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Autore: rossella0806    08/05/2016    2 recensioni
Il commissario Alessandro Terenzi è ormai alla sua terza indagine letteraria: un lunedì mattina di inizio novembre, viene ritrovato cadavere il noto imprenditore delle ceramiche torinesi Giorgio Appiani Uzia, ucciso nell'ufficio della sua fabbrica e, così, per il poliziotto, si apre un nuovo rompicapo da risolvere il prima possibile.
Ghirodelli, il fedele collega ed ispettore, sarà sempre al suo fianco, così come Ginevra, la simpatica ed impicciona archeologa ormai diventata la fidanzata ufficiale del commissario, la cui unica compagnia, fino ad allora, era stata Miss Marple, la tartaruga di terra.
Tra malanni di stagione, ex mogli, segretarie eccentriche, vecchiette diffidenti e figli ambigui, accompagneremo Terenzi in questa nuova avventura dai risvolti, man mano, sempre più oscuri.
Genere: Comico, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Venerdì 14 novembre, ore 10.30

Quella mattina Terenzi non era andato al lavoro: si era alzato con i brividi alla schiena e con una decina di starnuti a fargli compagnia.
Insomma, per farla breve aveva trentotto di febbre, ma a parte l’elevata temperatura si sentiva piuttosto bene.
La prima cosa che aveva fatto, ancora a letto, era stata quella di avvisare Ghirodelli, per dirgli che almeno per i prossimi due giorni non sarebbe andato in commissariato.
-Sono nelle vostre mani, ispettore: continuate ad indagare, e fatemi sapere in qualsiasi momento anche il più piccolo dei cambiamenti. Ah, ho lasciato sulla scrivania, sotto il portapenne con la scritta Australia, il nominativo e il numero di telefono della clinica dove Appiani si è recato per le analisi del sangue: fatti dare un appuntamento per visionare i referti, meglio ancora se te li fai mandare tramite fax. L’autorizzazione della Del Fiore è arrivata ieri sera, la troverai nel primo cassetto a sinistra della scrivania. Hai preso appunti fino a qui?-
-Sì, capo, ho scritto tutto. E per Agnese Rampi? La dobbiamo mettere alle strette o aspettiamo gli sviluppi?-
-No, aspettiamo ancora fino alla prossima settimana: quando torno faremo il punto della situazione e, se necessario, la presseremo come si deve. Però, giusto per non stare con le mani in mano, informati senza destare troppi sospetti sul motivo dell’assegno in favore del figlio. Un’ultima cosa: vi siete organizzati per i turni di sorveglianza con i colleghi di via Cavour? E con quelli per Della Robbia?-
-L’imprenditore è sotto controllo, non si preoccupi: è solo terrorizzato che gli possa accadere qualcosa. Per quanto riguarda le indagini su Svetlana, l’autorizzazione è valida fino a domenica, commissario, poi Berardi dovrà chiedere una prologa al magistrato: d’altronde, tutti ci rendiamo conto che non stiamo facendo alcun passo in avanti-
-Non direi, ispettore: ieri sera sono andato a cena da Ginevra e mi ha detto che una sua ex collega dello studio dove lavorava potrebbe conoscere Svetlana. Si è trasferita da pochi giorni in un appartamento nei pressi del parco della Pellerina, e se abbiamo un briciolo di fortuna, può essere che le due donne si siano incontrate o che quest’Anna sappia indirizzarci nel posto giusto. Facciamo così, se entro quarantotto ore, quando scadrà l’autorizzazione della Del Fiore, non sarete ancora riusciti a trovarla, proveremo a contattare la ragazza per sapere se sa qualcosa. Cosa ne pensi?-
-Mi sembra ragionevole come compromesso, capo, anche se cercare un ago in un pagliaio potrebbe risultare più semplice …-
-Grazie per la fiducia. Eccì ... eccì... ora devo andare. Ci sentiamo più tardi. Buon lavoro-
Il commissario si alzò dal letto e, barcollando come uno zombie dall’alto del suo metro e ottantacinque, una coperta bianca e arancione sulle spalle, andò a sdraiarsi sul divano: nemmeno mezz’ora prima si era bevuto l’ennesimo tè in soli due giorni, aveva preso una compressa effervescente di paracetamolo e adesso cercava di rilassarsi e di non pensare a quell’imprevisto di cui avrebbe volentieri fatto a meno.
Sono anni che non mi ammalo, anni! continuava a ripetersi innervosito, e dovevo diventare uno straccio proprio adesso, proprio in questi giorni che siamo in alto mare! Per fortuna che almeno Ghirodelli si è ripreso, altrimenti senza di lui non saprei davvero cosa e come fare.
Si sistemò meglio la coperta sulle spalle e sprimacciò il cuscino più grande che avesse, in modo da posizionarlo dietro la testa: se l’ispettore avesse accettato la promozione della Del Fiore, la scorsa primavera, a quest’ora non avrei più un valido collaboratore e nemmeno un amico su cui fare affidamento, rifletté con lucidità, mentre distribuiva un paio di saluti qui e là.
Alla fine di un’indagine piuttosto complessa, infatti, relativa al caso Dünnerz-Perrez che affondava le sue radici in Germania, era stato lo stesso Terenzi ad aver fatto leva sulla coscienza del questore per riconoscere i meriti investigativi del collega: la dottoressa aveva deciso di promuovere il buon Ghirodelli a commissario, grazie anche al concorso che il poliziotto aveva ottimamente superato, ma l’avanzamento di carriera avrebbe comportato il trasferimento a Cuneo, città troppo lontana per l'abituale collega, così non se n’era più fatto nulla.
Francesco si merita una promozione: su questo punto Terenzi era assolutamente certo, ed era anche sicuro che, prima o poi, l'ispettore avrebbe trovato la sua strada, sebbene questo significasse perdere un ottimo elemento.
Per distrarsi, accese la TV e cominciò a fare zapping: non c’era niente che andasse incontro ai suoi gusti, solamente una miriade di programmi di cucina di second’ordine, altri di pseudo tribune politiche, passando per trasmissioni in cui il gossip era il re indiscusso e un paio di telefilm di cui aveva già visto la replica della replica… insomma, niente di interessante.
Spense la televisione e, recuperando il telecomando sul tavolino di vetro davanti a lui, accese la radio: rimase così per qualche minuto, gli occhi chiusi, la testa che ondeggiava al ritmo delle note, fino a quando squillò il telefono di casa.
Dove l’ho messo? , reclamò irritato il commissario, ho portato qui il cordless dalla camera appena dieci minuti fa!
Si rimise a sedere e prese a rovistare in mezzo ai cuscini del divano dove, alla fine, lo trovò, tristemente rovesciato sul tappeto blu cobalto.
-Pronto?-
Una voce di donna preoccupatissima lo stava salutando sussurrando:
-Amore ciao, come stai? Ho ricevuto il tuo messaggio: hai preso qualcosa?-
-Ciao Gin, insomma: mi sento tutto rotto, ho già ingoiato un paio di tachipirine, ma per il momento assomiglio più a una delle tue mummie che ad una persona in carne ed ossa ... -
-Poverino, non dire così, vedrai che al calduccio e con un po’ di riposo
prestissimo tornerai come nuovo. Nella pausa pranzo vengo a trovarti, va bene?-
-Grazie, allora ti aspetto. Ma perché parli così piano? Quegli intrugli che mi hai propinato ieri sera hanno fatto male anche a te?-
-Sei il solito sciocco: non posso urlare perché sono nello sgabuzzino. Ho detto che andavo in bagno, solo che di là c’è un casino totale e devo ritornare al più presto! Sono arrivati gli ultimi pezzi dal British Institute e, insieme a quelli del British Museum, dobbiamo ordinarli e cominciare a fare l’inventario, proseguire con l’allestimento della mostra e … beh, lasciamo perdere. Hai bisogno di qualcosa?-
-A parte la tua compagnia, portami un po’ di pane e il caffè: sono stufo di bere dell’annacquato tè verde –
-Oh mi sto sciogliendo: dovresti ammalarti più spesso per essere così romantico!-
-Gin, smettila per favore ... -
-Ma dai, scherzavo, permaloso! Ci vediamo dopo, un bacio-

Terenzi riattaccò con un sorriso e appoggiò l’apparecchio sul tavolino.
Si rimise sdraiato, la musica a basso volume che fuoriusciva dallo stereo e, nel giro di pochi minuti, cadde tra le braccia di Morfeo.



Un’ora più tardi, il bell’addormentato venne svegliato dal cellulare che prese a squillare: ci volle qualche secondo prima che il poliziotto si rendesse pienamente conto di quello che stava accadendo, perché inizialmente era convinto si trattasse dell’ennesima canzone proveniente dalla radio di qualche automobilista imbecille, che non aveva affatto cura del proprio ed altrui udito, ma era un’ipotesi che il suo cervello di nuovo in marcia aveva scartato all’istante, dal momento che era novembre e tutte le finestre erano opportunamente chiuse.
Lesse il nome sul display e, passandosi una mano sul volto, domandò:
-Ghirodelli, ciao. Come vanno le cose?-
-Qui è tutto sotto controllo, non si preoccupi. Lei come sta?-
-Ho dormito un po’, adesso mi sento meglio, ma sono appiccicato al divano da quando ci siamo sentiti questa mattina-
-La proposta di darle un paio di quelle bustine miracolose è ancora valida-
-No, grazie, ispettore, ma me lo ricorderò per un eventuale futuro. Allora, ci sono novità?-
-Sì: l’ho chiamata per dirle che i due strozzini più giovani vogliono collaborare. Ammettono i reati che gli abbiamo contestato, però chiedono il patteggiamento. Berardi ha telefonato dicendo che si è presentato l’avvocato dei ragazzi, una donna che il suo amico Franco ha definito "una guagliona con le palle". Ah, ha insistito per avere il suo numero privato e sono stato costretto a darglielo. Non si arrabbia, vero?-
Terenzi starnutì tre volte di fila, giusto per dimostrare il proprio disappunto, ma lasciò correre: dopotutto, il collega napoletano era stato generoso e disponibile a condividere
con loro le notizie sulle indagini, tanto più che la Del Fiore non aveva dato l’autorizzazione a Terenzi per gli appostamenti alla Pellerina.
-Per così poco: in questo momento ho ben altri problemi, ispettore. Comunque c’era da aspettarselo che i figli avrebbero fatto di tutto pur di uscire dall’hotel a cinque stelle in cui li abbiamo rinchiusi: era solo questione di tempo. Mi auguro che almeno per il padre non si decida per lo stesso trattamento: la sua lista di precedenti è sufficientemente lunga da coprire le spalle anche ai pargoletti. E per quanto riguarda Svetlana? Avete trovato qualche indizio?-
-Purtroppo no. Ho mandato la Finotti e Rossi a fare ancora qualche domanda nella zona del parco, però sembra che nessuna la conosca, o meglio, c’è la fiorista che dice di aver visto un paio di volte una ragazza dai capelli rossi, ma non è sicura che sia lei: la foto segnaletica che le abbiamo mostrato risale a due anni fa, quando aveva un altro taglio di capelli. Adesso, invece, con Della Robbia c’è la Maffei e, nel pomeriggio, andrà a darle il cambio Di Biase. E' tutto sotto controllo ... -
-Ottimo. Se hai delle novità chiamami senza farti problemi, anche sul fisso-
-D’accordo, capo, si riposi-
-Sfortunatamente il tempo non mi manca. Ciao Ghirodelli, grazie-



Ginevra aveva pranzato con Terenzi, poi era ritornata al lavoro, promettendogli che sarebbe ritornata quella sera.
Nel frattempo, il commissario ne aveva approfittato per rifornirsi di un’altra compressa di paracetamolo e per leggere un romanzo di un emergente autore italiano che aveva comprato la settimana precedente: parlava di avventura, di Storia e di spionaggio, il genere di libri che lui adorava e per cui avrebbe dato fondo al suo intero stipendio, se solo qualcun altro lo avesse mantenuto.
Poi, passando a cose più realistiche e a pensieri meno vaneggianti, era passato dal letto al divano con l’abilità di una pallina da tennis, rimbalzando da un lato all’altro del corridoio, indeciso dove rilassarsi per qualche ora: alla fine, aveva deciso di stravaccarsi definitivamente sul sofà e di abbandonarsi ad un'altra dormita.
Si svegliò che erano le cinque e mezza, più arzillo di prima.
Andò in cucina e, lo stomaco che gli brontolava, prese ad aprire ante e cassetti della credenza, per dar sfogo al senso di fame che lo stava quasi opprimendo.
E’ un buon segno, rifletté, tenendo conto che all’una sono riuscito a bermi solo un piatto di brodino annacquato.
Alla fine, mettendo da parte i tristi ricordi del pranzo, optò per prepararsi una cioccolata calda con panna, come premio per la febbre che gli era scesa.
Con la tazza fumante in mano e la coperta sulle spalle, l’uomo guardò fuori dalla finestra: il cielo era ancora plumbeo, le fronde degli alberi si muovevano al ritmo del vento, che aveva preso prontamente il posto della pioggia, ormai esauritasi dalla notte precedente.
Nel vetro riflesso, poteva vedere il proprio volto sporcato dalla barba incolta di due giorni: si passò una mano tra i capelli scuri tagliati corti, felice di evitare di soffermarsi sul colorito malaticcio che sentiva di avere.
Che sfortuna … continuava a ripetersi.
Non che gli dispiacesse concedersi un po’ di tempo solo per lui, però avrebbe voluto scegliere un motivo più piacevole per stare a casa, come usufruire di qualche giorno di ferie arretrate che si era opportunamente messo da parte.
Mi rifarò molto presto, appena arresteremo gli assassini del povero Appiani.
Terenzi finì di bere la cioccolata, lavò con cura la tazza e il cucchiaino, poi decise di andare a fare una capatina nella stanza adibita da studio, dove Miss Marple, la sua tartaruga di terra, era in pieno letargo.
Infatti, la testuggine stava beatamente dormendo, rannicchiata nel carapace: l’uomo le si avvicinò e la osservò sotto il cumulo di scatole di cartone e vecchi stracci che aveva avuto cura di prepararle, da cui spuntavano le zampe e la coda.
Il poliziotto versò un po’ di cibo nella vaschetta, non si sa mai che si dovesse svegliare e le venisse fame, quindi ritornò in cucina, la coperta sulle spalle.
Bevve un sorso d’acqua e alla fine si abbassò ad accendere la TV: trascorse l’ora successiva a godersi un film divertente con un attore che non aveva mai visto, ma che era davvero bravo, tanto da fargli rimpiangere di non essersi sintonizzato prima su quel canale.
Quando il programma finì, erano quasi le sette.
Ginevra dovrebbe essere qui tra poco, constatò, alzandosi e ritornando in cucina, dove diede sfogo alla sua fantasia da chef stellato: preparò il soffritto con olio, aglio e cipolla, poi aprì la bottiglia di passata verace toscana, rovesciò parte del contenuto nella padella, aggiunse mezzo cucchiaino di sale ed uno di zucchero e, in pochi minuti, ecco il sugo caldo e sfrigolante che attendeva solo di tuffarsi nelle penne rigate che stavano già cuocendo nella pentola di fianco.
Ultimo tocco da esperto, il basilico congelato fresco e il gioco era fatto.
Mancava solo da apparecchiare la tavola e da recuperare qualcos’altro di appetibile dal frigorifero: lo aprì e vi rovistò dentro, orgoglioso del vasetto di verdure sottolio e dell’insalata di polpo che aveva comprato due sere prima.  
Una volta sistemato il tutto, Terenzi spense l’acqua della pasta e tornò a sedersi sul divano, con il romanzo dell’esordiente tra le mani.
Mezz’ora più tardi, proprio nell’attimo in cui il gruppo di spie si stava paracadutando da un aereo dell’Esercito degli anni Quaranta, suonò il campanello: il poliziotto si alzò lentamente, elegantissimo nella tuta rossa con cui si era cambiato prima di pranzo, e andò ad accogliere la fidanzata.
-Ciao, Gin- la baciò su una guancia, starnutendo subito dopo.
-Non vorrei contagiarti- aggiunse, invitandola a togliersi il cappotto e la sciarpa.
Lei fece spallucce e, infilando i guanti nelle tasche, andò ad appendere il tutto sull’attaccapanni a muro, di fianco alla porta d’entrata.
Indossava una camicetta bianca con il colletto alto e dei jeans chiari, che la slanciavano sugli stivaletti neri.
I capelli castano chiaro erano raccolti nell’abituale coda di cavallo e gli occhi erano nascosti dietro gli occhiali da miope, che indossava solamente quando era molto stanca.
-Non sarebbe male: ci mettiamo tutti e due qua in quarantena, così posso staccare per qualche giorno dalla preparazione della mostra. Credimi, mi sta facendo impazzire!-
-Sono sicuro che verrà fuori un lavoro bellissimo: non vedo l’ora di vederla-
L’archeologa gli sorrise con dolcezza, dandogli un altro bacetto e ringraziandolo per il supporto morale.
-Ho preparato il sugo, ti va?-
-Hai fatto benissimo, ho una fame! Ti ho portato altre due bustine di quell’infuso che ti ho dato ieri sera- continuò, indicando un sacchettino minuscolo che sventolava orgogliosamente davanti ai loro occhi.
-Oh grazie, non me l'aspettavo ... - si sforzò di mostrarsi entusiasta, desiderando di gettarle al più presto nel cestino della spazzatura.
-Andiamo in cucina, così le metto vicino ai fornelli e mi ricordo di berlo prima di dormire-
Ma lei fu irremovibile, capendo le reali intenzioni dell'uomo.
-Per quello ci sono io, non preoccuparti, Ale. Siediti, io intanto metto a bollire l’acqua-
-L’ho spenta mentre ti aspettavo: è solo da riaccendere … -
I due si diressero in cucina, dove attesero di mangiare.
-Sabato non so se riesco a venire a mangiare dalla tua amica-
-Da Anna, dici?-
Ginevra riaccese l’acqua sotto il fuoco e si risciacquò le mani nel lavello.
-Non è un problema: le ho detto che non stai bene, così abbiamo deciso di rimandare a sabato o a domenica della prossima settimana-
-D'accordo, poi vedremo. Ah, senti, le hai per caso accennato di quella cosa che ti ho detto ieri sera?-
-Di quella pista che state seguendo? Certo che no, mi hai detto di non dirle niente e io l’ho fatto- ribatté quasi risentita, mentre rigirava di tanto in tanto la pasta.
-Questo non è da te! Mi devo forse preoccupare?! Comunque credo che appena tornerò in ufficio, probabilmente dovremo parlarle-
-Come vuoi, basta che tu me lo dica, così posso avvisarla. A proposito, ti sei provato la febbre?-
-Sì, un paio di ore fa: ne avevo trentasette e tre-
-Bene, sei sulla vai di guarigione, allora!-
-Speriamo, non vedo l’ora di tornare al lavoro-
Chiacchierarono ancora per cinque minuti, mentre assaggiavano l’insalata di polpo e le verdurine sottolio spalmate sul pane che lei gli aveva comprato quella mattina, fino a quando non scolarono le penne e, 
con il sugo profumatissimo, le innaffiarono nei piatti.
Terenzi si accomododò meglio sulla sedia, lo stomaco che gli brontolava dalla fame: nonostante tutto, si sentiva felice e, per la prima volta dopo tanto tempo, riuscì a non pensare al lavoro.

   
 
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