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Autore: nettie    09/05/2016    1 recensioni
Ma cosa potevo saperne io, che avevo solo sedici anni in faccia e giù nell’anima.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Storie brevi scritte in un lasso di tempo breve. '
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Risk my soul, test my life

for my bread

Spend my time, lost in space...

Am I dead?

 

Let the river flow

through my callused hands,

‘n take me from my own...

The eyes of the damned.

 

It makes my stomach turn,

‘n it tears my flesh from the bone

how we turn a dream to stone

 

And we all die young!

 

-Steeleart

 

I sedici anni mi si leggevano in faccia e giù nell’anima, in quella calda Estate di troppi anni fa, dove ti conobbi e dove ti diedi tutto di me stessa. Conservo un ricordo, su quella spiaggia in quella notte stellata dove la brezza marina ci carezzava i volti giovani. La mia testa s’era persa lungo il cammino, in quella via dove incontrai i tuoi vispi occhioni azzurri per la prima volta. Mi sorridesti e ti avvicinasti a me come se fosse la cosa più naturale del mondo, e non indugiasti a rivolgermi la parola. Ogni singola sillaba pronunciata dalla tua voce faceva palpitare il mio cuore un po’ più del normale, tanto da sentirmelo caldo in petto, quasi volesse scoppiare dentro la cassa toracica. Il mio sguardo aveva incrociato il tuo per la prima volta in tutta la nostra vita, ma sentivo di conoscerti da sempre. E’ stata una storia mai iniziata veramente ma che ho sentito scorrere fluida nelle vene insieme al sangue, quell’ossigeno che mi mancava da tempo e che hai saputo donarmi solo tu, con ogni tuo singolo gesto.

Su quella spiaggia in quella notte stellata mi dicesti che tutti moriamo giovani, e non ne capii il senso. Me lo sussurrasti all’orecchio, scostandomi i capelli color dell’oro dalla fronte, mentre una scarica di brividi percorreva tutta la mia schiena, funesti e veloci.

Me lo sussurrasti ma mi sembrò un ruggito da leone, fu come sentirmelo urlare, fu come una verità che mai accettai, ma che tu mi schiaffasti in faccia come un pugno violento.

Non dissi niente, preferii rimanere in silenzio con lo sguardo basso sulle nostre gambe intrecciate e sporche di sabbia, mentre il mare ci solleticava i piedi scalzi. Il mio dito indice percorse le vene che sporgevano sul tuo braccio che per tutta quell’Estate mi tenne avvolta e stretta a te, poi arrivò al tuo polso e al dorso della tua mano grande e un po’ callosa. Intrecciai le dita alle tue e ti strinsi forte la mano, mentre le parole che mi sussurrasti poco prima già erano solo un ricordo sfocato e sbiadito nella mia mente.

Poco tempo dopo il nostro “Noi” finì come se non fosse mai cominciato, bruciato via dalla gioventù che iniziava a sbiadire sui nostri volti, e venisti sepolto anche tu da ricordi e cenere, così come le tue parole, i tuoi baci e i tuoi abbracci. Non pensai per lungo tempo a ciò che mi dicesti quella notte su quella spiaggia… ma lo capii solo dopo.

Ma cosa potevo saperne io, che avevo solo sedici anni in faccia e giù nell’anima.

 
   
 
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