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Autore: Lady Lara    08/05/2016    5 recensioni
"Anno domini MDCCXXVI XV giorno del V Mese . Diario di bordo .."
L'Irlanda e la Scozia subiscono il dominio dell'Inghilterra e le angherie di RE Guglielmo III. L'eroico pirata Captain Hook combatte la sua guerra personale. Qualcuno gli ha insegnato che si combatte per onore, per giustizia o per amore. Lui sceglierà quale uomo essere.
Chi è Lady Barbra, che lo assolda per una missione in incognito? E la donna che tutti chiamano "La Salvatrice"? Killian Jones è troppo scaltro per non capire che c'è altro oltre le apparenze.
Due anime che sanno leggersi l'un l'altra. Che succederà quando intenti e passione si incontreranno?
"Preferisco non averti che averti una sola volta e perderti per sempre .." Il dolore vissuto che rende oscuri e una nuova luce che permetterà loro di trovarsi ed amarsi anche se sembrava impossibile. Ciò che hanno fatto nella loro vita e ciò che faranno sarà per amore. Solo per amore.
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baelfire, Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire
Note: AU, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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XXVIII Capitolo
Sacrificio d’amore
 
 
Cornovaglia, tanto tempo fa …

Piccole onde increspavano l’acqua. La luna piena si rifletteva tremolante su quelle onde. Il remo fendeva l’acqua, mentre la barca veniva spinta in avanti. Le luci sfavillanti, delle fiamme delle fiaccole, duplicavano il loro bagliore, rispecchiandosi su quell’instabile lastra, blu come la notte. Dal corteo di barche, si udiva  provenire una dolce musica di flauti e lire.

La sposa giungeva dal lago. La sua barca scivolava piano sulle acque calme di Avalon.
Due occhi azzurri, il cui colore era rabbuiato dalla notte e dalla tristezza, la guardavano dalla riva opposta, sul molo dove era attesa. La vide, eretta e altera, in piedi sulla barca. Non vacillava. Regalmente sicura di sé, manteneva l’equilibrio, ormai consapevole del suo destino. Una corona di fiori adornava il suo capo e boccoli biondi, dei suoi lunghi capelli, le scendevano sulle spalle e sul seno.

Sotto il cigno in volo, che teneva artigliato un bastone uncinato, scolpito in rilievo sull’armatura argentea del Primo Cavaliere del Re, un cuore accelerava i suoi palpiti. Il giovane dagli occhi azzurri pensò che fosse strano quel palpito, credeva che non l’avrebbe mai più sentito, poiché quel cuore si era spezzato cinque giorni prima, ma quella dolce visione gli riportava la luce, ogni volta che il suo sguardo si posava su di lei e quel cuore, apparentemente morto, tornava a pulsare.

La sua Dea arrivava dal lago, come dall’ acqua l’aveva vista uscire la prima volta che l’aveva incontrata. Celestiale, indimenticabile immagine, fulgida nella sua bellezza e nel suo ricordo.
 – Hai mai visto qualcosa di più bello amico mio?!
 – No Artorius, la tua sposa è la rappresentazione di una dea per la sua bellezza …
 - Lo penso anch’io Cillian, non mi sembra vero che tra poco quella dea sarà mia …
 - Sei un uomo fortunato Artorius e lei sarà la tua degna Regina.
 – Una donna così è lei che ti rende re, anche se non lo sei, mio caro Messer Lancillotto!

Cillian Flinth Jones, detto Lancillotto, Primo Cavaliere di Re Artorius, non rispose. Rimase impassibile, nella sua corazza argentea, con le ampie spalle coperte dal mantello del colore dei suoi occhi. Un colore che gli aveva suggerito la donna che lo aveva fatto sentire un re. Una donna che, nonostante il suo aspetto delicato, era forte, combattiva, coraggiosa e d’incantevole bellezza. La stessa donna che vedeva arrivare verso di loro.
 
Guardò i fiori tra quei capelli di sole, capelli che risplendevano anche sotto i raggi della luna. Quante volte lui le aveva posto fiori tra di essi, lì lungo il lago, nel punto dove si erano visti la prima volta, là dove il lago s’ insinuava tra le rocce e accoglieva l’acqua spumeggiante di una piccola cascata. Quante volte, sdraiati su quel prato, nascosti dalle siepi, l’aveva guardata, abbandonata sull’erba, le aveva accarezzato il viso, i capelli e li aveva ornati dei piccoli fiori che aveva raccolto per lei. Quante volte avevano riso insieme, rotolandosi abbracciati nell’erba, fingendo di lottare e quante volte la lotta era diventata passione sfrenata, iniziata dal contatto delle labbra, delle mani avide che avevano esplorato impudiche sotto i vestiti, dalla bramosia di toglierli. Quante volte, dal loro angolo di Paradiso, erano fuggiti verso il capanno per lasciarsi andare al fuoco di quella passione, che li bruciava nella stessa fiamma. Quante notti avevano poi dormito sfiniti, l’una nelle forti braccia dell’altro e quante volte avevano ricominciato, prima di lasciarsi, prima di tornare nei propri villaggi. Quante volte l’aveva guardata dormire sul suo petto, le aveva sfiorato dolcemente la schiena nuda, l’aveva avvolta nel suo abbraccio, l’aveva scaldata possessivo e protettivo, pensando e riflettendo sui modi per realizzare il loro sogno d’amore. Quante volte le aveva poi posato un bacio sulla fronte candida e lei, svegliandosi e trovandolo già pronto all’amore, lo aveva a sua volta posseduto, creando quella magia del piacere, con il suo candido corpo che, nel ritmo dell’amplesso, lo aveva fatto sentire il re del mondo e non più un umile pastore Celta. Quante volte le aveva cercato con le labbra il seno, tra i lunghi capelli che lo celavano alla sua vista, lo aveva accarezzato e lo aveva visto crescere tra le sue mani, nei quattro anni in cui avevano vissuto il loro sogno, poco più che adolescenti all’inizio e pian piano divenuti un uomo e una donna …
 
La prima barca toccò il molo e si spostò lateralmente per consentire alla seguente, quella con la Principessa Gwyneth a bordo, di ormeggiare con sicurezza e far scendere la sposa. Cillian vide la mano di Artorius offrirsi a quella candida di Gwyneth. Lei pose la sua, delicata, in quella, forte, del suo futuro marito che, con un inchino, l’accolse baciandone il dorso.
 
 Le sue mani … le sue mani …

 Cillian ricordò la prima volta che quelle delicate dita femminili si erano posate su di lui. Una scossa gli aveva attraversato il torace a quel contatto, forse lei non lo aveva avvertito, impegnata com’era a medicargli i profondi graffi che un enorme lupo gli aveva inferto sui pettorali scolpiti e villosi, prima di essere ucciso. Ma quando lo aveva dovuto abbracciare, per cingergli il torace con le fasce di stoffa a bloccare il medicamento, si era resa conto della troppa intimità e guardandosi negli occhi, così vicini, facendo incontrare il suo verde prato con l’azzurro cielo del giovane, aveva sentito anche lei una freccia trafiggerla irrimediabilmente nel cuore e nell’anima. Si erano appartenuti da allora e le loro anime si sarebbero appartenute per sempre, lo avevano promesso, oltre lo spazio ed il tempo, oltre la vita, oltre la morte.
Nulla era più così ora. Sapeva che l’avrebbe amata per sempre, come sapeva che non sarebbe riuscito a starle vicino senza sfiorarla.
 
Si inchinò alla coppia regale, porgendo i suoi omaggi alla futura sposa. Gwyneth avrebbe voluto vedere ancora l’azzurro del suo sguardo, ma lui, pur omaggiandola, non alzò gli occhi verso il suo viso, lei lo notò e capì, non ce l’avrebbe fatta e forse non ce l’avrebbe fatta neanche lei perché, in quel momento, tutto il suo autocontrollo stava vacillando, gli sarebbe corsa tra le braccia, gli avrebbe portato le sue al collo, avrebbe baciato quel suo sorriso sghembo e avrebbe gridato a tutti che era lui il suo amore, l’uomo che voleva per il resto della sua vita ...

Tutto rimase statico tra loro. Frammenti di ricordi passarono nella mente di Gwyneth, nell’ultimo lei gli diceva che avrebbe fatto il suo dovere, avrebbe sposato l’uomo che altri avevano deciso per lei e loro due non si sarebbero più visti, non da soli. Non guardarsi era un modo per non vedersi. Era un modo per non dirsi “Ti amo”, per non dirsi: “Continuerò ad amarti per sempre”.
 
Si riformò il corteo con i parenti della Principessa, suo padre Gandar e sua nonna Reissa dietro gli sposi. La madre era morta molti anni prima, non aveva avuto sorelle o fratelli. Era sempre stata la luce degli occhi per suo padre, che l’aveva sempre amata e rispettata, crescendola come un guerriero, mentre sua nonna aveva cercato di darle quella femminilità che non aveva potuto avere dall’esempio della madre Katharine, troppo presto scomparsa.
Il momento in cui Gwyneth avrebbe voluto pretendere il rispetto di suo padre, il momento della scelta dell’uomo da sposare, era stato l’unico momento della sua vita in cui Gandar non l’aveva accontentata. In più, anche l’uomo che amava l’aveva spinta a sposare un altro, tirandosi indietro per il bene superiore dei tre popoli di Avalon. Avrebbe voluto odiarlo, ma non ci sarebbe mai riuscita … era molto più forte l’amore che provava per lui.
 
Il Primo Cavaliere precedeva la coppia di sposi, ne era il testimone. Gwyneth notò che la sua mano sinistra era fasciata e stesa su un supporto. Aveva seguito il suo consiglio di farsi medicare dal Druido Merlin. Ne fu contenta, si era massacrato la mano, cinque giorni prima, prendendo a pugni una quercia per la rabbia, per non sentire il dolore del proprio cuore spezzato. La giovane sperò che non riportasse conseguenze da quelle fratture, ma pensò che, molto probabilmente, la sua mano sinistra non avrebbe avuto più la forza di prima. Era stato a causa della mano ferita e della febbre che ne era conseguita, che Cillian non aveva partecipato alla sua festa di fidanzamento con Artorius. Tutti al villaggio sassone avevano chiesto di lui e Artorius, con rammarico, aveva risposto che cadendo da cavallo si era ferito e riposava febbricitante al castello di Camelfort. Lo stesso Cillian aveva inventato quella scusa.
 
La sala più grande del castello di Camelfort fu lo scenario della cerimonia nuziale. Composizioni di fiori ornavano le pareti e un lungo tavolo a ferro di cavallo, imbandito copiosamente, era posto verso la parete principale della sala. Il Druido Merlin celebrò il rito, alla fine del quale Artorius pose una collana d’oro al collo della sposa e  schiacciò sotto il piede il calice di vetro da cui aveva bevuto con lei. Cillian rifletteva su quel rito. L’uomo soggiogava la donna legandola con la collana, mentre bere insieme e rompere il calice era il simbolo del primo amplesso coniugale e della deflorazione della sposa.  Un pensiero gli passò per la mente terrorizzandolo. Il giorno seguente il lenzuolo nuziale doveva essere esposto, a dimostrazione di quell’atto da parte degli sposi, lo sposo dimostrava la sua virilità e la donna la sua purezza. Cosa sarebbe successo nel momento in cui Artorius avrebbe scoperto che Gwyneth era già appartenuta ad un altro? Cosa sarebbe stato di lei? L’avrebbe ripudiata? E se riusciva a farla parlare? Non si sarebbe fatto scrupolo di uccidere l’uomo che l’aveva posseduta! A Cillian non importava di morire, si sentiva già morto senza di lei! Ma l’idea che Artorius potesse fare del male alla sua amata e che le mancasse di rispetto per il resto dei suoi giorni, gli lacerava l’anima.
Il Primo Cavaliere non poteva sapere che la giovane Regina, aveva già preso i suoi provvedimenti.
 
La cena andò avanti fino a notte inoltrata, tra cibo, canti, balli e musica a volontà. Cillian non era riuscito a toccare cibo, ma aveva bevuto tutto ciò che si era potuto bere.
Mentre guardava verso gli sposi, portandosi l’ennesimo calice alle labbra, gli si avvicinò una delle cugine di Artorius, era una delle ragazze più belle del villaggio, abitava ora nel castello, era stata scelta da Artorius per il compito di dama di compagnia della Regina. Milhena lo salutò, muovendosi con fare seduttivo e strofinandoglisi palesemente contro. Cillian sapeva che da un pezzo provava a fargli la corte, era carina ma a lui non era mai interessata. Era precisamente l’opposto di Gwyneth per carattere, ma come lei aveva i capelli biondi, anche se più corti e lisci. Gli chiese di farla ballare, ma lui si rifiutò, dicendole che aveva bevuto talmente tanto, alla salute del suo migliore amico, che le sarebbe caduto addosso per quanto la testa gli stava girando.

 Il Re annunciò che si ritirava nel suo talamo con la sposa e tutti applaudirono e lo incoraggiarono a svolgere il suo dovere.
Cillian si sentiva veramente male, voleva solo vomitare. Uscì dalla sala, uscì dal castello e, appoggiato ad un albero, si chinò a vomitare tutto l’alcool che aveva nello stomaco. Una mano gli si posò sulla spalla. Sobbalzò, credeva di essere solo.

 – Figliolo, dovevi mangiare qualcosa, domani mattina sarai uno straccio peggio di ora, avrai un bel mal di testa. Quando ti sveglierai bevi il liquido di questa fiala, ti aiuterà a calmare il mal di testa, per il cuore non ci sono erbe medicinali, ma datti un contegno o il vostro segreto andrà in fumo. Ora cerca di andare a dormire!

Come era arrivato, silenziosamente Merlin andò via. Cillian guardò la fiala che aveva in mano, il dolore alla testa forse lo avrebbe distolto da altri pensieri! Buttò la piccola fiala tra i rovi …
 
 
Gwyneth si ritrovò sola con suo marito, nella stanza che lui le aveva fatto preparare secondo le sue richieste. Il letto a baldacchino, molto alto, con bianche tende che lo richiudevano, campeggiava nella stanza. A Gwyneth sembrò come un altare per il suo sacrificio. Non era lei ad essere sacrificata, bensì i suoi sentimenti d’amore per un uomo che non era lì in quel momento. L’aveva osservato durante la serata, tutte le volte che lui aveva distolto lo sguardo da lei. Erano stati molto attenti a non guardarsi negli occhi. Lo aveva visto bere fino ad ubriacarsi, non lo aveva mai visto ubriaco prima di allora! Sapeva che era stato il suo metodo per farsi vedere allegro e felice. Il vino e il sidro gli avevano regalato quell’ilarità fittizia che non avrebbe potuto provare da sobrio. Aveva visto la sua dama di compagnia, Milhena, accostarglisi e strofinarglisi addosso, in un evidente tentativo di avances. Non era una ragazza particolarmente civettuola, anzi! Ma Cillian le piaceva particolarmente, lo aveva confessato in un momento di confidenza proprio a lei, poco prima che andasse a chiedergli di ballare. Gwyneth aveva sentito le fiamme dell’inferno nel petto e un pungolo ossessivo all’altezza del fegato. La gelosia la stava torturando e aveva tirato un piccolo sospiro di sollievo, quando aveva visto che Cillian scuoteva la testa negando quel ballo alla giovane ancella. Per un solo istante i loro sguardi si erano accarezzati e fuggiti via mestamente, quando Artorius l’aveva presa per mano annunciando che si ritiravano nella loro camera. In quel momento aveva visto Cillian voltarsi ed uscire dalla stanza, lo avrebbe seguito se Artorius non l’avesse tenuta per mano, avrebbe voluto dirgli ancora una volta che non voleva appartenere al Re, perché sarebbe appartenuta per sempre a lui.
 
Ora Artorius le sorrideva raggiante. Era chiaro che si fosse innamorato di lei e la stava desiderando con ardore. Lo sguardo che le rivolgeva ne era una prova.
Si era già tolto i paramenti da Re ed era rimasto con una tunica corta fino al ginocchio, mostrando le belle gambe robuste e muscolose. Gwyneth notò le sue braccia possenti che non le avrebbero permesso di sfuggire ai suoi abbracci. Si sentì molto debole e impotente. Con Cillian non era mai successo, nonostante la sua eguale prestanza fisica.

La giovane prese coraggio, stette eretta con la schiena e il capo alto. Era sicura del proprio corpo, sapeva cosa significasse “amare”, le era piaciuto quell’atto con il suo Cillian, le sarebbe piaciuto anche con suo marito, doveva lasciarsi andare al desiderio sessuale e basta, non doveva essere difficile! Artorius, doveva riconoscerlo, era un giovane molto bello, non era un problema poterlo desiderare. Si ritenne fortunata per questo, almeno non era un vecchio avvizzito e viscido. Molte ragazze del suo villaggio avrebbero voluto essere al suo posto in quel momento!
Il suo sposo si avvicinò, il “grand’ uomo” sembrò improvvisamente timido e intimorito nei suoi confronti. Lei si lasciò accarezzare una guancia e un brivido partì da lì per arrivare in tutto il corpo.

 – Mi permetti di aiutarti a liberarti di questi abiti, mia signora?
 – Sei il mio sposo, te lo consento!

 Artorius delicatamente passò dietro di lei e iniziò a slacciarle i paramenti che coprivano la tunica, sotto la quale non portava altro. Li posò affianco ai suoi, sulla cassapanca della biancheria nuziale. Tornò da lei, che stava ancora eretta a testa alta con la tunica di lino candido e i capelli fluenti sciolti sulle spalle ed il petto.
 Lo sposo aprì le tende su un lato del grande letto. La prese in braccio e la depose su di esso. Si tolse la sua di tunica e la sovrastò con il suo stupendo corpo statuario. La vista di quel corpo maschio, velato dell’oro della sua peluria, le provocò eccitazione e senso d’inadeguatezza insieme. Non era il corpo di Cillian, non era Cillian! Le lacrime le corsero giù lungo le guance, incontrollate. Aveva creduto che sarebbe stato facile, non lo era, non lo era affatto! Artorius la prese tra le braccia, rannicchiata come una bambina. Le baciò la fronte rassicurandola.

 – Mia dolce Gwyneth … hai paura … non mi conosci abbastanza, so che non mi ami, nonostante tu abbia accettato queste nozze. Nel mio cuore c’è amore per entrambe, ma ti aspetterò, non ti voglio con la forza, non sei una fortezza da espugnare ... sei una donna … una magnifica donna … sarai tu a venire da me … quando ne sarai pronta, non voglio solo il tuo corpo amore mio, voglio il tuo amore e voglio che tu sia la consigliera saggia e giusta che tutti dicono, affinché tu possa governare al mio fianco … al mio pari …

Gwyneth non si aspettava quelle parole e quella dolcezza. Artorius l’amava veramente e teneramente, l’avrebbe aspettata, sicuramente l’avrebbe fatto, sapeva che era un uomo d’onore, sincero e manteneva la parola data. Cillian lo aveva sempre descritto così, “il Re perfetto”. Un uomo così non meritava il suo rifiuto ne meritava le sue menzogne, ma come dirgli la verità? Ora era tardi! Gli doveva l’amore che meritava, sarebbe stata al suo fianco e dalla stima, che nutriva sempre più forte per il biondo Re, pian piano sarebbe nato anche l’amore. Il sentimento per Cillian sarebbe rimasto in un angolo segreto del suo cuore, non sarebbe finito mai, ma ora era ad Artorius che doveva lealtà ed amore.
 Si asciugò le lacrime e si inginocchiò sul letto, davanti al suo sposo, che era rimasto seduto. Si slacciò il cordoncino che arricciava lo scollo della tunica e questa le scivolò morbidamente dalle spalle, lasciando che fossero i capelli a coprirle il seno. Si sollevò la stoffa scoprendo le cosce snelle e lisce. Artorius era a bocca aperta per la meraviglia e per la gioia, quasi non realizzava cosa Gwyneth stesse facendo. Se non fosse stato abbastanza chiaro, lei gli prese le mani e se le pose una su un seno e l’altra tra le gambe, lì dove la sua intimità pulsante, iniziava a sciogliersi nell’eccitazione provocata dalle sue dolci parole.

 – Questa è la nostra prima notte di nozze Artorius, ti ringrazio per la tua sensibilità, riuscirò ad amarti come tu vuoi, lo meriti! Ora rispettiamo la tradizione, domani il popolo vorrà la tua prova di virilità e la mia di purezza. Fammi tua, non voglio aspettare, ti chiedo solo di essere delicato …

Artorius non avrebbe potuto esserlo maggiormente, pensando che la richiesta fosse per il suo stato virginale, si adoperò con tutto il suo amore a prepararla a quell’amplesso di rito. Ne avrebbero avuti altri e sarebbero stati solo per il loro piacere. La accarezzò intimamente a lungo, sfiorandola con leggerezza, finché il corpo di lei non lo chiamò a sé. Fu sua in un modo molto languido, come se lei fosse fatta per quello, come se fosse fatta per lui. La amò con trasporto e passione fino a caderle addormentato al fianco. Era stato capace di farle dimenticare per un attimo che non era Cillian, quando furono all’apice, il ricordo si risvegliò, lei stava per gridare il nome del suo amato, si trattenne e pur nell’onda possente dell’orgasmo, si sentì sporca. Sporca per aver tradito Cillian, sporca per aver mentito ad Artorius.

Le tornò in mente la preparazione della sua vestizione quella stessa mattina. Sua nonna le pettinava i capelli e lei piangeva.

 – Non lo ami Gwyn, lo so bene! Ma non è questo il motivo del tuo pianto …
- Ti sbagli nonna, sono lacrime di gioia!
 – Tesoro mio, ti dimentichi che ti ho allevata io e ti conosco bene? Non ho mai parlato figliola, ho aspettato che fossi tu a farlo, ma in questi quattro anni io ti ho vista diventare donna, non so di chi tu ti sia perdutamente innamorata, non voglio saperlo, ma tu ancora ami questo ragazzo. Tante volte ti ho vista fuggire di notte per andare da lui, sono certa di una sola cosa, non è un Sassone, non è dei Pitti e non è uno qualsiasi, deve essere uno degno di te quanto Artorius e un solo giovane Celta conosco che possa esserlo! Stagli lontana Gwyn, per il tuo bene, per il suo e per i nostri popoli. Non cedere, ora non cedere più!
 – Nonna, io sono stata sua e mi dispiace per Artorius, non doveva succedere questo! Il nostro piano era di farlo diventare Re e sposarci noi due! Come farò per il lenzuolo nuziale da esporre domani?
 – Sapevo che la passione sarebbe stata difficile da frenare … ho provveduto a questo … In questi giorni sono stati sgozzati molti agnelli, per la cena di nozze. Prendi questa piccola fialetta di terracotta. L’ho riempita di sangue d’agnello, versala sul lenzuolo, quando il tuo sposo non se ne accorgerà e ungiti con esso tra le gambe!
 – Nonna non so come ringraziarti!
– Un modo c’è per ringraziarmi! Fa che questa sia la prima e l’ultima bugia che farai credere al tuo sposo. Ti ama sinceramente, impara ad amarlo anche tu!
Quelle erano state le ultime parole di sua nonna. Ora doveva mettere in atto quell’inganno per suo marito e per il popolo, sarebbe stata l’ultima bugia, “doveva” esserlo!

 
***
 
 
Neverland, MDCCXXVI
Erano gli ultimi giorni di Luglio, ultimi giorni di luna piena. La stessa luna, che da madrina aveva assistito alle nozze di Emma e Killian, ora era garante della cerimonia che si stava celebrando al villaggio, per Ala Grigia e Falco Graffiante.
Sotto al grande tepee cerimoniale, si attendeva l’arrivo della giovane secondogenita del Capo Grande Aquila. Seduti al suo fianco presenziavano gli ospiti d’onore: Capelli di sole e Occhio di Cielo.
Killian era divertito a notare che lo sposo, Falco Graffiante, il più forte e coraggioso tra i guerrieri del villaggio, era nervoso non meno di lui, pochi giorni prima, quando attendeva la sua Emma per lo stesso motivo. Guardava il giovane pellerossa con il sorriso sghembo dipinto sulle labbra e un sopracciglio alzato. Il guerriero vestiva il mantello nuziale con il sole dipinto sulla schiena; quel mantello sarebbe stato posto sulle spalle di ambedue gli sposi, al momento finale dell’unione.
Emma ancora non aveva conosciuto Ala Grigia e dalle lodi che ne aveva tessuto Killian, specie per l’aiuto che gli aveva dato la sera del suo avvelenamento, non vedeva l’ora di vederla, augurarle felicità, a lei ed al suo sposo e ringraziarla per aver contribuito a salvarle la vita.
La squaw fece il suo ingresso con un abito di morbida pelle, molto simile a quello che aveva indossato Emma. I suoi occhi di ossidiana si soffermarono sul viso di Killian che le sorrise benevolo e sinceramente felice per lei e Falco Graffiante. Emma notò come quello sguardo indugiasse su di lui prima di passare al promesso sposo. Pensò che Killian fosse stato importante per quella ragazza, lui la considerava come una “sorellina”, probabilmente, non avendo avuto fratelli, per lei era stato egualmente come un fratello. Non sentì gelosia nei suoi confronti, bensì gioia al pensiero che il suo Killian avesse trovato una sorta di famiglia a Neverland.
La cerimonia proseguì con lo stesso identico rituale vissuto da Emma e Killian. Giglio Tigrato concelebrava il rito con suo zio Aquila Bianca. Fu lei a versare la bevanda da far bere agli sposi, nelle due ciotole di terracotta. Emma seguiva gli eleganti movimenti della sua amica pellerossa. Dalla posizione in cui si trovava ora, poteva vedere ciò che durante le sue nozze si era svolto alle sue spalle. Improvvisamente le passò un pensiero per la testa. Non era stato lo sciamano a versare il liquido, non aveva potuto vedere se le ciotole erano o meno sporche di polvere di Rubeus Noctis! Non era stata Giglio Tigrato a concelebrare la cerimonia con lo zio!
 Ricordò che, distrattamente, aveva guardato verso la giovane, alta e flessuosa squaw che aveva porto a lei e a Killian le ciotole, era troppo presa dall’emozione e dagli occhi del suo sposo per guardare in viso la concelebrante! Con il pensiero che volava veloce, guardò verso la sposa, questa la stava fissando e distolse immediatamente lo sguardo da Emma, quando si ritrovò gli occhi verdi di lei dritti nei suoi. “Uno strano atteggiamento!” pensò Emma, in più cosa ci faceva Ala Grigia a quell’ora di notte nelle vicinanze della casa di Killian? Era abbastanza fuori dalla portata del villaggio! Lo sguardo posato su Killian appena entrata nel “grande tepee” … ricordò che lei non aveva avuto occhi che per il suo sposo … perché Ala Grigia si era soffermata così a lungo sul bel volto di Killian, piuttosto che sorridere subito al suo futuro marito? No, non era un sentimento semplicemente fraterno!
 La verità fu chiara davanti ad Emma. La concelebrante era  stata Ala Grigia, lei aveva avuto la possibilità di versare il veleno, lei le aveva dato in mano la ciotola avvelenata, lei si era avvicinata alla loro casa per vedere se il veleno stava facendo effetto! Lei aveva avuto l’interesse a farla morire, la gelosia era stata il motore di tutto e l’interesse era rivolto a Killian! Ala Grigia era innamorata di lui! Ma perché poi lo aveva aiutato a salvarla?
 
I tamburi suonavano al ritmo della festa, il cibo era pronto per tutti, la carne arrostita ancora sfrigolava bollente ed il suo profumo si spandeva stuzzicante nell’aria. Dopo il mangiare ci sarebbe stata la danza, Emma la ricordava con imbarazzo, era stata così esplicitamente sensuale …
Lasciò Killian che discorreva allegro con gli altri uomini e si avvicinò alla sposa chiamandola.

– Ala Grigia, posso porgerti i miei auguri?

La giovane non riuscì a guardarla in viso e le rispose con un cenno del capo.

 – Sono sincera Ala Grigia, ti auguro che Falco Graffiante possa renderti felice e darti l’amore che cerchi.
 – Ti ringrazio Capelli di sole, sarà così!
 – Ti auguro anche di amarlo come lui ama te …
A quest’ultimo augurio gli occhi di Ala Grigia, si inumidirono.
 – Lui mi ha sempre amata tanto …
- Ma non era quello che tu volevi …

Ora una lacrima scese dall’occhio destro di Ala Grigia.

 – È  per questo che lo hai fatto … è per questo che hai usato la Sogna Ombra su di me …

La ragazza era a testa bassa, costernata.

 – Non ce l’ho con te, posso capire l’amore e la gelosia, ma non capisco per quale motivo poi mi hai aiutata …
 - Lui … avrebbe sofferto troppo … quella sera mi ha detto che sei tutta la sua vita … non potevo fargli così male, lo avevo già visto soffrire, non pensavo che ti amasse così tanto … non potevo … non potevo ... perdonami se puoi …

Emma capì che era sincera, difficilmente sbagliava sulla sincerità della gente, aveva una sottile capacità a scoprire le menzogne e Ala Grigia non stava mentendo.

 – Glielo dirai ora? Mi odierà per sempre quando lo saprà …
 - No, non sarà necessario, ti vuole molto bene, ti considera come una sorellina … sarai tu a dirglielo se vuoi, per me non ha più importanza, la cosa che conta è che sei tornata sui tuoi passi e non per egoismo, ma per amore sincero … Ti auguro ancora di essere felice Ala Grigia.

Si salutarono ed Emma tornò da Killian.
 
 – Swan dove sei stata? Tra poco inizia il ballo delle spose, lo sei anche tu … dovrai ballare per me piccola!
– No! Non ci penso proprio! Mi sarei sotterrata per la vergogna la volta scorsa e ora proprio non ne ho intenzione! Quindi, mio caro Capitano “scordatelo”!

Killian le si avvicinò oscillando, la mano sulla cintura, lo sguardo furbo con il solito sopracciglio ammiccante e il sorriso sghembo. Era irresistibile con quell’espressione.

– Dai Swan! Lo sai cosa succede dopo il ballo! L’altra volta non è andata così, sei stata male, credo che ce lo meritiamo no?!

In effetti la loro prima notte di nozze era stata drammatica. Bastò quel ricordo a convincere Emma, avrebbe danzato nuovamente per lui.
Le danze iniziarono con la musica più calma e i movimenti sensuali.

Emma si muoveva sinuosa, a tempo con le altre donne, mentre il suo sguardo era fisso su Killian. All’inizio lui sorrideva divertito, ma quando lo sguardo di Emma e i suoi movimenti diventarono, esplicitamente e intenzionalmente, più seducenti, la sua espressione cambiò, si morse il lato del labbro inferiore, mentre nei suoi occhi si leggeva la bramosia sessuale, non riusciva più a restare lì, seduto a gambe incrociate come gli altri mariti. Aspettò poco ancora e fu il primo degli uomini a rapire la propria donna.

 Corse via dal villaggio con Emma in braccio. La desiderava appassionatamente e sapeva che, nella frenesia della danza, per lei era lo stesso. Quella sarebbe stata l’ultima notte a Neverland, il giorno dopo sarebbero partiti. Voleva regalarle un ultimo rovente ricordo. Sarebbero stati soli nella casa, lontano da tutti. Si promise  che l’avrebbe fatta gemere di piacere, potevano essere sé stessi, senza freni, senza inibizioni. Neverland, come lui aveva sperato, aveva guarito del tutto le ferite di Emma. Non aveva più paura di amare ne di essere amata. Era riuscito ad abbattere la corazza di cui si era rivestita, aveva fatto crollare, un mattone alla volta, il muro che la circondava. Mai più doveva ricostruire quei muri, con lui non ne aveva bisogno!
 
Arrivarono con il cuore in tumulto oltre il pontile della casa. Non fecero quasi a tempo ad entrare. Killian la posò in piedi e diede un calcio all’indietro alla porta principale. Si avventarono l’uno sulle labbra dell’altra. Le mani di Emma tra i capelli di Killian, lo tenevano per la nuca approfondendo quel bacio famelico. Lui con il braccio sinistro  la stringeva alla vita e con la mano destra cercava di sollevarle il vestito nuziale, che aveva nuovamente indossato per l’occasione di quella sera. Si distaccarono con le labbra, per il tempo di consentire ad Emma di sollevare le braccia e a Killian di sfilarle l’abito dalla testa. Rimase con i morbidi mocassini ai piedi e il candido corpo esposto al suo sguardo e alle sue avide carezze. Lui lanciò via l’abito e riprese da dove aveva lasciato, si rimpossessò delle sue labbra, mentre lei abilmente gli apriva la camicia e la faceva scivolare dietro di loro. Era una danza anche quella, Killian la guidava in quei passi di danza, verso la loro camera. La cintura di Killian fu sganciata e persa per il tragitto, uno stivale … l’altro … I bottoni dei suoi pantaloni … aperti dalle mani delicate e sempre più esperte di Emma. Lui scese con le labbra sul suo seno, baciandolo e stuzzicandone le piccole gemme rosee. La afferrò per le natiche tirandola su, lei aprì le gambe e le avvolse ai suoi fianchi, mentre lui la teneva con forza e impaziente iniziava ciò che avrebbe approfondito sul loro letto sempre più vicino.  Caddero infine su di esso, Emma sgattaiolo da sotto Killian per invertire la posizione. Afferrò alla vita i pantaloni di pelle del suo uomo e glieli sfilò velocemente, buttandoli sul pavimento. Ancora con rapidità, muovendosi come un giovane ghepardo, si impossessò  della sua turgida virilità e scivolando su di essa e provocando in lui un profondo gemito di piacere e sorpresa, iniziò a muoversi ritmicamente, riempiendosi di lui con totale disinibizione. Egli la prese per la vita e ne guidò quel ritmo incalzante, consapevole che fosse Emma a regalargli un ultimo ricordo rovente, di quella che era stata la loro luna di miele, sull’isola di Neverland.

 Erano ambedue giunti ad uno stadio avanzato di desiderio. Il respiro corto ed il cuore in tumulto che batteva all’unisono. Killian si portò seduto, mentre Emma continuava a muoversi. Dai glutei risalì alla vita e alla schiena, accarezzandola e stringendola, mentre il suo viso affondava tra i suoi seni seminascosti dai lunghi capelli biondi. Le mani di lei ancora tra i capelli bruni di Killian, ad accostare di più le sue labbra al suo seno, la testa bionda reclinata all’indietro, mentre la forza dell’orgasmo la sollevava sempre più in alto portando con sé anche lui. La fermò prima dell’apice e come in una lotta, la riportò con la schiena sulle lenzuola, per rimpossessarsi di lei, come doveva essere nel suo ruolo.

 Occhi negli occhi, labbra sulle labbra …

Volle darle il meglio della passione che provava per lei, profondamente …  lentamente … lungamente. Realizzando tutti i sogni che aveva sognato con lei protagonista, da quando l’aveva vista la prima volta e da quando l’aveva incontrata nuovamente. Era vero amore, ne era certo, per lui lo era. Non avrebbe mai smesso di amarla. Il vero amore era qualcosa di estremamente raro e per questo ancora più prezioso, non l’avrebbe lasciata andar via da lui, lui non sarebbe andato via da lei, non poteva … non poteva … una forza più grande di loro li legava l’uno all’altra …
 
***
 
Cornovaglia, tanto tempo fa …

Le palpebre, pesanti e assonnate, si sollevarono sugli occhi azzurri di Cillian, mentre la luce dell’alba entrava dalla finestra della stanza ferendoli. Il dolore alla testa era fortissimo. Merlin aveva avuto ragione, si sentiva uno straccio. L’unica cosa positiva di quel disgustoso bere, che non era sua abitudine, era stata che gli aveva consentito di sognare di fare l’amore tutta la notte con Gwyneth.

Una mano femminile si posò sul suo petto, facendolo sobbalzare. Si voltò e vide la testa bionda al suo fianco. Non era stato un sogno! Gwyneth era lì, con lui! Ma dove accidenti era? Non era la sua stanza! Era la stanza di Artorius e Gwyneth? Che diavolo aveva combinato? Era forse impazzito? Ricordava di essere rientrato e invece che seguire il consiglio di Merlin di andare a dormire, era tornato a bere più di prima. Tutto girava nella sua testa: volti, risa, colori, musica, balli, la consapevolezza che Gwyneth in quel momento era nuda tra le braccia di un altro …

 Cosa era successo dopo? Non ricordava nulla! Come era finito a letto con lei?

La bella testa, bionda e arruffata, si stava voltando; avrebbe visto il verde dei suoi occhi, allungò la mano sana verso quel viso, pronto alla prima carezza del mattino.

 - Milhena!!!

Cillian trattenne il grido in gola. La giovane dama di compagnia di Gwyneth si era voltata mostrandogli il volto, ma dormiva ancora. Il suo corpo nudo, sdraiato sulla pancia, non lasciava nessun dubbio di come fosse andata la nottata, anche lui era privo degli abiti. Li vide buttati, sparsi sul pavimento.

 – Cosa ho fatto, maledizione?! Cosa ho fatto?! Ho compromesso questa ragazza, la cugina di Artorius! Dovevo essere completamente fuori di me!

Uscì piano dal letto, non voleva svegliarla, raccolse i suoi abiti e si rivestì velocemente. Doveva uscire da quella stanza, la stanza di Milhena! Non dovevano vederlo, ne valeva della reputazione della giovane. Che gli era passato per il cervello? Non ne aveva idea, ma aveva combinato un bel guaio!
Di soppiatto lasciò la stanza, non prima di aver guardato dallo spiraglio appena aperto della porta, per vedere se il corridoio era libero. Nessuno sembrava circolare per quei corridoi, era troppo presto, sicuramente tutti dormivano e, in seguito alla stanchezza della festa notturna, si sarebbero alzati tardi.
Cillian pensò di essere come un ladro. Non era un bel comportamento il suo, filarsela via dopo aver rubato la virtù della giovane Milhena. Ricordò come lei gli si era strofinata addosso, gli aveva chiesto di farla ballare …
Sicuramente non l’aveva violentata, era consenziente, le sue avances di prima ne erano state un segnale lampante, lo aveva voluto anche lei …

Si diresse verso i corridoi che portavano alla propria stanza. Trovò la porta di massello chiusa a chiave come l’aveva lasciata. La chiave era nel taschino del suo panciotto, aprì e dopo che fu entrato si buttò sul letto. Mille pensieri affollarono la sua mente, il primo, il più ricorrente, era per Gwyneth. Doveva smettere di pensarla e andare avanti con la propria vita. Era stata una tortura vederla al fianco di Artorius, che ogni tanto la stringeva a sé e le baciava la mano, guardandola con occhi pieni di desiderio. A quell’ora sicuramente avevano compiuto il loro dovere coniugale. Un’altra pugnalata gli affondò nel petto a questo pensiero. La verità era stata scoperta? Artorius aveva reagito con aggressività nei confronti della Regina? E lui? Come avrebbe potuto continuare a vivere vicino a loro senza scoppiare? Doveva partire, doveva andare via! Avrebbe chiesto al Re un incarico ai confini del regno, al di là del mare. Voleva mettere più distanza possibile tra sé e Gwyneth. Pensò anche a Milhena … le avrebbe parlato al più presto, aveva delle responsabilità anche nei suoi confronti.
 
Passarono i giorni e le settimane. Cillian e Gwyneth trovavano tutti i modi possibili per evitare di essere presenti nella stessa stanza contemporaneamente. Se erano costretti a situazioni di compresenza, evitavano di parlarsi e di guardarsi.
Artorius aveva notato che il suo Primo Cavaliere sembrava avere insofferenza per la Regina. Non ne era particolarmente sorpreso, dal momento che, fin dall’inizio, non aveva visto di buon occhio il suo matrimonio con la Principessa Sassone. Decise di avvicinarlo maggiormente a Gwyneth, era una donna adorabile, voleva che il suo migliore amico la accettasse e la apprezzasse come stava facendo lui ogni giorno di più. Aveva trovato anche l’occasione giusta. Gwyneth doveva recarsi in ambasciata da suo padre Gandar e il Primo Cavaliere avrebbe avuto il compito di accompagnarla. Avrebbe affrontato Cillian in modo diretto, come era abituato a fare da sempre. Una mattina lo fece chiamare e il giovane si presentò al suo cospetto, vestito con la sua armatura e il mantello, la sua divisa ufficiale.

 – Cillian cosa pensi della Regina?

Per poco al giovane non prendeva un colpo! Di “Lei” voleva parlare Atorius? Perché? Doveva stare attento a non tradirsi, a non far trasparire i suoi reali sentimenti nei suoi confronti!

– Trovo che sia la donna giusta al tuo fianco, intelligente, coraggiosa, saggia. Una donna di virtù Artorius! Perché mi fai questa domanda?
 – Solo perché ho notato un tuo atteggiamento poco rispettoso nei suoi confronti Cillian!
– Ma io ho il massimo rispetto per la Regina!
 – Non mi fraintendere Cillian, sei il mio migliore amico e so che non sei stato contento del mio matrimonio frettoloso, ma vorrei che tu fossi amico anche di Gwyneth. Non è mancanza di rispetto la tua … è più … un freddo distacco che può arrecare disagio a Gwyneth, è straniera tra noi, se tu la rifiuti e sei il Primo Cavaliere, figuriamoci il resto del popolo!
 – Lei ti ha detto questo? La metto a disagio?
– No, assolutamente, sono mie idee, vedo anche lei scostante nei tuoi confronti e invece dovrà esserci collaborazione. Nei prossimi giorni dovrà aiutarmi come ambasciatrice e avrà bisogno di una scorta, tu sarai il responsabile della sua scorta, l’accompagnerai personalmente con un drappello di soldati. Il viaggio non è lungo, a lei piace andare a cavallo, quindi non servirà la carrozza. Dovete andare da suo padre Gandar, non vede la sua famiglia dalla sera delle nostre nozze! Sarà una buona scusa per un’azione diplomatica. Gwyneth mi sorprende ogni giorno di più … ha iniziativa, saggezza, intelligenza e carattere. Nonostante sia così femminile e delicata, ragiona come un uomo, inoltre … sa come essere moglie …
Vedrai Cillian, la apprezzerai anche tu conoscendola meglio, ne sono sicuro!

“Apprezzarla”? Lui l’adorava letteralmente! Sapeva benissimo come fosse Gwyneth, in tutte le sue sfaccettature, compresa quella del saper essere “moglie”, aveva capito a cosa si riferiva Atorius e il suo stomaco si era rivoltato sotto sopra!

– Artorius … i prossimi giorni avrei degli impegni … capisco quello che dici ma … non potresti mandare Valerius con lei? Per questa volta soltanto …
Artorius scoppiò a ridere divertito.
 – I tuoi impegni riguardano la mia bella cugina Milhena per caso? Ti ama alla follia quella ragazza! Non fa che parlare di te! Credo che tu sia il suo argomento preferito anche quando è con mia moglie, quindi penso che Gwyneth non sia tanto mal disposta nei tuoi confronti e desideri conoscerti meglio … se non altro per vedere se tutto quello che dice mia cugina corrisponde alla realtà. In ogni caso, lei ti aspetterà un paio di giorni, non credi? Mi fido di te, non lascerei mia moglie con nessun altro , so che la proteggerai al costo della vita, sei un uomo di valore e d’onore!

E così Milhena parlava di lui con la Regina? Che le aveva raccontato? Le aveva detto di quella notte? Certo che, povera Gwyneth, anche lei faceva in modo di stargli lontana e c’era chi li voleva riaccostare e chi lo teneva presente tutti i momenti nei suoi pensieri! Doveva andar via, doveva andar via!

Accettò l’incarico. Il cuore in petto gli batteva veloce, le sarebbe stato nuovamente vicino, le avrebbe potuto parlare senza destare sospetti, avrebbe potuto … La sognò un attimo ad occhi aperti, il suo viso che si accostava al suo, le sue labbra che si schiudevano per un bacio … No, no, noooh! Non doveva pensarla così! Come avrebbe fatto a starle lontano? Fortuna che non sarebbero stati soli! Ci sarebbe stato il drappello di soldati con loro. Si sentiva come un lupo affamato e il suo cibo sarebbe stato Gwyneth! Da troppo tempo stava senza di lei! Sarebbero stati due giorni di agonia, lo sapeva, ma non aveva potuto rifiutarsi!

Si aprì la porta e Gwyneth entrò sorridendo al marito. Il sorriso scomparve vedendo Cillian presente, distolse immediatamente lo sguardo riportandolo su Artorius. Cillian la trovò più incantevole del solito, indossava un vestito lungo, verde smeraldo, con le maniche che si aprivano ampie al polso, bordate in oro.

 – Mia adorata, Sir Lancillotto ti accompagnerà domani per la missione presso il tuo villaggio, come vedi ha rinunciato a passare del tempo con la bella Milhena per occuparsi della tua scorta!
 – Marito caro, non penso sia il caso di chiedere un simil sacrificio a Messer Lancillotto! Lascia che passi del tempo con la sua fidanzata, ne hanno così poco mi pare! Verrà con me Galvan o Tristan, non hanno al momento incarichi rilevanti!

Cillian non voleva passare per ciò che non era e si affrettò a rispondere.

 – Mia Regina, forse vi sono giunte informazioni imprecise! Lady Milhena non è la mia fidanzata, quindi non dovrò compiere nessun sacrificio ad accompagnarvi!
“A parte il sacrificio di non poterti toccare come vorrei Gwyneth!” Pensò Cillian mentre continuavano a guardarsi dritto negli occhi.
  • Ne siete sicuro Messere? Poiché la stessa Lady Milhena mi ha detto che il vostro rapporto è … “intimo”.
  • Le persone hanno sempre punti di vista diversi Vostra Maestà …
Artorius li guardava divertito e aggiunse la sua:

 - Basta con le chiacchiere, ne potrete fare durante il viaggio. È mio volere che sia Cillian ad accompagnarti, non mi fido di nessuno come di lui.

Cillian accennò un inchino e si congedò con una certa fretta. Uscito dalla stanza si chiuse la porta dietro e con il cuore che gli martellava in petto come se volesse saltar fuori, si appoggiò con la schiena alla parete. Si passò la mano sugli occhi e sulla fronte. Prese fiato e si allontanò. Non c’era nulla da fare, l’amava come prima e forse più di prima. Decise di andare da Milhena, poteva essere una buona distrazione dal chiodo fisso che aveva nel pensiero, Gwyneth, sempre solo lei!

La giovane cugina di Artorius era in giardino che raccoglieva dei fiori per la stanza del cucito dove si riuniva con la Regina e le altre dame. Lo vide arrivare, bello ed elegante nella sua armatura argentea. Abbassò lo sguardo timidamente, mentre le sue guance si imporporavano per l’emozione. Non avevano più parlato da quella sera, non che lo avessero fatto molto in verità! Cillian era uscito dalla sala dopo che il Re e la sua sposa si erano ritirati. Quando era tornato era particolarmente taciturno e lei gli si era riaccostata, non sembrava intenzionato a parlare, era molto accigliato e aveva ripreso a bere. Aveva bevuto in modo spropositato e in più occasioni lei gli aveva detto che stava esagerando, che non gli faceva bene tutto quell’alcool. Lui era ridiventato allegro.

 – Ti preoccupi per me mia bella Milhena?!
– Si Cillian, mi preoccupo per te!
– Sarei curioso di vedere “quanto” ti preoccupi per me!

Dopo quell’ambigua domanda si era allontanato nuovamente, lo aveva visto ondeggiare ubriaco e lo aveva seguito sulla balconata del castello. Lo aveva sorretto quando per poco non cadeva sul muro dell’affaccio. Si erano ritrovati occhi negli occhi. I suoi occhi azzurri erano arrossati e le pupille dilatate, per il buio e per quanto bevuto.

– Vorrei avere anche io la mia principessa bionda da amare questa notte …

Le sembrò che i suoi occhi si stessero per riempire di lacrime. Il suo migliore amico si era sposato e lei sapeva che Cillian non aveva una donna. Invidiava forse Artorius?

 – Posso essere io la tua principessa, se vuoi!

Era stata lei per prima ad avvicinarsi alle labbra di Cillian, era da tanto che lo amava, ma molto raramente lui tornava al villaggio, erano numerose le ragazze che lo desideravano, lui non aveva mai degnato nessuna di uno sguardo. Se fosse stato suo, lo avrebbe reso l’uomo più felice del mondo, lo avrebbe amato con devozione.
Cillian rispose a quel bacio con iniziale titubanza, poi la passione, l’istinto o forse l’alcool, presero il sopravvento. Un’altra porta si apriva sulla balconata, il corridoio portava alla sua stanza. Lo sostenne mentre continuavano a baciarsi, Cillian voleva di più e anche lei. Il suo letto li accolse e, per la prima volta in vita sua, Milhena appartenne ad un uomo, non badò al piccolo dolore che provò, era più forte la gioia di essere tra le braccia del giovane che amava, non fece caso neppure al fatto che la chiamasse Gwyneth nel momento dell’acme. Aveva detto che voleva una principessa bionda anche lui, era ubriaco … Si, sicuramente era per quello che si era confuso!
La mattina non lo trovò al suo fianco, un po’ le dispiacque, ma si sentì anche in imbarazzo, avrebbe ricordato quello che era successo? Sperò di sì, ma lui non si era più avvicinato e non avevano avuto occasione di parlare di quanto accaduto. Non lo aveva raccontato a nessuno, nemmeno alla Regina, no nemmeno a lei, con la quale si confidava spesso. Era il suo dolce segreto e nel cuore aveva il forte desiderio di poter avere ancora, con lui, attimi come quello perduto e sicuramente da lui dimenticato.

Ora stava venendo verso di lei, l’emozione le formò un nodo in gola, era così bello! Quel portamento elegante, le movenze agili, il viso armonioso, dai tratti regolari e piacevoli, i capelli bruni e ribelli e quegli occhi che la lasciavano completamente incantata, due lastre di cielo, bordate dalle cigna scure che esaltavano ancor di più quel colore.
Sentiva le guance che scottavano e si nascose tra i fiori dal lungo stelo che teneva in mano.

Cillian dovette ammettere che Milhena era veramente graziosa e quel rossore di timidezza le donava, come donava a Gwyneth. “ Maledizione, di nuovo penso a lei!”, era andato da un’altra donna e che faceva? Trovava termini di paragone? Era un totale pazzo! Non era giusto, nei confronto di quella dolce ragazza che aveva davanti. Provò tenerezza per lei, sicuramente aveva rubato la sua innocenza, era suo dovere riparare.

 – Mia Signora!
 – Messer Lancillotto!
 – Milhena, non sono troppo abituato a convenevoli, te ne chiedo perdono e sono venuto per chiederti perdono anche del comportamento scellerato che ho avuto nei tuoi confronti! Non ricordo nulla di quella notte, se non che mi sono ritrovato … accanto a te … Ti ho fatto del male? Ho approfittato di te? Sono pronto a riparare se vuoi …

Milhena non poteva diventare più rossa, “Lui” era disposto a “riparare” …

- Cillian, se questa è la tua preoccupazione, sappi che non mi hai usato nessuna violenza, lo abbiamo voluto entrambe, non hai torti da riparare! So che non mi ami e non voglio al mio fianco un uomo che sta con me solo per obbligo. Sei libero Cillian … nessuno sa di quella notte!
 – Nessuno Milhena? Neppure la Regina con la quale ti confidi?
– Alla Regina ho confidato solo la stima e … l’affetto … che provo per te Cillian!
 – Sei sicura che non creda che siamo fidanzati o che siamo … “intimi”? Ogni tanto qualcuno mi fa dei riferimenti!
 – Non ho detto nulla in proposito, ma quando capita che parlo di te, sia la Regina che le dame mi prendono in giro dicendo che sarei la fidanzata perfetta per te …
 - Se ti chiedessi di esserlo veramente … ti piacerebbe?

La giovane abbassò il viso per non mostrare gli occhi lucidi dall’emozione.

– Ogni ragazza del villaggio ne sarebbe onorata Cillian!

Cillian le sollevò il viso ponendole delicatamente le dita sotto il mento. Le parlo ancora con un tono dolce.

  - Non l’ho chiesto a tutte le ragazze del villaggio, lo sto chiedendo a te Milhena. Hai ragione, io non ti amo, ma posso imparare ad amarti. Tra tutte voglio scegliere te e non per obbligo. Non mi rispondere adesso, pensiamoci. Tornerò presto dalla missione con la Regina, parto domani. Ne riparleremo dopo!

Era così vicino alle rosee labbra di Milhena che la tentazione di baciarla fu forte. Si avvicinò fino a sfiorarle e posò un tenero bacio a tocco di farfalla su quelle morbide labbra.
Fu il modo che usò per dirle “arrivederci”. La sua vita doveva andare avanti senza Gwyneth, Milhena lo avrebbe aiutato, era una brava giovane, di buon carattere, dolce e modesta, lo sapeva, la conosceva fin dall’infanzia. Se non avesse amato così tanto Gwyneth, probabilmente si sarebbe innamorato veramente di lei già da tempo.
Andò via lasciando la giovane con i fiori stretti al seno.
Nessuno dei due si accorse che, dalla finestra della sua stanza, Gwyneth aveva assistito alla scena del loro saluto.
 
La Regina si era allontanata dalla finestra, aveva visto abbastanza. Le sembrò che qualcuno le strappasse il cuore dal petto e, stringendolo con una mano, lo sbriciolasse trasformandolo in polvere. Sapeva, dalle sue ingenue confidenze, che la sua dama di compagnia, amava il Primo Cavaliere del Re. Poco prima, nella sala delle riunioni, aveva voluto sondare in quali rapporti Cillian fosse con la ragazza. Artorius stesso l’aveva definita la sua “fidanzata”, era un po’ che Gwyneth, stava tessendo quell’ alone intorno a Cillian e Milhena, non solo per mantenere il segreto sui loro sentimenti, ma anche per avvicinare veramente Cillian alla ragazza. Conosceva bene il tarlo della gelosia, lei stessa lo provava quando vedeva Cillian parlare con qualche dama della corte o con qualsiasi altra donna ed era consapevole, di quanto lui stesso soffrisse nel saperla ormai di un altro. Desiderava che Cillian fosse felice e sereno. Forse non l’avrebbe dimenticata, lei non lo avrebbe mai fatto, ma non poteva non avere una donna che lo amava al suo fianco. Milhena era la donna giusta, non solo lo amava devotamente, era anche una bella persona. Tra le sue dame era la più discreta, educata, gentile e così trasparente nei suoi sentimenti per Cillian che era ovvia anche la sua ingenuità. Sarebbe stata la compagna adatta a lui. Non aveva nessuna importanza che il suo cuore si stesse sbriciolando, avvicinare quelle due anime era un sacrificio d’amore che per la felicità di Cillian valeva la pena fare. Il giorno dopo sarebbero partiti insieme, la tentazione era molto forte in tutti e due, un nuovo pensiero, nella mente di Cillian, dato da Milhena, ne avrebbe corazzato il cuore, come il dovere di fedeltà e l’affetto nascente per Artorius, avrebbe funto da corazza per il suo.
 
***
 
 
Ancora una volta Emma  aprì di scatto gli occhi ritrovandosi seduta sul letto. Il nuovo giorno presto sarebbe sorto e sarebbe ripartita con Killian per Storybrook. Nuovamente i sogni l’avevano turbata. Dall’alto di una finestra aveva visto Killian baciare teneramente una giovane dai capelli biondi e lisci, la ragazza era molto emozionata a quel contatto, mentre Emma aveva sentito una morsa stritolarle il cuore.
Si voltò al suo fianco. Killian dormiva. Avevano passato la notte ad amarsi. Emma si rese conto che dalla loro prima volta nel Maine, lo avevano fatto praticamente tutti i giorni e spesso dopo aver finito avevano ricominciato, mai sazi l’uno dell’altra. Era suo, soltanto suo, non lo avrebbe condiviso con nessuna altra donna. Non avrebbe voluto affrontare nella realtà il sacrificio d’amore che aveva vissuto nel sogno. I sogni erano veramente qualcosa di strano. Spesso rovesciavano completamente la realtà! Erano felici, si amavano e allora perché negli angoli più recessi del proprio cuore era in agguato uno strano presagio?
Si chinò sul dolce volto del suo amato e accarezzandogli la guancia sinistra, contemporaneamente posò le labbra sulle sue, svegliandolo. Lui aprì gli occhi ancora assonnati.

– Swan … mmm … è già l’alba?
 – No Killian, non ancora!

Adesso lui appariva più attento e la fissava negli occhi.

 – Tesoro, tutto bene?
 – Si, tutto bene, scusami se ti ho svegliato, volevo dirti che ti amo tanto, da quanto non te lo dico?
 – Che ore saranno?
 – Più o meno le quattro di notte …
- Considerando che abbiamo passato quasi tutta la notte a regalarci ricordi indimenticabili e che me lo hai detto spesso, direi un’oretta, ma visto che io l’ho detto più di te, se me lo ripeti non mi farà male!
 – Allora te lo ripeto ancora “Ti amo Killian Jones”!
– Bene! Ma puoi fare di meglio Swan!
– Come sarebbe?
 – Potresti ripetermelo mentre facciamo di nuovo l’amore, non trovi?

In un attimo si portò su di lei. Le accarezzò una guancia e scese lungo il suo collo per esplorare ancora più giù.

 – Non sei stanco? Tra poco dobbiamo alzarci, si riparte oggi!
 – Quando mai sono stanco di te Emma?! E poi mi sembra di avertelo già detto, la volta seguente è sempre meglio della precedente!

Nel buio della notte la Costellazione  Cignus continuava a brillare e a vegliare su di loro …
 
 
 
 
Angolo dell’autrice

Buona domenica a tutti, spero che la lettura vi abbia rilassato e abbia tolto la tristezza della scorsa puntata. Se ci riesco posterò più tardi una os consolatoria …
Grazie a chi ha letto, a chi vuole commentare e a chi segue fedelmente anche restando in silenzio.
Un abbraccio a tutti da Lara
   
 
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