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Autore: Milla Chan    05/05/2016    1 recensioni
Rei era sempre stato affascinato dalla coordinazione che si nascondeva dietro l’efficienza di un albergo di lusso. Era un meccanismo: ogni cosa doveva funzionare in modo perfetto e armonico, ogni persona contribuiva all’andamento ben scandito di quel grande orologio vivente.
Ma un granello di polvere basta a inceppare tutto quanto.
[Reigisa] [Hotel AU]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Day 2: Information


Rei guardò oltre il bancone e si chiese distrattamente se il tempo sarebbe migliorato. Dal cielo grigio cadevano insistenti e fitte gocce di pioggia, che finivano per formare pozzanghere sempre più grandi per terra e rivoli artistici lungo le pareti di vetro della reception.
Il giorno prima, la sala e il bar si erano svuotati completamente verso le undici di sera e una volta tornato a casa era riuscito ad addormentarsi solo verso l’una di notte. Le scarse ore di sonno lo avevano reso un po’ fiacco, ma era ancora mattina e sperava di riprendersi nel corso della giornata.
-Inseriamo gli arrivi nel registro, visto che la situazione sembra essere piuttosto tranquilla?- propose Rei, spostandosi con la sedia verso il computer e accedendo al registro nazionale, dove ogni giorno dovevano essere riportati i dati dei clienti arrivati il giorno precedente. In realtà, era dalla sera precedente che una certa curiosità lo punzecchiava con insistenza.
Non riusciva a dimenticare la figuraccia fatta durante la cena. I suoi genitori non gliel’avevano fatta pesare, bastava egli stesso per rimproverarsi e se n’erano accorti più che bene. Inoltre, Rei si era stupito nel vedere un ragazzo che sembrava essere più o meno della sua età, dato che di norma i clienti medi dell’hotel erano ricche coppie di mezza età o neosposini. No, in realtà non era poi così improbabile trovare dei coetanei, ma voleva convincersi che fosse così: era però un dato di fatto che, sulla percentuale, gli adolescenti fossero una rarità in quell’hotel!
La madre approvò l’idea e prese le fotocopie dei documenti di identità dal primo cassetto, iniziando a dettare i nomi, i luoghi di provenienza e le date di nascita. Rei prestò attenzione ad ogni cosa che scriveva, attendendo con una certa impazienza di individuare il ragazzo della sera prima.
-Fine.- disse sua madre, ritirando i fogli dove li aveva presi.
Rei drizzò la schiena, corrucciò la fronte e si voltò con disappunto verso la donna.
-Fine?- ripeté.
-…Fine.- asserì lei, stranita.
Il ragazzo tornò a fissare lo schermo del computer. Com’era possibile? Le uniche persone che avrebbe potuto prendere in considerazione erano un misterioso Akihiro, ma aveva cinque anni in più di lui, e una ragazza, una certa Nagisa, che tuttavia era nata proprio nel suo stesso anno.
I casi erano due: o il ragazzo della sera prima era un ventiduenne con gravissimi problemi ormonali, o era una ragazza, con altrettanti problemi ormonali. Qualcosa decisamente non tornava, non poteva esserselo sognato.
La donna delle pulizie arrivò in reception per prendere il foglio degli arrivi del giorno, in modo da pulire prima le camere più urgenti, e avvisò che sembrava esserci un problema con le lavatrici. La madre di Rei sbuffò e si alzò per andare a controllare la situazione, lasciandolo solo.
Rei rimase una manciata di secondi a fissare confuso lo schermo del computer, per poi guardarsi furtivamente attorno e sgusciare verso il cassetto, aprirlo e prendere le fotocopie dei documenti. Passò velocemente in rassegna le fotografie e si fermò quando finalmente trovò quella che cercava. Con il cuore che batteva inspiegabilmente forte -per paura di essere scoperto?-,  lesse il nome. Hazuki Nagisa.
Si appoggiò una mano sulla fronte e strizzò gli occhi, dandosi dello stupido. Aveva semplicemente un nome da ragazza. Come lui, tra l’altro. Un banalissimo errore.
Storse il naso e con nonchalance lesse anche il resto del documento d’identità, ma il rumore dell’ascensore che si apriva lo fece sobbalzare come se fosse stato un ladro colto sul fatto e si affrettò a ritirare il plico di fogli mentre un signore anziano usciva dall’albergo, salutandolo in modo garbato.
Non aveva tempo di ficcare il naso negli affari dei clienti, c’erano menù da stampare, e-mail a cui rispondere e fatture da compilare e archiviare.
Sparì nell’ufficio sul retro, si sedette davanti al pc e iniziò a cancellare le e-mail di spam, leggere quelle che richiedevano prenotazioni o domandavano semplici informazioni. Passò a malapena mezz’oretta prima che sentisse il campanello della reception risuonare. Per lui, così come per tutti gli albergatori, quello era uno dei suoni più fastidiosi che esistessero sulla faccia della Terra. Spiò dalle tapparelle e vide Nagisa che si guardava attorno incuriosito davanti al bancone vuoto. Aprì bene gli occhi, sorpreso, e si assicurò di essere a posto prima di uscire e vedere il suo volto illuminarsi.
-Hey, ma guarda un po’ chi si rivede! Non lavori come cameriere?-
Rei si aggiustò gli occhiali e sorrise appena, compiaciuto. -Faccio più cose.-
Il biondino rise con più enfasi di quanta ne fosse necessaria, lasciando spiazzato Rei.
-Mi sembri un tipo simpatico, Ryugazaki Rei!-
Rei rimase un attimo interdetto e lo guardò con la bocca socchiusa.
-Come…-
Nagisa si picchiettò con l’indice all’altezza del cuore e Rei impiegò qualche secondo a capire che si riferiva al cartellino appuntato sulla camicia. Livello di stupidità massima raggiunto e superato due volte in quella mattinata, ma attribuì la colpa al sonno mancato.
-Oh.. Oooh! Beh, la ringrazio. E mi scusi ancora per ieri sera, sono veramente mortificato.-
-Eeh? Ci pensi ancora?- sbuffò agitando una mano, come a dire che erano affari di ben poco conto. -Piuttosto, quanti anni hai?-
Rei si sentì di nuovo confuso, questa volta per il repentino cambio di argomento. Era venuto in reception per chiedere informazioni o per fare conversazione? Lo prendeva in contropiede con domande e affermazioni improvvise e non era abituato.
-Diciassette.-
-Diciassette…? Oh, aspetta, Ryugazaki! Sei il figlio del proprietario, vero? Ora si spiega, eheh, mi sembravi troppo giovane per lavorare qui.- ridacchiò grattandosi distrattamente i capelli biondo miele. -Comunque piacere, io sono Hazuki Nagisa, puoi chiamarmi Nagisa! Ho un anno in più di te, ma vedi di non essere troppo formale!- continuò facendogli l’occhiolino e parlando a macchinetta.
Rei fissò i suoi capelli che ondeggiavano a ogni movimento e pensò che fosse un tipo un po’ strano. -In realtà abbiamo la stessa età.- borbottò sovrappensiero.
-Uh?-
-C-cioè, anche io devo compiere diciotto anni, tu li hai compiuti giusto settimana scorsa e…-
La faccia di Nagisa si faceva sempre più perplessa e Rei non sapeva più come spiegarsi senza entrare nel panico.
-I-insomma, non è che… cioè, io ovviamente ho i documenti di tutti i clienti dell’albergo e prima per caso mi è capitato sotto gli occhi il tuo e per caso ho visto che siamo nati lo stesso anno. Il primo agosto. Cioè, almeno credo.- concluse vago, con un piccolo colpo di tosse e la gola improvvisamente secca.
-Aaah, capisco! Così ha senso!-
Rei aggrottò un attimo le sopracciglia. Cosa intendeva? Prima non aveva senso? Forse pensava fosse uno stalker?
-Allora, Rei. Aspetta, posso chiamarti Rei o ti scandalizzi? Non vorrei offenderti!- ricominciò il biondo, appoggiando le mani sul bancone e guardandolo. Rei aprì la bocca per rispondere, ma Nagisa continuò senza aspettare la sua risposta. -Se tuo padre ti obbliga a lavorare qui tutta l’estate, qualche giorno potresti venire in spiaggia con me! Non mi sembra di aver visto molti nostri coetanei in questa zona e non mi va proprio di annoiarmi.-
-Cosa? No, no, non mi obbliga affatto!- puntualizzò agitato, scuotendo la testa. -Mi piace aiutare qui.-
Il volto radioso di Nagisa sembrò spegnersi per un attimo, salvo poi riprendesi. -Come preferisci! Comunque, io ero venuto qui per chiedere una piiiiccola informazione.-
-Sono qui apposta.-
Nagisa si sporse ancora di più sul bancone e mostrò un sorrisino compassionevole. -Non è possibile avere del latte alla fragola nel minibar, vero?-
Rei sbatté lentamente gli occhi.
-Latte alla fragola?-
-Latte alla fragola.-
-Non… Non credo proprio.- mormorò, fingendo di pensarci su. Era ovvio che non disponessero di latte alla fragola, erano un hotel a quattro stelle, non un distributore automatico di schifezze per strada. Ma ovviamente era molto più educato dirglielo in quel modo.
Nagisa sporse il labbro inferiore e sospirò sconsolato. -Che peccato, sarebbe stato perfetto. Vedrò di fare una scorta al supermercato. Sperando che ci sia un supermercato, non mi sembra che il paese sia molto grande. Grazie lo stesso!-
Gli sorrise e trottolò via in ascensore, sotto lo sguardo sconcertato di Rei che stava per dirgli che, sì, c’erano due piccoli supermercati. Appena prima che le porte dell’ascensore si chiudessero, Nagisa si voltò e agitò una mano in direzione del ragazzo, per poi sparire.
Rei si soffermò a riflettere su ciò che gli era appena successo e non poté fare a meno di pensare di avere a che fare con un tipo a metà tra il divertente e il preoccupante, passando però attraverso il carino. Anzi, no, era colpa del sonno, a mente lucida avrebbe sicuramente pensato che Nagisa fosse squilibrato e basta. Niente carino, niente divertente.

Stava ancora pensando in quale categoria collocare Nagisa mentre scendeva le scale con un enorme sacco di asciugamani usati. Svoltò a sinistra e spinse la porta della lavanderia. Il problema delle lavatrici che quella mattina aveva fatto allontanare sua madre era stato velocemente risolto dal tuttofare dell’hotel -Rei era abbastanza sicuro che avrebbe potuto aggiustare qualsiasi cosa, non sembrava neanche umano.
La lavanderia. Un luogo tanto incantevole quanto terrificante, come un bosco incantato. Quando era piccolo aveva paura ad entrarci, mentre adesso, nossignore, quell’irrazionale paura era sparita e aveva lasciato il posto a… un leggero nervosismo.
Era un ambiente perennemente freddo e umido: da una parte, una schiera di lavatrici lavorava costantemente e sparpagliati per la stanza c’erano inquietanti carrelli di acciaio riempiti di biancheria da letto immacolata. Dall’altra parte, su lunghissimi fili appesi a mezz’aria, sventolavano perennemente lenzuoli e asciugamani e le pareti erano occupate da ampi armadi vecchissimi e un po’ sgangherati. Raramente c’era qualcuno, e l’assenza di esseri umani rendeva la lavanderia ulteriormente lugubre. La sola nota positiva di quel posto era il delicato profumo di ammorbidente.
Rei lasciò il sacco davanti alle lavatrici e si avventurò nella foresta di panni stesi per ritirare e piegare quelli asciutti, stando bene attento ad evitare con lo sguardo un armadio in particolare. Era quello che da sempre lo spaventava: massiccio, con uno specchio opaco e rovinato fissato sulla sua unica anta. Da piccolo, temeva che quello specchio vecchio e sporco avrebbe potuto riflettere un fantasma che si affacciava tra le lenzuola fluttuanti, o un mostro sbucato dal buio che faceva lo stesso verso delle lavatrici al lavoro. Quasi rise tra sé e sé ripensando a quella paura infondata.
Ma subito dopo averlo pensato, con la coda dell’occhio, vide qualcosa muoversi riflesso in quello specchio. Si voltò di scatto, con il cuore che aveva preso a battere terribilmente forte, e non appena vide un’ombra silenziosa avvicinarsi da dietro un lenzuolo, non poté fare a meno di urlare a pieni polmoni, incapace di muovere un muscolo. Gli rispose un altro grido, vicinissimo e acuto; il lenzuolo davanti a sé fu scostato con violenza e Rei fu investito da una presenza non identificata. Indietreggiò di un paio di passi e si trovò tra le braccia qualcosa.
-Rei!- esclamò sollevato Nagisa, col fiato corto, a un palmo dalla sua faccia. -Che spavento!- concluse inclinando il capo in avanti e scoppiando a ridere.
Il più alto si sentì avvampare e tenne gli occhi fissi sulle mani di Nagisa appoggiate sul proprio petto. Continuò a guardarle anche mentre il biondino le allontanava.
-Rei, stai bene? Sei un po’ pallido.-
Con la schiena contro l’armadio, quello tirò un lunghissimo sospiro per placare il cuore che gli esplodeva nella cassa toracica.
-Sono quasi morto.- sussurrò a bassa voce, visibilmente sotto shock.
Il primissimo pensiero che riuscì a elaborare dopo che ebbe ripreso le funzioni cognitive fu che mai e poi mai avrebbe rimesso piede in lavanderia. Il secondo, invece, era di natura più istituzionale:
-Perché tu sei qui? È un locale privato!-
-Scusamiii, è che non ero sicuro che fosse privato, non sapevo cosa ci fosse dietro quella porta! Ho letto lavanderia e ho pensato, wow, magari posso lavarci la maglietta che ho sporcato ieri sera!-
“Che io ho sporcato ieri sera”, lo corresse mentalmente Rei, tornando a sentirsi in colpa per un millesimo di secondo.
-…Hazuki, sotto “Lavanderia” c’è un cartello con scritto “vietato l’accesso”.-
-Ssssì, ma…- Nagisa aprì la bocca e ruotò il polso, cercando qualche scusa mentre guizzava con lo sguardo a destra e a sinistra -…Primo: chiamami Nagisa; secondo: vietato l’accesso a chi?- concluse con un sorriso solo apparentemente ingenuo.
Rei assottigliò gli occhi e lo scrutò in silenzio.
-Piuttosto, scusami se ti ho spaventato e mi sono fiondato addosso a te, volevo solo scappare perché anche io mi sono spaventato! Non è molto accogliente questo posto.-
-Vero? L’ho sempre pensato anche io.- rispose con una nota di agitazione. Non appena finì di dire quella frase (stranamente liberatoria, tra l’altro), strinse le labbra, leggermente imbarazzato dal fatto che Nagisa si fosse lanciato ad esplorare la lavanderia per l’incidente causato da lui. -Se vuoi darmi la maglietta, posso fartela lavare io…-
Nagisa alzò le sopracciglia e le sue labbra si aprirono, un po’ sorpreso. -Nah, tranquillo, la laverò nella vasca da bagno!-
-Sicuro?-
-Certo! Grazie di essere così gentile, ma te l’ho già detto che non è colpa tua.-
-Non mi sto comportando gentilmente solo perché voglio riparare un danno causato da me, ma perché voglio essere gentile con te.- replicò Rei, quasi in trance, scuotendo la testa.
Si sorrisero appena, entrambi sentendosi un po’ a disagio nella penombra e nell’improvviso silenzio sgradevole. La porta che si aprì subito dopo li fece sobbalzare, ma Rei si morse le labbra e gli indicò la porta per uscire dal cortiletto prima che qualcuno lo vedesse.


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Angolo autrice
I nostri due protagonisti iniziano timidamente a interagire. Eppur si muove.
Ringrazio tantissimo chi è arrivato a leggere fin qui e chi ha messo la storia tra le seguite già dal primo capitolo!
Spero che continuerete a seguirmi e che mi facciate sapere cosa ne pensate.
Settimana prossima il terzo capitolo!
Un bacio a tutte! ♥

 
   
 
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