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Autore: Virgo_no_Cinzia98    08/05/2016    3 recensioni
Milo ha una cotta per il suo migliore amico, nonché compagno di banco, Camus. C'è anche un altro problema però: il debito a economia da recuperare prima della fine della scuola. Camus gli offre una mano per studiare, ma Milo intende usare l'occasione per dichiararsi. Come fare? Complice un fratello impiccione e la temibile wedding planner Crema Pasticcera, Milo affronterà il più grande ostacolo della sua vita...
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Osservo le nuvole che si addensano nel cielo, il vento che smuove le chiome dei pini… credo che stia arrivando un temporale. Una donna con i capelli rossi, visibilmente tinti, scende dalla sua macchina carica di libri indossando un paio di occhiali da sole. Dovrei chiederle dove vede il sole, il cielo è tutto grigio… ma si sa, i professori sono strani, le assurdità fanno parte del loro mestiere. Sono assurdità anche quelle che sta dicendo la mia insegnante da mezz’ora… o forse di più? In ogni caso, guardare fuori dalla finestra è molto più interessante che stare ad ascoltare una lezione di economia. Iniziano a cadere le prime gocce di pioggia. “Potrei fare il meteorologo! Previsioni in tempo reale dalla classe IV C”
- Kofivis- mi sento chiamare dalla voce della professoressa
- Sì, prof?-
- Capisco che il panorama è molto interessante, ma ti ho appena fatto una domanda-
Dal tono in cui lo dice deduco che voglia una risposta immediata, peccato che è difficile rispondere quando non sai nemmeno la domanda. Non che sapendo la domanda abbia tante possibilità di rispondere, ovvio. Cerco di tirare fuori una delle mie battute per sviare la situazione, ma non mi viene niente, blocco totale della comicità. Con la coda dell’occhio vedo il mio compagno di banco indicare “casualmente” con la penna un nome immerso nel mucchio di appunti che ha preso.
Jean-Baptiste Say
Senza farmi troppe domande, dico il nome a voce alta. La professoressa sembra sorpresa – Esatto, Say era l’economista che formulò la legge degli sbocchi. Egli sosteneva che l’offerta crea la domanda. Keynes invece…-
- Grazie Camus- sussurro già psicologicamente pronto alla predica che giungerà a breve
- Milo, dovresti smetterla di distrarti in continuazione. Di questo passo non recupererai mai economia-
- E se non volessi recuperarla?- ribatto
- Te la studierai per tutta l’estate-
Colpito e affondato. Camus ha ragione, tanto per cambiare. Mi resta solo un’interrogazione per recuperare economia, a meno che non voglia portarmela a settembre. Il problema fondamentale è che quando provo a stare attento alla lezione non capisco niente, da un lato perché la prof spiega a velocità luce, dall’altro perché io sono un po’ tocco e… okay, lo ammetto. Non ci ho mai provato seriamente.
Sento un dito picchiettarmi sulla spalla – Milo, che fai oggi?- mi chiede Aiolia, il mio vicino di casa che mi ha rubato il posto in ultima fila il primo giorno di scuola. Devo ancora fargliela pagare…
- Non so, volevo fare una partita al campino vicino casa, ma con questo tempo…-
- Sì è vero- concorda lui – Potresti venire da me a sbizzarrirti a Fifa, che dici? Aiolos deve restare qui a scuola con alcuni suoi compagni di classe per un progetto, quindi possiamo fare tutto il baccano di questo mondo-
Sto per rispondere che approvo la sua idea, ma Camus ci interrompe – Milo deve studiare-
- No che non devo-
Lui alza lo sguardo dal quaderno pieno zeppo di appunti - Non sperare che ti faccia ripetizioni quest’estate-
Il senso della minaccia non arriva subito al mio cervello, troppo preso a fissare il suo bellissimo volto. Ebbene sì, ho una cotta per il mio compagno di banco, nonché migliore amico, nonché mio aiuto ufficiale per i compiti. La scorsa estate mi ha aiutato a studiare matematica e a passare l’esame a settembre. Non posso farcela a recuperare economia senza il suo aiuto. E non posso nemmeno farcela a stare in una classe senza di lui, nel caso in cui dovessi bocciare. Sto per chiedergli se può venire a casa mia per aiutarmi con economia ma la sua mano è già tornata a trascrivere sulla pagina di quaderno le parole della professoressa. Do una sbirciatina al mio telefono sotto il banco per sapere l’ora: mancano solo cinque minuti. Posso provare ad ascoltare quello che dice la prof allora.
- … quindi uno dei fondamenti della teoria di Keynes è questo: è la domanda a creare l’offerta e non il contrario come sosteneva Say. Nella sua teoria Keynes contesta molti punti della teoria classica. Anche la legge del salario di sussistenza di Ricardo è rivoluzionata dall’economista inglese. Keynes sostiene infatti…-
“Salario di sussistenza? Ricardo? Ma che roba è?” Le parole della prof mi ronzano fastidiosamente nella testa senza trovare alcun significato. Ho bisogno di Camus se non voglio il debito a economia.
- Il mercato del lavoro non è infatti un mercato di concorrenza perfetta come sostenevano i classici, bensì un monopolio bilaterale nel quale interagiscono non solo i lavoratori e i datori di lavoro, ma anche altre forze esterne come i sindacati. Non essendo in un sistema di concorrenza perfetta la teoria auspicata dai classici risulta infondata. Il livello del salario, per esempio, non scenderà mai al di sotto di un certo limite per effetto delle pressioni sindacali…-
Non ho speranze, questa è la dura e cruda verità. Il suono della campanella mi distoglie dai miei pensieri e mette fine al monologo della prof.
- Mi raccomando ragazzi, non studiate tutto insieme il giorno prima dell’interrogazione…-
Non fa in tempo a finire perché la maggior parte della classe fugge verso la libertà come un branco di antilopi che scappa da un leone. Normalmente anch’io mi trovo in quel gruppo, ma devo ancora chiedere a Camus di aiutarmi con economia e non posso farlo con un messaggio su whatsapp se non voglio ricevere un no categorico come risposta. Lui mette a posto astuccio e quaderno nello zaino con tranquillità, come sempre, mentre io sto in piedi con lo zaino mezzo vuoto sulle spalle pronto a scattare.
- Perché sei ancora qui, Milo?- mi chiede
- Non posso aspettare il mio compagno di banco?-
Lui alza un sopracciglio, ma non risponde. Chiude lo zaino e se lo mette sulle spalle.
- Kofivis- mi chiama la prof – Hai in programma di studiare o preferisci rivedermi a settembre?-
- Che domande, prof.  A settembre in quinta- rispondo sorridendo
Lei scuote la testa - Se non ti impegni la quinta la vedi col cannocchiale- non lo dice con cattiveria, ma con un tono scherzoso, lei ripone molta fiducia in me. “Potresti fare molto di più, se solo tu volessi” mi dice sempre dopo le interrogazioni andate male. Mi dispiace deluderla tutte le volte, ma economia proprio non la digerisco. Saluto la prof e mi avvio fuori, seguito da Camus.
- Cam… Non è che oggi potresti venire a casa mia per aiutarmi a studiare?-
Osservo attentamente il suo volto per capire in anticipo la sua risposta, ma non traspare alcuna espressione.
- I miei genitori dopo pranzo vanno via per lavoro, devo restare a casa per controllare mio fratello-
- Oh…- non sono troppo dispiaciuto di non poter studiare, anzi. In realtà volevo avere un’occasione per passare un po’ di tempo insieme. Io lo considero il mio migliore amico, anche se preferirei fossimo qualcosa di più… ma resta il fatto che il nostro rapporto è strano. Forse è dovuto al fatto che Camus è strano. È sempre impassibile e distaccato, qualsiasi cosa succeda sembra non suscitare alcuna emozione in lui, eppure non è così, io lo so. Una persona può nascondere i propri sentimenti, non può non provarne. Però credo di essere l’unico a pensarlo, sono l’unico che ha tentato di scalfire la superficie ghiacciata e ha scavato sotto gli strati di permafrost per far uscire allo scoperto il vero Camus. Io so che sotto quella maschera di ghiaccio c’è un cuore che batte. Passando del tempo con lui ho imparato a decifrare i piccoli gesti, i significati reconditi che si nascondono dietro parole apparentemente fredde e ciò che ho scoperto è a dir poco meraviglioso. Ogni volta che scopro qualcosa di nuovo su Camus la mia sete di conoscenza si accresce, più tempo passo con lui, più ne ho bisogno. Mi sono reso conto ormai da un po’ che non è solo curiosità ciò che provo per lui, è desiderio. Non sono curioso di sapere cosa c’è sotto lo strato di ghiaccio, io desidero saperlo, lo desidero profondamente, ogni singola parte di me vuole e deve diminuire la distanza che ci separa, fino ad annullarla completamente.
La voce di Camus si intromette nei miei pensieri - Però se proprio vuoi studiare potresti venire da me-
Drizzo le orecchie come un coniglio – Davvero?- chiedo fissandolo negli occhi nocciola
- Sì cioè…- lui distoglie lo sguardo. Giurerei di aver visto un lieve rossore colorargli le guance chiarissime, ma forse è solo la mia immaginazione – Per studiare, è ovvio-
- Certo- rispondo un po’ troppo velocemente. Lui mi lancia un’occhiata interrogativa e questa volta sono io che distolgo lo sguardo. Non vorrei che in qualche modo venisse a conoscenza delle fantasie che mi sono balenate nella mente non appena ha detto che potevo andare a casa sua. Sarebbe piuttosto compromettente.
Camus si ferma, siamo arrivati al parcheggio e, come sempre, i nostri motorini sono uno accanto all’altro.
- Dimmi, Milo. Ti diverti a parcheggiare sempre accanto a me, o è solo un caso?-
- Questo è il mio posto, lo sanno tutti- dico con spavalderia. In realtà… beh diciamo che ogni volta che arrivo cerco il motorino di Camus per parcheggiare accanto al suo, solo per sentirmi più vicino a lui. Una volta innescai una rissa con un ragazzo che aveva osato parcheggiare al posto accanto a Camus. Sì, anch’io sono abbastanza strano, lo ammetto.
Lui solleva un sopracciglio con aria scettica: non crede alle coincidenze, questa è una delle prime cose che ho imparato su di lui. Allontana i capelli rosso fuoco dal viso e si mette il casco – Allora ti aspetto-
- A che ora?- chiedo completamente rapito
Lui mi lancia uno sguardo enigmatico, ma non risponde, mette in moto e si allontana. Io resto lì come un imbecille, il casco in mano e lo sguardo fisso sulla sua figura che scompare dietro una curva.
- Hai visto un fantasma?- dice una voce
Accanto a me c’è una macchina nera, sportiva e strafiga, nonché stracostosa. Kanon, un mio amico di quinta, si sta sporgendo dal finestrino per fissare il punto dove Camus ha curvato.
- No, mi ero incantato- mi scuoto
Kanon scrolla le spalle e accende la radio a tutto volume. Suo fratello Saga, al volante, lancia un’imprecazione – Vuoi farmi diventare sordo?-
- Se hanno messo la possibilità di mettere il volume fino a questo livello vuol dire che non è un crimine tenere la musica a palla, no?-
La macchina si allontana, i loro bisticci cancellati dalla musica. Saga e Kanon forse mi battono in stranezza, anzi, senza forse. Hanno un’aura strana che li circonda, qualcosa che ti fa subito capire che non devi mettergli i bastoni tra le ruote. Molti ragazzi nella scuola li temono, altri li adorano, sono pochi coloro che possono considerarsi loro amici. Io sono tra questi. Kanon è il mio compagno di scherzi, io, lui e Aiolia formiamo un bel trio, da piccoli eravamo l’incubo del vicinato. Saga invece lega più con il fratello di Aiolia, Aiolos, anche lui di quinta. A prima vista Saga sembra un bravo ragazzo, ma sotto sotto… sa essere molto più malvagio del gemello se ci si mette d’impegno. Aiolos sembra essere l’unico capace di frenarlo, non chiedetemi come. Forse perché lui riesce a vedere il buono in tutti, anche se ben nascosto; Aiolos riesce a tirare fuori il meglio delle persone. In ogni caso non sono molti quelli che possono avvicinare i gemelli senza gravi conseguenze, a parte le ragazze, loro possono. Ogni giorno Saga e Kanon ne hanno una diversa sotto braccio. A proposito di ragazze…
- Ciao Milo- mi saluta Shaina, una tipa che non ho la più pallida idea di che classe sia ma che mi tormenta da quando ho messo piede in questa scuola. All’inizio non mi dispiaceva che le ragazze mi svenissero dietro, ma ora ho un obiettivo chiaro nella mia mente: Camus. Nessuna potrebbe mai farmi cambiare idea. Il pensiero di Camus mi fa tornare in mente ciò che mi aspetta oggi pomeriggio. Studio, penserete. No, oggi ho intenzione di prendere in mano la situazione, oggi devo dare una svolta a questa cavolo di situazione in cui mi trovo… devo riuscire a fare colpo su Camus. Indosso il casco e metto in moto il motorino, sperando che il tragitto verso casa mi faccia venire in mente qualcosa.
**
Cammino in su e in giù per il salotto con una sola domanda che mi assilla: come faccio a conquistare Camus?
- Milo- mi ferma mia madre – Tutto bene?-
- Io? Certo!-
Lei mi si avvicina – Sicuro? Mi sembri agitato, più del solito. Hai mangiato poco a pranzo, ti senti bene?-
Effettivamente non è da me mangiare poco. Io sono uno di quelli che il pranzo del ringraziamento degli americani lo divora a colazione. Alzo lo sguardo per vedere gli occhi di mia madre fissarmi, azzurri come il cielo estivo, identici ai miei. Il volto è incorniciato da morbidi boccoli di un castano tenue. Si chiama Helena, come la principessa troiana che scatenò una guerra per colpa della sua bellezza, mia madre non è da meno. Ci somigliamo moltissimo, se non per il colore dei capelli, biondo dorato, eredità di papà. Mi carezza una guancia – Cosa ti turba, Milo? Puoi dirmi tutto, lo sai-
Ha ragione, tra noi non ci sono mai stati segreti, mai. – È per la scuola? Hai preso un altro brutto voto?-
- No, non è per la scuola…-
- Allora cos’è? Non farmi stare sulle spine, parlami-
- Io…- non so come dirglielo. Non so nemmeno cosa mi angosci tanto in questo momento. Sono in ansia perché ho paura di non piacere a Camus, sono in ansia perché non ho ancora trovato un’idea decente per far colpo, sono in ansia perché… non lo so! Affondo le mani nei capelli e mi lascio cadere sul divano, sperando in un suggerimento dal cielo.
- Credo di aver capito cosa c’è…- dice mia madre picchiettandosi un dito sul mento – Tu, caro figliolo, sei innamorato, dico bene?-
Quasi sobbalzo. Innamorato? Sono veramente innamorato di Camus? Provo qualcosa per lui, questo è vero… ma non avevo mai pensato di chiamarlo “amore”. O forse sì?
Mia madre sorride e si siede accanto a me – Allora? Ti hanno mozzato la lingua?-
Potrei chiederle un consiglio per conquistare Camus, le donne hanno sempre una marcia in più in queste situazioni. Sono combattuto, lo ammetto. Non riesco ad accettare l’idea di aver bisogno di aiuto per una questione simile.
- Per caso ti serve una mano?- continua a tentarmi
- Hai vinto- mi arrendo ottenendo un sorriso compiaciuto in risposta – Come… come faccio colpo su qualcuno che mi piace?-
Lei si dondola avanti e indietro sul sofà – Dipende-
- Dipende da cosa?-
- Da tante cose. Dal tipo di persona, da quanto ci tieni…- mi guarda di sottecchi – Sei veramente innamorato?-
Mi mordicchio un labbro – Non lo so, mamma. Io…- sospiro e decido di buttare tutto fuori – Quando vedo questa persona sento come una fitta allo stomaco, ma non di dolore, è più una sensazione piacevole, qualcosa che non riesco a controllare e che mi fa sentire… vivo. Quando fisso il suo volto perdo ogni cognizione di tempo, mi sembra di venire strappato via da questo mondo. Quando siamo vicini, sento il bisogno impellente di annullare la distanza che ci separa, come se fossimo poli opposti di una calamita. Ogni volta che questa immensa distanza si restringe, i miei polmoni si riempiono di ossigeno, il mio naso del suo profumo, le mie orecchie della sua voce con quel lieve accento francese, i miei occhi si perdono nel nocciola dei suoi, nel rosso fuoco dei suoi capelli, nel rosa chiaro della sua pelle. Stare vicino a questa persona non è più soltanto un piacere, è diventato un desiderio insopprimibile, un bisogno essenziale- mano a mano che parlo, tutto diventa più chiaro, finalmente mi sto rendendo conto di quello che provo davvero – Questa persona tende a nascondere le sue emozioni agli altri, ma io ho imparato a vedere sotto la scorza di ghiaccio, a cercare la vita sepolta sotto la barriera difensiva. Gli altri non capiscono, ma io sì. Questa persona non vuole allontanarsi dagli altri, vuole che qualcuno le si avvicini apprezzandola per chi è davvero, che qualcuno le tolga la maschera e le dica che non ne ha bisogno. Sono io questo qualcuno-
Mia madre mi sorride – E questa persona è Camus, vero?-
Scatto in piedi – Come lo sai?-
Anche lei si alza, ma con molta più calma – Milo, non sono cieca, mi rendo conto di ciò che mi circonda. Il legame che hai con Camus è sempre stato diverso da quello che hai con Aiolia, Kanon, Mu, Aldebaran, Aiolos e gli altri tuoi amici. Sapevo che si sarebbe evoluto in qualcosa di diverso dall’amicizia, era solo questione di tempo. Inoltre hai fatto una descrizione impeccabile, ti posso assicurare che ci sono poche persone con i capelli rossi, gli occhi marroni, la pelle chiara e l’accento francese-
Schiocco le labbra con disappunto. Mi ero impegnato per non fare il nome di Camus ma ne avevo fatto una descrizione inconfondibile. Non c’è che dire, potrei lavorare nei servizi segreti.
- Quindi- riprendo – dici che sono innamorato?-
Lei scoppia a ridere – Milo, quante altre descrizioni così poetiche hai mai fatto?-
Non mi sforzo nemmeno a contarle, basterebbero le dita di un moncherino.
- Allora- riprende lei – Come fare colpo su Camus… c’è qualcosa che gli piace in particolare?-
- È tutto il giorno che ci penso, ma l’unica cosa che mi è venuta in mente è la crema pasticcera!- esclamo – Tempo fa mi disse che ne andava matto-
- Perfetto!-
Le mie speranze vanno a fondo, se mia madre parte di cervello sono perduto – Come perfetto?-
- Volevo fare un dolce oggi, infatti stamani ho preparato un po’ di crema pasticcera. Possiamo usarla per preparare qualcosa di sfizioso-
Un dolce? Certo, crema pasticcera… Perché io pensavo a cose complicate? Un libro, una poesia...
- Ma io sono un disastro in cucina- borbotto
- Ti aiuto io- si offre mia madre – Muoviti se non vuoi arrivare da lui stasera alle dieci!-
**
Cercando di tenere ferme le mie gambe afflitte da tremarella, suono il campanello. La porta si apre pochi istanti dopo, come se qualcuno fosse in attesa di una visita. La sola idea che Camus mi stesse aspettando mi manda fuori di testa.
- Milo- percepisco una lieve nota di sollievo nella sua voce – Credevo non tu venissi-
- Mi sono attardato- rispondo con nonchalance – Posso entrare?-
Lui annuisce e mi fa strada. Do un’occhiata in giro e quello che mi colpisce è l’ordine, tutto in questa casa è maledettamente al suo posto, l’esatto contrario della mia stanza, dove tutto è sempre e comunque sparso in giro in cerca di un angolo di pavimento su cui stare. Arriviamo in salotto e vedo un bambino di circa sette-otto anni accovacciato sulla poltrona a leggere un libro di Geronimo Stilton.
- Hyoga- lo chiama Camus – Io sono di sopra in camera, se hai bisogno…-
-… ti chiamo, sì- dice il bambino girandosi verso di lui. Sposta lo sguardo su di me – Tu sei il Milo che mio fratello nomina sempre nel suo diario?-
- Camus tiene un diario dove scrive di me?- mi domando a voce alta
Hyoga mi si avvicina – Hai anche gli occhi azzurri come dice! Sei anche muscoloso come un supereroe?-
- Hyoga!- esclama Camus rosso come un peperone
- Che c’è? Scrivi sempre che preferiresti che a motoria stesse senza magliett…- suo fratello gli tappa la bocca con una mano impedendogli di dire altro
- Che ne dici di tornare a leggere Geronimo Stilton e smettere di parlare del mio diario?- sibila Camus
Hyoga scrolla le spalle e si riaccovaccia sulla poltrona, mentre Camus si volta verso di me, la sua faccia talmente rossa da renderla difficilmente distinguibile dai capelli. Mi sorpassa e inizia a salire le scale. Lo seguo mentre la mia mente fantastica sulle cose che potrebbero essere scritte nel suo diario. Insomma, il ragazzo che mi piace scrive che vorrebbe che facessi motoria senza maglia addosso… Una cosa così mi fa salire l’ormone.
- Eccoci- Camus entra in quella che presumo sia la sua stanza  – Non fare caso a Hyoga per prima…-
- Davvero vorresti che facessi educazione fisica senza maglietta?- lo interrompo.
- Sì! Cioè… No!-
- Prego?- continuo a stuzzicarlo, sfoderando uno dei miei sorrisi sornioni che di solito uso per far contente le ragazze che si appostano dietro le colonne per sbirciare dentro classe mia.
- Economia- cambia argomento lui – Da cosa vuoi cominciare?-
Eh, no. Sono uno Scorpione, un predatore. Non c’è scampo per le mie prede, specialmente ora che ho la prova che anche Camus prova un certo interesse per me.
- Prodotto e reddito nazionale o teoria classica?-
- Non mi hai ancora risposto- gli faccio notare avanzando verso di lui
Camus arretra finché non si trova con la schiena contro il muro, non ha scampo adesso. Faccio un passo, poi un altro ancora. I nostri volti sono così vicini, i nostri respiri così affrettati…
- Camus!- urla la voce di Hyoga dal piano di sotto – C’è una cimice!-
La mia preda ne approfitta per sgusciare via – Torno subito- mormora. Lo osservo uscire dalla camera mentre maledico tutte le cimici di questo mondo. Ero così vicino…
Sento dei rumori di sotto, poi la voce di Hyoga – Sì! Abbiamo vinto!-
Poco dopo Camus mi raggiunge - Cosa tieni in mano?- mi chiede
Adesso sono io quello in imbarazzo – È per te- dico
Lui si avvicina – Per me?-
Gli porgo la scatola dentro cui ho messo il dolce – Sì… sei stato gentile ad offrirti di aiutarmi per economia…-
- Oh- sembra deluso – Figurati-
Stupido, stupido, stupido.
Camus apre il coperchio per dare un’occhiata al contenuto – Ma questa è…-
- Torta della nonna- lo anticipo (della mamma, sono tentato di modificare) – Piena zeppa di…-
- Crema pasticcera- finisce lui con espressione sorpresa – Te ne sei ricordato?-
Quelle parole mi danno forza – Tutto ciò che ti riguarda è importante per me, anche le piccole cose-
Un vero e autentico sorriso si apre sul volto di Camus – Era un dettaglio insignificante-
- La crema pasticcera non è insignificante, è buona, dolce…- mi fermo quando lo vedo avvicinarsi a me
- Dolce come te- mi sussurra piantando i suoi occhi nei miei. Io non resisto più, gli passo un braccio intorno alla vita per avvicinarlo di più a me e lo bacio. Lui risponde al bacio e affonda le sue dita nei miei boccoli dorati.
- Ti amo- mormoro quando ci separiamo. Il suo sorriso smagliante è la risposta più bella che potessi mai immaginare. Il momento idilliaco viene spezzato però dalla mia immensa stupidità: scoppio a ridere. Camus mi guarda interrogativo, probabilmente pensa che sia pazzo. Ma lui non può capire, mi sono dichiarato grazie alla crema pasticcera! Se non fosse stato per mia mamma…
“Grazie mamma”

Nota dell'autore: Ciao a tutti! Questa è la prima fanfic in assoluto, cosa ne pensate? I commenti sono sempre ben accetti. Al momento mi sto dedicando alla stesura di una long-fic, ma prima di iniziare a pubblicarla vorrei avere un po' di capitoli pronti (e magari far finire anche la scuola) così da non aggiornare troppo saltuariamente. Colgo l'occasione per fare gli auguri a tutte le mamme!
   
 
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