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Autore: Hudders_Umbrella    07/05/2016    2 recensioni
Sherlock ha sempre adorato stare al centro dell'attenzione e sminuire il prossimo. Stavolta, tuttavia, ha veramente superato il limite e Mycroft ne ha avuto abbastanza: è giunto il momento di ricordare al suo fratellino che non è il solo a saper giocare. Londra si prepari, la battaglia ha inizio.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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N.d.A.
Salve a tutti e a tutti un enorme grazie per il supporto che ci date, seguendo, leggendo e recensendo questa storia capitolo dopo capito.
Tener testa alle trovate geniali che Umbrella mette nelle mani di Mycroft si fa sempre più difficile, e stavolta in particolare è stata dura far vendicare Sherlock.
Come sempre, spero di farvi divertire con questo capitolo quanto mi sono divertita io a scriverlo. Buona lettura!
-Hudders
P.s.: ci sono riferimenti a una serie tv che guardiamo io e la mia collega, qualcuno riesce a individuarli? ;)


“Sherlock, ricordami perché siamo chiusi dentro un armadio.”
 John, ormai rassegnato, era rannicchiato sul fondo del mobile, in una posizione improponibile e decisamente scomoda a cui però era costretto dal poco spazio. Sherlock, invece, era in piedi, fremente d’eccitazione.
Posando il dito sulle labbra intimò a John di star zitto, mentre nella mano libera si rigirava una bustina quadrata di plastica trasparente, il cui contenuto era evidentemente di fondamentale importanza.
“Senti, hai pensato a cosa succederebbe se ci scoprissero? Non è un nascondiglio sicuro. Ci sentiranno senza dubbio.”
“Certo che ci sentiranno, se non fai silenzio! Dobbiamo solo aspettare il momento giusto. Oh, ci sarà da divertirsi. Vedrai se non mi ringrazierai, quando avremo finito.”
L’altro non rispose, limitandosi a scuotere la testa sconsolato.
Tutto era iniziato la sera prima, complice una partita di calcio trasmessa al solito bar vicino a Scotland Yard.
---

 “John, non so più come dirlo. Non sapevo che sarebbe andata così. Mycroft mi aveva detto solo in parte-“
 “Senti. Dimmi quello che ti pare, ma tu sei prudentemente rimasto in disparte. Il bagno in quello schifo l’abbiamo fatto noi, Greg.”
 “Mi dispiace, davvero. Non dovevi andarci di mezzo anche tu. Possiamo lasciare che se la vedano loro e goderci la partita, prima che ci buttino fuori dal locale?”
 “Veramente ero passato solo per una birra.”
“Dai, resta a farmi compagnia. Offro io, prendilo come un risarcimento.”
Dopo averci pensato per qualche istante, il dottore aveva deciso di lasciar perdere il rancore e passare la serata con Greg, da buoni amici, come avevano fatto spesso. A poco a poco avevano preso a chiacchierare del più e del meno, sempre più rilassati (grazie soprattutto alle birre che avevano ordinato) e relativamente interessato a quanto accadeva sullo schermo. La conversazione era inevitabilmente, fastidiosamente, prevedibilmente virata sui fratelli Holmes, con i quali avevano quotidianamente a che fare.
“Due bambini, te lo dico io.”
“Forse Sherlock, Mycroft è molto maturo.”
“Veramente a me sembra che stia esagerando. Finché gli colora i capelli di rosa o lo fa parlare come una fatina per qualche ora può andare. Ma l’ultima volta c’è andato giù pesante!”
“Suo fratello ci va sempre giù pesante! Prima lo porta quasi all’avvelenamento alimentare, poi lo costringe a una doccia gelata. Se l’è cavata con un’influenza, ma poteva finire male, sai? ”
“Non sto dicendo che Sherlock non esageri. Dico che anche Mycroft lo fa! Lui si è fatto una doccia fredda nel bagno di casa vostra. Io e Sherlock ce la siamo fatta in mezzo a Londra, è un miracolo che non abbiamo preso una broncopolmonite!”
Gregory aveva scrollato le spalle. Da una parte sapeva che John non aveva tutti i torti.
Quella faccenda stava diventando ridicola, e avrebbero fatto meglio a darci un taglio.
Era anche vero però che Mycroft aveva dato inizio a tutto per “difenderlo”, e si sentiva in colpa a dargli contro.
“Sarebbe più facile per tutti se la chiudessero qui, ma sembra che si divertano.”
 “Oh, non so il tuo compagno, ma Sherlock di sicuro. Solo i casi migliori lo entusiasmano come questo nuovo passatempo. E con migliori intendo… ricordi il caso Denverson?”
Gregory aveva sgranato gli occhi al sentir ricordare una delle indagini più complesse della sua carriera lavorativa.
Un duplice omicidio al chiuso, porte e finestre sbarrate dall’interno, la desolazione più totale nei dintorni, e decine di false piste.
Non ce l’avrebbero mai fatta senza Sherlock, doveva ammetterlo, e anche questi  aveva fatto una certa fatica a risolverlo.
“Davvero questa storia lo diverte così tanto?”
“Sono giorni che non esce di casa, sta cercando una contromossa, ma penso sia in stallo. Continua a ripetere che attende un passo falso di Mycroft.” 
“Dovrò dirgli di stare attento a non farne, allora.”
“Già.. a proposito, come mai stasera non sei con lui? È piuttosto tardi. Non è che avete… litigato, o un’altra delle cose che direbbe la signora Hudson?”
“No, no. Nessun problema, non l’ho lasciato da solo a casa per uscire a divertirmi, non lo farei mai. Solo che stasera fa un po’ di straordinari, rientrerà tardi.”
“Certo che lavora parecchio.”
“Beh, domani dovrà assentarsi dal lavoro quasi tutto il giorno, quindi recupera oggi. Grande occasione, sai.”
“Mi sembri abbastanza ironico.”
L’ispettore si era messo a ridere, per poi spiegarsi meglio, sul volto l’espressione di chi prende bonariamente in giro qualcuno a cui tiene immensamente.
“Domattina ha appuntamento con il sarto. Sai com’è, si fa cucire i completi su misura, e deve andare a provarlo. Ci metterà secoli, è quasi un rito.”
Arrivati a questo punto, erano stati interrotti da un grido collettivo che li aveva colti di sorpresa: un punto all’ultimo minuto aveva appena assicurato la vittoria alla loro squadra, e i due avevano lasciato cadere la conversazione per unirsi ai festeggiamenti.
---

“John! Ho sentito la sua voce!”
Il dottore si riscosse e si tirò su, reprimendo un gemito di dolore. Quanto a lungo erano stati in quella posizione? Si sgranchì un spalla, poi il collo.
“Se tu non fossi stato così idiota da non informarti sull’ora, John, ci saremmo risparmiati questo appostamento.”
“Ma se non ci avevo nemmeno pensato! Mi è venuto in mente solo quando ormai ero a casa.”
Forse, tutto sommato, informare Sherlock dei piani di Mycroft non era stata un’idea fenomenale. Ma il detective si lamentava da ore di non riuscire ad avvicinare suo fratello, ed era già l’una del mattino, e John voleva dormire, per l’amor del cielo.
“Domani va dal sarto!”
“Come?”
“Domani tuo fratello ha un appuntamento con il sarto.  Adesso potresti andare a dormire? Stai tenendo sveglia perfino la signora Hudson con le tue lamentele. ”
“Quando pensavi di dirmelo?”
“Pensavo ci arrivassi DA SOLO, Sherlock. Come pensi che possiamo chiudere occhio con te che piagnucoli ad alta voce e pesti i piedi-”
“Non pesto i piedi a terra. In ogni caso mi riferivo al sarto! Me l’avresti detto domani, quando ormai sarebbe stato troppo tardi? A che ore andrà?”
“Non lo so… senti, non possiamo pensarci domattina?”
“Vai a dormire immediatamente, ti voglio sveglio per le sei!”
“Tu sei pazzo! Non ho intenzione di seguirti nelle tue bravate.”
“Mio fratello ti ha ricoperto di sterco, ti ha costretto a lavarti con un idrante e a cercare disperatamente per quasi un’ora  un taxi  che ci facesse salire nonostante i vestiti fradici e l’odore nauseante.”
“ Tra cinque ore sarò pronto.”
 
“Prego, signor Holmes, è tutto pronto.”
 La voce del sarto era così vicina che John sussultò, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di Sherlock. Beh, era buio, ma lo sguardo di disapprovazione del detective poteva essere /avvertito/ sulla nuca, come una presenza spettrale.
“La ringrazio, Harvey.”
E questa invece era la voce di Mycroft. Quei due erano nella stanza, non c’era dubbio.
Sherlock si sporse a sussurrare qualcosa a John, con una voce così controllata da essere quasi impercettibile.
“Questa stanza è uno spogliatoio. Mio fratello è entrato per cambiarsi, e tra poco uscirà per farsi vedere dal sarto. Fai silenzio.”
Il dottore obbedì, anzi, si può dire che prese a trattenere il fiato, tanto era il timore di rovinare tutto facendosi sentire.
Passarono alcuni minuti, poi si udì distintamente il “clack” della maniglia. La porta si aprì, poi si chiuse. Di nuovo un “Clack.”
“Ora.”
Sherlock aprì l’anta dell’armadio in cui erano nascosti e si diresse sicuro verso i vestiti di Mycroft, accuratamente disposti su un appendiabiti. John lo seguì, incuriosito.
“Eccoli qui. Ah,John. È perfetta, capisci? È perfetta.”
Al detective brillavano gli occhi mentre indossava un paio di guanti in lattice.
“Cosa è perfetta?”
“Ma l’occasione, è ovvio! Oh, ci sarà da ridere. Sarà una scena imperdibile, vedrai. E stavolta stai pronto con il cellulare, mi sono stufato di essere l’unico a venir screditato pubblicamente.”
“Sherlock, se registro… qualunque cosa tu abbia in mente, i servizi segreti mi faranno esplodere il telefono come minimo.”
“Usa il mio, allora. È nella tua tasca, a me dava fastidio.”
“Vuoi nascondergli gli abiti?”
“Non essere stupido, John. È in un negozio di abbigliamento. Se tutto va bene il suo abito nuovo è pronto, a che servirebbe nascondere questi?”
Sherlock tirò fuori una bustina di plastica piena di una strana polvere biancastra.
“Ecco, ci siamo. Oh, sembra Natale, era così inaspettato. Questa volta sarà perfetto, assolutamente, e sarò qui a godermi la scena.”
“Sherlock, mi fai paura. Che stai mettendo su quei vestiti?”
“Non ci arrivi, John?”
“Dimmelo e basta..”
Furono interrotti di colpo dalle voci dei due che tornavano indietro. Troppo presto, diamine… Dopo essersi guardati negli occhi per un istante si rifugiarono di nuovo nell’armadio, appena in tempo.
“Perfetto,allora mi cambio e passo a pagare. Grazie mille, Harvey. Gregory, sicuro di non voler aspettare fuori?”
“Per l’amor del cielo, Mycroft, devi solo cambiarti. Ti faccio compagnia, dai.”
John poteva percepire quanto il giovane Holmes stesse andando in brodo di giuggiole.  La presenza dell’ispettore era inaspettata e probabilmente un bonus insperato.
“Si sta rivestendo, John!”
“Parla piano…”
“Sì, sì. Ecco, si è vestito.”
“Lo stai spiando dal buco della serratura?!”
“Zitto! Aspetta un po’… oh! Garrett lo sta abbracciando. Perfetto, meglio di così non poteva andare. Dammi il telefono.”
“Sherlock, dimmi che quella robaccia che hai sparso sui vestiti di Mycroft non è pericolosa.”
Non fece in tempo a finire la frase. Senza alcun preavviso, il detective aveva spalancato le ante dell’armadio, rivelando platealmente la loro presenza. I due trasalirono, sciogliendo l’abbraccio, e John si limitò a sollevare una mano in segno di saluto.
Si sentiva terribilmente in colpa per averli interrotti in un momento così privato. Tra l’altro, Sherlock stava già facendo un video.
“Complimenti, fratellino. Vuoi rendere pubblico un momento estremamente personale? Non si può nemmeno definire uno scherzo. E, John, non ti facevo così pieno di rancore. Non eri tu il bersaglio, lo sai..”
Esordì Mycroft, visibilmente infastidito, mentre si grattava distrattamente un braccio. John quasi arrossì sotto lo sguardo di Greg, deluso e frustrato.
“ Non essere idiota, Mycroft! Mi sottovaluti.”
“Non vedo cosa mai dovrei aspettarmi da questa tua entrata teatrale.”
“Prova a smettere di grattarti il collo e forse te ne renderai conto.”
Confuso, il politico abbassò la mano. Effettivamente il prurito era insistente, sempre di più.
“Sherlock Holmes, cosa hai fatto ai miei vestiti?”
“Myc…”
La voce di Gregory suonava decisamente alterata mentre si strofinava i polsi e il collo.
“Cosa diavolo succede?”
“Te lo spiego io, Galavan. Ho sparso una particolare polvere sugli abiti di mio fratello, che ha contaminato le tue zone più esposte quando l’hai abbracciato.”
“Leva quella telecamera!”
Sbottò lo yarder dopo aver notato lo sforzo (vano) che Mycroft stava facendo per non grattarsi freneticamente ovunque.      
“Perché? A voi è piaciuto immortalarmi.”
Gregory aprì la bocca, poi la richiuse. Niente da obiettare.
“SHERLOCK!”
La voce di Mycroft ruppe quel piccolo battibecco, attirando sul politico l’attenzione di tutti. Mossa sbagliata, dato che ormai si stava praticamente strofinando contro l’attaccapanni, causando l’improvvisa ilarità di John ed evidentemente la soddisfazione di Sherlock, che parve essersi divertito a sufficienza da interrompere la registrazione.
“Dimmi, mio caro fratello.”
“Come la faccio smettere?”
“Ah, non è un problema mio. Potresti toglierti i vestiti e uscire di qui in mutande, grattandoti come uno scimpanzé. Oppure uscire con i vestiti e grattarti comunque come uno scimpanzé. Una volta a casa, se sei fortunato, quattro o cinque docce basteranno. Ti consiglio l’aloe, au revoir. Andiamo, John.”
Ciò detto, Sherlock se ne uscì, salutando il sarto che – attirato dagli schiamazzi- aveva assistito sconvolto alla scena. John lo seguì poco dopo.
“Sai, mi dispiace, Greg. Non dovevi essere coinvolto … non eri tu il bersaglio.”
Disse con le lacrime agli occhi prima di seguire Sherlock fuori dalla stanza.      

 

 
   
 
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