Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: NanaOsaki    09/04/2009    9 recensioni
Ho messo a posto i dialoghi!
Stephenie Meyer ci ha donato i primi 12 capitoli di Twilight visti dalla parte di Edward,ed io,affascinata dal suo modo di vedere il mondo,ho deciso di scrivere la mia interpretazione del capitolo della radura,quello in cui Edward si confessa. Buona lettura!^^
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era l’ultima possibilità che aveva per scappare urlando. Era l’ultima che le avrei dato,altrimenti sarebbe stata mia per sempre.
Pur avendo gli occhi chiusi me la immaginavo,mentre mi guardava,da lontano. Sentivo i suoi occhi color nocciola pesare come massi sul mio corpo esposto alla luce del sole,ma non riuscivo a immaginare cosa stesse pensando. La mia mente non faceva altro che urlare parole ridondanti che si ripetevano come un nastro inceppato: non mi lasciare ,non mi lasciare,non mi lasciare, continuamente,tanto da non riuscire più a contenerle nella mia testa e a tramutarle in parole. Bella vide il veloce movimento delle mie labbra e mi chiese cosa stessi dicendo,ed io,gli occhi chiusi da aiutanti a mascherare la mia bugia,risposi che stavo canticchiando in una frequenza troppo bassa per le sue orecchie umane.
La sentivo così vicina,eppure così inarrivabile…i suoi occhi,tutta la sua attenzione era su di me,li sentivo toccare ogni centimetro del mio corpo per scrutarlo fino in fondo. Si stava forse chiedendo perché brillassi? Oppure era solamente impaurita da quella pelle mostruosa e non riusciva a scappare? Se avessi aperto gli occhi,cosa avrebbe fatto? Mi accorsi di non respirare.
Poi…l’aria attorno a Bella si spostò,lentamente: si stava muovendo. Aveva forse capito che cos’ero,e se ne stava andando,pensando che io non sarei riuscito a sentirla? Se questa fosse stata la sua volontà,avrei finto anche per ore,pur di assicurarmi la sua felicità; sì,sarei rimasto in quella posizione per giorni interi,per permetterle di mettersi in salvo da me. Eppure l’aria si stava spostando in maniera inversa rispetto a come avrebbe dovuto fare se Bella si stesse allontanando da me e,prima di riuscire a tirare le somme di questa osservazione,la sentii sulla mia pelle: il dorso della mano andava a fuoco,a contatto con il suo polpastrello.
Se non fossi stato immobile come una statua,avrei iniziato a tremare.
Già in passato aveva provato a sfiorarmi,ma ora,mentre la mia pelle scintillava,mentre le avevo rivelato cos’ero davvero,perché mi stava toccando? Forse…mi voleva ancora un po’,nonostante tutto? L’idea mi fece sorridere,e in un trentaseiesimo di secondo aprii gli occhi.
Era lì,cauta e bellissima,a pochi centimetri da me,sopraffatta dalla stranezza della mia pelle.
"Non ti faccio paura?" cercai di tenere il tono della domanda leggero e scherzoso,ma in realtà la sua risposta mi interessava davvero. Se avesse detto di no,sarei stato in grado di farla ragionare?
No,decisamente no.
"Non più del solito."
Non se n’era accorta,ma quella risposta era esattamente ciò che mi serviva. “Non più del solito” significava semplicemente che non le facevo paura. Ma il modo in cui l’aveva detto,mi fece sorridere,e vederla così vicino a me,fece quasi risvegliare il mio cuore…
Chiusi gli occhi nello stesso istante in cui la sua intera mano proseguì il percorso intrapreso col dito sul mio braccio. Cos’erano quelli che sentivo? Forse…fremiti? Il suo corpo mi mandava degli impulsi impossibili da ignorare.
"Ti da fastidio?" mi chiese,la voce leggermente tremante.
L’unica cosa che mi da fastidio è non poterti stare ancora più vicina,volevo rispondere.
"No,non hai idea di come mi senta" decisi,invece, di dire.
L’aria attorno a lei si mosse ancora. Mentre con una mano sfiorava il mio avambraccio scoperto,con l’altra…cercava la mia.
Non riuscii a pensare in quel momento,e gliela porsi,con la stessa velocità che avrei usato se fossi stato con uno dei miei fratelli. Troppa velocità. Le sue dita si bloccarono all’istante sul mio braccio.
"Scusa" la guardai velocemente,per vedere se avevo combinato qualche guaio irreparabile. E se avesse deciso di andarsene? "E’ troppo facile essere me stesso,assieme a te" sospirai.
Prese la mia mano e la rigirò, chissà a cosa pensava; il calore del suo palmo contagiava anche il mio…non mi ero mai sentito così prima d’ora.
"Dimmi cosa pensi" le chiesi in un sussurro. Se solo avessi potuto leggere nei suoi pensieri… alzai le palpebre e la vidi,più bella di prima,gli occhi più dolci del cioccolato fissi su di me. Incastonai il mio sguardo al suo e mi sciolsi nel constatare quanto fossero belli. "Mi sembra ancora così strano,non riuscire a capirlo".
"Noi comuni mortali ci sentiamo sempre così,sai?" la sua risposta arrivò più velocemente di quanto pensassi. Solo a me faticava così tanto aprire bocca?
"Che vita dura" la frase mi venne più spontanea di quanto pensassi. Mi ripresi in fretta,e continuai "Non hai risposto" cosa attendeva? Di trovare le parole più adatte per dirmi qualcosa di sgradevole?
"Mi chiedevo cosa stessi pensando tu…" la sentii esitare; nonostante lo stupore nel sentire tutto questo interesse trapelare dalle sue parole,non lasciai trascorrere altro tempo e le chiesi di continuare.
"E desideravo che tu fossi vero. E mi auguravo di non avere paura."
Quindi aveva paura. Bene. In fondo era quello che volevo,no? Che capisse quanto fossi pericoloso e che si mettesse in salvo. E allora perché,al pensiero di perderla,sentivo come se il mio cuore,ormai muto,si volesse strappare?
"Non voglio che tu abbia paura" fu l’unica cosa che riuscii a dire. Quanto avrei voluto rassicurarla…potere avvicinare le mie labbra alle sue e dirle stai tranquilla… ma lei,come al solito,parlò prima che io potessi chiudere il cerchio dei miei pensieri.
"Be’,non è esattamente quella la paura che intendevo,malgrado sia un aspetto da non trascurare."
Ogni sua parola distruggeva i miei ragionamenti precedenti. Ma come faceva? Mi stava letteralmente mettendo in crisi.
Mi misi a sedere,senza lasciare la sua mano –oh,quella non l’avrei lasciata mai e poi mai-. Ero molto vicino al suo viso,così tanto da sentire il suo respiro caldo entrarmi direttamente nelle narici.
"E allora,di cosa hai paura?" la mia voce risultò più seria di quanto pensassi.
Successe tutto molto velocemente: il suo viso che si avvicinava,gli occhi leggermente socchiusi quasi in segno di godimento,e un ruggito interiore si fece strada in me come un pazzo. Era vicina,vicinissima,e allora sarebbe stata mia,sentivo l’odore del suo sangue più invitante che mai,cantava per me e la mia gola era così secca…nel tempo di mezzo battito di cuore mi allontanai da lei,lasciando la sua mano,per ritrovarmi dall’altra parte della radura,da solo.
Controllati,Edward,controllati,continuavo a ripetermi. Ricacciai in gola il veleno e mi massaggiai le tempie per riprendere il controllo. L’aria era più fresca e il suo odore era meno potente,così che riuscii a ragionare.
"Mi…dispiace…Edward" sentivo una forte nota di sofferenza provenire dalle sue labbra,eco della mia. Perché ero scappato così velocemente? Perché lei riusciva a mandare a monte tutti i miei piani di controllare gli istinti? Sarei mai riuscito a starle vicino come avrei voluto?
"Dammi solo un momento" dovetti forzare la voce per risultare udibile alle sue orecchie.
Contai fino a dieci,poi,lentamente,tornai da lei. Contavo i passi che mi separavano dai suoi occhi color nocciola e nello stesso tempo continuavo a tormentarmi sul perché non avessi scelto di andare nella direzione opposta,lasciandola senza di me,al sicuro. Mi fermai a qualche metro di distanza,mentre il mio corpo si sarebbe lanciato addosso a lei pur di colmare la distanza tra di noi,e incrociai le gambe sul morbido pavimento d’erba sotto di me.
Le feci un sorriso,dopo aver respirato due volte a lungo, e tentai di scusarmi nella forma più elegante che mi riuscì: "Mi dispiace tanto. Capiresti cosa intendo se ti dicessi che la carne è debole?"
La vidi annuire,ma ero sicuro che non avrebbe mai capito quanto fosse debole la mia carne al contatto con lei. Non era solo la voglia irrefrenabile che provavo del suo sangue a rendermi tutto così difficile,ma soprattutto un insieme di scosse interne,di emozioni che un corpo morto non era solito provare,che mi facevano perdere la cognizione del tempo e dello spazio ogni volta che la vedevo,o che mi sfiorava,e mi facevano perdere la ragione. Perché proprio lei era capace di fare tutto ciò?
Ormai non avevo più niente da perdere.
Questa è davvero l’ultima possibilità che ti do,Bella,poi non te ne potrai andare mai più.
  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: NanaOsaki