo il suo viso sbiancare come un panno bianco.
< Diciamo che ci sai fare con le ragazze dai > continuo a mentire giusto per farlo sentire un galletto.
< Lo so >.
< Mi hai raccontato della ragazza che ti eri fatto la notte prima e quella prima ancora e così via…
Bel modo di conquistarmi caro il mio sexGott > enuncio ridendo a crepapelle mentre Tom mi insulta < blöd >.
< Ah addirittura in tedesco, wow! > grido facendo un altro giro su me stessa.
< Smettila > intima facendomi il solletico.
< Ok, ok > dico senza fiato prima di domandare < a cosa stai lavorando? >.
< Mhh non so se posso dirtelo ma vabbhè sei tu quindi posso fare un’eccezione; Bill ha scritto una canzone ed io la sto arrangiando a modo mio >.
< Posso? > chiedo prendendo il mouse; poi una volta avuto il consenso clicco sulla traccia ‘love don’t break me’ e mi concentro sulla voce strepitosa del cantante in questione.


I'm tired of fighting 

You really messed me up this time 

Tired of trying 

I'm ready to leave it all behind

I wanna lose my other me 

Am I really still right here 

I wanna drown with it... I...I 

Let the rain come
 
You can never leave the soul unguided 
I'm still crawling I can't see a new sky yet 
Sometimes love can come from nothing 
Love don't break me


Love don't break me 
Love don't break me 
Love don't break me 

Love don't break me
 
This place reminds me 

I'm keeping my eyes wide shut to hide 

Tonight you gone now 

I'm down here all alone
 
Some said that time will heal me 
I need to get to higher ground 

But I wanna feel it... I...I 

Let the pain come
 
You can never leave the soul unguided 
I'm still crawling I can't see a new sky yet 
But broken wings can barely fly 
Love don't break me


Love don't break me 
Love don't break me 
Love don't break me 

Love don't break me
 
I need to get home 

But I keep on holding on, holding on 

I need to get home 

But I keep on holding on, holding on
 
You can never leave the soul unguided 
I'm still crawling I can't see a new sky yet 
But broken wings 
Love don't break me

Love don't break me 
Love don't break me 
Love don't break me 




Love don't break me.





Batto le mani estasiata ed esordisco con un < bomba! Tom sarà la canzone del secolo; è s t r e p i t o s a e non lo dico tanto per dire >.
< Sono contento che ti piaccia, Bill ha paura che non possa piacere > confessa preoccupato per il fratello.
< No, no fidati piacerà a tutti cavoli; la sua voce mixata con la base della canzone crea un’atmosfera a dir poco aurea e paradisiaca.
Non mi stancherei mai di ascoltarla, ma proprio no > espongo guardandolo.
Poi guardando un’altra canzone chiedo < e questa? Posso ascoltarla? >.
< Nein, nein > chiude velocemente il programma e spegnendo il MAC.
< Cos’è una specie di segreto? > chiedo standogli alle calcagna  mentre si dirige in salotto spedito come un razzo.
< Una specie sì > controbatte prendendo dal frigo una lattina di thè al limone per me ed una alla pesca per lui.
< Comunque tralasciando la canzone, stasera con Georg pensavamo di mangiare italiano a casa sua… Ti va? > domanda già consapevole della mia risposta.
< Yess >.
< Che palle > sbuffa il moro facendomi alzare le spalle come a chiederne il perché di tale reazione.
< Perché stasera sono sicuro che ti spolperai tutto dato che mangi come una cicciona >.
< Io non sono cicciona > ribatto offesa nell’animo.
< Dovresti prendere due o tre chili infatti > continua il moro accendendo la Tv.
< Ma se mi hai appena dato della cicciona > dico buttandomi sul comodo divano.
Vedo Tom sghignazzare con la coda dell’occhio e poi proferire un < non ti ho detto dove dovresti mettere i chili e forse è meglio che tu non lo sappia >.
< Dove? >.
< Nelle tette, dovresti metterli lì perché sai ne avresti bisogno visto la scarsità e credo che… > inizia a dire ridendo prima di essere colpito da un cuscino pesante.
Vuole la guerra?



Che guerra sia allora!



 
 
  
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