Masaki Kariya, mio compagno sin dalle medie, è stato sospeso dalla preside per presunti insulti ai prof e per una dubbiosa violenza riguardo a dei compagni di classe.
E dire che quelli avevano usato del trucco, forse erano stati dei "guru" del make-up in passato.
Si sentiva la sua mancanza da molti fattori: scherzi che non mancavano mai, tono di voce acuto, vanità sul suo modo di essere, difesa su di me...
Sì, difesa. È difficile vivere una settimana senza che nessuno ti copra le spalle.
Mi ritrovavo in un cortile della scuola, non frequentato per loro fortuna.
Mi presero per il collo, piantandomi a terra senza aspettare un secondo. Iniziai ad avere paura, ma alla fine era quello che dovevo subire dopo tutto quello che mi facevano sui social networks: insulti sul mio volto, sputtanamento continuo per via del mio sorriso quasi perenne... quel sorriso che si è trasformato in un'espressione di terrore in meno di due secondi, e quel volto triste faceva compagnia ad un occhio nero e al sangue che usciva dal mio naso.
«Allora il saputello oggi si inchina davanti alla forza bruta? Che perdente, ci credo che poi veniamo bocciati. È colpa della tua esistenza, coglione! Gay di merda!»
Non c'era lui a proteggermi, ero da solo contro tutti. Fallii, non potevo avere nulla a che vedere con dei ragazzi giganteschi rispetto al mio corpo esile e pallido. Ero debole, e lo sono stato dal primo all'ultimo giorno di sospensione di Masaki.
Piansi giorno e notte nella mia camera, pensando che quella tortura non sarebbe mai finita.
Mentivo ai miei genitori, dicendo che sono inciampato per strada e che mi sono fatto male, non avevo il coraggio di raccontare quello che era successo a qualcuno.
Il mio cielo, da quel giorno, era diventato nuvoloso e oscuro, in procinto di sfogarsi in un temporale senza precedenti.
Iniziai a soffrire così tanto da autolesionarmi, mi ingozzai di farmaci ogni notte soltanto per togliermi dalla testa quei pensieri. Mi provocavano, invece, sempre più sonno, nonostante dormissi la notte. Quei farmaci mi distruggevano, sia fisicamente che mentalmente.
Lui fu il primo ad accorgersi di ciò quando rientrò a scuola, però non facevo altro che dire:
«Tranquillo, è stato mio cugino mentre giocavamo. È tutto a posto!»
Invece non era così.
Una notte, però, mi ritrovai a chattare sempre con lui, Masaki, che a quanto pare non si dimostrava così spavaldo.
Masaki - Online
Hikarucchi, finalmente ti posso parlare!
Hey Masaki, ti sei deciso allora ahaha!
Direi di sì. Come va con l'occhio? Tutto bene?
Sì, si sta togliendo il nero e mi fa meno male del solito.
Posso chiederti una cosa?
Sì, chiedimi tutto quello che vuoi!
Ho visto delle cicatrici lungo il tuo polso, cosa ti sei fatto?
Non è niente, stavo giocando e sono caduto.
Mhm... domani ne riparliamo.